Testi: il libro ci salverà da paura e solitudine

Una telefonata allunga la vita, recitava lo slogan di un fortunato spot di qualche anno fa. E se alla telefonata sostituissimo la lettura? Marco Testi, storico della letteratura e critico letterario, è convinto che l’effetto sarebbe lo stesso, anzi meglio. Di qui il suo La cura. Il libro come salvezza dalla solitudine e dalla paura, edito da Fuorilinea (pagine 256, euro 16,00), che oggi viene presentato in webinar (https://meet.google.com/wizqkym- xvc) con la partecipazione di Francesca Grimaldi e Massimo Scialpi. La sua tesi, poi, viene confermata anche da Tonino Cantelmi, che nella prefazione al volume ricorda la storia di Shahrazad nelle Mille e una notte, la quale proprio con la for- za e l’incanto della narrazione riesce a salvare se stessa (e le altre vergini dopo di lei) dalla decapitazione, la terribile sorte imposta dal sultano alle fanciulle che costringeva a giacere con lui, per vendicarsi del tradimento subito dalla moglie.

La parola, il racconto, le storie, in definitiva la letteratura, hanno un innegabile potere curativo. Leggere non è solo piacevole, può essere anche utile. E perciò proprio in periodo di pandemia Testi si inventa questo viaggio in forma di libro che parla di altri libri, per aiutare i lettori a guardare oltre, ad andare – come dice il sottotitolo – al di là della solitudine e della paura. In sostanza, sostiene l’autore, alcuni libri ci possono aiutare a dare un senso alla nostra vita, altri a riscoprire noi stessi, con i nostri inevitabili limiti ma anche con le forze che pensavamo di non possedere. La poesia e perfino le canzoni sono strumenti per riconoscere e apprezzare la bellezza nascosta. E il mito ci aiuta a decrittare le grandi questioni che da sempre agitano il cuore dell’uomo.

Il tutto filtrato attraverso le pagine di grandi scrittori, da Dostoevskij a Boccaccio e Petrarca, da Eliot a Chesterton e Joyce, senza dimenticare i contemporanei (Campana, Campo, Caproni, Greene, Morante e Pomilio, solo per fare alcuni nomi) e perfino i cantautori, primo fra tutti il premio Nobel Bob Dylan, insieme con Ivano Fossati e Fabrizio De André. Manca il Calvino di Se una notte d’inverno un viaggiatore.

Ma non è una dimenticanza. Quanto piuttosto la scelta deliberata di mostrare che «anche autori che hanno parlato del male e della trasgressione, mostrandone i limiti, possono condurre per converso ad apprezzare il bello».

Testi è certo che leggere sia «l’arte dell’incontro perché ci aiuta a capire che nessuno è un’isola». E aggiunge che la lettura «riesce ad attivare e rafforzare le nostre capacità empatiche, di metterci in relazione e immedesimarci con l’altro diverso da noi». Un esempio per tutti. «Chi non legge – afferma l’autore – può essere portato a credere che un “no” ricevuto in amore sia una tragedia. Un “no” come quello de Il giardino dei Finzi-Contini è doloroso, ma è anche un modo per crescere. Specie i ragazzi, se cominciassero a leggere di più, vedrebbero che c’è una via d’uscita». Alla fine, come nota Cantelmi in apertura del volume, «la lettura ci consente di aprirci a nuovi orizzonti, a innumerevoli possibili futuri immaginari, permettendoci di sviluppare elementi fondamentali di flessibilità psicologica, innescando così un circuito virtuoso che si rinforza nel tempo, aiutandoci all’adattamento delle situazioni più difficili, ad esempio la pandemia». La cura di Testi mira proprio a questo.

Avvenire