Le Province saranno 51 Riforma attiva da 2014

ROMA – Via 35 province: si passerà da 86 a 51. Via libera del Consiglio dei ministri al decreto legge di riforma delle province, che prevede che gli enti intermedi tra regioni e comuni siano ridotti a 51, “comprese le città metropolitane”. Si tratta di un decreto “di tipo ordinamentale e strutturale, nella logica avviata con la spending review”, ha riferito il ministro Filippo Patroni Griffi, secondo il quale la riduzione degli enti “è un processo irreversibile”.

La riforma sarà attiva a partire dal 2014, a novembre del 2013 si terranno invece le elezioni per decidere i nuovi vertici delle province, ha spiegato Patroni Griffi. La riduzione è “un processo irreversibile e da gennaio verranno meno le giunte provinciali”: il governo “si è mosso tra spinte opposte, tra spinte al mantenimento dello status quo e spinte alla cancellazione totale”.

“Da gennaio e coerentemente con la governance, verranno meno le giunte provinciali e nella fase di transizione sarà possibile per il Presidente delegare non più di tre consiglieri. Questo fino a quando il sistema non andrà a regime nel 2014”, ha affermato il ministro della Funzione pubblica. La riforma prevede inoltre il divieto di cumulo di emolumenti per le cariche presso gli organi comunali e provinciali e abolizione degli Assessorati. ”Gli organi politici dovranno avere sede esclusivamente – hanno spiegato i ministri Patroni Griffi e Cancellieri – nelle città capoluogo”.

Sul riordino delle Province delle Regioni a statuto speciale “ci occuperemo in seguito, visto che la legge sulla spending concedeva a queste realtà 6 mesi di tempo in più”, ha detto Patroni Griffi, aggiungendo che “la Sardegna ha già provveduto mentre la Sicilia ora è impegnata su altro”.

Per assicurare l’effettività del riordino delle Province “senza necessità di ulteriori interventi legislativi, il governo ha delineato una procedura con tempi cadenzati ed adempimenti preparatori, garantiti dall’eventuale intervento sostitutivo di commissari ad acta”.

UPI, CI SONO FORZATURE SU ALCUNI TERRITORI – “Il decreto legge consegna al Paese una nuova organizzazione delle istituzioni locali. E’ un percorso che come Upi abbiamo contribuito a portare avanti, ma riteniamo che su alcuni territori siano state fatte forzature che non tengono conto a pieno delle realtà socio economiche delle comunità”. Lo dichiara il presidente dell’Upi Giuseppe Castiglione.

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