Preghiera di unità…

LODE AL DIO CREATORE…

Quando la foschia si leva sul mare,

quando le onde ricoprono la riva,
quando la tempesta sconvolge la spiaggia:
Io credo in Dio che canta e fa cantare la vita.

Quando il sole risveglia il giorno dal suo sonno,
quando la strada si perde nei suoi tornanti,
quando i campi odorano di fieno,
Io credo in Dio che canta e fa cantare la vita.

Quando le stelle scintillano nel firmamento,
quando le strade si addormentano senza rumore,
quando la notte è nel buio più totale.
Io credo in Dio che canta e fa cantare la vita.

Il Signore è qui, il Signore è là, il Signore è dovunque.
Il Signore è lassù, il Signore è quaggiù,
il Signore è sul sentiero sul quale io cammino.
Io credo in Dio che canta e fa cantare la vita.

Culto ecumenico a Bastia

Il Papa ai vespri: unità dei cristiani frutto della Grazia, apriamo i cuori

Un fermo immagine della cerimonia in San Paolo fuori le mura

Un fermo immagine della cerimonia in San Paolo fuori le mura

Papa Francesco ha presieduto i vespri nel primo giorno della 52ma settimana per l’Unità dei cristiani. La preghiera nella Basilica di San Paolo fuori le Mura a Roma. Il tema di quest’anno è dato un versetto del Deuteronomio, «Cercate di essere veramente giusti».

Il video della celebrazione dei Vespri:

Video

“L’unità dei cristiani è frutto della grazia di Dio e noi dobbiamo disporci ad accoglierla con cuore generoso e disponibile – Con queste parole Papa Francesco ha introdotto i Vespri – I cristiani dell’Indonesia, riflettendo sulla scelta del tema per la presente Settimana di Preghiera, hanno deciso di ispirarsi a queste parole del Deuteronomio: ‘La giustizia e solo la giustizia seguirai’ (16,20). In essi è viva la preoccupazione che la crescita economica del loro Paese, animata dalla logica della concorrenza, lasci molti nella povertà concedendo solo a pochi di arricchirsi grandemente. È a repentaglio l’armonia di una società in cui persone di diverse etnie, lingue e religioni vivono insieme, condividendo un senso di responsabilità reciproca”.

Ma ciò “non vale solo per l’Indonesia: questa situazione si riscontra nel resto del mondo. Quando la società non ha più come fondamento il principio della solidarietà e del bene comune, assistiamo allo scandalo di persone che vivono nell’estrema miseria accanto a grattacieli, alberghi imponenti e lussuosi centri commerciali, simboli di strepitosa ricchezza. Ci siamo scordati della saggezza della legge mosaica, secondo la quale, se la ricchezza non è condivisa, la società si divide”. “Dobbiamo infatti sforzarci di edificare coloro che sono deboli”, ha ribadito Francesco: “La solidarietà e la responsabilità comune devono essere le leggi che reggono la famiglia cristiana”.

“Anche tra i cristiani – ha proseguito Bergoglio – c’è il rischio che prevalga la logica conosciuta dagli israeliti nei tempi antichi e da tanti popoli sviluppati al giorno d’oggi, ovvero che, nel tentativo di accumulare ricchezze, ci dimentichiamo dei deboli e dei bisognosi. È facile scordare l’uguaglianza fondamentale che esiste tra noi: che all’origine eravamo tutti schiavi del peccato e che il Signore ci ha salvati nel Battesimo, chiamandoci suoi figli. È facile pensare che la grazia spirituale donataci sia nostra proprietà, qualcosa che ci spetta e che ci appartiene”.

“È possibile, inoltre, che i doni ricevuti da Dio ci rendano ciechi ai doni dispensati ad altri cristiani. È un grave peccato sminuire o disprezzare i doni che il Signore ha concesso ad altri fratelli, credendo che costoro siano in qualche modo meno privilegiati di Dio”. Per il Papa, “per compiere i primi passi verso quella terra promessa che è la nostra unità, dobbiamo anzitutto riconoscere con umiltà che le benedizioni ricevute non sono nostre di diritto ma sono nostre per dono, e che ci sono state date perché le condividiamo con gli altri. In secondo luogo, dobbiamo riconoscere il valore della grazia concessa ad altre comunità cristiane. Di conseguenza, sarà nostro desiderio partecipare ai doni altrui”.

Avvenire

La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani si apre il 18 con i Vespri di Papa Francesco. Il 22 Veglia Ecumenica diocesana

Italia

Vicariato di Roma

L’ottavario prenderà il via con i vespri presieduti dal Santo Padre alle 17.30 nella basilica di San Paolo fuori le Mura. A livello diocesano, tra i tanti appuntamenti organizzati dalle varie realtà ecclesiali, centrale sarà la Veglia ecumenica insieme ai rappresentanti delle comunità ecclesiali non cattoliche presenti nella Capitale, che sarà presieduta dal vescovo ausiliare GIANPIERO PALMIERI nella parrocchia di San Felice da Cantalice, a Centocelle, alle ore 19.
Sarà il versetto del Deuteronomio “Cercate di essere veramente giusti” (Dt 16, 18-20) a fare da filo conduttore alla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2019, che si terrà dal 18 al 25 gennaio.

Settimana di preghiera per l’unità cristiani 18–25 gennaio 2019 a Reggio Emilia

Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla – Commissione per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso

Settimana
di preghiera
per l’unità cristiani
18–25 gennaio 2019

“Cercate di essere veramente giusti” (Dt 16,18)

Giovedı̀ 17 gennaio 2019 ore 20.30 (Parr. Buon Pastore RE)
Giornata del dialogo cristiano ebraico
“Il Libro di Ester” introdotto da don Filippo Mainini
Musiche e danze ebraiche proposte da Paolo Versari

Sabato 19 gennaio ore 19.00 (chiesa del Cristo a RE)
Celebrazione dei VESPRI ortodossi
presieduta da P. Mihail Ciocirlan

Domenica 20 gennaio ore 16.30 (cripta Cattedrale a RE)
Celebrazione ecumenica del VESPRO
Partecipano:
don Giovanni Rossi, vicario Episcopale
P. Mykhaylo Khromyanchuk, della comunità greco-cattolica
P. Mihail Ciocirlan della comunità cristiana ortodossa rumena
P. Armya della comunità copta egiziana
P. Yuriy Dmytro della comunità ortodossa di san Zenone

LA SETTIMANA PER L’UNITA’ «Divisioni tra cristiani: colpa grave della Chiesa»

La Chiesa “è sempre bisognosa di purificazione”, e “una delle colpe più gravi che deturpano il volto della Chiesa è quella contro la sua unità visibile, in particolare le storiche divisioni che hanno separato i cristiani e che non sono state ancora del tutto superate”. È quanto ha affermato ieri Benedetto XVI, all’Angelus in Piazza San Pietro, ricordando che “proprio in questi giorni, dal 18 al 25 gennaio, si svolge l’annuale Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, un momento sempre gradito ai credenti e alle comunità – ha detto -, che risveglia in tutti il desiderio e l’impegno spirituale per la piena comunione”.

In tal senso, il Papa ha definito “molto significativa” la veglia da lui celebrata circa un mese fa, “in questa Piazza, con migliaia di giovani di tutta Europa e con la comunità ecumenica di Taizè: un momento di grazia in cui abbiamo sperimentato la bellezza di formare una cosa sola in Cristo”.

“Incoraggio tutti a pregare insieme – ha proseguito – affinchè possiamo realizzare ‘Quello che esige il Signore da noì, come dice quest’anno il tema della Settimana; un tema proposto da alcune comunità cristiane dell’India, che invitano a camminare con decisione verso l’unità visibile tra tutti i cristiani e a superare, come fratelli in Cristo, ogni tipo di ingiusta discriminazione”.

Il Pontefice ha anche ricordato che venerdì prossimo, al termine di queste giornate di preghiera, presiederà i Vespri nella Basilica di San Paolo fuori le mura, alla presenza dei rappresentanti delle altre Chiese e comunità ecclesiali.

Il Papa ha fatto anche sentire la sua voce perché nel mondo “cessino le stragi di civili inermi” e perchè, attraverso la via del negoziato, “abbia fine ogni violenza”.  L’appello di Benedetto XVI, pronunciato all’Angelus, non ha fatto riferimento particolare ed esplicito a nessuno dei conflitti in corso, ma non è difficile vedere nelle accorate parole del Pontefice l’angoscia crescente per la sanguinosa guerra civile in Siria, come pure per le nuove aree di scontro in Africa – vedi l’intervento francese in Mali – o anche per la recente strage di ostaggi nel blitz in Algeria. Il Papa, parlando ai fedeli in una Piazza San Pietro bagnata dalla pioggia, è tornato “ancora una volta” a pregare “per la pace”, perché – ha affermato – “nei diversi conflitti purtroppo in atto, cessino le stragi di civili inermi, abbia fine ogni violenza, e si trovi il coraggio del dialogo e del negoziato”.

avvenire.it