Trovare la chiave del cuore: Domenica 15 Gennaio commento al Vangelo

In quel tempo, Giovanni (…) disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbi – che, tradotto, significa maestro -, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui (…). Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea (…). Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia»  – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa», che significa Pietro.

Un Vangelo che profuma di libertà, di spazi e cuori aperti: Giovanni indica un altro cui guardare, e si ritrae; due discepoli lasciano il vecchio maestro e si mettono in cammino per sentieri sconosciuti dietro a un giovane rabbi di cui ignorano tutto, eccetto una immagine, una metafora folgorante: ecco, l’agnello di Dio! Ecco l’animale dei sacrifici, l’ultimo nato del gregge che viene immolato presso gli altari, ecco l’ultimo ucciso perché nessuno sia più ucciso. Ma nelle parole di Giovanni sta anche la novità assoluta, il capovolgimento totale del nostro rapporto con Dio. In tutte le religioni il sacrificio consiste nell’offrire qualcosa (un animale, del denaro, una rinuncia…) al dio per ottenere in cambio il suo favore. Con Gesù questo contratto religioso è svuotato: Dio non chiede più sacrifici, ora è Lui che viene e si fa agnello, vale a dire sacrifica se stesso; Gesù non prende nulla, dona tutto.

Gesù si voltò e disse loro: che cosa cercate? Sono le sue prime parole nel Vangelo di Giovanni. Le prime parole del Risorto saranno del tutto simili: Donna, chi cerchi?
Cosa cercate? Chi cerchi? Due domande, un unico verbo, dove troviamo la definizione stessa dell’uomo: l’uomo è un essere di ricerca, con un punto di domanda piantato nel cuore, cercatore mai arreso. La Parola di Dio ci educa alla fede attraverso le domande del cuore. «Prima di correre a cercare risposte vivi bene le tue domande» (Rilke). La prima cosa che Gesù chiede non è di aderire ad una dottrina, di osservare i comandamenti o di pregare, ma di rientrare in se stessi, di conoscere il desiderio profondo: che cosa desideri di più dalla vita?
Scrive san Giovanni Crisostomo: «trova la chiave del cuore. Questa chiave, lo vedrai, apre anche la porta del Regno». Gesù, maestro del desiderio, fa capire che a noi manca qualcosa, che la ricerca nasce da una povertà, da una assenza che arde dentro: che cosa ti manca? Salute, denaro, speranza, tempo per vivere, amore, senso alla vita, le opportunità per dare il meglio di me? Ti manca la pace dentro? Rivolge quella domanda a noi, ricchi di cose, per insegnarci desideri più alti delle cose, e a non accontentarci di solo pane, di solo benessere. Tutto intorno a noi grida: accontentati! Invece il Vangelo ripete la beatitudine dimenticata: Beati gli insoddisfatti perché saranno cercatori di tesori. Beati voi che avete fame e sete, perché diventerete mercanti della perla preziosa.
Maestro, dove dimori? La richiesta di una casa, di un luogo dove sentirsi tranquilli, al sicuro. La risposta di Gesù ad ogni discepolo è sempre: vieni e vedrai. Vedrai che il mio cuore è a casa solo accanto al tuo.
(Letture: 1 Samuele 3,3b-10.19; Salmo 39; 1 Corinzi 6, 13c-15, 17-20; Giovanni 1,35-42)

avvenire.it – di don Ermes Ronchi