4 Ottobre Francesco d’Assisi / Sui passi del suo patrono l’Italia riscopra ciò che conta veramente

Gratuitamente abbiamo ricevuto, gratuitamente siamo chiamati a dare: «Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento»

Furono anche queste parole a ispirare il patrono d’Italia, san Francesco, nella sua scelta estrema di povertà. Parole che oggi suonano come un invito a riscoprire ciò che è veramente essenziale in tutte le dimensioni dell’esistenza: sociale, politica, economica e spirituale. Certo la sua “conversione” agli occhi del mondo probabilmente appariva come follia, in realtà era espressione dell’infinita saggezza di Dio. Il santo Poverello era nato ad Assisi nel 1181 o 1182, in una famiglia di mercanti, conducendo una gioventù nel segno della mondanità. Nel 1203 visse però un’esperienza di malattia e prigionia che lo cambiò per sempre. La chiamata a «riparare la casa» di Cristo avvenne nella chiesa di San Damiano nel 1205. Era l’inizio di un’avventura spirituale le cui radici erano il Vangelo e la povertà, che sono ancora oggi le fondamenta della grande famiglia dei religiosi francescani. Francesco morì tra il 3 e il 4 ottobre 1226 presso la chiesa di Santa Maria degli Angeli ad Assisi. Canonizzato da Gregorio IX il 16 luglio 1228, il 18 giugno 1939, assieme a santa Caterina da Siena, è stato proclamato patrono d’Italia da Pio XII.

Altri santi. San Petronio di Bologna, vescovo ( V sec.); beata Martina Vazquez Gordo, martire (1865-1936).

Letture. Romano. Gal 6,14-18; Sal 15; Mt 11,25-30.

Ambrosiano. Sof 2,3a-d;3,12-13a.16a-b.17a-b.20a-c; Sal 56 (57); Gal 6,14-18; Mt 11,25-30.

Bizantino. Ef 5,20-25; Lc 6,37-45.

A Madrid. La preghiera inedita di san Francesco, parla lo scopritore padre Horowski

Lo storico francescano presenta in modo dettagliato e «sufficientemente avvalorato» il senso di questo ritrovamento. La misericordia di Dio nell’incarnazione
Il testo della preghiera inedita di san Francesco

Il testo della preghiera inedita di san Francesco – .

Definisce il recente ritrovamento di una “preghiera” inedita attribuita al Poverello di Assisi, “scovata” nell’Archivio storico nazionale di Madrid (di cui abbiamo scritto a giugno LEGGI ndr), «una scoperta importante dal punto di vista religioso e storico». A parlare è il frate minore cappuccino Aleksander Horowski. Storico polacco e direttore della rivista Collectanea Franciscana, spiega la rilevanza del testo all’interno delle fonti francescane.

Ed è stato lo stesso religioso in un articolo a sua firma, apparso sulla pubblicazione scientifica Frate Francesco, rivista di cultura francescana, a presentare in modo dettagliato e «sufficientemente avvalorato» il senso di questa scoperta. Il saggio di padre Horowski si intitola «“Oratio composita”. Un’inedita preghiera di Francesco d’Assisi?». «La scoperta, o piuttosto la riscoperta di questo testo perché era stato individuato già nel 1974 e poi relegato tra gli scritti di dubbia paternità, senza essere stato pubblicato – racconta fra’ Aleksander –, ci fa capire soprattutto l’importanza della liturgia sia per la formazione culturale e teologica di Francesco, sia per il suo modo di pregare.

Secondo il santo, infatti, i testi liturgici (le antifone del breviario, le letture bibliche presenti nel Messale, le sequenze e gli inni) sono una fonte di ispirazione per comporre una preghiera personale e anche per pregare assieme agli altri. Lo stesso fenomeno si osserva, per esempio, nell’“Officio della Passione” che Francesco compilò per la prima fraternità e che anche santa Chiara d’Assisi recitava ogni giorno, avendolo imparato a memoria».

Agli occhi del cappuccino il rinvenimento del testo ha soprattutto il sapore di «qualcosa di emozionante perché di colpo siamo raggiunti dalla voce di Francesco che parla a noi di “pace”. Cosa ancora più preziosa nel contesto di oggi».

Con la mente il religioso ritorna al ritrovamento dai tratti così originali. «Stavo revisionando l’edizione latina del “Testamento” e della “Benedizione” di santa Chiara che si trovano, tra l’altro, nel codice L.1258 dell’Archivio storico nazionale di Madrid. Per questo motivo ho voluto vedere quali sono gli altri testi trasmessi da questo manoscritto. Così mi sono reso conto di questa preghiera che il copista attribuisce appunto a san Francesco, scrivendo: “Oratio composita a beato Francisco”.

Incuriosito, ho verificato che, dopo Kajetan Esser che nel 1976 dedicò alla valutazione dell’autenticità del testo una mezza pagina d’introduzione, nessun altro si è occupato più del problema. Ne ho fatto quindi la trascrizione scoprendo, a sorpresa, tantissime somiglianze stilistiche, lessicali e concettuali con altri scritti autentici di san Francesco».

Lo studioso – che è membro dell’Istituto storico dei cappuccini di Roma – si sofferma soprattutto sulla singolarità di questa nuova fonte francescana. «La preghiera si concentra sul mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio: Egli – come dice Francesco – “più di tutti ci dimostrò la misericordia, quando assunse la nostra natura nel suo santissimo tempio, sacratissimo ventre della Vergine”. Per il santo di Assisi, Dio è degno di lode sia nella sua gloria eterna, come “grande Re sopra tutti gli dèi”, sia nell’opera della nostra salvezza, come “Redentore e Salvatore”».

Fra’ Horowski – è questo si deduce anche dal saggio sul testo – non conosce il motivo che ha spinto il Poverello a lasciare ai posteri all’orazione “ritrovata”. «Non possediamo alcuna testimonianza esterna relativa a questa preghiera. Infatti, nessuna delle fonti biografiche o agiografiche ci dà notizie sulle circostanze nelle quali è nato il testo. Ci rimane – è la riflessione finale – solo l’analisi del suo contenuto. Possiamo dire che, come in una delle lettere nelle quali Francesco invita i destinatari alla venerazione dell’Eucaristia, anche qui egli condivide la sua esperienza con gli altri: amando Cristo incarnato, l’assisiate invita gli uomini, i santi, gli angeli e tutte le creature a lodarlo e benedirlo».

Assisi. “Voi, figli degli uomini…”: scoperta preghiera attribuita a san Francesco

San Francesco, particolare di dipinto nella Basilica Cattedrale di Novara

“Voi, o figli degli uomini,

lodate bene il Signore della gloria

sopra tutte le cose,

magnificatelo e molto esaltate!

E glorificatelo nei secoli dei secoli,

affinché sia ogni onore e gloria nelle altezze a Dio,

creatore onnipotente,

e sulla terra sia pace agli uomini di buona volontà!

Assai magnifico è questo Re pacifico,

al di sopra di tutti i re dell’universo intero,

Signore Dio, nostro Creatore, Redentore e Salvatore,

Consigliere e nostro ammirabile Legislatore!”

È questo il testo di una preghiera attribuita a San Francesco d’Assisi che è stata scoperta nell’Archivo Histórico Nacional di Madrid da padre Aleksander Horowski, presidente dell’Istituto storico dei Cappuccini e redattore di “Bibliographia Franciscana”.

La preghiera è stata rinvenuta all’interno di un manoscritto in cui è presente una trascrizione del testamento di Santa Chiara: l’inedito, come riferisce oggi il “Corriere dell’Umbria”, è stato pubblicato nel periodico “Frate Francesco. Rivista di cultura francescana” (annata 88 dell’anno 2022.

Dopo una dettagliata presentazione e prima dell’edizione del testo originale in latino, seguito dalla traduzione in italiano, il padre francescano Horowski scrive: “Alla luce di questi elementi unitamente ai risultati delle fonti e del lessico dell’Oratio, possiamo considerare questa preghiera – fino alla prova contraria – come un testo di Francesco sufficientemente avvalorato”.

La preghiera “è una invocazione al Re pacifico ma anche una esortazione agli uomini di buona volontà a essere operatori di pace”,
spiega padre Pietro Messa, preside della Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani della Pontificia Università Antonianum,
sottolineando la rilevanza della scoperta, “una notizia importante dal punto di vista religioso e storico”.

Il ritrovamento è avvenuto, come spesso accade, in maniera imprevista, mentre nell’Archivio madrileno padre Aleksander Horowski stava studiando il manoscritto in cui è presente una trascrizione del testamento di Santa Chiara: analizzando il codice, infatti, il presidente dell’Istituto storico dei Cappuccini si è accorto che conteneva anche un altro testo al quale gli esperti che se
ne erano interessati in precedenza non avevano assegnato reale importanza.

Ebbene, ai fogli 286rb-287ra il codice riporta una preghiera latina, che la rubrica – vergata dallo stesso scriba che ne riproduce il testo
– introduce con queste parole: “Oratio composita a beato Francisco”. Una preghiera composta da San Francesco (nel Medioevo i termini santo e beato erano intercambiabili).

Il manoscritto composto da 359 fogli dalle dimensioni interne di 220×165 mm, si compone di due parti cartacee, la prima stampata, la
seconda manoscritta; quest’ultima, tuttavia, è stata pensata a completamento della prima, come si deduce dal fatto che l’amanuense predispose la numerazione progressiva delle singole carte con numeri romani nonché dal contenuto stesso dell’intero volume.

Avvenire

I santi in fondo servono a questo, sono raggi che indicano il sole

La lampada

Ottobre celebra Francesco d’Assisi, con le regioni italiane, una per volta, che offrono l’olio per la lampada accesa sulla tomba del santo. I teologi sanno spiegare alla luce del Vangelo il significato del gesto, il fedele resta colpito dalla discrezione del simbolo, un semplice lume, a richiamare la presenza e la benedizione divina.

Sarà la cornice per la preghiera di chi, durante l’anno, scenderà nella cripta alla ricerca di un po’ di silenzio, guardando al poverello per trovare le parole da rivolgere al Padre quando non sappiamo più chi siamo. I santi in fondo servono a questo, sono raggi che indicano il sole, sono la sapienza nel caos che permettiamo ci cresca intorno, sono la scalata al cielo fatta di piccoli gesti nel tran tran della vita quotidiana. Perché sogniamo le rivoluzioni ma fatichiamo ad alzarci dal divano, e i maestri dello spirito insegnano che quando si ha tanta sete è più facile rinunciare all’acqua che berla a piccoli sorsi.

La lampada di Assisi sta lì a ricordarci che per trovare la strada nel buio spesso è più utile una semplice torcia di una luce potente. Ci insegna che il vestito dei santi è la povertà, e che per diventare grandi occorre farsi piccoli, svuotarsi delle proprie sicurezze per essere riempiti da Chi ha la risposta. Anzi, è la risposta.

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