Teologia: Speranza che muove l’impegno

La speranza è la virtù teologale per la quale desideriamo il Regno dei cieli e la vita eterna come nostra felicità, riponendo la nostra fiducia nelle promesse di Cristo e appoggiandoci sull’aiuto dello Spirito Santo. (Catechismo 1817)
«Noi – ci fa consapevoli san Giovanni – fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato» (1Gv 3,2). L’avvento di Dio in Cristo fa del tempo un fluire intermedio tra il “fin d’ora” della redenzione pasquale, principio della figliolanza divina, e il “non ancora” della piena rivelazione nella gloria. Prende forma così la speranza teologale, la professione del futuro di Dio per noi, sulla base di ciò che egli ha fatto di noi: ci ha resi figli nel Figlio. «Se figli – desume san Paolo – siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo» (cf Rm 8,15-17). La speranza cristiana ha fondamento ontologico: essa fluisce dal futuro dischiuso dal nostro essere figli-eredi. La sua certezza è l’amore di Dio: «La speranza non delude perché l’amore di Dio è stato effuso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5). Il cristiano la impara da Cristo come abbandono filiale nelle mani del Padre, soprattutto nell’ora della prova (cf Lc 23,46). E la vive in Cristo: egli «è la nostra speranza» (1Tm 1,1). In senso sia oggettivo: il cristiano spera Cristo (il destino pasquale di Cristo). Sia soggettivo: in lui spera Cristo. Egli non spera con una sua speranza ma con la speranza stessa di Cristo. Speranza scandita dal cammino delle beatitudini verso la nuova Terra promessa.
Chiamato a «dare ragione della speranza» che è in lui (1Pt 3,15), il cristiano non si chiude in una professione autistica e disincarnata ma si fa voce di speranza per l’umanità, il cosmo, la storia. I «cieli nuovi e terra nuova» (2Pt 3,13), attesi nella speranza, provocano nel cristiano una responsabilità anticipatrice e prefigurativa della novità di vita, di verità, di giustizia, di amore e di pace che li connota. Tutt’altro che fuga dal mondo e proiezione nel cielo, la speranza in Dio, è la carica di motivazione che attiva e sostiene l’impegno più faticoso e sofferto: «Noi ci affatichiamo e lottiamo perché speriamo nel Dio vivente» (1Tm 4,10).
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