Sanguinoso epilogo del sequestro in Algeria

Ha avuto un esito tragico e sanguinoso l’operazione decisa questa mattina per liberare le persone sequestrate nell’impianto per l’estrazione di gas di In Amenas nel deserto algerino. Sette ostaggi stranieri sono stati assassinati dai terroristi prima che undici di questi ultimi venissero uccisi dalle forze di sicurezza. La notizia è stata diffusa dalle agenzie internazionali e confermata, mentre andiamo in stampa, anche dalla televisione pubblica algerina.
Le unità speciali della polizia e dell’esercito avevano proseguito, per tutta la notte, l’operazione di controllo dell’area, dove restavano sotto assedio gli assalitori, appartenenti a uno dei gruppi della galassia terroristica di Al Qaeda.
Ancora nella tarda mattinata di oggi, uno degli uomini del commando aveva dichiarato per telefono all’agenzia di stampa privata mauritana Al Akhbar che il complesso era stato completamente minato e che lui e i suoi compagni, oltre agli ostaggi, indossavano cinture esplosive che potevano essere azionate in qualsiasi momento. Fonti della sicurezza, citate dal-l’agenzia di stampa ufficiale algerina Aps, avevano detto nelle prime ore di oggi di considerare in pratica concluso l’attacco sferrato giovedì e durante il quale erano morti non meno di 12 ostaggi stranieri, oltre a 18 terroristi, secondo il bilancio fornito ieri dalla stessa Aps. Tra l’altro, questa mattina sono stati trovati quindici corpi carbonizzati. Altre fonti, subito dopo, avevano però riferito che colpi d’arma da fuoco dei terroristi accerchiati avevano indotto le unità algerine a ritirarsi su posizioni più sicure, dimostrando che c’era ancora resistenza da parte degli assalitori. Questi avevano fatto irruzione nel sito mercoledì, prendendo in ostaggio centinaia di persone, compresi una quarantina di stranieri.
Il Consiglio di sicurezza dell’Onu aveva condannato ieri sera nei termini più severi l’attacco terroristico, esprimendo “la profonda solidarietà e le sentite condoglianze alle vittime di questi atti atroci, alle loro famiglie e al popolo e ai Governi di Algeria e di quei Paesi i cui cittadini sono stati colpiti”. Il Consiglio aveva quindi rivolto un appello agli altri Paesi per la cooperazione con le autorità algerine, sottolineando come le misure per combattere il terrorismo debbano rispettare le convenzioni internazionali.
Sulla vicenda c’erano state ieri prese di posizione contrastanti sulla scelta di Algeri sia di usare la forza sia di farlo senza coordinarsi con i Paesi di provenienza degli ostaggi non algerini. Il quotidiano “Echorouk” afferma che le autorità algerine avrebbero respinto un’offerta di aiuto da parte della Nato. Secondo fonti militari citate dal quotidiano “El Khabar”, invece l’operazione è scattata in risposta alla decisione dei terroristi “di uccidere gli ostaggi e compiere un massacro”.

(©L’Osservatore Romano 20 gennaio 2013)