Santo Stefano e zona rossa: cosa resta aperto il 26 dicembre

Anche durante la giornata di Santo Stefano vigono in Italia le regole della zona rossa e del decreto del 18 dicembre 2020. Quando viene proclamata la zona rossa possono rimanere aperti solo i negozi e i supermercati che vendono generi alimentari o di prima necessità, le farmacie, le parafarmacie, i tabaccai, le edicole, lavanderie, parrucchieri e barbieri. Ma il 26 dicembre è anche anche un giorno festivo, quindi anche la gran parte di questi esercizi rimane chiusa.

Le regole della zona rossa impediscono movimenti fuori dal proprio comune ma si può uscire per ragioni di lavoro, salute o estrema necessità. In tutti i casi bisogna giustificare i movimenti attraverso l’autocertificazione che si trova sul sito del ministero dell’Interno. I ristoranti e i bar sono chiusi, ma è consentito l’asporto e la consegna a domicilio. Potete quindi ordinare pranzo o cena a casa (sempre prima delle 18). I supermercati aperti il 26 dicembre invece sono pochi: alzeranno le saracinesche punti vendita della catena Pam, di Todis e di Carrefour. In zona rossa, però, conviene controllare l’apertura del negozio più vicino a casa prima di uscire. Per le farmacie di turno è sempre bene verificare allo stesso modo l’apertura il 26 dicembre

Cosa resta aperto nel dettaglio
Restano aperti i negozi di commercio al dettaglio in esercizi non specializzati, con prevalenza di prodotti alimentari e bevende (ipermercati, supermercati, discount di alimentari, minimercati ed altri esercizi non specializzati di alimenti vari), quelli di commercio al dettaglio non specializzati di computer, periferiche, attrezzature per telecomunicazioni, elettronica di consumo audio e video ed elettrodomestici. Ancora aperti i negozi specializzati per la vendita di tabacco, inclusi gli esercizi specializzati nella vendita di sigarette elettroniche e liquidi da inalazione. Aperti gli esercizi di commercio al dettaglio di carburante per auto, commercio al dettaglio di apparecchiature informatiche, commercio al dettaglio di ferramenta, vernici, vetro piano e materiali da costruzione, incluse ceramiche e piastrelle. Aperti anche esercizi che vendono articoli igienico-sanitari, commercio al dettaglio di macchine, attrezzature e prodotti per agricoltura e per il giardinaggio.

Restano aperti i negozi di commercio al dettaglio di libri, di giornali, riviste e periodici. Anche le cartolerie possono alzare la saracinesca, così come gli esercizi per le calzature per bambini e neonati. Sarebbe possibile recarsi anche in negozi per articoli sportivi, biciclette e articoli per il tempo libero oltre che per autoveicoli, motocicli e relative parti ed accessori. Aperti anche i negozi di giocattoli, le farmacie, i negozi votati alla vendita di articoli ortopedici, quelli per il commercio al dettaglio di cosmetici, di articoli di profumeria e di erboristeria in esercizi specializzati. Aperti anche fiorai, i negozi di animali o per animali, l’ottica e la fotografia. Per la cura personale restano aperte lavanderie, le tintorie, i servizi di pompe funebri e le attività connesse. Aperti eventualmente anche saloni di barbieri e parrucchieri.

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26 dicembre è Santo Stefano: le frasi e gli auguri per un buon onomastico a Stefano e Stefania

Oggi è il 26 Dicembre, il giorno di Santo Stefano, il primo martire del cristianesimo secondo il Nuovo Testamento.

Giorno tradizionalmente legato alle visite agli amici dopo aver passato il Natale con i parenti, quest’anno è un giorno di festa anomalo per via delle restrizioni anti coronavirus.

Oggi è l’onomastico delle persone che portano il nome di Stefano e Stefania. A seguire una serie di frasi di auguri rivolti alle persone che portano questi nomi. Si tratta di frasi da inviare via WhatsApp o via Facebook.

“Sarebbe impossibile non ricordarsi di te in questo giorno! Felice onomastico!”

“Hai il più splendido dei nomi, ed oggi sono felice di poterti fare gli auguri!”

“Avevo pensato a una frase speciale ma poi ho capito che sono le frasi semplici ad essere le più speciali, se dette col cuore. Buon onomastico!”

“Mille pensieri affettuosi e auguri di cuore a te che sei una persona tanto speciale e unica!”

“Buon onomastico, a te che hai il più dolce dei nomi, e festeggi il più importante degli onomastici!”

“Il tuo nome è come tanti ma tu sei una persona come poche. Buon onomastico!”

“Gli antichi credevano che nel nome fosse racchiuso il nostro destino, spero che il tuo futuro sia meraviglioso. Auguri di buon onomastico!”

Un bellissimo nome, meravigliosamente portato da una persona stupenda come te. Auguri di buon onomastico!”

“Tra le tante cose belle che hanno fatto i tuoi genitori per te, ricordati di ringraziarli per il bellissimo nome che porti!”

CHi era Santo Stefano

Stefano venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa, fu il protomartire, cioè il primo cristiano ad aver dato la vita per testimoniare la propria fede in Cristo e per la diffusione del Vangelo.

Ebreo di nascita, fu il primo dei sette diaconi scelti dalla comunità cristiana perché aiutassero gli apostoli nella diffusione della fede.  Intorno all’anno 36 d.C. fu accusato di blasfemia e condannato alla lapidazione. Uno dei suoi principali inquisitori fu Saulo di Tarso, che poi diventerà San Paolo

blizquotidiano

Santo Stefano, storia e tradizioni della festa del 26 dicembre

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E’ il giorno in cui si ricorda il primo martire del cristianesimo secondo il Nuovo Testamento. Intorno all’anno 36 d.C. Stefano fu accusato di blasfemia e condannato alla lapidazione. In Italia la festività venne indetta nel 1947 per prolungare le feste natalizie

Il giorno di Santo Stefano è una festività cristiana celebrata il 26 dicembre dalla Chiesa cattolica e da alcune Chiese protestanti. La Chiesa ortodossa lo celebra il 27 dicembre. Per molti è la giornata degli avanzi, dove si consuma ciò che è rimasto da pranzi e cenoni natalizi. Un momento da trascorrere in famiglia rilassandosi dopo i giorni più intensi delle feste o per organizzare, in tempi normali, una gita fuori porta.

La storia di Santo Stefano

Il 26 dicembre si ricorda Stefano protomartire, ovvero il primo cristiano ad aver dato la vita per testimoniare la propria fede in Cristo e per la diffusione del Vangelo. Stefano fu il primo dei sette diaconi scelti dalla comunità cristiana perché aiutassero gli apostoli nel ministero della fede. Intorno all’anno 36 d.C. fu accusato di blasfemia e condannato alla lapidazione. Uno dei suoi principali inquisitori fu Saulo di Tarso, che poi diventerà San Paolo.

L’origine della festività in Italia

Il giorno di Santo Stefano è una festa nazionale in Austria, Città del Vaticano, Croazia, Danimarca, Germania, Irlanda, Italia, Romania, San Marino e Svizzera italiana. L’Italia lo rese festivo nel 1947, ma non su richiesta della Chiesa cattolica: l’obiettivo era semplicemente prolungare le vacanze di Natale con due giorni festivi consecutivi. Cosa che accade anche nel caso del Lunedì dell’Angelo, informalmente Pasquetta, festa non religiosa, ma che vuole solo allungare la Pasqua.

La Festa delle Propaggini in Puglia

Al giorno di Santo Stefano sono associate anche alcune tradizioni popolari. Una delle più note è la Festa delle Propaggini che si svolge a Putignano, in Puglia, dando inizio al “Carnevale più lungo del mondo”. Durante la Festa delle Propaggini viene allestito un palco nella piazza centrale dove si esibiscono gli artisti di strada. La prima festa è stata celebrata il 26 dicembre del 1394, anno in cui vennero traslate alcune reliquie di Santo Stefano dall’Abbazia di Monopoli a Putignano, dove ancora oggi sono conservate, nella chiesa di Santa Maria La Greca.

La curiosa tradizione irlandese

In Irlanda questo giorno è chiamato “Lá Fhéile Stiofán” o “Lá an Dreoilín”. Il secondo nome è la traduzione letterale di un termine inglese, “The Day of the Wren” o “Wren Day”. “Wren” significa “scricciolo”. Il nome allude ad alcune leggende che collegano episodi della vita di Gesù all’immagine di un passero. In alcune parti dell’Irlanda, le persone vanno di casa in casa suonando canzoni, ballando e cantando e portando con sé l’immagine di uno scricciolo, o un vero scricciolo in gabbia.

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Il Santo del Giorno Santo Stefano 26 Dicembre

Primo martire cristiano, e proprio per questo viene celebrato subito dopo la nascita di Gesù. Fu arrestato nel periodo dopo la Pentecoste, e morì lapidato. In lui si realizza in modo esemplare la figura del martire come imitatore di Cristo; egli contempla la gloria del Risorto, ne proclama la divinità, gli affida il suo spirito, perdona ai suoi uccisori. Saulo testimone della sua lapidazione ne raccoglierà l’eredità spirituale diventando Apostolo delle genti. (Mess. Rom.)

Patronato: Diaconi, Fornaciai, Mal di testa

Etimologia: Stefano = corona, incoronato, dal greco

Emblema: Palma, Pietre

Martirologio Romano: Festa di santo Stefano, protomartire, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, che, primo dei sette diaconi scelti dagli Apostoli come loro collaboratori nel ministero, fu anche il primo tra i discepoli del Signore a versare il suo sangue a Gerusalemme, dove, lapidato mentre pregava per i suoi persecutori, rese la sua testimonianza di fede in Cristo Gesù, affermando di vederlo seduto nella gloria alla destra del Padre.

La celebrazione liturgica di s. Stefano è stata da sempre fissata al 26 dicembre, subito dopo il Natale, perché nei giorni seguenti alla manifestazione del Figlio di Dio, furono posti i “comites Christi”, cioè i più vicini nel suo percorso terreno e primi a renderne testimonianza con il martirio.
Così al 26 dicembre c’è s. Stefano primo martire della cristianità, segue al 27 s. Giovanni Evangelista, il prediletto da Gesù, autore del Vangelo dell’amore, poi il 28 i ss. Innocenti, bambini uccisi da Erode con la speranza di eliminare anche il Bambino di Betlemme; secoli addietro anche la celebrazione di s. Pietro e s. Paolo apostoli, capitava nella settimana dopo il Natale, venendo poi trasferita al 29 giugno.
Del grande e veneratissimo martire s. Stefano, si ignora la provenienza, si suppone che fosse greco, in quel tempo Gerusalemme era un crocevia di tante popolazioni, con lingue, costumi e religioni diverse; il nome Stefano in greco ha il significato di “coronato”.
Si è pensato anche che fosse un ebreo educato nella cultura ellenistica; certamente fu uno dei primi giudei a diventare cristiani e che prese a seguire gli Apostoli e visto la sua cultura, saggezza e fede genuina, divenne anche il primo dei diaconi di Gerusalemme.
Gli Atti degli Apostoli, ai capitoli 6 e 7 narrano gli ultimi suoi giorni; qualche tempo dopo la Pentecoste, il numero dei discepoli andò sempre più aumentando e sorsero anche dei dissidi fra gli ebrei di lingua greca e quelli di lingua ebraica, perché secondo i primi, nell’assistenza quotidiana, le loro vedove venivano trascurate.
Allora i dodici Apostoli, riunirono i discepoli dicendo loro che non era giusto che essi disperdessero il loro tempo nel “servizio delle mense”, trascurando così la predicazione della Parola di Dio e la preghiera, pertanto questo compito doveva essere affidato ad un gruppo di sette di loro, così gli Apostoli potevano dedicarsi di più alla preghiera e al ministero.
La proposta fu accettata e vennero eletti, Stefano uomo pieno di fede e Spirito Santo, Filippo, Procoro, Nicanore, Timone, Parmenas, Nicola di Antiochia; a tutti, gli Apostoli imposero le mani; la Chiesa ha visto in questo atto l’istituzione del ministero diaconale.
Nell’espletamento di questo compito, Stefano pieno di grazie e di fortezza, compiva grandi prodigi tra il popolo, non limitandosi al lavoro amministrativo ma attivo anche nella predicazione, soprattutto fra gli ebrei della diaspora, che passavano per la città santa di Gerusalemme e che egli convertiva alla fede in Gesù crocifisso e risorto.
Nel 33 o 34 ca., gli ebrei ellenistici vedendo il gran numero di convertiti, sobillarono il popolo e accusarono Stefano di “pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio”.
Gli anziani e gli scribi lo catturarono trascinandolo davanti al Sinedrio e con falsi testimoni fu accusato: “Costui non cessa di proferire parole contro questo luogo sacro e contro la legge. Lo abbiamo udito dichiarare che Gesù il Nazareno, distruggerà questo luogo e cambierà le usanze che Mosè ci ha tramandato”.
E alla domanda del Sommo Sacerdote “Le cose stanno proprio così?”, il diacono Stefano pronunziò un lungo discorso, il più lungo degli ‘Atti degli Apostoli’, in cui ripercorse la Sacra Scrittura dove si testimoniava che il Signore aveva preparato per mezzo dei patriarchi e profeti, l’avvento del Giusto, ma gli Ebrei avevano risposto sempre con durezza di cuore.
Rivolto direttamente ai sacerdoti del Sinedrio concluse: “O gente testarda e pagana nel cuore e negli orecchi, voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri, così anche voi. Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori; voi che avete ricevuto la Legge per mano degli angeli e non l’avete osservata”.
Mentre l’odio e il rancore dei presenti aumentava contro di lui, Stefano ispirato dallo Spirito, alzò gli occhi al cielo e disse: “Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo, che sta alla destra di Dio”.
Fu il colmo, elevando grida altissime e turandosi gli orecchi, i presenti si scagliarono su di lui e a strattoni lo trascinarono fuori dalle mura della città e presero a lapidarlo con pietre, i loro mantelli furono deposti ai piedi di un giovane di nome Saulo (il futuro Apostolo delle Genti, s. Paolo), che assisteva all’esecuzione.
In realtà non fu un’esecuzione, in quanto il Sinedrio non aveva la facoltà di emettere condanne a morte, ma non fu in grado nemmeno di emettere una sentenza in quanto Stefano fu trascinato fuori dal furore del popolo, quindi si trattò di un linciaggio incontrollato.
Mentre il giovane diacono protomartire crollava insanguinato sotto i colpi degli sfrenati aguzzini, pregava e diceva: “Signore Gesù, accogli il mio spirito”, “Signore non imputare loro questo peccato”.
Gli Atti degli Apostoli dicono che persone pie lo seppellirono, non lasciandolo in preda alle bestie selvagge, com’era consuetudine allora; mentre nella città di Gerusalemme si scatenò una violenta persecuzione contro i cristiani, comandata da Saulo.
Tra la nascente Chiesa e la sinagoga ebraica, il distacco si fece sempre più evidente fino alla definitiva separazione; la Sinagoga si chiudeva in se stessa per difendere e portare avanti i propri valori tradizionali; la Chiesa, sempre più inserita nel mondo greco-romano, si espandeva iniziando la straordinaria opera di inculturazione del Vangelo.
Dopo la morte di Stefano, la storia delle sue reliquie entrò nella leggenda; il 3 dicembre 415 un sacerdote di nome Luciano di Kefar-Gamba, ebbe in sogno l’apparizione di un venerabile vecchio in abiti liturgici, con una lunga barba bianca e con in mano una bacchetta d’oro con la quale lo toccò chiamandolo tre volte per nome.
Gli svelò che lui e i suoi compagni erano dispiaciuti perché sepolti senza onore, che volevano essere sistemati in un luogo più decoroso e dato un culto alle loro reliquie e certamente Dio avrebbe salvato il mondo destinato alla distruzione per i troppi peccati commessi dagli uomini.
Il prete Luciano domandò chi fosse e il vecchio rispose di essere il dotto Gamaliele che istruì s. Paolo, i compagni erano il protomartire s. Stefano che lui aveva seppellito nel suo giardino, san Nicodemo suo discepolo, seppellito accanto a s. Stefano e s. Abiba suo figlio seppellito vicino a Nicodemo; anche lui si trovava seppellito nel giardino vicino ai tre santi, come da suo desiderio testamentario.
Infine indicò il luogo della sepoltura collettiva; con l’accordo del vescovo di Gerusalemme, si iniziò lo scavo con il ritrovamento delle reliquie. La notizia destò stupore nel mondo cristiano, ormai in piena affermazione, dopo la libertà di culto sancita dall’imperatore Costantino un secolo prima.
Da qui iniziò la diffusione delle reliquie di s. Stefano per il mondo conosciuto di allora, una piccola parte fu lasciata al prete Luciano, che a sua volta le regalò a vari amici, il resto fu traslato il 26 dicembre 415 nella chiesa di Sion a Gerusalemme.
Molti miracoli avvennero con il solo toccarle, addirittura con la polvere della sua tomba; poi la maggior parte delle reliquie furono razziate dai crociati nel XIII secolo, cosicché ne arrivarono effettivamente parecchie in Europa, sebbene non si sia riusciti a identificarle dai tanti falsi proliferati nel tempo, a Venezia, Costantinopoli, Napoli, Besançon, Ancona, Ravenna, ma soprattutto a Roma, dove si pensi, nel XVIII secolo si veneravano il cranio nella Basilica di S. Paolo fuori le Mura, un braccio a S. Ivo alla Sapienza, un secondo braccio a S. Luigi dei Francesi, un terzo braccio a Santa Cecilia; inoltre quasi un corpo intero nella basilica di S. Loernzo fuori le Mura.
La proliferazione delle reliquie, testimonia il grande culto tributato in tutta la cristianità al protomartire santo Stefano, già veneratissimo prima ancora del ritrovamento delle reliquie nel 415.
Chiese, basiliche e cappelle in suo onore sorsero dappertutto, solo a Roma se ne contavano una trentina, delle quali la più celebre è quella di S. Stefano Rotondo al Celio, costruita nel V secolo da papa Simplicio.
Ancora oggi in Italia vi sono ben 14 Comuni che portano il suo nome; nell’arte è stato sempre raffigurato indossando la ‘dalmatica’ la veste liturgica dei diaconi; suo attributo sono le pietre della lapidazione, per questo è invocato contro il mal di pietra, cioè i calcoli ed è il patrono dei tagliapietre e muratori.
Autore: Antonio Borrelli- fonte: santiebeati.it

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