Gmg2016 Suor Cristina alla Veglia con il Papa: «Annuncio Gesù con la musica»

«Sono alla mia prima Gmg», dice suor Cristiana Scuccia, siciliana, 28 anni, della Congregazione delle orsoline della Sacra Famiglia, diventata famosa come cantante rock e blues per la vittoria al talent how di Rai 2, The voice of Italy edizione 2014.

Sabato sera suor Cristina ha cantato a Cracovia nella Veglia guidata da papa Francesco. «Sono qui con gli occhi stupiti – aggiunge – guardo i giovani che camminano tutto il giorno sotto il sole e la pioggia, che pregano, urlano, cantano, dicono “Viva Cristo!” e inneggiano alla loro nazione. È uno spettacolo indescrivibile, paragonabile solo all’emozione vissuta quando ho incontrato papa Francesco. Un evento davvero indimenticabile».

Suor Cristina, che effetto le fa essere qui, in mezzo a tutta questa gioventù?
È bello vedere centinaia di migliaia di giovani che credono in Gesù. Ci sono famiglie con i bambini piccoli. Si tratta di un’esperienza che offre la possibilità di conoscere realtà nuove. I ragazzi si incontrano e si abbracciano come se si fossero sempre conosciuti. Si vive qui come se si facesse parte di un’unica famiglia.

Papa Francesco li ha convocati e loro hanno risposto. Che linguaggio bisogna utilizzare con le nuove generazioni?
Occorre entrare in sintonia con loro, nel loro mondo, fatto anche di tecnologia e musica. Vedo che già la Chiesa lo fa con i propri mass media e non solo. Ci dobbiamo avvicinare manifestando il volto di Gesù, anche dal palcoscenico. Noi siamo solo strumenti. Dobbiamo cercare di capire le esigenze dei giovani.

Come si possono conciliare fede e musica? La fede ha bisogno dell’arte. L’arte tocca il cuore e può mostrare l’aspetto più bello della fede. Non c’è arte senza amore.

Palco e vita consacrata come possono stare insieme?
Per me la musica è un mezzo per annunciare. È la mia risposta alle domande dei giovani. Mi sento addosso una grande responsabilità. Ma come dice papa Francesco, non bi- sogna avere paura. Si deve uscire. La vita religiosa non è cupa. Nella missione di ogni cristiano c’è l’obiettivo di salvare almeno un’anima. Anch’io me lo do: almeno un’anima.

Con la vita da cantante, non corre il rischio di sdoppiarsi?
No, assolutamente. La mia vita si trasforma e diventa annuncio. Trasmetto la bellezza dell’incontro con Cristo. Cerco sempre di mettere ordine nella mia vita, dando priorità alla vita consacrata. Inoltre, non mi manca mai l’appoggio della mia comunità e delle persone che mi stanno vicino.

Come si difende dalle luci della ribalta?
Con la preghiera. Chi segue Gesù non deve temere nulla. Solo il Signore può fare cose così grandi. Mi emoziono ancora oggi, sempre. È una missione, che assume la forma particolare della musica.

Mi scusi, suor Cristina, ma come la mettiamo con i soldi dei diritti?
Se ci sono guadagni, li dirottiamo in progetti di solidarietà. Non sono comunque io a gestire i fondi della nostra comunità, le orsoline della Sacra Famiglia. Per questo c’è una suora delegata. In Brasile abbiamo progetti sociali ed educativi per i bambini. Poi seguiamo anche attività in Italia, perché anche qui ci sono povertà. Niente è nostro, a partire dalla vita.

Mi dia una sua suggestione dalla Gmg.
Mi sto emozionando. Mentre ne parlo ora con lei mi viene la pelle d’oca. Sono la prima a mettermi in cammino. Ho in mente solo un pensiero: grazie Signore per questa meraviglia che è la Gmg.

In bocca al lupo, allora.
Diciamo: in braccio a Gesù.

avvenire

Musical Torna suor Cristina, un “ciclone” sul palcoscenico

Per capire di che pasta è fatta suor Cristina Scuccia basta guardarla mentre prega prima del desinare (coinvolgendo i presenti): sbatte ritmicamente i palmi delle mani sulla tavola cantando un Alleluja rock in stile Pink Floyd per concludere a braccia aperte guardando verso il cielo e ringraziando Dio per il cibo che le ha donato. Lo fa con i ragazzi del catechismo della parrocchia di San Leone Magno, in piazza Udine a Milano, dove presta servizio con altre due consorelle dell’ordine delle Orsoline della Sacra Famiglia.

E lo propone anche alla compagnia di artisti con la quale è impegnata nella sua “seconda attività”, cominciata dopo la vittoria a The Voice of Italy 2, nel 2014. Ventisette anni, minuta, occhialuta, sempre composta, e una voce esile che mai si scoprirebbe così potente ed estesa a sentirla nelle normali conversazioni. Timida ma al tempo stesso determinata, la suorina dal sorriso radioso e fanciullesco, si trasforma in un ciclone quando sale sulle tavole che presto tornerà a calcare cantando e ballando nel musical Sister act, nell’allestimento di Viola Produzioni, regia di Saverio Marconi e musiche di Alan Menken, spettacolo che troveremo all’Arcimboldi di Milano dal 17 al 27 novembre prossimi, primo appuntamento della tournée della stagione 2016-2017. Sarà di nuovo a fianco di Belia Martìn (Deloirs Van Cartier), Francesca Taverni (la madre superiora) e Pino Strabioli (monsignor O’Hara), nel ruolo di suor Maria Roberta.

Non si sa ancora, però, se i vertici dell’ordine religioso a cui appartiene le daranno il permesso di seguire il resto del cast anche in giro per l’Italia o si dovrà fermare a Milano (diciotto le tappe, da Udine a Catania, fino al 26 marzo, con il ritorno a Roma). «Ma non dovete vedermi come un personaggio – ripete – perché io esco dal convento solo per annunciare Gesù: e ringrazio la Provvidenza che mi ha affidato questa missione, mi sento fragile, però lassù Qualcuno mi dà la forza di rappresentare con responsabilità la Chiesa in quello che faccio». Mentre suor Cristina parla, suor Agata, la sua vera superiora, che la accompagna sempre nelle occasioni, per così dire, “mondane”, la guarda con occhi materni e annuisce con discrezione, sorridendo. «Ho sempre sognato di fare l’artista e quando è arrivata la vocazione il Signore mi ha fatto capire di aver riservato per me un percorso speciale».

Tant’è che l’impegno come cantante non esclude mai quello con la preghiera, l’oratorio e le faccende (anche dure) da svolgere al pensionato universitario femminile dove opera. E a chi vanno i soldi che guadagna in teatro e con le comparsate in tv? «Non tengo nulla per me, li consegno alla congregazione che li utilizza per sostenere progetti in Brasile e in altre parti del mondo a favore di bambini e adolescenti: a me, facendo spettacolo, interessa soprattutto incontrare quelle persone che altrimenti, dentro il convento, non potrei mai avvicinare: vorrei essere quello che Papa Francesco chiede ai suoi pastori, in mezzo alla gente per evangelizzare, ma senza imporre mai nulla a nessuno».

Una persona vera, suor Cristina, che crede in quello che fa. Lo riconoscono anche i suoi “colleghi”: «Ho imparato molto da questa donna che non ha il “superego” tipico degli artisti » commenta Francesca Taverni. «Mi diverto a stare con lei sul palcoscenico, anche se seguiamo… riti diversi » commenta Strabioli. Il musical è un’arte difficile, però… «A me piace l’imprevisto anche sul palco: così devo cercare la verità nella realtà che sto vivendo….» risponde. «Le altre religiose? Mi sostengono come una figlia e non solo le consorelle ma anche le benedettine, che sono claustrali: mi mandano un sacco di messaggi per incoraggiarmi ad andare avanti per la gloria di Dio». Questa Sister act, sull’onda del successo del film del 1992 con la scatenata Whoopi Goldberg, è stata messa in scena per la prima volta a novembre al Brancaccio di Roma.

Avvenire

Suor Cristina, l’intervista completa: «Io, Madonna e i miei veri obiettivi»

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Preparatevi. Accendendo la radio, da oggi – lunedì 20 ottobre, potreste fare un salto scoprendo che suor Cristina, la vincitrice del talent show tv The Voice, ha deciso di cantare Like a Virgin di Madonna. Come se non bastasse, l’ha scelta come singolo – cioè come «biglietto da visita» – del suo album di debutto che uscirà l’11 novembre in tutto il mondo e conterrà brani famosi reinterpretati, un paio di canzoni di christian music, due inediti e il pezzo di Madonna. Ascoltandola cantare alla radio Like a Virgin probabilmente vi chiederete: cosa le è venuto in mente?dove vuole arrivare? si rende conto che scatenerà un putiferio? Per non parlare delle ironie che spunteranno sul web su una suora che canta un brano simile, portato al successo da una popstar che ha spesso usato in maniera provocatoria anche simboli religiosi.
Di tutto questo suor Cristina parla in esclusiva con Avvenire.
La incontriamo nella sua «casa». Cioè nella comunità milanese delle Suore Orsoline della Sacra Famiglia. Tre suore in tutto, Cristina compresa. Gestiscono una scuola materna, un pensionato per una trentina di universitarie e collaborano con la vicina parrocchia. Lei fa di tutto: insegna catechismo, segue le ragazze, fa i turni in portineria e la domenica canta alla Messa.

Siamo in un salottino tutt’altro che sfarzoso. Anni luce lontani dai riflettori di The Voice. Ho un unico divieto: non posso fare domande sul nuovo album.

Vado subito al sodo.

Cosa le è venuto in mente di cantare “Like a Virgin” di Madonna?
«L’ho scelta io. Senza nessuna volontà di provocare o di scandalizzare. Leggendo il testo, senza farsi influenzare dai precedenti, si scopre che è una canzone sulla capacità dell’amore di fare nuove le persone. Di riscattarle dal loro passato. Ed è così che io ho voluto interpretarla. Per questo l’abbiamo trasformata dal brano pop-dance che era, in una ballata romantica un po’ alla Amos Lee. Cioè a qualcosa di più simile a una preghiera laica che a un brano pop».

Messa così sembra che stia parlando del Cantico dei Cantici. 
«Da un punto di vista poetico la canzone si rifà ad un’ampia tradizione di cui fanno parte tanti testi importanti. Comunque, sono pronta a qualsiasi critica perché a questo album abbiamo lavorato con serietà e onestà».

La popstar Madonna ha sentito il brano?
«No, ma mi piacerebbe vedere la sua faccia quando lo farà e le diranno che è una suora che canta».

Che effetto le fa sapere che in tutto il mondo, dall’Australia alle Filippine, dal Sudamerica a New York, centinaia di migliaia di persone presumibilmente compreranno il suo album?
«Ancora non ho realizzato la cosa. Perché non dipende da me tutto quello che è successo. Non ho ancora l’idea di quello che sta succedendo. Io mi sento minuscola davanti a tutto questo. Ho 26 anni, sono piccola. Ma so che ho una grande responsabilità. Che devo dare una testimonianza. E lo faccio volentieri. Perché sono entusiasta di avere incontrato Cristo e vorrei che chiunque lo incontrasse».

Si è mai pentita di avere partecipato al talent show tv “The Voice” che l’ha lanciata ma che ha anche stravolto la sua vita, facendola diventare una star?
«Qualche volta sì. Soprattutto quando, dopo averlo vinto, ho sentito addosso una curiosità quasi morbosa da parte dei media. Certi fotografi mi seguivano dappertutto. Ho fatto i salti mortali per andare a Messa senza essere scoperta».

Come è riuscita a sopportare la pressione di fan e media e le critiche che le sono piovute addosso?
«Dopo la vittoria di The Voice ho staccato la spina. Mi sono chiusa qui, nella comunità. Ho fatto silenzio. E pregato molto. Mi sono concentrata sul fatto che dovevo rinnovare i voti temporanei, cioè sulla cosa per me più importante: tutelare la mia vita spirituale».

Sarà che è la prima volta che accade, ma non è facile abituarsi all’idea di una suora che potrebbe diventare una popstar mondiale.
«Nemmeno per me è facile. La cosa che mi ha fatto e mi fa tenere i piedi per terra è l’appartenere a una comunità che mi aiuta e mi protegge. E sapere che sono uno strumento nella mani di Dio, non una popstar. Lo so che è difficile da credere, ma se potessi nascondermi, lo farei volentieri. Sono una ragazza insicura e piena di paure. Sul palco sembro sicurissima, ma dietro le quinte tremo come una foglia».

Ma allora perché invece di ritirarsi e fermare tutto questo ha deciso di debuttare in tutto il mondo, facendo scelte destinate inevitabilmente a fare un gran rumore?
«Perché ho avuto un grande dono: la mia voce. E non posso nasconderlo, devo farlo fruttare per un bene più grande. Per la comunità. E poi il mio lato insicuro mi aiuta — insieme alle consorelle — a stare sempre dieci passi indietro e a non montarmi la testa».

Ma come fa un dono a restare puro quando diventa inevitabilmente anche business, soldi e successo?
«Lo devi preservare ogni giorno. Per questo cerco di guardare a tutto questo col massimo del distacco. Per questo prego molto».

Un album che esce in tutto il mondo, però, significa anche guadagni importanti. Il suo ordine tra i voti prevede anche la povertà. Chi gestirà e con quali obiettivi i soldi che arriveranno?
«Per ora, dopo The Voice, non ne sono arrivati. Se e quando arriveranno, non avrò dubbi: li useremo per sovvenzionare i progetti benefici della congregazione. Per la nostra casa in Brasile, ma anche per un progetto nella mia Sicilia, dove non manca la povertà. Mi piacerebbe aiutare anche altre associazioni. In ogni caso, qualunque scelta, la farò insieme a tutta la congregazione».

Chissà se basterà tutto questo a far cambiare idea a chi le critica perché una suora non si dovrebbe esibire in tv.
«La miglior risposta per chi la pensa così non sono io, ma papa Francesco. La Chiesa, come ci dimostra lui, è viva. Deve uscire, incontrare le persone. E poi ognuno deve mettere al servizio della comunità i propri talenti. Anche a rischio di andare controcorrente».

Ha mai incontrato o sentito, magari al telefono, papa Francesco?
«No, ma non vedo l’ora di incontrarlo. Vorrei che mi desse la sua benedizione e una sorta di “mandato” ufficiale ad andare in tutto il mondo a cantare».

Lei insegna catechismo in parrocchia. Come fa agli occhi dei bambini a restare, mi passi il termine, una suora «vera» e non suor Cristina di “The Voice”?
«È difficile. E mi pesa il fatto che tanti mi vedano come “quella famosa”. Mi pesa ma so che, grazie alla mia presenza, in televisione sono passati anche dei concetti importanti. Come quando ho fatto recitare a tutti il Padre Nostro».

Il 2015 sarà l’anno anno dedicato alla vita consacrata. Si sente uno strumento importante per divulgarne la bellezza o la sua fama potrebbe diventare paradossalmente così ingombrante da trasformarsi in una sorta di inciampo?
«Io mi sento un umile strumento. Che spera di potere essere utile alla Chiesa in un anno così importante per la vita consacrata. Mi hanno già fatto una proposta per partecipare ad un evento in Vaticano. Se lo riterranno utile, sarò felice di dare il mio contributo».

Scusi se insisto. Ma chi gliel’ha fatto fare di incidere “Like a Virgin”? L’ha obbligata la casa discografica?
«No. Sono stata libera nelle scelte che ho fatto. Certo, come in tutte le collaborazioni, ci siamo venuti incontro. Ma su questo brano ho deciso io. E sono contenta sia di come suona sia del videoclip che abbiamo girato a Venezia (come fece la popstar Madonna per la sua Like a Virgin – ndr). Volevamo trasmettere serenità e poesia. Credo proprio che ci siamo riusciti».

Temo però che le prime reazioni alla sua “Like a Virgin” non saranno tutte improntate alla serenità. Le dico la verità: non la invidio. Ed è solo…
«Lo so quello che sta per dirmi: ed è solo l’inizio. Io però sono e resto serena».

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Giovedì sera il verdetto. Parla Suor Cristina finalista di The Voice: «Il mio futuro? Lo affido alla Provvidenza»

Lo ammette candidamente, suor Cristina: «Con i miei superiori non avevamo preventivato una eco così grande». Di certo non di essere oggetto di discussione persino su quotidiani e tv statunitensi. Ma l’abito da orsolina (e la sua voce unica), non c’è dubbio, ha bucato lo schermo. E probabilmente domani sera, quando su Raidue andrà in scena la finale di The Voice, non sarà l’ultima volta. Che vinca o meno, questo è chiaro. Ma oggi, durante la conferenza stampa dei quattro concorrenti che si contenderanno il titolo della seconda edizione (con suor Cristina Scuccia ci sono Giorgia Pino, Tommaso Pini e Giacomo Voli), la giovane religiosa ha ribadito la sua noncuranza nei confronti di quel che sarà. «C’è un passo del Vangelo in cui si dice che ogni cosa si faccia, lo sia per la gloria di Dio. Come gestirò gli eventuali rapporti con la casa discografica? Ho i miei superiori alle spalle, io direttamente non gestirò nulla, saranno loro a farlo. E poi valuteremo se e quando sarà il momento. Ogni scelta sarà fatta con le mie consorelle. Per ora preferisco stare con i piedi per terra e lo sguardo al cielo, con leggerezza e spensieratezza. Vivo il momento presente, il futuro lo affido alla Provvidenza». E su una cosa è chiara: «Se i miei superiori dovessero dire di no, sarò felicissima di tornare tra i bambini in oratorio. E non rinuncerò per nessun motivo alla mia chiamata. Anche perché non smetterò di cantare. Canterò ovunque il Signore vorrà: in chiesa, a scuola, nelle piazze».

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