Poveri, senzatetto, profughi, carcerati al Circo su invito del Papa

La performance degli artisti del Rony Roller davanti al Papa (foto d'archivio)
L’11 Febbraio l’Elemosineria Apostolica porta allo spettacolo circense Rony Roller oltre 2000 persone. Presenti anche famiglie con bambini da Ucraina, Siria, Congo, Sudan o da Roma, residenti in palazzi occupati e dormitori
Vatican News

Circa 2000 persone sono invitate sabato 11 Febbraio, a nome del Papa, dall’Elemosineria Apostolica a partecipare allo spettacolo circense Rony Roller. Tra le persone invitate – informa un comunicato del Dicastero della Carità – ci sono profughi, senza tetto, carcerati, famiglie con bambini dall’Ucraina, dalla Siria, dal Congo, dal Sudan. Saranno inoltre presenti alcune famiglie che vivono nei palazzi occupati di Roma, più di 150 persone dalle strade di Torvaianica e da vari dormitori, accompagnate dai volontari, tra i quali le Suore di Madre Teresa.

Lo spettacolo circense “ci mette in contatto con la bellezza che ci tira su sempre”, ha detto il Papa in un incontro con degli artisti, e “fa andare oltre, è una via per arrivare al Signore”. “Rendere possibile la partecipazione a questo spettacolo è un modo per dare qualche ora di serenità a chi si misura con una vita dura e ha bisogno di aiuto per alimentare la speranza”, spiega nella nota il cardinale Konrad Krajewski.

Lo spettacolo inoltre ricorda come dietro quest’arte e questa bellezza ci siano ore e ore di allenamento, rinunce, per poter raggiunger il traguardo: “Gli artisti del Circo sono la conferma che perseverare può rendere possibile l’impossibile”.

Si è dimessa la presidente del Bambino Gesù Enoc

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– Si è dimessa Mariella Enoc, presidente dell’ospediale pediatrico Bambino Gesù.

Era in carica dal 2015 ed era stata confermata fino all’approvazione del bilancio di esercizio del 2023.

“Nei giorni scorsi ho incontrato il Segretario di Stato e sabato nel pomeriggio il Santo Padre e ho detto loro che ritenevo utile per il bene dell’ospedale anticipare la fine del mio mandato per potere far sì che la grande impresa di una nuova sede del Gianicolo fosse intrapresa da chi ne avrebbe avuto la responsabilità del compimento”, ha detto Mariella Enoc.
“L’ospedale sta vivendo un momento di grande crescita e di molte iniziative in corso e credo quindi che si possa capire che il mio è un atto di responsabilità e di amore verso il Bambino Gesù. In questo momento mi aiuta molto la vicinanza del Santo Padre”. (ANSA).

Vaticano Franca Giansoldati: Il cardinale G. Müller “è un uomo di pensiero davvero libero interiormente che ha a cuore l’unità della Chiesa e la figura del Papa al quale è sinceramente leale”

Libro su Amazon a prezzo scontato: In buona fede. La religione nel XXI secolo

(Luis Badilla – a cura Redazione “Il sismografo”) Il libro scritto dal cardinale tedesco, Gerhard Müller (nato il 31 dicembre 1947) , ex Prefetto dell’allora Congregazione per la Dottrina della Fede (oggi Dicastero), insieme con la giornalista de “Il Messaggero”, nonché scrittrice e vaticanista di lungo corso, è sicuramente una delle opere sul pontificato di Jorge Mario Bergoglio più serie, documentate e ben elaborate. Scorrendo le sue pagine e la conversazione tra Müller e Giansoldati, serrata, diretta e incalzante, anche nel disaccordo con le analisi del porporato o della giornalista si prova la soddisfazione di prendere parte a uno scambio di vedute che nella Chiesa manca da molti anni. Un libro per riflettere, farsi domande, cercare risposte, approfondire prospettive. Non è un libro per tifosi, adulatori, contrari a prescindere o partigiani di cordate.
Ora, gentilmente, Franca Giansoldati racconta con schiettezza e trasparenza come e perché è nato questo libro il cui titolo – “In buona fede” (Solferino 2023) – indica da subito un orizzonte rilevante e promettente.
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1) Come nasce il progetto di questo libro e perché? Perché il cardinale accetta il suo invito e perché Lei decide di scrivere questo libro con G. Müller?Grazie per questa domanda perché dalla genesi di questo lavoro fuoriesce una prospettiva che guarda lontano. La casa editrice Solferino, dopo il successo mondiale de Il Monastero di Massimo Franco decise approfondire le riflessioni che quel libro aveva fatto affiorare. La scelta è caduta su di me per la mia totale imparzialità nel raccontare le notizie relative alla Chiesa, cercando di privilegiare in ogni frangente criteri puramente giornalistici: la notizia penso che debba sempre avere la meglio su tutto, senza pregiudizi, gabbie ideologiche, condizionamenti. Quando incontrai il cardinale Muller la prima volta gli ho esposto le mie condizioni. Sapevo che non erano facili. Il cardinale non avrebbe mai cambiato in corso d’opera una sola virgola sia nella stesura, sia nelle domande. Era un prendere o lasciare. Mi ha risposto sinteticamente, da buon tedesco: “Procediamo”. E così è stato. Abbiamo lavorato sodo, circa 75 ore di conversazione libere, serrate, interessantissime a volte ruvide e qualche volta non sono mancate le polemiche tra noi. Muller non si è mai sottratto. E’ un uomo di pensiero davvero libero interiormente che ha a cuore l’unità della Chiesa e la figura del Papa al quale è sinceramente leale. Non ci sono retroscena, non c’è complottismo, non c’è nient’altro. Tutto è filato liscio anche se il lavoro è stato immane, ho sacrificato tutte le mie ferie, il mio tempo libero per interi mesi, ho lavorato anche di notte. Ma ne è valsa la pena.

2) Sul libro si è scritto e discusso moltissimo, in tante lingue. Sostanzialmente la stampa ha interpretato molti passaggi del volume come un attacco a Papa Francesco. A suo avviso perché la stampa ha reagito in questo modo?
E’ assolutamente normale che in un testo anticipato alla stampa si vadano a prelevare le parti che fanno maggiore notizia. Mi sarei stupita del contrario. I contrasti, i giudizi critici o negativi, le riflessioni non positive: sono tutti elementi che offrono formidabili spunti per fare articoli ad effetto. E’ il giornalismo. Tuttavia dopo un primo impatto del genere, molto pirotecnico e teso a mettere in risalto i conflitti sotterranei di una Chiesa che in questi anni si è drammaticamente sfilacciata e indebolita, sono cominciate ad apparire ragionate riflessioni prospettiche. Recentemente chi ha centrato l’argomento di questo lavoro è stato il professor Gian Maria Vian, storico e accademico, conoscitore della Chiesa e già direttore dell’Osservatore Romano che con un approccio sistemico ha inquadrato perfettamente l’orizzonte ultimo: il futuro della Chiesa, il prossimo conclave (quando sarà e speriamo il più tardi possibile), gli interrogativi identitari che prenderanno spazio.

3) Il cardinale Müller conferma il suo spessore teologico nelle risposte a molte delle sue domande. Secondo Lei la dissidenza nei confronti del Papa è una questione solo teologica o ci sono anche altre criticità soprattutto di governance.
Se la Chiesa vuole riprendere il dialogo interno e il tradizionale processo di decision making utilizzato con successo persino durante il Concilio (che implica anche un confronto serrato per poi arrivare ad una sintesi capace di generare unità per una realtà tanto immensa e frastagliata), era necessario un punto di parresia. Una piattaforma. Una bussola. Il cardinale Muller parte da questa base con il desiderio di unità e non di disgregazione. L’ala dei conservatori, in questi ultimi anni è stata innegabilmente silenziata. In un organismo complesso e delicato come la Chiesa questo non poteva che alimentare spinte centrifughe, allontanamenti, criticità varie. Solo una figura autorevole e teologicamente attrezzata come Muller poteva farsi carico di questo tentativo.

4) Nel libro, a più riprese, il porporato tedesco, sotto la pressione delle sue domande parla di odierna “confusione dottrinaria”. Secondo Lei le riflessioni di G. Müller sono un aiuto per far chiarimento in questa confusione o invece potrebbe aumentarla?
E’ una domanda che in vari momenti dei nostri incontri ho fatto anche io al cardinale. Ritengo che sia un aiuto sincero e leale verso la Chiesa e Papa Francesco.

Papa: adoriamo Dio non “io”, male chi diffonde false notizie

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– CITTÀ DEL VATICANO, 06 GEN – “Come i Magi, prostriamoci, arrendiamoci a Dio nello stupore dell’adorazione.

Adoriamo Dio e non il nostro io; adoriamo Dio e non i falsi idoli che ci seducono col fascino del prestigio e del potere, con il fascino delle false notizie.

Adoriamo Dio per non inchinarci davanti alle cose che passano e alle logiche seducenti ma vuote del male”. Lo ha detto il Papa nell’omelia della messa per l’Epifania.
Papa Francesco ha chiesto anche di fare spazio nella vita a Dio che è l’amore vero “che non passa, che non tramonta, che non si spezza neanche dinanzi alle fragilità, ai fallimenti e ai tradimenti”. “Il cammino della fede inizia” quando “smettiamo di conservarci in uno spazio neutrale e decidiamo di abitare gli spazi scomodi della vita” fatti anche “di sofferenze che scavano nella carne”. “In questi momenti si levano dal nostro cuore quelle domande insopprimibili, che ci aprono alla ricerca di Dio” e tra queste: “Dov’è quell’amore che non passa, che non tramonta, che non si spezza neanche dinanzi alle fragilità, ai fallimenti e ai tradimenti?”. (ANSA).