Un gigante squarciato incombe su Venezia

di Paolo Portoghesi

L’iter progettuale del grattacielo di Pierre Cardin prosegue a quanto pare il suo corso senza ostacoli degni di rilievo. L’iniziativa commerciale, si dice, è preziosa per un territorio che sta attraversando una crisi profonda e che ha nel turismo una delle sue principali risorse. E in un mondo dominato dalla ragione economica che peso può avere una ragione culturale? Ebbene io credo che questa che stiamo drammaticamente vivendo è una occasione per vedere se esiste ancora una cultura italiana conscia delle sue responsabilità.
Elenco qui solo alcune delle ragioni culturali che non solo non dovrebbero consentire alla cultura italiana di subire una simile offesa ma che avrebbero dovuto già liquidare con un sorriso, da parte delle autorità, l’iniziativa di un personaggio infatuato di sé che cerca di costruire il suo “monumento” senza accorgersi che questo sarebbe il modo peggiore di farsi ricordare, per aver firmato con la sua griffe non un abito prestigioso ma il cielo di Venezia. Perché l’oggetto disegnato, alto più di tre volte il campanile di San Marco, si vedrebbe in molti punti della città.Le regole urbanistiche e le norme che disciplinano le zone aeroportuali vietano un tale scempio. L’insediamento commerciale di Cardin darà anche lavoro a molta gente (quanta ne darebbe se si fosse attenuto alle altezze consentite) ma la sua ragion d’essere non è un programma produttivo industriale ma un programma pubblicitario per il quale l’altezza è necessaria, perché solo facendo un gigante squarciato, il sarto potrà trovare le favolose risorse economiche necessarie. Il danaro liquido in questo momento di crisi è in mano agli speculatori della finanza, gli stessi che la crisi hanno ingigantito e che continuano a sfruttarne le oscillazioni; c’è da chiedersi se vogliamo erigere un monumento alla finanza speculativa.
Venezia è una delle pochissime città in cui la forma urbana rispecchia ancora un sistema di valori che il mondo contemporaneo ha dimenticato ma del quale sente una profonda nostalgia. È all’impronta di questo sistema di valori che si deve il fascino e il permanente valore umano della città europea. Il campanile e la basilica di San Marco dominano la linea del cielo insieme al Palazzo Ducale e, aldilà del bacino di San Marco, San Giorgio, la chiesa delle Zitelle e il Redentore presidiano questo spazio che è ancora sacro perché è integro.

(©L’Osservatore Romano 23 novembre 2012)