Lunghi mesi senza un fuori, la fede dà «diritto di vuoto»

Gli enunciati del Credo alla luce del «vuoto» dei mesi di lockdown. «L’uomo ha diritto di voto, la bellezza ha diritto di vuoto per brillare» scrive il teologo Marco Pozza in ‘Ciò che vuoto non è’ (San Paolo, 224 pag., 16 euro scontato su Amazon). Pozza, parroco in un carcere del Nord-Italia, frequenta «gente abituata a stare chiusa da anni, decenni» ed è «posizione fortunata per poter riflettere sull’andamento del fuori. I miei uomini, a colpi di divieti, si sono abituati al vuoto. Lo chiamano mancanza: della libertà, della casa, degli affetti». L’effetto specchio è immediato. E allora si può indagare quel vuoto già a lungo indagato da qualcuno prima di noi, e farlo con l’aiuto di parole di fede. Di una fede che, da quel mattino di Pasqua del 33 d.C. sa sentire ‘pieno’ un sepolcro ‘vuoto’.