Il caso. Così la Nasa studierà gli Ufo. Pardon, gli Uap

Lo studio scientifico, senza precedenti, sugli Uap (“Unidentified Aerial Phenomena”) ossia “fenomeni aerei non identificati” durera nove mesi

Alieni o solo fenomeni in attesa di spiegazione?

Alieni o solo fenomeni in attesa di spiegazione? – Pixabay

Da Avvenire

Il problema dei fenomeni che di tanto in tanto appaiono nei cieli della Terra e che apparentemente sembrano inspiegabili sta interessando sempre più anche la comunità scientifica. Se fino a qualche anno fa, quando si annunciava l’osservazione di un UFO (sigla inglese per “oggetti volanti non identificati”), la scienza rispondeva dicendo che poteva essere un abbaglio, oppure una notizia inventata o al più un fenomeno non capito da chi lo osservava, ma che aveva una banale spiegazione scientifica, ora si sta ponendo il problema con occhi diversi: vuol capire cosa c’è realmente dietro quei fenomeni. Fenomeni e non necessariamente oggetti alieni.

L’interesse è così elevato che è scesa in campo anche la Nasa con una propria indagine. E l’Ente spaziale americano ha deciso di impegnarsi seriamente in questa indagine. Ha annunciato infatti, che darà il via a uno studio scientifico senza precedenti sugli Uap (la nuova sigla che sta per “Unidentified Aerial Phenomena” ossia “fenomeni aerei non identificati” e che sostituisce Ufo) che avrà una durata di almeno nove mesi. Gli obiettivi principali, hanno detto i funzionari dell’ente spaziale, sono quelli di identificare quel che sembrano fenomeni inspiegabili, definire quali saranno i modi migliori per raccogliere osservazioni in futuro e capire come l’Agenzia possa utilizzare tali dati per migliorare la nostra comprensione dei cieli. Lo studio avrà come responsabile l’astrofisico David Spergel, Presidente della Simons Foundation di New York City.

Lo studio costerà circa 100mila dollari. «Stiamo lavorando a pieno regime. E questo è davvero importante perché stiamo attribuendo al Progetto un’alta priorità» ha detto Daniel Evans, vice amministratore per la Ricerca presso la Science Mission Directorate della Nasa. Il gruppo di lavoro sarà composto da circa 17 persone scelte tra i principali scienziati a livello mondiale: professionisti nell’analisi di dati, professionisti dell’intelligenza artificiale, esperti di sicurezza aerospaziale ed esperti di altre discipline scientifiche e tutti avranno un incarico specifico che avrà come obiettivo unico l’analisi dei dati degli Uap che verranno raccolti.

Le ricerche dovrebbero iniziare entro ottobre e l’indagine è molto attesa, soprattutto da parte della irriducibile comunità che crede che gli Ufo siano di origine extraterrestre. «Lo studio percorrerà una strada rigorosamente scientifica e non c’è dubbio che la Nasa si trova davvero in una posizione unica per affrontare il problema degli Uap, perché sappiamo come utilizzare gli strumenti scientifici per discernere cosa può esserci la fuori, nei cieli – ha detto Evans – E ad essere sinceri, nessun’altra agenzia è considerata dalla gente tanto affidabile quanto la nostra». Va detto che quello della Nasa non è l’unico programma scientifico nato in questi anni.

Proprio in questi giorni sono state tirate le fila del primo anno di lavoro del Progetto Galileo alla cui testa vi è l’astrofisico di Harvard Avi Loeb, che tra l’altro si propone di cercare anche eventuali indizi lasciati da civiltà aliene nel nostro passato. Un lavoro che ha ricevuto oltre un milione e 700mila dollari di donazioni per la sua realizzazione. Ma a onor del vero a un anno da inizio lavori non si sono scoperte tracce di alcun tipo.

Il teologo sale sul disco volante. Un saggio analizza l’interesse del pensiero religioso per la vita extraterrestre

Kreiner Armin – Gesù, gli ufo e gli alieni. L’intelligenza extraterrestre…

Gesù, gli ufo e gli alieni. L'intelligenza extraterrestre come sfida alla fede cristiana Titolo Gesù, gli ufo e gli alieni. L’intelligenza extraterrestre come sfida alla fede cristiana
Autore Kreiner Armin
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Andrea Aguti
L’interrogativo se l’umanità sia o meno l’unica forma di vita intelligente nell’universo rappresenta una costante del pensiero umano. Nell’antichità la tesi di una pluralità di mondi è stata sostenuta da Epicuro e recisamente negata da Aristotele. In epoca moderna essa è stata affermata tanto da pensatori cristiani (Cusano) quanto da critici del cristianesimo (Bruno) in base ad argomenti non troppo dissimili, ma anche negata da molti altri. Dalla fine del XVIII secolo in poi hanno fatto la loro comparsa autori che riferiscono di incontri con forme di vita aliena intelligente, talora assimilate a esistenze angeliche o demoniche, mentre a partire dalla seconda metà del Novecento, con l’avvio dell’era dell’astronautica, si sono moltiplicate le testimonianze di avvistamenti di Ufo e i racconti, conditi con dettagli più o meno fantasiosi, di contatti con Et.La presa di possesso da parte della fiction cinematografica di questo tema nell’ultimo cinquantennio ha contribuito moltissimo a renderlo di dominio comune, ma nella maggior parte dei casi ha finito per dare di esso un’immagine caricaturale e quindi per privarlo di una serietà scientifica, eppure non sono pochi gli scienziati che continuano a interrogarsi su questa ipotesi. È il caso del fisico matematico Paul Davies che negli anni Novanta, in un noto libro intitolato <+corsivo>Siamo soli?<+tondo>, rifletteva sulle probabilità dell’esistenza di intelligenza extraterrestri prevalentemente a partire dai dati della esobiologia (cioè della scienza che valuta la possibilità di formazione della vita in pianeti diversi dalla Terra) e sulla base di essi legittimava la continuazione del progetto Seti, ovvero del sistema di ricezione di eventuali messaggi radio provenienti dall’universo avviatosi negli Stati Uniti a partire dagli anni Settanta.Il tema è stato preso in considerazione ripetutamente anche da parte della teologia cristiana, sebbene, fino ad oggi, in modo piuttosto occasionale. Alcuni teologi del Novecento (fra loro Teilhard de Chardin, Paul Tillich, Karl Rahner) ne hanno avvertito la portata, ma l’atteggiamento teologico prevalente, a parte alcune eccezioni, continua ad oscillare fra un malcelato scetticismo, non scevro da un certo sarcasmo, e una tattica attendista che aspetta effettive evidenze dell’esistenza di intelligenze extraterrestri per dare una risposta plausibile ai problemi che esso porrebbe. Fra questi il più scottante è quello che riguarda il significato dell’incarnazione di Gesù Cristo per eventuali specie viventi non umane e quello della sua singolarità o meno.

<+cap3>I<+tondo>l recente libro di Armin Kreiner Gesù, gli Ufo e gli alieni. L’intelligenza extraterrestre come sfida alla teologia cristiana (scheda online su ibs>>>) (Queriniana, pagine 280, euro 22,50) rappresenta una prima elaborazione sistematica di questo tema dal punto di vista della teologia fondamentale. L’autore, docente nella Facoltà di teologia cattolica di Monaco di Baviera, affronta con chiarezza e rigore il problema della compatibilità o meno della teologia cristiana con l’esistenza di esseri intelligenti non umani e probabilmente dotati di una loro religiosità. Il merito del testo, nella sua prima parte, è di ricostruire i diversi livelli dell’interrogazione umana circa l’esistenza di intelligenze extraterrestri, un’interrogazione intellettualmente affascinante e teoreticamente consistente a prescindere dalla problematicità delle testimonianze che concernono presunti contatti con alieni. Anche Kreiner, come gli altri autori sopra menzionati, ritiene che esista una buona probabilità dell’esistenza di intelligenze extraterrestri e di conseguenza sia legittimo da parte della teologia cristiana interrogarsi sul problema che tale esistenza pone, sebbene quest’ultima sia ritenuta meramente possibile.Nella seconda parte del testo Kreiner prende in considerazione la principale obiezione che l’esistenza di esseri intelligenti verrebbe a porre alla teologia cristiana, quella circa la singolarità dell’incarnazione di Dio in Gesù Cristo. L’opera di Thomas Paine <+corsivo>L’età della ragione <+tondo>(1776) è l’antesignana di questa tendenza che vede un’incompatibilità dell’esistenza degli extraterrestri non con il teismo in generale, cioè con la rappresentazione di un Dio personale e creatore dell’universo, ma appunto con la comprensione cristiana di Dio, cioè con quella comprensione di Dio che lo vede incarnarsi, una volta per tutte, nella figura storica di Gesù di Nazaret per redimere non soltanto l’umanità, ma il cosmo intero riconciliandolo con se stesso.
Al fondo di questo problema sta la formulazione di un’alternativa: o si ammette l’esistenza di intelligenze extraterrestri, e allora sembra perdersi il significato cosmico dell’evento singolare di Cristo, oppure non la si ammette, e allora quest’ultimo può essere mantenuto. Kreiner tenta di superare questa rigida alternativa concependo il problema posto dall’esistenza di extraterrestri intelligenti e della loro probabile religione alla stregua di quello che impegna la teologia cristiana con le religioni non cristiane. In particolare, la proposta di Kreiner passa per un ripensamento del concetto teologico di “incarnazione” e in particolare della tesi anselmiana della necessità dell’incarnazione di Dio in Gesù Cristo a motivo del peccato umano.
Seguendo l’indirizzo di altri teologi medievali come san Bonaventura e Duns Scoto, egli propone di concepire l’incarnazione come il compimento del rapporto tra Dio e il mondo, dunque come un evento non collegato alla contingenza del peccato umano, ma al disegno complessivo di Dio sulla sua creazione. Ammesso questo, diviene plausibile pensare che un’incarnazione, ovvero una manifestazione di sé, come quella avvenuta in Gesù Cristo, sia realizzata da Dio anche in altri luoghi rispetto alla Terra, soltanto in forme diverse. In modo simile a quanto sostenuto dalla posizione pluralistica all’interno dell’attuale teologia della religioni, la singolarità dell’evento di Cristo non entrerebbe in contrasto, così, con la manifestazione di Dio in altre religioni, ma rappresenterebbe una delle forme di tale manifestazione cosmica di Dio.
Si tratta di una tesi che naturalmente è discutibile sotto diversi profili, ma che rappresenta un risposta non banale o elusiva ad un problema tanto affascinante intellettualmente quanto potenzialmente dirompente per la teologia cristiana.
Andrea Aguti – avvenire.it