Viterbo Il virus in convento, aumentano le suore contagiate a Bagnoregio

La Asl di Viterbo ha aggiornato i dati stamani: sono 104 le religiose risultate positive rispetto alle 114 che vivono e studiano nel convento di San Francesco
Un frame del video di presentazione dello Studentato di Bagnoregio

Un frame del video di presentazione dello Studentato di Bagnoregio – YouTube

Avvenire

Sono 104 le suore risultate positive al coronavirus in un istituto religioso di Bagnoregio, in provincia e in diocesi di Viterbo. La Asl di Viterbo questa mattina ha aggiornato i dati.
Il focolaio ha colpito una prima suora sabato scorso, ma si è poi rapidamente diffuso tra gran parte delle 114 religiose che vivono e studiano nel convento di San Francesco e che nei fine settimana sono solite prestare servizio pastorale nei paesi del circondario.

Il convento è una grande struttura che ospita anche lo studentato internazionale dell’Ordine delle Serve del Signore. Le suore sono state sottoposte ai test antigenici e il quadro completo dei risultati lo si avrà oggi, ma già lunedì il quadro era preoccupante, così come espressa sui social anche dal sindaco di Bagnoregio, Luca Profili: «È evidentemente una situazione pesante, ma se rimane all’interno del convento sarà gestibile. I risultati dei primi test sono molto pesanti dal punto di vista delle positività riscontrate, con una percentuale dell’80% su quelle analizzate. Quindi, per guadagnare tempo e in accordo con malattie infettive, il team ha iniziato a effettuare i tamponi molecolari a tutte le persone presenti. Credo che si tratterà di un focolaio grande, ma spero isolato e senza ripercussioni sul paese. Chiedo soltanto che se qualcuno fosse venuto a contatto con le suore negli ultimi giorni, di contattarci. Abbiamo già affrontato un grosso focolaio, quello della casa di riposo di San Raffaele Arcangelo, quindi siamo pronti a gestire eventualmente anche un’altra situazione analoga. Per ora non c’è da allarmarsi».

Nel pomeriggio di lunedì c’è stato anche un vertice in Comune, alla presenza dello stesso primo cittadino, della Polizia locale e dei volontari della Croce Rossa per poter organizzare al meglio il tutto, compreso l’approvvigionamento delle suore. Dall’edificio di località San Francesco, infatti, da 48 ore non può entrare e tanto meno uscire nessuno, come da ordinanza firmata dal sindaco di Bagnoregio e che impone anche l’obbligo di isolamento fiduciario a tutte le persone che negli ultimi dieci giorni (dal 2 al 12 dicembre) sono entrate a vario titolo nel convento.

Anche la Asl di Viterbo sta seguendo e monitorando costantemente l’evolversi della situazione, così come l’unità di crisi della Regione Lazio che conferma lo screening per tutte le suore di Bagnoregio.

Inutile dire che è comunque forte la preoccupazione nel paese di 4mila abitanti, nel cui territorio si trova anche la famosa Civita di Bagnoregio conosciuta anche come «La città che muore» e così in tutta la Tuscia, dove negli ultimi due giorni si è registrato un aumento dei casi di positività da coronavirus.

L’Istituto San Francesco, come detto, ospita soprattutto suore giovani per lo studentato internazionale dell’Ordine delle Serve del Signore e della Vergine di Matarà che fanno parte della più vasta famiglia religiosa del Verbo Incarnato, fondata in Argentina da padre Carlos Miguel Buela. Le suore, in particolare, sono circa mille in tutto il mondo, con diverse case anche in Italia.

Bagnoregio, per formarsi presso il centro studi dei padri del Verbo Incarnato, arrivano religiose provenienti dai noviziati di Italia, Ucraina, Egitto ed Ecuador, anche solo dopo aver emesso i voti temporanei per prepararsi a quelli perpetui dopo te anni di studi.

In mostra cinquanta icone copte e oggetti della tradizione religiosa d’Egitto

Un esempio di icona copta (immagine d'archivio)

Un esempio di icona copta (immagine d’archivio)

Cinquanta icone sacre e una trentina di altri oggetti provenienti dalla tradizione religiosa cristiano copta d’Egitto: è questo il tesoro che arriva in mostra a Viterbo grazie alla collaborazione fra Curia di Viterbo, Fondazione Caffeina Cultura, Fondazione Cultura e Arte e Fondazione S.I.B. Italiana di Beneficenza – Fondazione Benedetti, l’ente che porta il cognome del fondatore dell’ospedale italiano al Cairo. L’esposizione aprirà i battenti domani, domenica 24 giugno, alla presenza della ministra della cultura egiziana Ines Abdel-Dayem, dell’ambasciatore d’Egitto in Italia Hisham Mohamed Badr, del sottosegretario alla Cultura del governo italianoLucia Bergonzoni, del vescovo di Viterbo monsignor Lino Fumagalli di ritorno dal pellegrinaggio che la diocesi del capoluogo della Tuscia sta conducendo nelle terre del Sinai, sulle orme della Sacra Famiglia, a cementare un rapporto fra Italia ed Egitto sempre più stretto.

Pellegrinaggio in cui, ha dichiarato il vicario generale della diocesi di Viterbo don Luigi Fabbri, «per la prima volta nella storia un
vescovo cattolico ha potuto celebrare una messa di rito cattolico all’interno di un monastero ortodosso, alla presenza dei monaci stessi. Un momento di grande importanza nel dialogo interreligioso». Quanto alla mostra, il vicario generale ne ha sottolineato il rilevante valore sacrale e liturgico: «Attraverso l’icona il credente è nelle condizioni di avere la concretezza di una presenza altra: Dio, i santi, la Madonna. Parliamo di un veicolo della fede molto potente, al centro delle riflessioni del mondo cristiano fin dai tempi della questione iconoclastica».

«Siamo onorati, come fondazione Caffeina Cultura, di fare la nostra parte per favorire e rinsaldare il dialogo ecumenico e l’unità dei
cristiani», il commento invece Giacomo Barelli a nome della Fondazione Caffeina Cultura, co-promotrice della mostra: «Parliamo di un tema cruciale per la nostra epoca, oltre che al centro dei pensieri del pontificato di Papa Francesco. In particolare la relazione con i paesi del Vicino Oriente come l’Egitto è sempre più cruciale e fra le priorità del governo appena insediatosi».

Fondazione Caffeina Cultura si augura infatti che i giorni del festival, della mostra delle icone e della mostra dei tesori di Tutankhamon possano essere soprattutto un’occasione di dialogo, di scambio e di amicizia fra confessioni religiose, popoli e paesi del Mediterraneo, visto che accanto agli elementi dell’arte sacra cristiana troveranno spazio nell’esposizione anche 17 pezzi iconografici di arte islamica a testimoniare lo spirito integralmente ecumenico della proposta.

da Avvenire