Ue. A Roma è partita l’Europa a due velocità. Cortei di protesta, 122 fermi

In una Roma blindata per paura di attentati dopo i fatti di Londra si sono commemorati oggi i 60 anni dei Trattati di Roma, prima pietra dell’Unione Europea. Come una lunga litania (ma anche con qualche siparietto divertente), una dopo l’altra sono state apposte questa mattina le 30 firme in calce alla Dichiarazione di Roma (IL TESTO), nella cornice rinascimentale del Campidoglio: quelle dei 27 leader dei Paesi europei più i 3 rappresentanti delle istituzioni di Bruxelles (Juncker, Tusk e Tajani). Ora viene il difficile, dare cioè spessore ai contenuti di questa agenda, che non ha la forza di un vero Trattato come quelli del 1957 quando si creò l’embrione dell’Unione, ma ha un unico pregio: fissa il principio che, d’ora in poi, gli Stati che lo vorranno potranno procedere insieme su singoli punti.

I discorsi istituzionali

«È stato un viaggio di conquiste e di speranze realizzate, ma anche ancora da esaudire», ha sottolineato difatti il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, aggiungendo che quella dei Padri fondatori «è stata una splendida ossessione, di non dividere ma di unire» dopo gli sfaceli della guerra», ora «serve il coraggio per voltare pagina».Donald Tusk, il polacco presidente del Consiglio Europeo (l’organismo che riunisce i leader), ha ricordato che «per milioni di persone l’Ue non è stata slogan astratti, procedure o regolamenti, ma la garanzia di libertà, dignità e indipendenza. Non un sogno, ma una realtà. L’Europa o sarà unita o non sarà. Solo così potrà preservare l’indipendenza, la sovranità e la libertà per tutti i cittadini». Infine Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione di Bruxelles, ha rimarcato che «non siamo abbastanza orgogliosi di quello che abbiamo raggiunto. Per me la Dichiarazione di Roma è l’inizio di una atmosfera di rinascita, è un punto di partenza che permette di essere fiduciosi».

Poi trasferimento per tutti al Quirinale, per la colazione offerta da Sergio Mattarella, che ha esortato la Ue a «ripensare la propria architettura», non escludendo una nuova Costituente europea.

A movimentare la giornata è stato anche il “caso Raggi”: la sindaca ha tenuto un breve discorso proprio all’inizio della cerimonia, che però non è stato mandato in onda dalle riprese ufficiali (a cura di Palazzo Chigi e della Rai). Sul blog Beppe Grillo ha parlato di «censura del Tg1». Il testo, comunque, è stato distribuito in sala stampa.

Ad accogliere uno per uno i 27 capi di Stato e di governo c’era anche il premier maltese Joseph Muscat, dato che Malta è presidente di turno dell’Ue. Non è mancata qualche nota di colore: i fuori programma dell’austriaco Kern e del lussemburghese Bettel per parlare prima ai microfoni di tv e radio, la vistosa giacca gialla della polacca Beata Szydlo, il colloquio più lungo della Raggi con il greco Tsipras (sintomo di una certa affinità politica?).

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