Testimoniare la fede al tempo del coronavirus

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«Comunione e speranza» è il titolo scelto dalla Libreria editrice vaticana – Dicastero per la comunicazione, per la versione italiana di una pubblicazione a cura di Walter Kasper e George Augustin (Città del Vaticano, 2020, pagine 166, euro 13). Come recita il sottotitolo, il lavoro del cardinale presidente emerito del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani e del sacerdote tedesco che ha fondato e dirige l’istituto intitolato al porporato suo connazionale, raccoglie contributi su come «testimoniare la fede al tempo del coronavirus». Di seguito riportiamo la Prefazione scritta da Papa Francesco.

La crisi da coronavirus ha sorpreso tutti noi come una tempesta improvvisa, cambiando tutt’a un tratto e ovunque nel mondo la nostra vita familiare, lavorativa e pubblica. Tanti piangono la morte di parenti e amici cari. Molte persone sono in difficoltà dal punto di vista economico o hanno perso il posto di lavoro. In vari Paesi proprio a Pasqua, la solennità principale della cristianità, non si è più potuta celebrare in maniera comunitaria e pubblica l’Eucaristia e attingere forza e consolazione dai sacramenti.

Questa situazione drammatica ha reso evidente tutta la vulnerabilità, l’inconsistenza e il bisogno di riscatto di noi uomini e ha messo in discussione molte certezze, sulle quali ci siamo basati nella nostra vita quotidiana per i nostri piani e i nostri progetti. La pandemia ci pone degli interrogativi fondamentali sulla felicità nella nostra vita e sul tesoro della nostra fede cristiana.

Questa crisi rappresenta un segnale di allarme che porta a riflettere su dove poggiano le radici più profonde che sostengono noi tutti nella tempesta. Ci ricorda che abbiamo dimenticato e trascurato alcune cose importanti della vita e ci fa riflettere su cosa sia veramente importante e necessario e cosa invece sia meno importante o lo sia solo in apparenza. È un tempo di prova e di scelta affinché possiamo orientare la nostra vita in modo rinnovato a Dio, nostro sostegno e nostra meta. Questa crisi ci ha mostrato che proprio nelle situazioni di emergenza dipendiamo dalla solidarietà degli altri e invita a mettere la nostra vita al servizio degli altri in modo nuovo. Ci deve scuotere dall’ingiustizia globale affinché possiamo svegliarci e sentire il grido dei poveri e del nostro pianeta così gravemente malato.

Nel pieno della crisi da coronavirus abbiamo celebrato la Pasqua e ascoltato il messaggio pasquale della vittoria della vita sulla morte. Questo messaggio sottolinea che in quanto cristiani non dobbiamo lasciarci paralizzare dalla pandemia. La Pasqua ci dona speranza, fiducia e coraggio, ci rafforza nella solidarietà. Ci dice di superare le rivalità del passato e di riconoscerci membri di una grande famiglia che va al di là di ogni confine e nella quale ognuno porta i pesi dell’altro. Il pericolo del contagio da un virus deve insegnarci un altro tipo di “contagio”, quello dell’amore, che si trasmette da cuore a cuore. Sono grato per i tanti segni di disponibilità all’aiuto spontaneo e d’impegno eroico del personale della sanità, dei medici e dei sacerdoti. In queste settimane abbiamo sentito la forza che veniva dalla fede.

La prima fase della crisi da coronavirus, nella quale non sono state possibili le celebrazioni pubbliche dell’Eucaristia, ha rappresentato per molti cristiani un tempo di doloroso digiuno eucaristico. Molti hanno sperimentato che il Signore è presente ovunque due o tre sono riuniti nel suo nome. La trasmissione mediatica delle celebrazioni eucaristiche è stata una soluzione di emergenza per la quale molti sono stati riconoscenti. Ma la trasmissione virtuale non può sostituire la presenza reale del Signore nella celebrazione eucaristica. Così mi rallegro perché ora ci è possibile tornare alla normale vita liturgica. La presenza del Signore risorto nella sua Parola e nella celebrazione eucaristica ci darà la forza che ci serve per affrontare i difficili problemi che ci attendono dopo la crisi.

Il mio augurio e la mia speranza è che le riflessioni teologiche contenute in questo volumetto spingano alla riflessione e suscitino in molte persone una nuova speranza e una nuova solidarietà. Come con i due discepoli sulla strada verso Emmaus, anche in futuro il Signore ci accompagnerà lungo il cammino con la sua Parola e spezzando il Pane eucaristico ci dirà: «Non abbiate paura! Io ho vinto la morte».