Una piaga che non arretra. La violenza contro le giovani donne

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Osservatore

Aumenta il rischio di essere sottoposte a mutilazioni genitali, matrimoni e gravidanze precoci a causa della chiusura delle scuole e della riduzione dei fondi destinati a porre fine a queste pratiche con l’obiettivo di progredire verso la parità di genere. Sono le drammatiche conseguenze che la pandemia di coronavirus sta avendo sulle fasce più vulnerabili della popolazione mondiale, in particolare su bambine e ragazze. È quanto emerge dal  nuovo dossier «La condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo della campagna indifesa», di Terre des Hommes, presentato nei giorni scorsi a Roma, in occasione della Giornata mondiale delle bambine, l’11 ottobre.

I dati dimostrano quanto ci sia ancora da fare per assicurare protezione da abusi e violenza a tutti i minori e in particolare a bambine e ragazze.

Ogni anno, sono 12 milioni le ragazze sotto i 18 anni costrette a sposarsi, spesso con uomini molto più grandi di loro, ma si teme che, in questo clima di insicurezza economica, nel prossimo decennio la cifra possa crescere, con un incremento di altri 13 milioni di spose bambine. Se a tutto questo si aggiunge il fatto che le misure di contenimento della pandemia hanno dato una brusca frenata all’accesso all’istruzione, impedendo a circa 743 milioni di bambine e ragazze di andare a scuola, si capisce quanto il quadro generale sia preoccupante.

Infanticidio e aborti selettivi. Nascere donna è ancora una disgrazia in molti Paesi del mondo. Se nel 2010 mancavano 126 milioni di donne e ragazze per cause che possono includere l’eccesso di mortalità femminile e la selezione del sesso prenatale, oggi mancano più di 142 milioni di donne. Il fenomeno è cresciuto a partire dagli anni Novanta, quando alcune aree del mondo, come l’India, hanno visto fino al 25 per cento di nascite maschili in più rispetto a quelle femminili. Lo squilibrio di genere, oltre che riflettere il persistente stato di inferiorità delle donne, ha anche un effetto dannoso sulle società. I fenomeni in aumento della violenza sessuale e della tratta vengono, infatti, collegati anche alle pratiche di selezione di genere.

La vita delle giovani donne non è facile neanche in Italia. A fronte di un lieve calo (-1%) nel numero globale di minori vittime di reato nel 2019 rispetto all’anno precedente (5.930 invece di 5.990, oltre il 60% dei quali femmine), negli ultimi 10 anni (dal 2009 al 2019) si registra, per contro, un aumento del 41%. Il fenomeno della violenza sui bambini rivela tutta la sua drammatica realtà con una crescita in quasi tutte le fattispecie di reato, arrivando a un +333% nel numero dei casi di pornografia minorile, le cui principali vittime sono bambine e ragazze (74,5%).

Ancora più impressionante l’aumento del 700% nel decennio delle vittime del reato di detenzione di materiale pornografico, oltre l’80% di sesso femminile. I maltrattamenti in famiglia sono il reato che miete maggiori vittime tra i bambini, più di un terzo del totale: + 7% rispetto al 2018 e +105% rispetto al 2009. E delle 2.101 vittime, il 54% è di sesso femminile.
Tra i reati attinenti alla sfera sessuale, quella dove la percentuale delle vittime tra le bambine e le ragazze può superare l’80%, crescono la violenza sessuale aggravata e gli atti sessuali con minorenne. Cala invece la prostituzione minorile.

Per quanto riguarda le stime regionali, anche nel 2019 la regione che ha registrato il maggior numero di reati contro i minori è stata la Lombardia, con 1.015 vittime, seguita da Sicilia (651), Emilia Romagna (644), Lazio (541), Veneto (433) e Campania (414). L’incremento più significativo è stato registrato in Basilicata (+83%).

Un altro ambito di discriminazione fra i sessi analizzato dal dossier è quello sportivo. Nonostante la Risoluzione sulle donne nello sport abbia ufficialmente riconosciuto la richiesta di pari opportunità per donne e uomini nel contesto dell’Unione Europea, esistono ancora discrepanze, a partire dallo status economico e dal gap salariale, ma non solo. In Italia è ancora enorme la sproporzione tra il numero delle atlete e quello degli atleti.

«L’Italia deve ancora investire molto e su fronti diversi per potersi avvicinare a quel quinto Obiettivo di sviluppo sostenibile che sembra ancora piuttosto lontano», dice Federica Giannotta, Responsabile Advocacy e Progetti Italia di Terre des Hommes, che, dal 2018, assieme all’associazione Kreattiva, ha dato vita al Network indifesa, la prima rete italiana di WebRadio e giovani ambasciatori contro la discriminazione, gli stereotipi e la violenza di genere, bullismo, cyber-bullismo e sexting.

di Marina Piccone