Un punto per capire meglio i dati e per non cedere al panico

Nel giro di poche ore, ieri, i casi di persone risultate positive in Italia sono saliti a quasi 1.700. In una sola giornata, (domenica 1 marzo) c’è stato quindi un aumento di circa 500 nuove diagnosi. Questa crescita era attesa, dato che si tratta di persone contagiate almeno una settimana fa, prima che fossero prese le misure per arrestare la diffusione del virus.

Anche l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) ricorda che non bisogna alimentare allarmismi. “Contenere il Covid19 è fattibile e deve rimanere la massima priorità per tutti i paesi. Con misure precoci e aggressive, possono interrompere la trasmissione – ha spiegato direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus. “Stiamo monitorando la situazione ogni momento di ogni giorno e analizzando i dati. Con misure precoci e aggressive, i Paesi possono fermare la trasmissione di Covid-19 e salvare vite”.

Se non bisogna alimentare l’allarme, i dati possono invece essere uno strumento utile per capire come evolverà l’epidemia di Covid-2019 e come comportarsi. Ecco cosa ne pensano gli esperti.

Innanzitutto non bisogna spaventarsi di questi numeri. “L’incremento era assolutamente atteso”, ha chiarito Gianni Rezza, direttore del Dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, “le cifre riflettono la presenza di un focolaio importante in alcune zone italiane.  I nuovi casi di coronavirus che stiamo rilevando sono persone contagiate anche una settimana o due settimane fa, considerando che il periodo di incubazione può arrivare fino a 12-14 giorni”. E molti contagiati hanno sintomi lievi o non hanno sintomi. “Ma c’è comunque un gran numero di persone, pari circa al 15%, che ha sintomi gravi, un altro motivo per cui la malattia non deve essere sottovalutata”, aggiunge Rezza. “E bisogna adottare norme e comportamenti adeguati, come indicato dalle autorità, nonché mettere tutte le armi in campo per contenere l’epidemia, come già stiamo facendo”.

fonte: repubblica.it