BIBBIA E LITURGIA Esultiamo: è risorto!

Gli artisti raccontano la risurrezione - Famiglia Cristiana

La celebrazione della notte di Pasqua, la madre di tutte le veglie (sant’Agostino) inizia fuori dalla chiesa, nell’oscurità. Viene acceso e benedetto il fuoco, in un rito molto suggestivo, specialmente nelle chiese di campagna che hanno intorno i campi e non l’asfalto. Il richiamo è agli elementi della natura, ai cicli stagionali, al livello primigenio di questa festa affascinante e antica, ricca di significati plurimi. Infatti, lo strato più antico della Pasqua è quello di una festa agricolo-pastorale, in cui si celebrava il passaggio dal cupo inverno alla fiorente primavera che restituiva vita e speranza agli esseri umani.

Alla fiamma del  fuoco nuovo e benedetto si accende il cero pasquale, che viene portato solennemente dentro la chiesa; durante la processione si proclama La luce di Cristo mentre  si accendono progressivamente le candele dei fedeli. La luce di Cristo si propaga di candela in candela e ciascuno porta questa luce nelle tenebre del proprio cuore, rischiarandole. All’arrivo al presbiterio, il cero è incensato e si proclama l’Annuncio Pasquale (Exultet). E’ così grande ed entusiasmante la redenzione operata da Cristo che si può affermare che il peccato di Adamo fu una felice colpa, dato che meritò di avere un così grande redentore!

La liturgia della Parola ripercorre con sette letture dell’Antico Testamento gli eventi principali della storia della salvezza, dalla creazione del mondo alla liberazione del popolo d’Israele schiavo in  Egitto, fino alla promessa di uno spirito nuovo e un cuore nuovo per una  rinnovata alleanza. Si fa dunque riferimento al secondo livello di significato della Pasqua, cioè il passaggio (Pesach) degli israeliti dalla schiavitù alla libertà, evento fondativo della fede e della identità del popolo ebraico.

Al momento del canto solenne del Gloria (che non viene recitato durante la Quaresima), si sciolgono le campane che avevano taciuto durante il triduo pasquale, si accendono tutte le luci, si pongono i fiori sull’altare fino ad allora spoglio e si proclama il miracolo della resurrezione: l’Epistola annuncia la vita nuova in Cristo risorto, e nel Vangelo si legge il racconto dell’apparizione degli angeli alle donne la mattina di Pasqua.

L’annuncio della vita nuova in Cristo è il motivo per cui in questo momento della veglia si rinnovano le promesse battesimali e si somministrano ai catecumeni i sacramenti del battesimo e della confermazione.

“Si deve cantare l’Alleluia per capire cosa significa la Pasqua. Nel canto, la resurrezione pervade il nostro corpo. Nel canto, il Risorto ci penetra attraverso la pietra che sta davanti al nostro cuore e ci blocca. Mentre cantiamo, possiamo avvertire in noi la vita e l’amore, perché l’amore vuole e deve cantare. Sentiamo che il Risorto è davvero tra noi, anzi in noi. La resurrezione riguarda anche noi. Mentre cantiamo, sentiamo che la pietra viene spostata, non ci blocca più. Il sepolcro è aperto. Cristo è risorto, si alza insieme a me, esce con me dalla mia tomba. Ora posso varcare la mia soglia, posso uscire da me stesso, avverto in me la vita. Qualcosa sta fiorendo dentro di me e non devo far altro che cantare per far spazio a questa vita dentro di me. La Pasqua è la festa della vita. Festeggiamo la vittoria della vita sulla morte. Cristo ha vinto la morte, ma ciò significa che anche in noi la vita è più forte della morte, diventa immortale. Nell’eucarestia mangiamo e beviamo della nuova vita della resurrezione. In noi c’è ora una vita che spezza tutte le catene e che deve trovare espressione. Il fatto che la Pasqua si festeggi la prima domenica dopo la luna piena di primavera ha un significato profondo. Per gli antichi la natura era il simbolo dell’opera di Dio in noi. Il risveglio della vita in primavera ci mostra che in Cristo la vita ha vinto la morte. Osservare la natura ci aiuta a credere alla vita del Risorto. Intuiamo con tutti i sensi che ora la vita ha davvero sconfitto la morte… La vita che sboccia di nuovo in primavera tornerà a morire in autunno. Ma in questo rifiorire si cela la promessa di una vita che non morrà, la promessa di un’eterna primavera, di una Pasqua perenne” (Anselm Grun).

Anno dopo anno, “Pasqua torna, testarda e lieve come il battito del cuore, ad aprire fessure di speranza nei nostri gior­ni di crisi. Torna con parole e con segni capaci anco­ra di illuminare stralci di sentiero, di allargare feritoie di luce, invito a non lasciarci rinchiudere e bloccare dai mille problemi chi ci assediano”  (Ermes Ronchi).

Una vita rinnovata ci attende, come suggerisce l’incipiente primavera, e come sottolinea  Piero della Francesca, mostrandoci nel suo affresco, alle spalle di Gesù risorto,  da una parte gli alberi spogli dell’inverno e dall’altra quelli verdi della stagione nuova.

La nostra vita può riprendere, rinfrancata, sollevata, liberata dalla cupezza del pessimismo, capace di vedere le cose con occhi nuovi, ritrovando il coraggio e la gioia di vivere.

Dobbiamo fare:
dell’interruzione / un nuovo cammino,
della caduta / un passo di danza,
della paura / una scala,
del sogno / un ponte,
del bisogno / un incontro
(Fernando Sabino)

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