Tanti ragazzi hanno inconsciamente il bisogno di essere salvati, e Gesù può farlo… ma soltanto attraverso noi, che possiamo portare dentro di essi una candela che un giorno loro accenderanno, mettendosi alla ricerca

© Tony Antoniou

Con questa lettera esprimo un desiderio, rivolgendomi a tutta la comunità credente, soprattutto ai giovani e alle figure di guida spirituale.

Mi è abbastanza difficile rintracciare e riconoscere le voci dell’inconscio. Tuttavia, credo che queste, nel momento in cui mi avvicinai alla fede, stessero urlando a squarciagola: “Che cosa conta di più nell’esistenza?”.

E così, prima per il mero bisogno di placare un oscuro pensiero non ben identificato, e poi per un gioioso e impellente desiderio di parola, è iniziata la mia ricerca.

È proprio con il termine “ricerca” che mi piace interpretare la fede. Non il credere ciecamente in qualcosa o in qualcuno, non la speranza di andare in paradiso o il timore di andare all’inferno dopo la morte. Bensì una ricerca di qualcosa che possiamo sperimentare oggi, immediatamente. Una ricerca che attraverso un attento ascolto della parola di Gesù porta alla scoperta di qualcosa che vale più di ogni altra cosa che l’uomo possa desiderare. La scoperta di un tesoro grande a tal punto da farci rinunciare a qualsiasi altro bene in nostro possesso, pur di accedervi.

Mi piacerebbe che la comunità credente si allargasse, soprattutto tra i giovani, in particolare quelli che come me sono stati completamente chiusi nella loro visione del mondo, mettendo fuori da ogni discussione in modo assiomatico ogni fenomeno non spiegabile scientificamente.

Per poter trovare questo enorme valore credo sia necessario prima di tutto un atteggiamento di apertura e successivamente una fase di ricerca, provando in ogni modo a lasciare da parte i tanti preconcetti che naturalmente ognuno di noi ha.

La fase di apertura consiste nel trovare la volontà di tentare di affidarsi a qualcosa che non possiamo vedere ma che esiste. Personalmente questa cosa sarebbe stata impossibile da affrontare qualche anno fa, fino al momento in cui non ne ho sentito veramente il bisogno.

Credere ciecamente in qualcosa può portare a enormi delusioni o a buchi nell’acqua. Quando mai clicchiamo sui link delle e-mail nelle quali ci viene annunciato con grande entusiasmo: “Congratulazioni!! Hai vinto il tuo nuovo iPhone 13! Clicca qui per ritirarlo!”.

Facendo però un’accurata analisi di rischio, sono giunto alla conclusione che non esistono controindicazioni tali per cui non valga la pena provare a credere nell’esistenza di Dio, e quindi nell’affidamento a Lui. Come dice papa Francesco: “Se sei indifferente, accetta di rischiare: non rimarrai deluso”.

La fase di ricerca inizia nel momento in cui ci accorgiamo di aver bisogno di cibo e di nutrimento, cioè della presenza di Gesù che ci nutre della sua parola. Nel momento in cui realizziamo che ciò che stiamo facendo si basa sull’amore verso gli altri e iniziamo ad intravedere una luce che pian piano si accende dentro di noi, nasce la volontà di illuminarci sempre più l’interno, fino al punto di vedere questa luce con i propri occhi.

Da circa un anno faccio parte di un gruppo chiamato “UniAMo”, che sta per “universitari a Modena”. Con questi ragazzi si organizzano incontri, e la base comune è la fede (o la ricerca di essa).

Le serate trattano argomenti di vario genere: dal confronto su un passo del vangelo alla visione di un film; dalla condivisione di tematiche attuali all’organizzazione di gite e cene.

Questo modo di condividere e vivere la parola insieme a tante persone e questo continuo confronto e ascolto reciproco penso che ci alleggerisca sempre un po’ di più, rompendo poco alla volta quel guscio che cresce attorno a noi giorno dopo giorno a causa dei problemi dell’indaffarato e pensieroso essere umano.

Io ho trovato in questo gruppo molta speranza, poiché ha colmato un enorme vuoto che sentivo nelle persone che mi stavano vicino. Avvertivo la superficialità delle persone che frequentavo, ma mi adattavo con tristezza all’ambiente che mi circondava.

L’organizzazione di gruppi come il nostro aiuterebbe tantissimi giovani ad avvicinarsi a ciò che stanno cercando: un ascolto reciproco e aperto di pensieri, un’accoglienza di tutti senza pregiudizio, vivere insieme ad altri ragazzi esperienze sane e forti, e per qualcuno anche illuminanti.

Purtroppo, la frenesia del ritmo con cui viviamo non penso che sia un elemento positivo. Anche l’uso dei social network, che ormai è una parte importante della nostra vita, merita una riflessione: da un lato, la superficialità dei contenuti che gli algoritmi ci consigliano su Instagram possono allontanarci dalle cose più importanti; dall’altro, ho trovato contenuti veramente preziosi e attività su Instagram e su YouTube nate per la maggior parte nel periodo di lockdown dalle idee di alcuni parroci, frati, professori, teologi ecc…

Queste iniziative sono importantissime per un giovane e le ritengo necessarie anche quando il covid sarà definitivamente superato, poiché gli strumenti che ci permettono di consultare materiale e contenuti online sono utilizzati ogni giorno, anche in modo molto costruttivo e con algoritmi di intelligenza artificiale che ci aiutano guidandoci in alcune operazioni.

L’intelligenza artificiale, se utilizzata nel modo sbagliato, può comportare enormi problemi e può essere rischiosa per noi utenti perché può condizionare le nostre scelte quotidiane. Tuttavia, l’Europa è molto proiettata a regolamentare l’utilizzo lecito e illecito del mezzo, analizzando dettagliatamente i rischi comportati dai sistemi intelligenti; perciò, sono abbastanza ottimista a riguardo.

Se inizio a guardare alcuni video su YouTube con contenuti rivolti ad un pubblico di cristiani credenti, il magico algoritmo inizierà a capire che quel tipo di contenuti mi interessano, e me ne proporrà sempre di nuovi in futuro, anche provenienti da canali che non conosco. Questo è un potentissimo mezzo in grado di diffondere ancora di più la parola che vogliamo far arrivare al prossimo, e sono abbastanza certo che Gesù lo approverebbe!

Con questo vorrei quindi concludere ringraziando con gratitudine tutte le guide spirituali impegnate nell’organizzazione di attività importanti per noi giovani, e tutte le persone che dedicano tempo alla creazione di contenuti multimediali accessibili a tutti, sottolineando l’inestimabile valore che noi troviamo in tutto ciò.

L’invito è quello di continuare insieme a tenere vivi questi gruppi e iniziative, anche quando si è più titubanti, stanchi o demoralizzati.

Tanti ragazzi hanno inconsciamente il bisogno di essere salvati, e Gesù può farlo… ma soltanto attraverso noi, che possiamo portare dentro di essi una candela che un giorno loro accenderanno, mettendosi alla ricerca.

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