Sinodo: il contributo della teologia e del diritto

Sinodalità e teologia - Pontificia Università Gregoriana

di: Piero Coda – settimananews.it

La Relazione di sintesi della prima Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi contempla tra le proposte quella di «promuovere, in sede opportuna, il lavoro teologico di approfondimento terminologico e concettuale della nozione e della pratica della sinodalità prima della seconda Sessione dell’Assemblea, giovandosi del ricco patrimonio di studi successivi al Concilio Vaticano II e, in particolare, dei documenti della CTI su La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa (2018) e Il sensus fidei nella vita della Chiesa (2014)» (I, 1, p).

La Relazione formula peraltro anche la seguente proposta: «Si valutino i frutti della Prima Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi» (III, 20, j).

L’esigenza di un apporto più organico e articolato della teologia e del diritto canonico è stata in effetti ampiamente registrata ed espressa a conclusione dell’Assemblea, invitando a un impegno più preciso e determinato sia nella fase di istruzione dei temi sia nella fase di elaborazione del discernimento e della presa di decisione.

Tutto ciò invita a un ulteriore impegno nella previsione della metodologia da implementare per promuovere un adeguato contributo della competenza teologica e canonistica allo sviluppo del processo sinodale.

Tre, a mio parere, possono essere le direttrici di marcia per raggiungere questo obbiettivo nel percorso tra la prima e la seconda Sessione dell’Assemblea del Sinodo:

tenendo conto della necessità che sia «approfondito e chiarito il modo con cui gli esperti di diverse discipline, in particolare teologi e canonisti, possono dare il loro apporto ai lavori dell’assemblea sinodale e ai processi di una Chiesa sinodale» (III, 20, g), mettere a fuoco il metodo di lavoro dell’intelligenza teologica e canonistica precisandone il rapporto ermeneutico e critico di circolarità, alla luce della Parola di Dio e della Tradizione, con il sensus fidei e l’esperienza del Popolo di Dio, col magistero vivo, con i segni dei tempi, nella prospettiva del “cambiamento d’epoca” che stiamo vivendo – trattasi di una imprescindibile messa a fuoco epistemologica dello statuto e del metodo della teologia e del diritto canonico che, in sintonia col Vaticano II, si traduce nell’invito a compiere un passo in avanti per molti versi inedito, sintonizzandosi in profondità sulla novità propiziata dal processo sinodale;
attivare questa rinnovata coscienza epistemologica grazie a una dinamica effettivamente sinodale nella messa in opera della competenza teologica e canonistica attraverso l’ascolto reciproco, il dialogo, il discernimento comunitario che coinvolga i teologi e i canonisti che partecipano al processo – trattasi di una imprescindibile condizione di esercizio dell’intelligenza teologica e canonistica che si produca in forma sinodale al fine di poter con pertinenza offrire il contributo richiesto allo sviluppo e all’esito efficace del processo sinodale che coinvolge l’intero Popolo di Dio;
rivedere, anche tenendo conto di ciò, la configurazione e la pratica del metodo della «conversazione nello Spirito» affinché preveda un’opportuna e incisiva coniugazione tra la dimensione spirituale-esistenziale e la dimensione intellettuale-pratica, in conformità alla vocazione d’intelligenza della fede, che è propria della teologia, e all’impegno della determinazione normativa della prassi ecclesiale, che è propria del diritto canonico – trattasi di rispondere con ciò, da un lato, all’invito rivolto in generale a «chiarire in che modo la conversazione nello Spirito possa integrare gli apporti del pensiero teologico e delle scienze umane e sociali» (I, 2, h), e, dall’altro, all’invito rivolto in particolare a «gli esperti nei diversi campi del sapere a maturare una sapienza spirituale che consenta alla loro competenza specialistica di divenire un vero servizio ecclesiale. La sinodalità in questo ambito si esprime come disponibilità a pensare insieme a servizio della missione, nella diversità delle impostazioni, ma nell’armonia degli intenti» (III, 15, i).
Per avviare una riflessione in merito e giungere a risultati apprezzabili e fruibili nel processo sinodale, risulta essenziale un’adeguata riconfigurazione, sulla base del cammino sin qui svolto, di un gruppo di lavoro snello e sinergico con questo obiettivo che sia espressione qualificata delle diverse competenze in gioco.
settimananews.it

Tre direzioni per proseguire il cammino del sinodo

Sinodo, lettera al popolo di Dio: “la Chiesa ha bisogno di ascoltare tutti”  - DiocesidiCremona.it

La prima fase del sinodo sulla sinodalità si conclude domenica 29 con la celebrazione presieduta da Papa Francesco in Basilica di San Pietro. I lavori erano iniziati lo scorso 4 ottobre. Tra i padri sinodali anche il  vescovo di Novara Franco Giulio Brambilla. Di seguito il testo integrale del suo intervento durante l’assise, che immagina tre direzioni da seguire nel tempo che ci separa dalla seconda fase, in programma tra un anno.

Intervento del vescovo Franco Giulio al sinodo 2023

Per immaginare il percorso da fare tra la prima e la seconda sessione del Sinodo ho trovato ispirazione nella lettera che il card. Martini ha scritto nel 1995 come Prefazione del Libro sinodale della Chiesa di Milano. Egli parlava di una Chiesa che si fa illuminare dal volto di Gesù crocifisso. Ascoltiamolo:

«È il volto dell’umile, che accetta di essere consegnato alla morte per amor nostro. È il volto di Colui che ci ha amato e vive in noi: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20). In Lui, misericordia fatta carne, siamo chiamati a essere la Chiesa della misericordia; in Lui, povero per scelta, la Chiesa povera e amica dei più poveri; in Lui, appassionato per la comunione del regno, la Chiesa dell’unità intorno ai pastori da Lui voluti per noi, nell’attesa fiduciosa e orante del dono della piena comunione tra tutte le Chiese cristiane; in Lui, ebreo osservante, la Chiesa che ama i suoi fratelli maggiori e si nutre sulla santa radice, Israele; in Lui, Servo umile e consegnato per amore al dolore e alla morte, la Chiesa che accetta di farsi consegnare dal Padre alla via dolorosa per amore del suo popolo, fino alla fine».

Il volto umile di Cristo dovrà accompagnare il cammino delle Chiese in questo tempo intermedio perché possiamo pregare, approfondire e confrontarci almeno su tre direzioni:

1. La prima riprende il tema principale risuonato in questa sessione del Sinodo: la chiesa deve essere sinodale per essere missionaria, ma può vivere il primato dell’evangelizzazione solo con uno stile sinodale. Con la forza della Parola e con l’eloquenza dei gesti il Vangelo annuncia il Crocifisso risorto, che è la più grande mutazione, perché è la vita nuova del credente e della Chiesa. Su questo il Sinodo ha detto parole belle e decisive. Porto a casa una domanda che voglio condividere con voi: il Vangelo può essere annunciato senza tener conto del grande cambiamento del destinatario, che non è più il non credente, il mal credente o l’ateo, in ogni caso una persona in ricerca, ma l’uomo o la donna indifferente, inappetente, immerso nell’immediato e senza orizzonte futuro, che non si fa più neppure domande sul senso della vita? Come si fa ad annunciare il Vangelo a questo interlocutore, a cui basta l’armonia del sé e qualche buona esperienza di vita? Qui non sono necessari solo i ministri ordinati, ma anche tanti uomini e donne, con la loro dote di umanità per far sognare cos’è la vita nuova del Vangelo mediante l’ascolto, la testimonianza di fede, il contagio, lo scambio tra il dono di Dio e la vita degli uomini.


2. La seconda direzione potrà raccogliere il molto e il buono che è emerso nell’aula sinodale per quanto riguarda la forma ecclesiae. Il volto della Chiesa ha bisogno di prendere i tratti del Cristo umile, che supera la contrapposizione clero-laici, riscopre il valore della vita consacrata e presenta lo stile di una Chiesa capace di tradursi e gesti e opere sinodali. Si tratta di ricuperare l’immagine della Chiesa del primo millennio, con una pluralità di volti e figure, di carismi e missioni, di ministeri e servizi. Papa Francesco ci ha parlato in apertura del Sinodo di una Chiesa sinfonica. Anche qui porto con me una domanda cruciale: quali scelte coraggiose sono necessarie per restituire un’immagine di chiesa dove ciascuno suona il suo strumento a servizio della sinfonia di tutta l’orchestra. Il bisogno di spiritualità, segnalato da molte inchieste sulla società secolarizzata, non ha bisogno di comunità credibili, dove si è accolti, si prega, si celebra, crescono buoni legami e si fanno opere di carità e missione? Non da soli o per gruppi, ma in modo veramente corale?

3. La terza direzione, infine, dovrà soffermarsi sui modi di presenza al mondo della Chiesa e del cristiano. L’amore ai poveri e agli ultimi, l’impegno sociale e politico del credente deve aver chiaro fin dall’inizio una cosa e una cosa sola: ciò che è proprio del cristiano non è solo la risposta al bisogno, ma la liberazione dal bisogno, l’affrancamento da ogni dipendenza. La nostra carità e il nostro servizio sono come l’opera della levatrice, che ha raggiunto il suo scopo quando diventa inutile, perché ha fatto nascere una vita che procede con la propria forza e autonomia. Noi aiutiamo il povero perché diventi un fratello libero e responsabile e possa sedersi insieme al banchetto della vita.
Non sono almeno queste le traiettorie su cui immaginare il futuro della fede e della Chiesa?

+Franco Giulio Brambilla

diocesinovara.it

Verso l’Assemblea. Sinodo della Chiesa, si chiude la prima fase. Ecco il “sussidio”

La Messa di apertura del Sinodo dei vescovi, nel 2021

Il processo sinodale della Chiesa cattolica a livello universale fa un nuovo passo in avanti. È stato reso noto infatti l’Instrumentum laboris, redatto sulla base di tutto il materiale raccolto durante la fase dell’ascolto, e in particolare dei Documenti finali delle Assemblee continentali.

Con la sua pubblicazione si chiude quindi la prima fase del Sinodo “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione”, e si apre la seconda, articolata nelle due sessioni in cui si svolgerà la XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (ottobre 2023 e ottobre 2024). Con l’obiettivo di «rilanciare il processo e di incarnarlo nella vita ordinaria della Chiesa, identificando su quali linee lo Spirito ci invita a camminare con maggiore decisione come Popolo di Dio».

Questo Instrumentum laboris «non annulla né assorbe» tutta la «ricchezza» della riflessione maturata nella fase precedente, ma «si radica in essa e continuamente vi rimanda». Cosicché anche nella preparazione all’Assemblea, i Membri del Sinodo «sono invitati a tenere presenti i documenti precedenti, in particolare il Documento di lavoro della tappa continentale e i Documenti finali delle Assemblee continentali, oltre a quello del Sinodo digitale, come strumenti per il loro discernimento».

L’Instrumentum laboris è pensato come «sussidio pratico» a servizio dello svolgimento dell’Assemblea sinodale di ottobre 2023 e per la sua preparazione. Quindi «non è un documento del Magistero della Chiesa, né il report di una indagine sociologica; non offre la formulazione di indicazioni operative, di traguardi e obiettivi, né la compiuta elaborazione di una visione teologica». A partire infatti dalle intuizioni raccolte lungo la prima fase e soprattutto dal lavoro delle Assemblee continentali, «articola alcune delle priorità emerse dall’ascolto del Popolo di Dio, ma non in forma di asserzioni o prese di posizione». Le esprime invece «come domande rivolte all’Assemblea sinodale, che avrà il compito di operare un discernimento per identificare alcuni passi concreti per continuare a crescere come Chiesa sinodale, passi che sottoporrà poi al Santo Padre».

In questa luce l’Instrumentum laboris non può essere «inteso come una prima bozza del Documento Finale dell’Assemblea sinodale, da correggere o emendare, pur delineando una prima comprensione della dimensione sinodale della Chiesa a partire dalla quale operare un ulteriore discernimento».

Quindi sono i Membri dell’Assemblea sinodale «i destinatari principali» di questo documento, che viene reso pubblico «non solo per ragioni di trasparenza, ma anche come sussidio per la realizzazione di iniziative ecclesiali». In particolare «può favorire la partecipazione alla dinamica sinodale a livello locale e regionale, in attesa che i risultati dell’Assemblea forniscano ulteriori e autorevoli elementi su cui le Chiese locali saranno chiamate a pregare, riflettere, agire e dare il proprio contributo».

L’Instrumentum laboris è diviso in due parti.

La sezione A, intitolata «Per una Chiesa sinodale», prova a raccogliere i frutti della rilettura del cammino percorso. Innanzi tutto enuclea «una serie di caratteristiche fondamentali o segni distintivi di una Chiesa sinodale». Quindi dà voce «alla consapevolezza che una Chiesa sinodale è contraddistinta anche da un modo di procedere, che l’esperienza della prima fase conduce a identificare nella conversazione nello Spirito». Sui frutti di questa rilettura l’Assemblea «sarà invitata a reagire con lo scopo di precisarli e affinarli». Il documento ribadisce che «il protagonista del Sinodo è lo Spirito Santo». E poi ricorda alcune caratteristiche di una Chiesa sinodale, una Chiesa che «si fonda sul riconoscimento della dignità comune derivante dal Battesimo», una Chiesa «dell’ascolto», una Chiesa che «desidera essere umile», che «sa di dover chiedere perdono e di avere molto da imparare». Una Chiesa sinodale «è una Chiesa dell’incontro e del dialogo non ha paura della varietà di cui è portatrice, ma la valorizza senza costringerla all’uniformità». Una Chiesa sinodale «promuove il passaggio dall’“io” al “noi”», ed «è aperta, accogliente e abbraccia tutti».

La sezione B dell’Instrumentum laboris, intitolata “Comunione, missione, partecipazione”, esprime invece in forma di interrogativo le tre priorità che con maggiore forza emergono dal lavoro di tutti i continenti, sottoponendole al discernimento dell’Assemblea. A servizio della dinamica dell’Assemblea, in particolare dei lavori di gruppo (Circuli Minores), per ciascuna di queste tre priorità sono proposte cinque Schede di lavoro che consentono di affrontarle a partire da prospettive diverse. In questa parte sono segnalate anche alcune delle questioni più delicate e controverse discusse nella prima fase del processo sinodale.

Eccone alcuni esempi, riguardanti la questione della pastorale delle persone omosessuali, la questione degli abusi, quella dell’ammissione di uomini sposati al sacerdozio e quella dell’ammissione delle donne al diaconato:

«Come possiamo creare spazi in cui coloro che si sentono feriti dalla Chiesa e sgraditi dalla comunità possano sentirsi riconosciuti, accolti, non giudicati e liberi di fare domande? Alla luce dell’Esortazione Apostolica Post-Sinodale Amoris laetitia, quali passi concreti sono necessari per andare incontro alle persone che si sentono escluse dalla Chiesa in ragione della loro affettività e sessualità (ad esempio divorziati risposati, persone in matrimonio poligamico, persone LGBTQ+, ecc.)?»;

«In che modo una concezione del Ministero ordinato e una formazione dei candidati più radicate nella visione della Chiesa sinodale missionaria possono contribuire all’impegno per evitare il ripetersi di abusi sessuali e di ogni altro genere?»;

«In che misura è possibile distinguere tra i membri di un’istituzione e l’istituzione stessa? Le responsabilità in merito alla gestione dei casi di abuso sono individuali o sistemiche? In che modo la prospettiva sinodale può contribuire a creare una cultura di prevenzione degli abusi di ogni tipo?»;

«È possibile, come propongono alcuni continenti, aprire una riflessione sulla possibilità di rivedere, almeno in alcune aree, la disciplina sull’accesso al Presbiterato di uomini sposati?»;

«La maggior parte delle Assemblee continentali e le sintesi di numerose Conferenze Episcopali chiedono di considerare nuovamente la questione dell’accesso delle donne al Diaconato. È possibile prevederlo e in che modo?».

L’Instrumentum laboris è stato presentato in Sala Stampa vaticana dai cardinali Mario Grech, Segretario Generale della Segreteria Generale del Sinodo, e Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Luxembourg e Relatore Generale della XVI Assemblea Generale. Con loro il gesuita Giacomo Costa, consultore della Segreteria Generale.

Nel corso dell’incontro sono state presentate le brevi testimonianze di Helena Jeppesen-Spuhler, membro della delegazione svizzera all’Assemblea Continentale di Praga, di suor Ester Lucas che ha letto da remoto il testo preparato da don Rafael Simbine Junior, Segretario Generale del SECAM, e di suor Nadia Coppa, presidente dell’Unione Internazionale Superiore Generali (UISG).

«Non è un documento della Santa Sede, ma della Chiesa tutta. Non è un documento scritto sulla scrivania. È un documento in cui tutti sono co-autori, ciascuno per la parte che è chiamato a svolgere nella Chiesa, nella docilità allo Spirito», ha spiegato il cardinale Mario Grech. «Non troverete nel testo – ha puntualizza il porporato maltese – una sistematizzazione teorica della sinodalità, ma il frutto di una esperienza di Chiesa, di un cammino nel quale tutti abbiamo imparato di più, per il fatto di camminare insieme e interrogarci sul senso di questa esperienza».

Il cardinale Grech ha tenuto a smentire le preoccupazioni di «chi teme che le conclusioni del Sinodo siano state già scritte». «La maggiore preoccupazione della Segreteria del Sinodo e mia personale – ha spiegato – è stata di rispettare sempre quanto emergeva dalle tappe del processo sinodale. Si tratta di rispettare lo Spirito Santo che – papa Francesco lo ripete spesso – è il protagonista del processo sinodale. Presumere di scrivere prima le conclusioni equivarrebbe a bestemmiare lo Spirito!».

Da parte sua il cardinale Hollerich ha rilevato che il documento «non è un tentativo di rispondere a tutte le questioni sulla sinodalità», ma «piuttosto il risultato del processo sinodale a tutti i livelli».

L’Instrumentum laboris infatti «non ha la pretesa di essere un trattato teologico sulla sinodalità. Non dà risposte, ma semplicemente pone le questioni». Padre Costa ha ribadito che il metodo della «conversazione nello Spirito», adottato nel processo sinodale, apre spazi «in cui affrontare insieme anche tematiche controverse, su cui nella società e nella Chiesa è più frequente lo scontro, di persona o attraverso i social media, che il confronto». Per il gesuita «l’Assemblea sinodale è chiamata a vivere un processo spirituale di ricerca della volontà di Dio e non il dinamismo degli organi parlamentari, in cui il confronto si conclude con un voto che divide maggioranza e minoranza».

L’obiettivo è quello di presentare al Papa proposte concrete «per crescere come Chiesa sinodale». Per questo scopo «è importante identificare quali blocchi ostacolano il cammino e approfondire le questioni su cui non è ancora maturato un sufficiente consenso». Padre Costa ha informato poi che per facilitare questo confronto, e anche per l’accresciuto numero di partecipanti, le prossime due sessioni del Sinodo avranno luogo in Aula Paolo VI.

avvenire.it

L’Università nel cammino sinodale

Sabato 20 maggio presso l’Aula Magna Artigianelli del Dipartimento di Educazione e Scienze Umane, in Seminario a Reggio, dalle 10 alle 12, si tiene l’incontro “Università e società, la Chiesa reggiano-guastallese in ascolto.

Si tratta di una nuova tappa del cammino sinodale questa volta rivolta al mondo dell’istruzione universitaria.

Dopo i saluti della professoressa Annamaria Contini, direttrice del Dipartimento di Educazione e Scienze Umane, interverranno il rettore di UniMoRe, professor Carlo Adolfo Porro e Lucia Maggipinto, recentemente laureatasi in Scienze della Formazione Primaria e rappresentante degli studenti presso il Nucleo di Valutazione di UniMoRe.
Ci sarà infine spazio per alcune domande e la mattinata si concluderà con una riflessione del vescovo Giacomo.

diocesi.re.it