CROLLA LA PRODUZIONE INDUSTRIALE, ALLARME RECESSIONE IN UE

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SALVINI, CRISI? ITALIA PREPARATA. DI MAIO, UN BOOM DIGITALE Crolla la produzione industriale a novembre in Italia, -1,6% su ottobre e -2,6% su novembre 2017. Profondo rosso per il settore auto che segna -19,5% sull’anno e -8,6% sul mese. L’Istat stima che la fase di debolezza dell’economia prosegua. I dati negativi della produzione anche negli altri principali paesi Ue lasciano presagire una possibile recessione in tutta Europa, mentre anche negli Usa il rischio recessione sale al massimo degli ultimi sei anni. ‘Crisi? Faremo il contrario dei governi del Pd, che avevano una situazione economica positiva e hanno tagliato; noi, in una situazione internazionale negativa, mettiamo più soldi nelle tasche degli italiani, è l’unica cosa intelligente da fare’, dice Salvini. Mentre Di Maio parla di un ‘nuovo boom economico da anni ’60’ a partire dalle autostrade digitali.

Recessione all’orizzonte

L’economia mondiale rischia di entrare in una nuova fase recessiva. A lanciare l’allarme è il World Economic Situation and Prospect, il rapporto delle Nazioni Unite, che stima per il 2013 una crescita globale del 2,4 per cento e del 3,2 per cento per il 2014. Una “significativa revisione al ribasso” rispetto alle previsioni dello scorso anno, che parlavano infatti di 0,3 per cento punti in meno per l’anno in corso e di 0,7 punti in meno per il 2013.
“Un peggioramento della crisi nell’eurozona, lo spettro del fiscal cliff negli Stati Uniti e un forte rallentamento della crescita in Cina potrebbero causare una nuova recessione globale” ha spiegato Rob Vos, direttore della divisione Analisi e politiche per lo sviluppo, del dipartimento Onu per gli Affari economici e sociali. “Ciascuno di questi rischi potrebbe determinare un calo della produzione globale compreso tra l’1 e il 3 per cento”.
Ma il dato più allarmante riguarda l’occupazione. Con le politiche esistenti e le tendenze di crescita prevista, potrebbero essere necessari almeno altri cinque anni ad Europa e Stati Uniti per compensare le perdite di posti di lavoro.

(©L’Osservatore Romano 20 dicembre 2012)