Una Chiesa che ascolta e che sa farsi ascoltare

 

La Chiesa ha bisogno di una nuova politica comunicativa per adattare la propria presenza nel mondo digitale. Da anni ormai è partecipe nel mondo dei social media come un soggetto universale.Tuttavia proprio per la sua natura, la Chiesa è anche una realtà fortemente localizzata, cioè radicata sul territorio. “Ed è proprio questa la nuova sfida da raccogliere – dice monsignor Paul Tighe, segretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali – di sviluppare una struttura comunicativa che rifletta la multidimensionalità della Chiesa in quanto rete, come una comunità di comunità”. La struttura millenaria della Chiesa già riflette la natura “glocal” di internet, di cui spesso parlano i grandi esperti, ossia una realtà che è allo stesso tempo globale e locale. “Oggi – spiega – dobbiamo far leva proprio su questa struttura per creare una strategia comunicativa che integri le singole iniziative ecclesiali. Al Consiglio siamo a conoscenza di numerosi progetti creativi e dinamici in grado di portare il Vangelo nel mondo digitale. La nostra speranza è di facilitare una maggiore connettività fra questi attori per aiutarli a condividere le loro esperienze. Questo argomento sarà al centro della plenaria del dicastero, in programma dal 19 al 21 settembre prossimo”.

(©L’Osservatore Romano 11 agosto 2013)