Università: studenti, con ‘Punti organico’più diseguaglianze

(ANSA) – ROMA, 2 GEN – “E’ stato pubblicato il decreto ministeriale sui ‘Punti Organico 2018’ in cui ancora una volta emerge una continuità con il passato nelle modalità di distribuzione, alimentando disuguaglianze tra Atenei del Nord e Centro-Sud del Paese: infatti, rispettivamente 55 e 85 punti organico del centro e del sud vengono trasferiti agli atenei del nord. È come se l’equivalente di 280 ricercatori da un anno all’altro abbandoni gli atenei meridionali per essere trasferito nelle più ricche università settentrionali”. Lo afferma Alessio Bottalico, coordinatore nazionale di Link Coordinamento Universitario.

“Tra i vari criteri che premiano le Università più ricche vi è quella della contribuzione studentesca: per ottenere più punti organico bisogna tassare maggiormente gli studenti”, continua Bottalico. “Si continua a non considerare che siamo il Paese in cui le tasse universitarie sono tra le più alte in Europa e gli studenti esonerati dal pagamento rappresentano solo il 13% contro il 32% della Francia e il 30% della Spagna secondo l’ultimo rapporto Eurydice. Dunque, pur essendo le condizioni economiche uno dei motivi che escludono gli studenti dal frequentare l’Università, si continua a spianare la strada verso un’Università classista”.

“Dopo la fallimentare manovra di bilancio e gli ultimi decreti ministeriali, continueremo a mobilitarci per un’Università pubblica, gratuita e realmente finanziata sulla base dei bisogni insieme alle altre componenti dell’accademia”, conclude il coordinatore nazionale di Link.

Sottosegretaria Boschi. «Contro droga e alcol un patto con gli studenti»

Contro le droghe serve un patto tra studenti, insegnanti e famiglie. «Ci siamo dati tempi molto stretti: per attuare questo protocollo lavoreremo anche ad agosto. Non dobbiamo sprecare l’occasione del prossimo anno scolastico, ma essere operativi già in autunno, anche se il piano è su tre anni». Il Dipartimento delle politiche antidroga parla di 90mila adolescenti a rischio. Per questo Maria Elena Boschi è convinta che bisogna partire da un’informazione accurata e scientificamente corretta. L’obiettivo del protocollo, che la sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio ha appena sottoscritto col Miur, è ampio e ambizioso.

Droghe del sabato sera e molto alcol. Per ‘divertirsi’, socializzare, superare fragilità. Come convincere i giovani che i rischi sono troppi?

Il progetto è anche contro l’abuso di alcol, dramma forse più diffuso ma meno avvertito. Come Presidenza del Consiglio abbiamo finanziato questi progetti con tre milioni di euro perché è fondamentale partire dalla scuola: oltre agli studenti, vogliamo coinvolgere le famiglie, che devono svolgere un ruolo di sostegno. Senza dimenticare che l’abuso di stupefacenti o di alcol è collegato, in alcuni casi, a un disagio familiare.

La novità è anche la formazione dei docenti.

Sì, è un progetto a 360 gradi. E un punto rilevante è la sensibilizzazione sulle nuove droghe: c’è una forte accelerazione, provocata da una commercializzazione sul web e dall’introduzione continua sul mercato di nuove sostanze a costi bassi. L’Osservatorio Europeo delle droghe ci dice che dal 2013 ne sono state individuate altre 300. Alcune sono anche difficili da individuare: penso alle cosiddette ‘droghe da stupro’ diffuse soprattutto nelle discoteche per allentare i freni inibitori delle vittime, che in molti casi non le assumono consapevolmente, ma miscelate nei drink. Gli insegnanti devono essere aiutati ad aggiornarsi.

Per molti il drogato è ancora l’eroinomane, il ‘tossico’ che si emargina. Ma oggi il problema è più insidioso perché chi abusa conduce una vita normale.

Purtroppo a volte è così. Pensiamo a quante vittime abbiamo pianto per incidenti stradali causati da persone apparentemente ‘normali’ che guidavano sotto l’effetto di alcol e droghe. Con il governo Renzi abbiamo dato un giro di vite alzando le pene per l’omicidio stradale causato in stato di ebbrezza o sotto stupefacenti con l’obiettivo della deterrenza. E come Dipartimento abbiamo approfondito l’abuso di stupefacenti delle donne, che sono meno a rischio degli uomini, ma sempre più spesso abusano di medicinali e psicofarmaci. L’ennesimo caso di tossicodipendenza nascosta, che richiede una grande azione culturale preventiva. Anche il Papa ha ribadito che le droghe inducono a una condizione di schiavitù. E vogliamo partire dalle scuole per far capire ai giovani che con l’acquisto finanziano la criminalità organizzata. Ma che prima di ogni altra cosa mettono a rischio la loro salute e la loro autonomia. Dicendo con chiarezza che nemmeno l’uso sporadico va sottovalutato: spesso parte da lì la dipendenza, anche se alcuni pensano di smettere quando vogliono, mentendo a se stessi.

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