Ferragosto della solidarietà

Sarà un “Ferragosto della solidarietà” e di speranza per il futuro nonostante la crisi e la pandemia che continuano a minacciare tutti, ma in modo particolare i più fragili. È per questo che proprio con tutti loro, nostri amici durante tutto l’anno, vogliamo passare il Ferragosto. Nel rispetto delle precauzioni sanitarie, la Comunità di Sant’Egidio organizza il 15 agosto a Roma e in altre città italiane momenti di incontro all’insegna del buon cibo, compreso il tradizionale cocomero, con anziani, senza fissa dimora, immigrati, ma anche famiglie italiane che si sono trovate in difficoltà economiche dopo l’inizio della pandemia.
A Roma l’appuntamento è il 15 agosto, a partire dalle 12, alla mensa di via Dandolo 10. A distribuire i pasti e fare festa con quanti verranno, anche alcuni immigrati, tra cui rifugiati venuti con i corridoi umanitari, che si sono offerti di aiutare insieme agli altri volontari.
Il “Ferragosto della solidarietà” sarà vissuto anche nei numerosi cohousing e convivenze realizzati da Sant’Egidio in diversi quartieri della capitale con anziani, persone con disabilità, ex senza fissa dimora.
Le feste si svolgeranno anche in diverse città italiane, come a Genova, dove i Giovani per la Pace faranno, nel pomeriggio, animazione con gli anziani soli del centro storico o a Napoli, dove si svolgerà una distribuzione di pasti e dolci tipici per i senza dimora, alla stazione e in alcuni quartieri del centro.

santegidio.org

Marcia della Pace promossa da Sant’Egidio. Papa Francesco: andate avanti

In cammino da Castel Sant’Angelo a piazza San Pietro. Altre iniziative in Italia. Anche a Rimini

I partecipanti alla marcia della pace di Sant'Egidio in piazza San Pietro

I partecipanti alla marcia della pace di Sant’Egidio in piazza San Pietro

La piccola Elena Romeo ha alzato la sua voce per assicurare tutti: «Le nuove generazioni possono fare e faranno molto per la pace e per l’ambiente. Perchè il mondo, così com’è, non ci piace». È lei, 12 anni, ad aprire la manifestazione “Pace su tutte le terre”, promossa dalla Comunità di Sant’Egidio, che stamattina ha visto sfilare migliaia di persone, giovani, adulti e anziani, italiani e “nuovi italiani” integrati nel nostro Paese, da Castel Sant’Angelo fino a San Pietro per ascoltare l’Angelus del Papa e sostenere il suo messaggio nella 53° Giornata Mondiale della Pace.

Papa Francesco ha rivolto un saluto affettuoso ai partecipanti alla marcia, ricordando che le stesse manifestazioni si sono svolte non solo a Roma, ma anche «in numerose città del mondo».

La marcia della pace a Cagliari

La marcia della pace a Rimini

Bergoglio ha aggiunto a braccio: «Loro hanno anche una ‘scuola della pace’. Andate avanti», facendo riferimento alle Scuole della Pace di Sant’Egidio, luoghi in cui, in tante città dei diversi continenti, la Comunità aiuta i minori delle periferie non solo nelle loro difficoltà scolastiche, ma anche a crescere nella non violenza, nel rispetto delle differenze e nella tutela dell’ambiente.

A parlare, dopo Elena, prima della partenza, è stato Abdul Razak, 28 anni, somalo con una storia dolorosa alle spalle. È nato quando la guerra nel suo Paese esisteva già da due anni. E fino ad oggi non è ancora finita. A 14 anni è partito per un viaggio che doveva essere della salvezza e invece si bloccato nell’inferno della Libia tra luoghi di detenzione e di tortura e poi nelle mani dei trafficanti di uomini. Finalmente, nel luglio 2017, l’approdo in Italia: «Oggi parlo sei lingue e conosco tanti mestieri – ha raccontato Abdul -. Due parole mi hanno accompagnato aiutandomi a non mollare: la speranza e la pace. La cosa che più mi ha colpito in Italia è che qui si può passeggiare tranquillamente senza il rischio di essere aggrediti. Sono stato aiutato da Sant’Egidio, ma ora con la Comunità ho cominciato ad aiutare gli altri, coloro che hanno bisogno».

Alla fine, il presidente di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, ha sottolineato l’importanza di una mobilitazione importante, non solo per il numero, ma per la presenza di tutte le generazioni: «È un popolo che insieme comincia l’anno all’insegna della pace». Pronto
a difenderla in un mondo pieno di troppe contrapposizioni: «La pace va difesa sempre altrimenti viene schiacciata dai potenti. Non siamo destinati a vivere in una cultura dello scontro. La pace è il futuro. Siamo qui anche a nome di chi soffre per le tante guerre di questo mondo: la loro sete di pace va ascoltata. Ognuno di noi può fare molto. Che quello che inizia sia un decennio di pace».

Avvenire