L’evento. Papa Francesco incontra gli artisti nella Cappella Sistina

La Cappella Sistina

Venerdì prossimo l’udienza con duecento tra pittori, scultori, architetti, scrittori, musicisti, registi e attori da tutto il mondo. Da Anselm Kiefer a Ken Loach, da Ligabue a Alessandro Baricco.
Duecento tra i più importanti artisti da 30 paesi incontreranno papa Francesco nella Cappella Sistina. L’occasione venerdì mattina a 50 anni dall’inaugurazione della Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani.
L’udienza continua una tradizione avviata nel 1964, quando Paolo VI chiese di rinnovare l’amicizia tra la Chiesa e gli artisti. «La volontà del Santo Padre è quella di celebrare il lavoro e la vita degli artisti, evidenziando il loro contributo alla costruzione di un senso di umanità condivisa e alla promozione di valori comuni», si legge in una nota del dicastero per la Cultura e l’Educazione.
Impossibile elencare tutti, tra pittori, scultori, architetti, scrittori, musicisti, registi e attori: si va da Anselm Kiefer, Jean Nouvel, Anish Kapoor, Andres Serrano, Thomas Saraceno, Mario Botta, Rem Koolhaas, Joana Vasconcelos, Doris Salcedo a Ken Loach a Mario Ceroli, Giuseppe Penone, Fabrizio Plessi, Michele De Lucchi, Mimmo Paladino, Raul Gabriel, Nicola Samorì, Andrea Mastrovito, Stefano Arienti… e poi Caetano Veloso, Eric-Emmanuel Schmitt, Valerie Perrin, Amelie Nothomb, Colum McCann, Ferzan Ozpetek, Abel Ferrara, Jhumpa Lahiri, Javier Cercas Nicolò Ammaniti, Roberto Andò, Alessandro Baricco, Marco Bellocchio, Gianrico Carofiglio, Paolo Cognetti, Simone Cristicchi, Alessandro Zaccuri, Giuseppe Lupo, Luca Doninelli, Ludovico Einaudi, Giovanni Sollima, Mariangela Gualtieri, Alessandro Haber, Emilio Isgrò, Nicola Lagioia, Vivian Lamarque, Luciano Ligabue, Mario Martone, Arnoldo Mondadori, Michela Murgia, Mogol, Alice Rohrwacher, Sergio Rubini, Roberto Saviano, Igiaba Scego, Susanna Tamaro, Sandro Veronesi…

 

L’iniziativa conferma il ruolo del dicastero per la Cultura e l’Educazione come promotore delle relazioni tra la Santa Sede e il mondo della cultura, «privilegiando il dialogo come strumento indispensabile di vero incontro, di reciproca interazione e di arricchimento, affinché i cultori delle arti, della letteratura e della Cultura, in ogni sua forma, si sentano riconosciuti dalla Chiesa come persone al servizio di una sincera ricerca del vero, del bene e del bello».

Il prefetto del dicastero, cardinale José Tolentino de Mendonça, afferma che «abbiamo bisogno di rilanciare l’esperienza della Chiesa come amica degli artisti, interessati alle domande che la contemporaneità ci pone (tanto quelle attuali, pressanti di drammaticità, come quelle così visionarie che indicano nuovi futuri possibili) e disponibili a sviluppare un dialogo più ricco e una crescita della comprensione reciproca». L’evento è organizzato in collaborazione con il Governatorato vaticano, i Musei Vaticani e il dicastero per la Comunicazione.

avvenire.it

Caso Emanuela Orlandi: il fratello Pietro lascia il Vaticano dopo otto ore

 © ANSA

(ANSA) – CITTÀ DEL VATICANO, 12 APR – È durato più di otto ore il confronto tra il fratello di Emanuela Orlandi, Pietro, e il promotore di giustizia vaticano, Alessandro Diddi.

Varcata da poco la soglia della Città Leonina, Pietro, sentito come persona informata sui fatti nell’ambito della nuova inchiesta aperta dal Vaticano sulla scomparsa di Emanuela, ha riferito di aver fatto “anche nomi eccellenti” come quello del “cardinale Giovanni Battista Re” decano del Collegio cardinalizio.

“Sono sereno”, ha detto Pietro Orlandi all’uscita. “Abbiamo parlato di tante cose – ha riferito -, della famosa ‘trattativa Capaldo’, del trasferimento di Emanuela a Londra, di pedofilia, degli screenshot dei messaggi di cui siamo entrati in possesso” con l’avvocato della famiglia, Laura Sgrò. “Finalmente, dopo 40 anni – ha aggiunto -, ho potuto sfogarmi e ho trovato ampia disponibilità a fare chiarezza, a mettere un punto, qualunque sia la responsabilità. Mi hanno ascoltato e hanno accettato tutto quello che avevo da dire, sottolineando che auspicano la massima collaborazione con la Procura di Roma e le altre istituzioni italiane”.
“Sono state verbalizzate tutte le mie dichiarazioni. Ho fatto i nomi delle persone che secondo me dovrebbero interrogare – ha continuato Orlandi – anche di alti prelati come il cardinale Re che stava sempre a casa nostra e altri personaggi eccellenti. Da tre anni chiedevo di essere ascoltato. Questo è un momento importante perché a qualcosa deve portare, dopo le mie dichiarazioni ci devono essere delle risposte”.
“Il fatto stesso che il promotore abbia ricevuto da papa Francesco e dal Segretario di Stato il compito di fare chiarezza e non fare sconti a nessuno – ha concluso Pietro Orlandi – è significativo, se ci sono responsabilità, anche in alto, io non mi tiro indietro”. (ANSA).

 

La Radio Vaticana presenta la prima mondiale radiofonica di “7”

La cappella di Palazzo Pio, sede della Radio Vaticana

Meditazione su “Septem verba Christi in cruce” di Joseph Haydn per percussioni, baritono ed elettronica di Marcello Filotei, in collaborazione con la Cappella Musicale Pontificia Sistina e con l’esecuzione dell’ensemble Ars Ludi. Conferenza stampa di presentazione il 29 marzo, alle 12, nella Sala Marconi di Palazzo Pio. La prima in onda il 2 aprile alle 00.01
Vatican News

Riflettere sul presente con una visione originale innestata nella tradizione. Radio Vaticana presenta in prima mondiale radiofonica “7”, meditazione su Septem verba Christi in cruce di Joseph Haydn, per percussioni, elettronica e baritono, di Marcello Filotei, realizzata grazie alla collaborazione con la Cappella Musicale Pontificia Sistina e all’esecuzione dell’ensemble Ars Ludi, gruppo di percussionisti di fama internazionale, vincitore del Leone d’argento alla Biennale Musica di Venezia 2022.
Rileggere la realtà con speranza
“La Radio dei Papi parla in note fin dalla sua nascita, nel 1931 quando il padre della radiofonia, Guglielmo Marconi, accese, dopo averla costruita, la nostra emittente su commissione di Pio XI – sottolinea il responsabile della Radio Vaticana – Vatican News, Massimiliano Menichetti –. Oggi la nostra offerta musicale costituisce una delle dorsali (Insieme alla liturgia, alla diffusione delle parole del Papa, all’informazione, ai programmi di approfondimento, culturali e religiosi), del palinsesto giornaliero in lingua italiana e dei palinsesti delle 30 webradio in lingua. La nostra linea editoriale propone praticamente ogni genere musicale, privilegiando la musica classica e quella sacra. Appartiene alla nostra storia la registrazione e diffusione di concerti e per la Settimana Santa abbiamo affidato al Maestro Filotei, della redazione “Musicali”, un lavoro che a partire da Le sette ultime parole di Cristo sulla croce di Joseph Haydn puntasse a rileggere la realtà che ci circonda con speranza, ma senza nascondere le difficoltà e le tragedie che il mondo sta vivendo. È nato il brano intitolato “7”, scritto a numero in modo che tutti possano pronunciarlo nella propria lingua, proprio per ribadire lo spirito inclusivo della musica nella diversità, come spesso sottolinea Papa Francesco».

La prima il 2 aprile
“7”, registrato nella Sala Assunta in Vaticano, sarà trasmesso dai media vaticani in prima mondiale radiofonica il 2 aprile alle 00.01 ora di Roma (sulle 30 webradio del sistema informativo di Radio Vaticana – Vatican News, via Satellite; in DAB+ per l’Italia e la zona di Roma), prima di essere offerto al circuito Euroradio che lo diffonderà a partire da domenica 2 aprile, nell’ambito della Stagione dei concerti e in occasione del progetto Holy Week. Il 2 aprile alle 22 il canale italiano della

Radio Vaticana proporrà uno speciale dedicato a “7”. DaI 3 aprile l’esecuzione sarà disponibile in versione podcast sulla piattaforma Radio Vaticana – Vatican News. Il brano in versione video, realizzato in Aula Paolo VI per la particolare consonanza con la struttura architettonica, impreziosita dalla scultura di Pericle Fazzini “Resurrezione”, sarà disponibile da metà aprile.

Organico inusuale
Per la realizzazione di “7” è stato scelto un organico inusuale, prevedendo in partitura una ampia batteria di percussioni per ottenere particolari modalità di emissione del suono. La durata del brano è di circa 40 minuti. Grazie alla collaborazione con la Cappella Musicale Pontificia Sistina al progetto ha partecipato Patrizio La Placa, cantore del “Coro del Papa” che, rigorosamente in latino, ha intonato le parole tratte dai testi sacri sulle melodie composte dallo stesso Haydn. L’elettronica interviene in un solo momento proponendo in oltre 20 lingue la frase “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?”. Un’umanità dolente alla quale hanno dato voce alcuni giornalisti dell’emittente pontificia, che ogni giorno, verso ogni latitudine, diffondono la voce del Papa e intendono non solo informare, ma portare la speranza della fede in tutto il mondo e offrire una chiave interpretativa dei fatti alla luce del Vangelo.

Conferenza stampa di presentazione
Alla conferenza stampa interverranno: Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione; Massimiliano Menichetti, responsabile della Radio Vaticana – Vatican News; Marcos Pavan, Direttore dalla Cappella Musicale Pontificia Sistina; Marco Di Battista, ideatore e producer del progetto; il compositore Marcello Filotei; Ars Ludi (Gianluca Ruggeri, Antonio Caggiano, Rodolfo Rossi, Marco Di Gasbarro, Davide Fabrizio, Nathan Scibiwolk, Davide Soro); Patrizio La Placa, cantore della Cappella Musicale Pontificia Sistina.
vaticannews.va

Con il Sinodo il Papa vuole realizzare la Chiesa del concilio Vaticano II

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Il decimo anniversario di pontificato di Francesco si situa nel contesto del percorso sinodale che impegna tutta la Chiesa cattolica in preparazione alle due assemblee dei vescovi nell’ottobre 2023 e nell’ottobre 2024 in Vaticano. La sinodalità in ambito ecclesiale, e anche nelle cose del mondo, è per il cardinale Mario Grech ciò a cui converge l’intero magistero del Papa, al cui centro ci sono la comunione e la fratellanza universale. Ma, sottolinea il segretario generale del Sinodo, la sinodalità non è una novità, una dimensione che Francesco vuole aggiungere alla Chiesa, ma è tornare alle origini della Chiesa stessa, a come le comunità ecclesiali hanno vissuto nel primo millennio della sua storia.

Eminenza, 10 anni di pontificato fin qui, per Papa Francesco, 10 anni in cui sono successe tante cose, tante sono cambiate e le sfide si sono moltiplicate nella Chiesa e nel mondo. Quella del Papa è riconosciuta, da credenti e non credenti, come la voce o una delle voci più autorevoli a livello internazionale, anche se troppo poco ascoltata. Che cosa dei gesti e delle parole di Francesco lei desidera sottolineare in occasione di questo anniversario?

Una frase che mi ha colpito e che spesso mi fa riflettere è una frase tratta dall’enciclica  Fratelli tutti, dove il Santo Padre dice che oggi «nessuno si salva da solo» (n. 32). Questa affermazione non è valida unicamente nella Chiesa, ma va anche declinata nella vita quotidiana. Credo infatti che in un mondo frammentato, in un mondo di conflitti e di individualismo, il Santo Padre — ispirato naturalmente da Gesù e dal suo Vangelo — sta cercando di creare più comunione tra gli uomini e le donne del nostro tempo: e questo, lo ripeto, sia nel mondo secolare che nella Chiesa. Questa è la sfida, certo non molto facile, che ha impegnato il Papa in questi anni. Papa Francesco sta sostenendo la Chiesa nel fare dei passi, piccoli passi, in questa direzione proprio per aiutare tanto la comunità ecclesiale che la comunità internazionale a mettersi insieme per poter poi affrontare le sfide dell’umanità di oggi.

A proposito di sfide: i poveri, i migranti, le ingiustizie dell’attuale sistema economico, le disuguaglianze, la cura del creato, la pace, sono solo alcuni degli aspetti ricorrenti del pontificato di Papa Francesco che delineano una Chiesa che ha molto da dire al mondo e che vuole essere efficace per realizzare, come lei diceva, un’umanità più fraterna. E lo vediamo in particolare nelle due encicliche, « Laudato si’» e «Fratelli tutti»…

Quello che lei sta sottolineando conferma quanto il Santo Padre è deciso a camminare con la gente. Papa Francesco ci invita continuamente a riflettere sulla sinodalità. Ma la sinodalità non è una sfida solo per la Chiesa, ma lo è anche per l’intera umanità. Con questo voglio dire che il Santo Padre ci invita a camminare insieme e ad ascoltare tutti, nessuno escluso, comprese le persone che sono in queste difficoltà. Forse possiamo dire anche che il Santo Padre sta dando una voce a chi è povero, a chi sta soffrendo l’ingiustizia, a chi si sente emarginato. Un’altra frase che mi viene in mente è, in realtà, l’insegnamento di Papa Francesco quando parla della periferia. Lei stessa, nella sua domanda, ha sottolineato casi periferici, no? Papa Francesco ricorda spesso che i cambiamenti nella storia non sono partiti dal centro ma dalla periferia perché chi sta nella periferia può vedere la realtà in modo molto più oggettivo di quelli che stanno al centro. Con questa affermazione il Papa riconosce di fatto la dignità e il valore di ogni persona e in modo particolare di quelle “categorie” di persone che lei ha sottolineato. Qui, inoltre, credo che Francesco sta mandando un messaggio anche a quelli che detengono il potere nel mondo — stavo per dire che hanno anche la chiamata a servire l’uomo nella politica —. Con i suoi interventi, con le sue scelte, con le sue azioni il Papa sta dicendo: mettete al centro anche queste persone perché nessuno va dimenticato, in modo particolare quelle che stanno soffrendo. Di fronte a questa sfida il Santo Padre ci sta dicendo di non dimenticare nessuno, perché tutti, anche i più piccoli, hanno qualcosa da contribuire per il bene del mondo.

Abbiamo guardato fuori, guardando ora dentro la Chiesa, anche qui i richiami alla conversione e al cambiamento sono forti, contro il maschilismo e il clericalismo, contro gli abusi, contro la tentazione del potere e della mondanità, per l’unità nella diversità, per un ritorno ad vita più coerente con il Vangelo…

Questa è la conversione massima, che il Santo Padre declina in varie categorie: conversione spirituale, conversione ecologica, conversione pastorale, conversione sinodale. Il cristiano è in questa dinamica di conversione e guai se noi non ci ricordiamo che stiamo in questo processo di conversione. E il Santo Padre, com’è suo dovere, cerca di ricordarci di questa chiamata che noi abbiamo, perché se noi non entriamo in questo processo di conversione, non possiamo fare un passo in avanti nella nostra chiamata anche alla santità e la conversione alla santità coinvolge tutti gli aspetti della vita ecclesiale e della vita umana.

Cardinale Grech, lei è il segretario generale del Sinodo che ha per tema la sinodalità. Secondo lei l’idea di una Chiesa in cui si vive lo stile sinodale è una “novità” o è qualcosa di maturato da tempo in Papa Francesco? E che impressione ha lei del percorso sinodale intrapreso dalla Chiesa al punto in cui siamo arrivati?

Mi trovavo all’assemblea sinodale continentale per le Chiese orientali e, un giorno, un vescovo mi ha detto: «Questo percorso sinodale è un percorso penitenziale». Per dire la verità queste parole mi hanno un po’ colpito. Perché penitenziale? E lui ha risposto: «Perché la sinodalità è un gioiello che la Chiesa aveva nel primo millennio, ma noi l’abbiamo perso, l’abbiamo trascurato». Allora è un percorso penitenziale perché è anche un chiedere perdono al Signore per il fatto che abbiamo trascurato, abbiamo dimenticato questa dimensione sinodale della Chiesa che non è una dimensione nuova che Papa Francesco vuole aggiungere alla Chiesa, ma fa parte della sua natura. Quello che sta facendo Papa Francesco è di aiutarci a riscoprire la bellezza della Chiesa popolo di Dio. E questo è il discorso del concilio Vaticano ii. Allora se noi oggi, dietro l’invito del Santo Padre, stiamo riflettendo — e mi auguro che prenderemo anche delle decisioni — per rendere la Chiesa più sinodale, è perché il Santo Padre vuol tradurre nella vita quotidiana l’insegnamento del concilio Vaticano ii, in modo particolare l’insegnamento sulla Chiesa, l’ecclesiologia del Vaticano ii.

Poi lei mi chiede anche come sta andando questo processo. Noi in questa fase stiamo concludendo la seconda tappa del processo, cioè gli incontri continentali. Io ho partecipato a quattro su sette di queste assemblee e devo confessare che ogni volta siamo rimasti sorpresi dall’entusiasmo che abbiamo trovato. C’è entusiasmo da parte di tutti: c’erano vescovi, c’erano sacerdoti, persone consacrate e laici. E sì, posso dire che è un’esperienza indescrivibile vedere con quale passione il popolo di Dio parla di Gesù, del Vangelo, della Chiesa e della presenza della Chiesa nel mondo. Purtroppo questo non fa notizia, ma è la realtà. Non sto dicendo che tutti sono convinti, che non ci sono difficoltà, che non ci sono dubbi, ma questo è un processo: è un processo che è iniziato! Il Santo Padre ce lo ricorda spesso: il Sinodo non è un evento, ma un processo. Così possiamo aspettarci che col tempo la grazia del Signore realizzi meraviglie.

A quali assemblee continentali ha partecipato in presenza?

Sono stato a Praga, quindi ho seguito quella europea. Poi sono andato a Beirut per l’assemblea delle Chiese orientali, a Bangkok per l’incontro dell’Asia e infine ad Addis Abeba per l’assemblea sinodale del continente africano.

Dunque ha toccato con mano contesti diversissimi…

È giusto che ci sia questa diversità ma c’è anche una unità; c’è la comunione perché il fondamento è uguale per tutte le assemblee, naturalmente con sfumature che riflettono anche la storia, la cultura, l’esperienza ecclesiale, spirituale e pastorale di ciascun continente. L’importante è che la Chiesa sia sempre inserita nel contesto locale — certo diversi — ma è lì che la Chiesa deve imparare a camminare insieme con il popolo e trovare anche le risposte per le domande che la gente in quel continente si sta ponendo.

Di recente Papa Francesco all’udienza generale ha tenuto un ciclo di catechesi sul tema del discernimento che è un elemento essenziale dello stile sinodale. Può dirci qualcosa delle speranze e delle attese del Papa in merito a questo evento nella vita della Chiesa, che può davvero trasformarla e darle un nuovo slancio?

Direi che il tema del Sinodo per una Chiesa sinodale ha al centro la comunione, la partecipazione e la missione. Se questi concetti sono ben capiti, dicono tutto. Il Santo Padre vuole una Chiesa sinodale dove c’è comunione, quindi dove nessuno si sente escluso; dove c’è partecipazione per tutti, rispettando i carismi e i ministeri; e poi per una missione, perché tutto questo non è un discorso autoreferenziale, cioè non è introspezione, ma stiamo riflettendo sulla Chiesa per poter anche comunicare il Vangelo oggi, per aiutare l’incontro tra il Signore risorto e l’uomo di oggi. Ed è fondamentale il discernimento: nel suo insegnamento in questi dieci anni il Santo Padre ci ha insegnato cos’è il Sinodo e cosa è una Chiesa sinodale, ossia una Chiesa dove il protagonista è lo Spirito Santo. Un’assemblea sinodale, una Chiesa sinodale che non crea spazio allo Spirito, non è la Chiesa di Gesù e non saremo in grado di fare dei passi in avanti; anzi sarebbe autodistruttivo, mentre se noi ci apriamo allo Spirito, allora sì, qui c’è il futuro. Ma per saper leggere la presenza dello Spirito Santo, per saper declinare la volontà di Dio, serve il discernimento, invocando lo Spirito Santo, proprio per assicurarci che i passi che noi facciamo nell’approfondire la volontà del Signore saranno fatti nella direzione corretta.

di ADRIANA MASOTTI Osservatore Romano