Quammen: “Arriverà un virus peggiore ma non siamo pronti”

In un’intervista esclusiva all’AGI, il saggista e divulgatore scientifico americano, autore del fortunato libro ‘Spillover’ fa un’analisi sulla pandemia che ha causato almeno 6,5 milioni di morti. E una previsione poco rosea

covid intervista David Quammen spillover

AGI – Il Covid è tutt’altro che finito, ma malgrado la strage (almeno 6,5 milioni di morti) poteva andare peggio: un virus respiratorio contagiosissimo (come il Covid) ma con tassi di mortalità anche dieci volte superiori potrebbe arrivare, e “l’umanità non è pronta”. E’ la previsione a tinte fosche di David Quammen, celebre saggista e divulgatore scientifico americano, autore del fortunato libro ‘Spillover’ nel 2012 (edito in Italia da Adelphi) in cui preconizzava proprio il possibile arrivo, probabilmente dall’Asia, di un coronavirus nato da un salto di genere (Spillover, appunto) dagli animali all’uomo.

Dopo la pandemia è tornato sul tema con altri due importanti saggi, ‘Perché non eravamo pronti’ e ‘Senza respiro’, sempre editi da Adelphi. Nel 2020, ricorda in una intervista esclusiva all’AGI, capì subito che forse il dramma da lui ipotizzato stava diventando realtà.

“Il primo segnale che mi ha chiarito che il nuovo virus a Wuhan avrebbe potuto causare una pandemia mi è arrivato via e-mail il 13 gennaio 2020”, racconta. “Era un messaggio dalla rete di allerta per le malattie infettive ProMed, inviato a 80.000 abbonati, me compreso, che menzionava un fatto nuovo sull’epidemia di “polmonite atipica” a Wuhan: ora si sapeva che era causata da un coronavirus”.
“Sapevo dalle mie ricerche per Spillover, come molti scienziati, che la famiglia dei coronavirus conteneva virus particolarmente capaci di una rapida evoluzione, con la capacità nota di passare dagli animali all’uomo e quindi di diffondersi per trasmissione respiratoria. SARS-1, nel 2003, era stato il primo avvertimento. MERS-CoV, nel 2012, lo aveva confermato. Conoscevo la storia e avevo parlato con gli esperti dei coronavirus, quindi ero consapevole che questo nuovo virus proveniente da Wuhan avrebbe potuto diffondersi in tutto il mondo e causare devastazione”.

“L’Italia è stata particolarmente sfortunata”
Come poi è stato, e gli italiani lo sanno bene: il primo paese occidentale a essere travolto. Ma Quammen si smarca dalle polemiche politiche (e dagli strascichi giudiziari) e spiega: “L’Italia, in particolare il nord Italia, è stata profondamente sfortunata, credo, all’inizio del 2020. Il fattore che ha contribuito maggiormente alla portata dell’ondata di Covid che ha colpito la Lombardia non sono stati gli errori commessi dai leader politici e dai funzionari della sanità pubblica, io credo. Penso che sia stato il fatto che il nord Italia era già stato colpito molto pesantemente dal virus, sotto forma di persone infette asintomatiche che inconsapevolmente lo hanno diffuso senza mostrare la malattia. Quei primi ‘spreaders’ potrebbero essere entrati dall’aeroporto di Malpensa: non lo sappiamo, non ho visto prove al riguardo, questa è solo una supposizione logica. Così come i grandi eventi, come la partita di calcio Atalanta-Valencia; potrebbe essere stato un grande momento di super diffusione, ma non abbiamo prove. Non voglio criticare le decisioni prese sui tempi e sull’entità delle misure perché non c’ero e non conosco abbastanza dettagli. Questi giudizi li dovrebbero dare gli italiani”.
Oltre all’impatto drammatico sul piano sanitario e delle vite umane, il Covid ha scatenato anche una serie di polarizzazioni a livello globale: sui vaccini, ad esempio, Quammen parla senza mezzi termini di una “guerra di propaganda”, che “è stata enormemente dannosa, costando molte vite. Deriva da una mistura tossica di ‘ricerca’ superficiale su fonti di Internet fuorvianti, una sorta di ondata populista di animosità verso la scienza in generale, un’ignoranza di cosa sia la scienza e di come funzioni, un’ansia febbrile di alcune persone di compensare le proprie insicurezze e sfiducia diffondendo sui social media ciò che considerano “conoscenza privilegiata” e il cinismo di alcuni politici e personaggi dei media (soprattutto televisivi). È orribile”. Il tutto ovviamente potenziato dalla capacità diffusiva dei social media, contro cui secondo lo scrittore non solo gli scienziati, ma i giornalisti e gli insegnanti dovrebbero lavorare per “educare i giovani a capire cos’è la scienza e ad acquisire le capacità e le abitudini del pensiero critico”.

Le strade “opposte” della politica
Altra polarizzazione, evidente, nelle due opposte visioni su come gestire la pandemia, tra l’”aperturismo” della destra e il “chiusurismo” della sinistra. “Alcune fazioni politiche – spiega Quammen – sostengono sempre che il governo dovrebbe essere più ‘piccolo’, che i poteri normativi dovrebbero essere più deboli. Io (e altri) ho potuto vedere dall’inizio della pandemia che questo avrebbe portato a una dicotomia cruciale: tra libertà personali e salute pubblica. Le libertà personali (dette anche libertà civili) sono ovviamente molto importanti e ne facciamo tesoro nelle società democratiche.

Ma se la libertà personale diventa una priorità assoluta, a scapito della salute pubblica e del benessere delle comunità, allora suppongo che non dovrebbero esistere la patente di guida, i semafori e la polizia. Come andrebbe? Non bene. Il rifiuto delle chiusure temporanee per Covid, dell’obbligo di mascherine e delle campagne vaccinali, è l’equivalente di una sorta di anarchismo da ragazzini applicato al problema di un virus pandemico”.

Anche in Italia, con la vittoria del centrodestra, la gestione è cambiata: via gli obblighi di mascherine e di vaccino, via il bollettino quotidiano, il Covid è derubricato come ormai endemizzato e sostanzialmente superato, ma il saggista dissente da questa linea: “Il nuovo approccio italiano ricorda in qualche modo il vecchio approccio americano sotto Trump. Non ha funzionato. Ha solo peggiorato le cose. Alcune persone (anche alcune persone che rispetto, come Joe Biden) hanno detto che “la pandemia è finita”. È una questione di definizioni. Come definisci “pandemia” e come definisci “finita”? Il virus non è sparito. Il rischio per le persone non vaccinate non è sparito”.

Tuttavia, ricorda lo scrittore, “alcuni dicono che il Covid-19 sia ora entrato nella fase “endemica” in contrasto con la fase di “pandemia”. Come definiscono “endemico”? Non lo fanno, perché non sanno di cosa stanno parlando. Una “pandemia” è una malattia infettiva che si sta diffondendo in tutto il mondo così rapidamente che può arrivare ovunque. Una malattia “endemica” è quella che ora è arrivata ovunque. La malattia non è necessariamente meno grave; ha solo meno persone suscettibili da infettare. Quando le infetta, possono ancora ammalarsi gravemente, possono ancora morire. Si guardi la storia del morbillo. Uccide ancora molti bambini, in paesi senza vaccinazione diffusa, ogni anno. Si guardi la malaria. È endemica in Africa da millenni. Uccide ancora almeno mezzo milione di bambini ogni anno”. Insomma, il SARS-CoV-2 “non se ne andrà. E non ci sono basi scientifiche per presumere che si evolverà necessariamente per essere meno virulento. Dovremmo essere preparati a proteggerci, con la vaccinazione universale e con altre misure quando si verificano gravi ondate, nel futuro indefinito”.

Il monito
Ora, insomma, il rischio è che oltre al virus si diffonda un’altra ‘pandemia’, più subdola ma non meno letale, quella della “cecità”. Il non vedere, o non voler vedere, cosa sta succedendo e cosa potrebbe succedere: “Sebbene SARS-CoV-2 abbia già ucciso almeno 6,5 milioni di persone – ricorda – sarebbe potuta andare molto peggio. Il suo tasso di mortalità tra i casi confermati è stato “solo” di circa l’uno percento. Poteva essere il dieci per cento. Potrebbe arrivare un’altra pandemia virale, con la stessa capacità di trasmissione del SARS-CoV-2, ma con molta più virulenza, un tasso di mortalità più elevato. Potrebbe uccidere dieci volte più persone del Covid, o più”.

Eppure, ammonisce Quammen, “Non siamo pronti per il prossimo virus. Scienziati ed esperti di salute pubblica stanno discutendo su come potremmo avere una migliore preparazione e risposta. Abbiamo bisogno che anche i leader politici si impegnino con questo imperativo. E per convincere i leader politici a impegnarsi, abbiamo bisogno di pressioni da parte del pubblico. Finora, le uniche proteste che vedo sono quelle delle persone ignoranti e che rifiutano la scienza che vogliono meno prevenzione, non di più. A questo punto, sembra che SARS-CoV-2, e probabilmente il prossimo – un altro SARS-CoV, o H5N1-umano, o qualunque sia il prossimo virus a RNA – abbiano una capacità di adattamento maggiore dell’Homo sapiens”. Ma non dobbiamo accettarlo: “Possiamo combattere l’ignoranza così come la malattia. Vaccinare gli anziani con vaccini universali e ‘vaccinare’ i più giovani con una migliore informazione e sensibilizzazione”.

Salute. Dall’Usutu al West Nile, l’estate dei «nuovi» virus. Ma devono preoccuparci?

La comparsa anche in Italia di questi sgraditi ospiti è accompagnata da grandi allarmi mediatici che però non sempre corrispondono alla loro reale pericolosità
Una zanzara portarice del virus West Nilus

Una zanzara portarice del virus West Nilus – Ansa

da Avvenire

I primi due casi di Usutu, entrambi asintomatici, sono stati identificati in Friuli Venezia Giulia. Si tratta di un virus che prende il nome dal fiume africano nei pressi del quale fu isolato il primo positivo nel 1981. Viene trasmesso all’uomo dagli animali, anche se di rado, e solitamente ha una buona prognosi. Probabilmente ne sentiremo parlare. Come sta avvenendo per un parente prossimo dell’Usutu, il West Nile virus che provoca la febbre del Nilo, che è stato isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda e che ieri ha fatto una vittima nel Bresciano.

Nulla di nuovo sotto il sole asfissiante di questa estate. O meglio, di nuovo ci sono gli allarmi. Perché fino al 2019, prima cioè dell’avvento dell’ultimo nato in casa coronavirus, il Sars-CoV-2, le malattie infettive erano confinate nell’anonimato. Persino per l’industria farmaceutica – tranne rare eccezioni – virus e batteri, per anni, sono stati un capitolo di serie B. Esclusi dalla dignità mediatica riservata agli avanzamenti della ricerca. E men che meno dal calderone dell’informazione quotidiana. La stessa che oggi si allarma per due casi asintomatici di Usutu, oppure per i 35 casi accertati in 4 anni – nessuno letale – di Langya, che appartiene alla famiglia degli Henipavirus, di cui fanno parte altri pericolosi patogeni come Hendra e Nipah, di solito presenti nei pipistrelli e capaci di infettare anche l’uomo, con tassi di mortalità importanti. Le 35 infezioni sono state registrate in Cina. Nessuno dei positivi ha avuto conseguenze gravi ma questo può voler dire poco.

Ogni nuovo parassita diventa un motivo di paure e angosce, ora che i media hanno scoperto la rete di sorveglianza dell’Istituto superiore di sanità e del ministero della Salute. Eppure con i virus conviviamo da millenni. E tanti di loro sono noti da decenni. È così per il vaiolo delle scimmie, un’infezione zoonotica (trasmessa dagli animali) che ha questo nome perché fu identificata nelle scimmie nel 1958, mentre il primo caso nell’uomo risale al 1970. È endemico nelle regioni della foresta pluviale tropicale dell’Africa centrale e occidentale. Anche in questo caso i sintomi tendono a risolversi in 2-4 settimane, senza bisogno di trattamenti. Ma in alcuni casi l’infezione può portare a complicazioni importanti. Contro questa patologia risulta comunque efficace il vaccino contro il vaiolo. Sono meno di 1.000 i casi in Italia, l’età media dei contagiati è 37 anni, quasi mai donne, la malattia interessa soprattutto persone gay, trasgender, e coloro che hanno una vita sessuale promiscua.

E molto timore, con proiezioni affrettatamente catastrofiste, ha provocato, il 5 aprile scorso, l’informativa del Regno Unito all’Oms che riferiva un incremento di casi di epatite acuta grave a eziologia sconosciuta in bambini di età inferiore ai 16 anni. L’epatite determinò il ricovero di alcuni bambini, in qualche caso è stato necessario un trapianto di fegato.

Pure in questa occasione i social provarono a battere i media tradizionali nell’“accuratezza” delle informazioni e, di colpo, il collegamento tra queste manifestazioni cliniche e il vaccino anti-Covid accese le “intelligenze” dei tuttologi da tastiera, dei complottisti, dei No-vax in vena di incontestabili lezioni, come sempre privi di fonti degne di tal nome, accomunati dal rifiuto della scienza, le cui previsioni erano drammatiche per numero di casi e gravità. La notizia perse di importanza quando il sistema di sorveglianza europea segnalò che, al 30 giugno, i casi erano 473, di cui uno mortale.

Ciò che dovrebbe farci davvero paura – e gli esperti continuano a ripeterlo – è che stiamo antropizzando il pianeta in pochi decenni, devastando, deforestando, distruggendo faune selvatiche e nicchie ecologiche di batteri, funghi, animali, vegetali sconosciuti, ed entrando in contatto con virus che potrebbero avere 4 milioni di anni e che non avremmo mai dovuto incontrare.

Covid. Contagi e reinfezioni. Perché il virus adesso corre?

L’effetto delle sottovarianti di Omicron si fa sentire, complice la perdita di efficacia dei vaccini nel prevenire le infezioni. Ospedali sotto controllo, ma la vera incognita è l’autunno
Turisti affollano le vie attorno al Colosseo, a Roma

Turisti affollano le vie attorno al Colosseo, a Roma – Ansa

Avvenire

Col tempismo, in fatto di gestione della pandemia, il nostro Paese deve senz’altro ancora fare i conti. E così succede – niente di sorprendente, visto quello che ormai da un paio di settimane si registrava nel resto d’Europa – che proprio nei giorni in cui sono venute meno anche le ultime restrizioni, prima fra tutte l’obbligo di mascherina nei luoghi al chiuso, il virus s’è rimesso a correre. I dati parlano chiaro e ripetono un copione già visto e rivisto nel corso degli ultimi due anni: dopo due mesi di sostanziale calo dei contagi, con una boccata di ossigeno per il sistema sanitario, ecco i parametri risalire a vista d’occhio. Proprio a cominciare dai nuovi contagi, che negli ultimi sette giorni sono lievitati di oltre il 47%, tornando a segnare un tasso di positività medio del 18%. Alto, per la stagione estiva, che ci aveva abituati (complice la vita all’aperto) a valori decisamente più contenuti.

Il Covid non è cambiato, e per fortuna verrebbe da dire, visto che le sottovarianti di Omicron ormai dilaganti (Ba.4 e Ba.5 in particolare) si presentano con sintomi decisamente meno preoccupanti, anche grazie alla percentuale altissima di persone vaccinate. Sono però, ormai lo abbiamo imparato, più contagiose e nella graduale perdita di efficacia di quegli stessi vaccini che le rendono meno temibili trovano – sembra una beffa – il loro principale punto di forza. È utile, da questo punto di vista, far un quadro della situazione: nel nostro Paese risultano vaccinate quasi 50 milioni di persone, ovvero l’84% della popolazione. Il numero scende a 39 milioni se si considera anche la terza dose (il 67% della popolazione), che la stragrande maggioranza ha ricevuto tra la fine del 2021 e i primi due mesi del 2022. Ovvero oltre 120 giorni fa. Tutto bene sul fronte della protezione da casi di malattia severa, visto che l’efficacia del vaccino antiCovid nel prevenirli viaggia all’87% nei vaccinati che hanno ricevuto il booster da oltre 120 giorni e al 71% in quelli che hanno ricevuto solo due dosi (i dati sono quelli diffusi proprio ieri nel Report settimanale dell’Istituto superiore di sanità). Nel prevenire l’infezione, tuttavia, i vaccini mostrano qualche limite in più, fermandosi al 55% dei casi oltre 120 giorni nei soggetti con booster e al 46% in quelli con due dosi. Come dire: il contagio da Covid, seppur non severo grazie ai vaccini, può attingere in questo momento a una platea di quasi la metà dei vaccinati. Tra i 20 e i 25 milioni di italiani, a cui vanno aggiunti i non vaccinati (oltre 5 milioni) e una parte crescente di chi il Covid lo ha già fatto, in un’altra variante, e con Omicron 5 si reinfetta (questa settimana è successo in oltre il 7% dei casi).

Non stupisce, dunque, che si torni a bollettini da oltre 30mila casi al giorno (ieri 34.978) e che nei prossimi giorni questi numeri possano salire anche di molto, complice il ritorno alla normalità nella vita sociale, i numerosi eventi che comportano assembramenti (feste, concerti, eventi sportivi, matrimoni) e ora la quasi scomparsa delle mascherine. Il parametro “osservato speciale” resta come sempre quello delle ospedalizzazioni, segnale della pressione a cui è sottoposto il sistema sanitario nazionale: i numeri per ora restano sotto controllo (le terapie intensive restano sotto quota 200, i ricoveri ordinari appena sopra 4mila) e gli esperti sono ottimisti, nonostante la quarta dose per i fragili e gli anziani (quelli più a rischio di contrarre una forma grave e di morire) sia ferma al palo dell’1,92% della popolazione. L’incognita vera, invece, è l’autunno. Non così lontano. Servirà arrivare preparati, con un sistema si tracciamento in ripresa dopo la “pausa estiva” (i tamponi sono ai minimi ormai da giorni, sotto quota 200mila) e una risposta sul nuovo vaccino a cui quasi sicuramente dovremo sottoporci: ci sarà? Quale? Sarà proposto o imposto? E in che tempistiche?

Coronavirus, oltre 130 casi. Scuole chiuse in Lombardia

“Complessivamente finora abbiamo registrato 132 casi di positività al coronavirus: due persone sono decedute, un’altra è guarita (il ricercatore tornato da Wuhan)”. Lo ha detto il commissario straordinario all’emergenza coronavirus Angelo Borrelli nella conferenza stampa alla Protezione civile. “Ci sono 89 casi di coronavirus in Lombardia, 24 in Veneto – ha spiegato – 6 in Piemonte, 9 in Emilia Romagna, 2 nel Lazio (i due ricoverati allo Spallanzani)”. Sono “54 i ricoverati negli ospedali con sintomi, 26 in terapia intensiva e 22 in isolamento domiciliare”, ha precisato Borrelli.

“Sotto il profilo delle strutture abbiamo la disponibilità di diverse migliaia di posti su tutto il territorio nazionale. Abbiamo fatto un lavoro in particolar modo con le Forze Armate che ringrazio: hanno lavorato in modo eccezionale” ha sottolineato il commissario straordinario. “Solo le strutture dell’Esercito rese disponibili potrebbero essere 3.412 posti letto in 1.223 camere; quelle rese disponibili dall’Aeronautica militare 1.789 posti letto”, ha specificato Borrelli aggiungendo: “Siamo pronti ad utilizzare anche alberghi. Nessun problema di strutture per quanto riguarda il ricovero e l’assistenza”. E poi “abbiamo un livello di prevenzione elevatissimo, abbiamo disposto per primi controlli in porti e aeroporti. E tutti i possibili casi li abbiamo verificati. Sono oltre 3000 i tamponi. C’è un livello elevatissimo di screening sanitario”.
Borrelli ha detto anche che “le strutture sanitarie non sono riuscite a individuare il paziente zero. E’ difficile quindi fare previsioni sulla diffusione. L’unica misura concreta da adottare è stata quella di chiudere i territori”, focolaio del contagio.

SCUOLE CHIUSE IN LOMBARDIA – Sospensione dei servizi educativi dell’infanzia e delle scuole di ogni ordine e grado, nonché della frequenza delle attività scolastiche e di formazione superiore, corsi professionali, master, corsi per le professioni sanitarie e università per gli anziani. Lo prevede una ordinanza che si sta predisponendo, firmata dal presidente Attilio Fontana di concerto con il ministro della Salute Roberto Speranza, valida per tutto il territorio lombardo, in relazione all’evolversi della diffusione del coronavirus. Il documento, si legge in una nota, non appena emanato, sarà trasmesso a tutti i prefetti delle province lombarde per la tempestiva comunicazione ai sindaci. L’ordinanza sarà efficace fino a un nuovo provvedimento.

L’ordinanza che si sta predisponendo prevede inoltre la sospensione di manifestazioni o iniziative di qualsiasi natura, di eventi e di ogni forma di riunione in luogo pubblico o privato, anche di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso, anche se svolti in luoghi chiusi aperti al pubblico. E poi la sospensione dei servizi di apertura al pubblico dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura.

CONTE – “Ieri in Cdm adottate misure straordinarie contro la diffusione del Coronavirus – ha scritto il premier Giuseppe Conte su Twitter allegando il video della conferenza stampa al termine del Cdm – Massima precauzione per proteggere i cittadini. È la linea del Governo sin dall’inizio per tutelare il bene che ci sta più a cuore: la salute degli italiani”.

DI MAIO – “Come Farnesina abbiamo riportato in Italia tutti i connazionali bloccati all’estero che avevano chiesto di rientrare – ha scritto su Fb il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio – Tutti ovviamente sono stati sottoposti a controlli prima della partenza e al rientro hanno seguito un rigido protocollo sanitario. Oggi sentirò l’Ambasciata a Pechino per avere ulteriori aggiornamenti e capire meglio come evolve la situazione in Cina”. “Con il Consiglio dei Ministri di ieri, alla Protezione Civile, il governo ha varato una serie di misure straordinarie per fronteggiare l’emergenza coronavirus. La macchina operativa dello Stato sta lavorando senza sosta giorno e notte – ha sottolineato Di Maio – monitorando l’evoluzione dei fatti e supportando chi ha bisogno”. Il ministro ha aggiunto: “Nei prossimi giorni faremo una riunione straordinaria al ministero degli Esteri per affrontare il tema del commercio estero e l’impatto che il coronavirus sta avendo nell’economia delle nostre imprese. Non abbandoniamo nessuno, ve lo garantisco!”.
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