Mafia. Arrestato il superlatitante Matteo Messina Denaro. Era a Palermo

I carabinieri lo hanno tratto in arresto in una clinica sanitaria. Il boss di Castelvetrano era ricercato da trent’anni. Meloni: grande vittoria dello Stato, lotta alla mafia senza tregua
Matteo Messina Denaro dopo l'arresto, nel furgone dei carabinieri

Matteo Messina Denaro dopo l’arresto, nel furgone dei carabinieri – Carabinieri del Ros

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Il boss mafioso Matteo Messina Denaro è stato arrestato dai carabinieri del Ros, dopo 30 anni di latitanza. L’inchiesta che ha portato alla cattura del capomafia di Castelvetrano (Trapani) è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dal procuratore aggiunto Paolo Guido.

“Oggi 16 gennaio 2023 i Carabinieri del Ros, del Gis e dei comandi territoriali della Regione Sicilia nell’ambito delle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Palermo hanno tratto in arresto il latitante Matteo Messina Denaro all’interno di una struttura sanitaria a Palermo dove si era recato per sottoporsi a terapie cliniche” ha detto il generale di divisione Pasquale Angelosanto, comandante dei Ros. Si tratta della clinica specialistica La Maddalena, dove il boss era andato in day hospital sotto falso nome. Si faceva chiamare Andrea Buonafede, nato il 23 ottobre del 1963.

A novembre Il Gazzettino aveva riportato le dichiarazioni di Salvatore Baiardo, che aveva gestito la latitanza dei fratelli Giuseppe e Filippo Graviano in Nord Italia. Baiardo aveva dichiarato che Messina Denaro era gravemente ammalato. Si tratterebbe di un tumore al colon.

Non si è opposto all’arresto e del resto il dispositivo allestito poteva fare fronte a ogni emergenza, garantendo la sicurezza di tutti” ha aggiunto Angelosanto. E’ finita, dunque, la latitanza di Messina Denaro, che si nascondeva dal 1993 e ritenuto l’ultimo padrino di Cosa Nostra. Ad arrestarlo sono stati i carabinieri del Ros che 30 anni fa con un blitz riuscirono anche ad arrestare il capo dei capi, Totò Riina.

Tre giorni fa il via libera al blitz

La certezza è arrivata tre giorni fa. I magistrati, che da tempo seguivano la pista, hanno dato il via libera per il blitz. I carabinieri del Gis erano già alla clinica Maddalena dove, da un anno, Messina Denaro si sottoponeva alla chemioterapia e a maggio aveva subito un intervento.

Il boss, che aveva in programma dopo l’accettazione fatta con un documento falso, prelievi, la visita e la cura, era all’ingresso. La clinica è stata circondata dai militari col volto coperto davanti a decine di pazienti. Un carabiniere si è avvicinato al padrino e gli ha chiesto come si chiamasse. “Mi chiamo Matteo Messina Denaro. L’ho detto, sono Matteo Messina Denaro” ha risposto.

Il boss avrebbe anche tentato di scappare ma poi si è arreso. Assieme a lui è stato arrestato il suo autista, Giovanni Luppino.

IL VIDEO. MESSINA DENARO PORTATO VIA DAI CARABINIERI ​

Cappello bianco, occhiali scuri, giubbotto in pelle marrone. Smagrito, sofferente e col volto stanco, conseguenza anche delle terapie a cui era sottoposto. Così è apparso Messina Denaro, di cui non si hanno foto degli ultimi decenni se non gli identikit ricostruiti dagli inquirenti.

Tenuto sotto braccio dai carabinieri, ha attraversato a piedi in manette per alcune centinaia di metri il viale della clinica arrivando in strada. Poi è stato fatto salire su un furgone nero e portato alla caserma San Lorenzo in via Perpignano per le operazioni di identificazione. Da qui traferito in elicottero in una località protetta.

Meloni: grande vittoria dello Stato. Piantedosi: giornata straordinaria

“Una grande vittoria dello Stato che dimostra di non arrendersi di fronte alla mafia”, ha commentato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. “All’indomani dell’anniversario dell’arresto di Totò Riina, un altro capo della criminalità organizzata viene assicurato alla giustizia. I miei più vivi ringraziamenti, assieme a quelli di tutto il governo, vanno alle forze di polizia, e in particolare al Ros dei Carabinieri, alla Procura nazionale antimafia e alla Procura di Palermo per la cattura dell’esponente più significativo della criminalità mafiosa. Il governo – prosegue Meloni – assicura che la lotta alla criminalità mafiosa proseguirà senza tregua, come dimostra il fatto che il primo provvedimento di questo esecutivo, la difesa del carcere ostativo, ha riguardato proprio questa materia”.

Da Ankara, dov’è arrivato oggi per incontrare il suo omologo turco, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha espresso “grandissima soddisfazione per un risultato storico nella lotta alla mafia”. “Complimenti alla Procura della Repubblica di Palermo e all’Arma dei Carabinieri che hanno assicurato alla giustizia un pericolosissimo latitante. Una giornata straordinaria per lo Stato e per tutti coloro che da sempre combattono contro le mafie”.

Una nota del Quirinale informa che “il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha telefonato questa mattina al Ministro dell’Interno e al Comandante dell’Arma dei Carabinieri per esprimere le sue congratulazioni per l’arresto di Matteo Messina Denaro, realizzato in stretto raccordo con la Magistratura”.

Arrestato Matteo Messina Denaro. Dopo 30 anni di latitanza. E’ stato trasferito in una località segreta

Il boss mafioso Matteo Messina Denaro in un fermo immagine dopo l'arresto dai carabinieri del Ros, dopo 30 anni di latitanza, Palermo, 16 gennaio 2023. ANSA/US CARABINIERI © ANSA

Il boss mafioso Matteo Messina Denaro in un fermo immagine dopo l’arresto dai carabinieri del Ros, dopo 30 anni di latitanza, Palermo, 16 gennaio 2023. ANSA/US CARABINIERIRIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

Il boss mafioso Matteo Messina Denaro è stato arrestato dai carabinieri del Ros, dopo 30 anni di latitanza.

L’inchiesta che ha portato alla cattura del capomafia di Castelvetrano (Tp) è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dal procuratore aggiunto Paolo Guido.

Matteo Messina Denaro è stato arrestato all’interno della clinica privata La Maddalena di Palermo, dove un anno fa era stato operato e da allora stava facendo delle terapie in day hospital. Nel documento falso esibito ai sanitari c’era scritto il nome di Andrea Bonafede.

“Bravi, bravi!”. Urla di incoraggiamento e applausi nei confronti dei carabinieri del Ros, da parte di decine di pazienti e loro familiari, hanno accompagnato l’arresto del superlatitante nella clinica.

La certezza è arrivata tre giorni fa. I magistrati, che da tempo seguivano la pista, hanno dato il via libera per il blitz. I carabinieri del Gis erano già alla clinica Maddalena dove, da un anno, Messina Denaro si sottoponeva alla chemioterapia. Il boss, che aveva in programma dopo l’accettazione fatta con un documento falso, prelievi, la visita e la cura, era all’ingresso. La clinica intanto è stata circondata dai militari col volto coperto davanti a decine di pazienti. Un carabiniere si è avvicinato al padrino e gli ha chiesto come si chiamasse. “Mi chiamo Matteo Messina Denaro”, ha risposto.

Dopo il blitz nella clinica, l’ormai ex superlatitante è stato trasferito prima nella caserma San Lorenzo, poi all’aeroporto di Boccadifalco per essere portato in una struttura carceraria di massima sicurezza. La stessa cosa accadde al boss Totò Riina, arrestato il 15 gennaio di 30 anni fa.

Insieme a Matteo Messina è stato arrestato anche Giovanni Luppino, di Campobello di Mazara (Tp), accusato di favoreggiamento. Avrebbe accompagnato il boss alla clinica per le terapie.

Terremoto del Belice, Mattarella: “Una prova durissima per il Paese”

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Il presidente della Repubblica nel 55esimo anniversario del sisma: “Rimane indelebile la solidarietà sviluppata dalla comunità nazionale che ha accompagnato i momenti più difficili”

AGI – “Nella notte tra il 14 e il 15 gennaio di cinquantacinque anni or sono, un terremoto devastante sconvolse la Valle del Belice, recando morte ai suoi abitanti, distruggendo abitazioni e paesi, infliggendo il dolore più straziante. Alle vite spezzate, alle famiglie che vinsero la paura e la disperazione, ai loro discendenti che hanno aperto nuove strade, va il primo pensiero”. Lo afferma il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 55esimo  anniversario del terremoto della Valle del Belice.

Fu una prova durissima. Il Paese intero partecipò con commozione alle sofferenze di quelle comunità. L’Italia avrebbe conosciuto, in pochi anni, altre tragedie innescate dalla natura altamente sismica del nostro territorio, con costi elevatissimi, anzitutto in termini di vite umane. Dopo quei drammatici eventi la Repubblica si è dotata di un’organizzazione per la prevenzione, per il soccorso, per la protezione delle persone, per la ripresa delle attività dopo l’emergenza che oggi è presa a modello”, ricorda ancora Mattarella.

Per il Capo dello Stato “rimane indelebile la solidarietà sviluppata dalla comunità nazionale che ha accompagnato i momenti più difficili. Lo spirito di condivisione degli italiani ha spinto le istituzioni a progredire. Vi hanno contribuito in modo significativo le persone della Valle del Belice, difendendo la propria dignità e i propri diritti, e trasformando le tante sofferenze e privazioni in energia civile”.

PREZZI ALLE STELLE È caro voli in Sicilia La Regione denuncia cartello all’Antitrust

Da Palermo costa meno prendere un aereo per andare a Parigi invece che volare a Roma o per recarsi a Barcellona piuttosto che a Milano. Facendo alcune simulazioni conviene staccare il biglietto Palermo-Parigi con scalo a Roma e scendere nella capitale. Un viaggiatore che volesse andare a Roma il 10 dicembre e tornare lo stesso giorno, con Ita, senza bagaglio pagherebbe 428 euro. Per andare a Bologna nel periodo natalizio il volo con Ita costa 750 euro.

Il caro voli si ripropone periodicamente per i siciliani e Renato Schifani è l’ultimo presidente della Regione che si occupa della vicenda prendendo una dura posizione: «Lo scandalo del caro voli che da tempo colpisce i siciliani deve trovare una risposta, immediata ed efficace. La regione Sicilia denuncerà la questione all’Antitrust». «È inaccettabile – spiega il governatore siciliano – che a minare il diritto alla mobilità dei cittadini sia una compagnia a capitale totalmente pubblico come Ita, impegnata in un cartello con Ryanair sulla rotta Palermo-Roma in quanto unici vettori ad operare su quel percorso. Torno perciò a chiedere al governo di farsi sentire, ed in particolare modo al Mefi», conclude.

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