Settimana di preghiera per la Pace presso La Collina – via C.Teggi, 38 – RE

preghiera

Un gruppo di persone sente l’esigenza, in questo particolare momento storico,  di incontrarsi nella preghiera-riflessione per chiedere il dono della Pace.

Tutte le sere, da lunedì 4 agostoa domenica 10 agosto alle ore 21.00, incontro aperto a tutti.

Chi fosse impossibilitato a partecipare, ma si sente interessato, potrà comunque condividere personalmente il momento ed essere in sintonia con noi.

Ognuno è invitato ad allargare la proposta ad amici e conoscenti.

 

Per informazioni: Giorgio cell. 347-5798175

segnalazione del Centro Missionario di Reggio Emilia

Positivi risultati dal confronto tra la Santa Sede e le Chiese ortodosse orientali

di Gabriel Quicke

L’enciclica sull’ecumenismo Ut unum sint del beato Giovanni Paolo II sottolinea in maniera significativa l’importanza dello scambio attraverso il dialogo, che è molto più di uno scambio di idee: è uno “scambio di doni” (28). Nel nostro pellegrinaggio verso l’unità dei cristiani, incontriamo i nostri fratelli e le nostre sorelle di altre Chiese e comunità ecclesiali. Le visite ecumeniche favoriscono non solo uno scambio teologico, ma creano anche una cultura di amicizia in uno spirito di fratellanza e fraternità evangelica. Gli incontri ecumenici offrono la possibilità di accogliere gli altri e di essere dagli altri accolti. L’ospitalità da una parte e dall’altra permette un continuo arricchimento e un proficuo confronto, anche allo scopo di risolvere sia problemi comuni relativi alla vita umana e alla società sia difficoltà pratiche concernenti la Chiesa. L’ecumenismo non è indifferente alla realtà concreta delle diverse comunità cristiane e si preoccupa, ad esempio, dell’uso comune di luoghi di culto, come pure di questioni di giustizia sociale, di povertà, di razzismo e di violenza. L’ecumenismo mira a sviluppare una cultura di ospitalità e di amicizia, incoraggiando la condivisione sia della gioia che del dolore tra i cristiani. In tal senso, siamo sempre chiamati ad alleggerire il fardello gli uni degli altri. E in questo spirito devono procedere i dialoghi teologici: veritatem facientes in caritate.
Rappresentanti della Chiesa cattolica e delle Chiese ortodosse orientali si sono riuniti dal 17 al 21 gennaio 2012 come membri della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse orientali, sotto la co-presidenza, da parte cattolica, del cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, e, da parte ortodossa, del metropolita Bishoy di Damiette, segretario generale del Santo sinodo della Chiesa ortodossa copta. L’incontro è stato ospitato in Addis Abeba da sua santità Abuna Paulos I, Patriarca della Chiesa ortodossa etiope tewahedo. Durante l’incontro, i membri della commissione hanno approfondito lo studio della comunione e della comunicazione esistenti tra le Chiese fino alla metà del V secolo della storia cristiana, come pure lo studio del ruolo svolto dal martirio e dal monachesimo nella vita della Chiesa primitiva. Essi hanno riassunto gli aspetti convergenti tra le due comunità al fine di presentare modelli che possano essere usati oggi in un approccio pastorale ecumenico che miri all’obiettivo della piena comunione. Nei giorni 13 e 14 settembre 2012, un comitato di redazione si è incontrato a Roma per esaminare i contributi presentati durante l’attuale fase di dialogo e per produrre una bozza di testo che dovrà essere valutata durante la riunione della commissione prevista nel 2013.

(©L’Osservatore Romano 20 gennaio 2013)

L’ecumenismo della vita ci conduce verso l’unità

L’ecumenismo della vita ci sta conducendo verso la comunione: ne è convinto il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, che interviene alla Radio Vaticana in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che si svolge da oggi al 25 gennaio sul tema “Quel che il Signore esige da noi“, frase tratta dal libro del profeta Michea. Ascoltiamo il porporato al microfono di Mario Galgano:

R. – Ich denke, dass in den letzten 50 Jahren sehr, sehr viel geschehen ist. …
Io credo che negli ultimi 50 anni siano accadute molte cose. Ci sono stati tanti dialoghi, abbiamo trovato tanti avvicinamenti – penso in particolare al grandioso evento che si è verificato poco prima della fine del Concilio, quando le scomuniche tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa sono state affidate all’oblio della storia; penso alla grandiosa Dichiarazione tra la Federazione luterana mondiale e il Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani sulla Dottrina della Giustificazione, cioè proprio sul punto che all’epoca della Riforma ci aveva divisi … Accanto a questo, nel frattempo, si è sviluppata una rete mondiale di amicizie ecumeniche e questo lo ritengo ancora più importante, perché non saranno le “carte” ecumeniche a condurci nel futuro, ma la comunione nella vita. Eppure, nonostante tutto quello che abbiamo fatto, dobbiamo dire che la meta dell’ecumenismo non è stata raggiunta: non abbiamo ancora trovato l’unità e c’è ancora molto da lavorare per trovarla …

D. – Per quanto riguarda il dialogo con gli ortodossi, una delle maggiori difficoltà è data dalle divisioni all’interno della stessa ortodossia …

R. – Wir habe ja eine große internationale Kommission zwischen der …
Esiste una grande Commissione internazionale tra la Chiesa cattolico-romana e le Chiese ortodosse, della quale fanno parte delegazioni di quasi tutte le Chiese – ad eccezione della Bulgaria. Si rilevano, in effetti, alcune tensioni tra gli ortodossi; per questo credo che sarebbe un evento importantissimo l’eventuale svolgimento di un Sinodo pan-ortodosso. Seguo questa evoluzione con grande simpatia perché sono convinto che se si riuscisse a realizzare lo svolgimento di questo Sinodo pan-ortodosso, questo significherebbe un grande aiuto anche per il dialogo ecumenico con noi.

D. – Quale il ruolo dell’Anno della fede in questa Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani?

R. – Also, ich denke für das ganze Jahr spielt das eine zentrale Rolle, weil …
Credo che svolga un ruolo centrale per tutto l’anno, perché l’elemento fondante dell’ecumenismo è la fede! L’ecumenismo non è una faccenda semplicemente diplomatica o politica: è una questione di fede. E quello che ci unisce maggiormente è il Battesimo – riconosciuto da tutti – e il Credo apostolico. In questo senso, l’Anno della fede è una grande sfida a ritrovare le radici dell’ecumenismo che si trovano proprio nella fede.

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Al via la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Il Papa: insieme siamo volto e forza di Cristo

“Quel che il Signore esige da noi”: su queste parole del Profeta Michea si fonda il tema dell’edizione 2013 della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che inizia oggi. Sin dall’alba del suo Pontificato, Benedetto XVI ha posto il dialogo ecumenico tra le priorità del suo ministero e in molte circostanze le sue parole hanno espresso con forza l’auspicio che tutti i credenti in Cristo ritrovino l’unità della prima ora della Chiesa. Alessandro De Carolis ricorda alcune affermazioni del Pontefice sull’argomento:

L’unità della Chiesa nasce a poche ore dalla sua apparente fine. Nasce nel Cenacolo – in quella splendida, intensa preghiera di Gesù che affida al Padre gli Apostoli – e sembra distrutta di lì a poco, quando l’autore della preghiera pende crocifisso sul Golgota. Tra il Getsemani e il Calvario gli Apostoli rinnegano, scappano, si danno per vinti. E in quel loro disperdersi sembra annidarsi il segno di ciò che, nei secoli avvenire, sarà della comunità cristiana, creata sul sangue di un Dio morto e risorto ma incapace di restare unita come il suo Artefice l’aveva pensata e benedetta. Riflettendo sui primi anni del cristianesimo, Benedetto XVI notò in una occasione l’intervento cui fu costretto San Paolo già ai tempi dei primi fedeli corinzi:

“L’Apostolo, infatti, aveva saputo che nella comunità cristiana di Corinto erano nate discordie e divisioni; perciò, con grande fermezza, aggiunge: ‘E’ forse diviso il Cristo?’ (1,13). Così dicendo, egli afferma che ogni divisione nella Chiesa è un’offesa a Cristo; e, al tempo stesso, che è sempre in Lui, unico Capo e Signore, che possiamo ritrovarci uniti, per la forza inesauribile della sua grazia”. (Angelus, 23 gennaio 2011)

La tentazione della discordia è davvero antica pur tra chi è stato creato per essere una cosa sola. E la conseguenza di quella “offesa a Cristo” – ha messo più volte in risalto il Papa – è che la divisione tra i cristiani è sovente uno schermo nero che non lascia trasparire appieno la presenza di Dio al resto dell’umanità:

“Il mondo soffre per l’assenza di Dio, per l’inaccessibilità di Dio, ha desiderio di conoscere il volto di Dio. Ma come potrebbero e possono, gli uomini di oggi, conoscere questo volto di Dio nel volto di Gesù Cristo se noi cristiani siamo divisi, se uno insegna contro l’altro, se uno sta contro l’altro? Solo nell’unità possiamo mostrare realmente a questo mondo – che ne ha bisogno – il volto di Dio, il volto di Cristo”. (Udienza generale, 23 genn. 2008)

E il primo e più immediato modo di testimoniare l’unità tra cristiani divisi è quello di pregare assieme:

“Nella preghiera comune, le comunità cristiane si pongono insieme di fronte al Signore e, prendendo coscienza delle contraddizioni generate dalla divisione, manifestano la volontà di ubbidire alla sua volontà ricorrendo fiduciosi al suo onnipotente soccorso (…) La preghiera comune non è quindi un atto volontaristico o puramente sociologico, ma è espressione della fede che unisce tutti i discepoli di Cristo”. (Udienza generale, 23 genn. 2008)

Preghiera, certo, ma non solo, per non essere cembali squillanti. Ci vuole anche l’azione, quella della carità. Ed è ciò che Benedetto XVI ha sempre auspicato del dialogo ecumenico. Affiancare alla preghiera condivisa anche dei gesti concreti di condivisa solidarietà:

“Ciò favorisce il cammino dell’unità, perché si può dire che ogni sollievo, pur piccolo, che i cristiani recano insieme alla sofferenza del prossimo, contribuisce a rendere più visibile anche la loro comunione e la loro fedeltà al comando del Signore”.

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