Tassa soggiorno: nel 2019 supererà i 600 milioni

(ANSA) – ROMA, 13 GIU – Ben 538 milioni di euro con un incremento di 75 milioni rispetto al 2017 (+16,2%): è il valore della tassa di soggiorno in Italia secondo i calcoli dell’Osservatorio Jfc riportati in una ricerca del Centro Europa Ricerche per Confesercenti. Nel 2018 sono stati 155 i Comuni che hanno deciso di introdurre l’imposta (+38,4%) – nel 2019 si stima che si arriverà a un totale di quasi 1.130 – e l’importo unitario dell’imposta è stato incrementato da circa il 16% dei comuni interessati con un aumento medio di poco meno del 30%. 

Le previsioni del gettito complessivo dell’imposta per il 2019 sono di un ulteriore aumento a 600 milioni di euro, visto che altri 51 Comuni hanno introdotto ex novo l’imposta di soggiorno. E ancora che vi sono ulteriori 46 Comuni, con imposta già vigente, che hanno già approvato un aumento delle tariffe nel corrente anno. 

Secondo Jfc sarebbero 1.128 (stima al 2019) i Comuni che applicano la tassa di soggiorno pari al 14,3% del totale delle amministrazioni comunali e al 19,3% degli enti ad attrattività turistica. Quest’ultimo dato segna un aumento di 3 punti rispetto alla ricognizione svolta tre anni dalla Banca d’Italia, dalla quale risultava che già allora l’imposta colpiva, pur con ampia dispersione regionale, quasi il 72% delle presenze turistiche in Italia. 

Il gettito dell’imposta presenta un’elevata concentrazione, in particolare nelle città di Roma, Milano, Firenze e Venezia, dove l’entità dei flussi turistici si collega con una maggiore presenza di strutture a 4 e 5 stelle e con l’applicazione di tariffe superiori alla media. E precisamente 130 milioni di euro (Roma), 45,4 (Milano), 33,1 (Firenze) e 31,7 (Venezia). Quindi i 4 Comuni rappresentano il 40% del gettito complessivo dell’imposta stimato nel 2019. 

Il gettito dell’imposta potrebbe trovare ulteriore estensione qualora applicata anche ai soggiorni di turisti in stanze/appartamenti prenotati attraverso le piattaforme di home tourism. In base a stime di Jfc – se si trovasse un accordo governativo con le piattaforme di home tourism – potrebbero arrivare intorno ai 150 milioni di euro. 

“Il fisco turistico italiano – sottolinea Assoturismo Confesercenti – è tra i più pesanti d’Europa. E tartassa i turisti in vacanza in Italia chiedendo loro circa 2,6 miliardi di euro l’anno. Una vera e propria stangata, dovuta non solo ad un’Iva sui prodotti turistici superiore di 1,5 punti alla media europea, ma anche a una tassa di soggiorno particolarmente esosa, la cui incidenza arriva a superare il 10% del costo di pernottamento di una famiglia in vacanza”. 

La tassa turistica è ormai diffusa in tutta Europa. Fra le capitali europee la più conveniente è Praga con una tassa di soggiorno di soli 0,58 euro a notte, seguita da Lisbona che presenta una tassa minima di 1 euro al giorno, mentre a Vienna occorre pagare il 3,02% del costo totale dell’alloggio, che arriva fino al 5% del costo totale di pernottamento ad Amsterdam, Berlino e nelle principali città tedesche. Non superano i 2,25 euro i costi di soggiorno a Barcellona, che, invece, raggiungono un massimo di 4 euro a notte nelle principali destinazioni balneari spagnole e della Grecia. A Parigi la tassa di soggiorno può invece raggiungere un importo massimo di 4,40 euro.