Verso Pasqua. La Quaresima dei fannulloni: quindici minuti al giorno con i santi

Preghiera per la pace il venerdì di quaresima

Momento qualificante per la meditazione personale o per un cammino quaresimale in parrocchia, >>> il volume “Quaresima per fannulloni” di Max Hout de Longchamp (Il Pozzo di Giacobbe con sconto 5% qui) è giunto alla XVIII edizione. Proposto per la prima volta in Italia dalla Confraternita della Beata Vergine del Monte Carmelo di Erice di cui è moderatore sin dalla nascita, nel 2003, il vescovo di Acireale, Antonino Raspanti ha visto ampliare il circuito di persone interessate a vivere questo originale percorso spirituale e pratico.

Alla scuola dei santi e dei mistici, bastano 15 minuti al giorno per un vero itinerario quaresimale fino alla Pasqua. «Il metodo proposto richieste pochi minuti e un po’ di perseveranza per lasciare che la Parola prenda forma in noi». Una buona lettura, qualche minuto di meditazione, un consiglio pratico.

«È come strofinare un cerino per accendere un incendio, dice l’autore che attualmente dirige il Centro “Saint Jean de la Croix” di Mer-sur-Indre in Francia, gemellato con la confraternita ericina. «L’appuntamento secolare con la quaresima, con i suoi riti e le sue pratiche, ci dona lo strumento della preghiera con cui accendere il desiderio di Dio, potenza dell’uomo che è infinito desiderio come dicevano i filosofi antichi» ha detto Anna Pia Viola, filosofa e teologa della Facoltà Teologica di Sicilia nella presentazione che si è tenuta a Trapani presso il salone dell’abbraccio del Museo diocesano di arte contemporanea “San Rocco” qualche giorno fa. «Siamo fatti di parola ma per vivere e crescere abbiamo bisogno di parole sensate, profonde, pensate. Questo sussidio ispira proprio perché si rivolge a quei ‘fannulloni’ che non vogliono aggiungere cose da fare ma andare in profondità».

>>> Quaresima per i fannulloni… Alla scuola dei santi (Vol. 18) del Febbraio 2023 con 5% sconto qui

«La Quaresima è un affare di cuore, con cui la Chiesa ci prende per mano per compiere il cammino verso la rigenerazione della Pasqua – ha aggiunto il vescovo Raspanti presente alla presentazione – l’amore è il quadro di riferimento di tutte le pratiche quaresimali che ogni anno si presenta a noi come occasione preziosa per rientrare in noi stessi e guardare i grandi limiti della nostra creaturalità. Abbiamo attraversato l’emergenza sanitaria del Covid, ci troviamo ad un anno da una guerra sanguinosa a pochi passi da noi, abbiamo seguito il dramma del terremoto in Turchia e Siria pensando che potevamo essere noi le vittime di tutto questo».

«Dopo anni in cui abbiamo vissuto con uno strisciante senso di onnipotenza ci siamo ritrovati deboli, fragili, come canne direbbe Pascal. Ma – ha ripreso il vescovo di Acireale – proprio nell’abbraccio del Padre in cui c’immette il rapporto con Cristo Risorto, possiamo scoprire che i nostri limiti non sono la nostra infelicità. Nel Padre la nostra debolezza non si sgretola nel nulla ma s’integra e si unifica nella vita del Risorto. La parola “Padre’” se mi fermo, respira di quel ‘per me’ della salvezza di Cristo che va ben oltre ad un triste esercizio di salute morale, ha concluso citando un brano di San Francesco di Sales contenuto nel volume».

avvenire.it

 

Preghiera. Il 10 marzo Messe in tutta Europa per la pace e le vittime della guerra

Una chiesa nel villaggio di Mala Komyshuvakha, vicino a Kharkiv, dalla quale è passata più volte la linea del fronte

Una Messa per la pace in Ucraina e per le vittime della guerra: all’invito a celebrarla venerdì 10 marzo in tutte le chiese arrivato dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), alla vigilia dell’anniversario dell’invasione russa il 24 febbraio, la Cei ha risposto con la sua adesione rilanciando l’appello alla preghiera con una nota diffusa il 21 febbraio. Oggi dunque in tutta Europa si celebreranno liturgie eucaristiche per invocare pace attraverso la partecipazione al sacrificio dell’altare, una vera mobilitazione popolare dei cattolici europei che possono mostrare così di sentire come loro la ferita della guerra abbracciando chi ne ha sofferto e ne patisce le terribili conseguenze. Una grande preghiera di tutto il continente, celebrata all’interno della Messa che rende presente il Signore nella sua Chiesa, stringe la comunità attorno al suo fondamento vivo, forma il centro e la radice stessa della vita cristiana. Una giornata dunque che per intensità spirituale ricorda quella nella quale il 25 marzo 2022 il Papa consacrò Ucraina e Russia al Cuore Immacolato di Maria con una memorabile preghiera mariana (alla quale possiamo tornare oggi).

Molte diocesi hanno a loro volta chiesto alle parrocchie di celebrare una Messa il 10 marzo secondo le intenzioni proposte da vescovi europei e italiani: «Sarà un’occasione per rinnovare la nostra vicinanza alla popolazione e per affidare al Signore il nostro desiderio di pace – si legge nella nota della Presidenza Cei –. Chiedere la conversione del cuore, affinché si costruisca una rinnovata cultura di pace, sarà il modo in cui porteremo nel mondo quei germogli della Pasqua a cui ci prepariamo». La Conferenza episcopale italiana faceva eco al «grido accorato di papa Francesco» che «scuote le coscienze e chiede un impegno forte a favore della pace: è tempo di trovare spazi di dialogo per porre fine a una crisi internazionale aggravata dalla minaccia nucleare. A un anno dall’invasione russa di uno Stato indipendente, l’Ucraina, vogliamo tornare a ripetere il nostro “no” deciso a tutte le forme di violenza e di sopraffazione, il nostro “mai più” alla guerra. Per questo, invitiamo le comunità ecclesiali ad unirsi in preghiera per invocare il dono della pace nel mondo. In Ucraina, così come in tanti (troppi) angoli della terra – prosegue la Cei – risuona infatti l’assordante rumore delle armi che soffoca gli aneliti di speranza e di sviluppo, causando sofferenza, morte e distruzione e negando alle popolazioni ogni possibilità di futuro. Sentiamo come attuale l’appello lanciato sessant’anni fa da san Giovanni XXIII nell’enciclica Pacem in terris: “Al criterio della pace che si regge sull’equilibrio degli armamenti, si sostituisca il principio che la vera pace si può ricostruire nella vicendevole fiducia” (n.39). Se da una parte è urgente un’azione diplomatica capace di spezzare la sterile logica della contrapposizione, dall’altra tutti i credenti devono sentirsi coinvolti nella costruzione di un mondo pacificato, giusto e solidale. Il tempo di Quaresima ci ricorda il valore della preghiera, del digiuno e della carità, le uniche vere armi capaci di trasformare i cuori delle persone e di renderci “fratelli tutti”».

avvenire.it

Veglia di preghiera per la pace in Ucraina 23-24 Febbraio 2023 a Reggio Emilia

laliberta.info

Nella notte tra il 23 e il 24 febbraio dell’anno scorso, il presidente Putin diede l’ordine di invadere l’Ucraina. Contro ogni aspettativa, l’aggressore venne prima contenuto, poi ricacciato verso le zone occupate dal 2014. Tuttavia, non si contano più i morti dall’una e dall’altra parte e le distruzioni delle case e delle infrastrutture sono tali che milioni di ucraini sono fuggiti verso le città dell’ovest, sradicati dalle loro case, che spesso non esistono più, e senza prospettive.

Gravissime sono le macerie spirituali.
Due popoli, quello ucraino e quello russo, che si consideravano fratelli, sono ora divisi da un odio mortale.
Le dichiarazioni del patriarca di Mosca, Kirill, hanno santificato la guerra e scavato una voragine per le prospettive dell’unità dei cristiani.

Dalla parte degli aggrediti, si sta rafforzando, anzi, ormai è una voce unica, quella che identifica la pace con la vittoria militare. La conseguenza è, che lo spazio per il negoziato si è ormai ristretto al punto da sembrare inesistente.

La prospettiva è quella di una guerra che continui per anni, magari “a bassa intensità”, ma senza escludere esiti catastrofici.

La posizione dei governi che appoggiano l’Ucraina non è per niente chiara. Non c’è veramente null’altro da fare, se non fornire armi e proclamare un sostegno illimitato?
Che spazio può avere il Vangelo? In queste domeniche, leggiamo il Discorso della Montagna e Gesù dice: “Se tu presenti la tua offerta all’altare e ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono” (Mt 5,23s.). Il comportamento dei cristiani sembra dare ragione a coloro che giudicano il Vangelo bello, ma irrealizzabile.

A noi resta la preghiera: preghiera per le vittime e gli aggressori, per i morti e coloro che sono dolorosamente vivi; per i governanti e per coloro che vedono lacerarsi le loro carni e le loro speranze. Per noi e per tutti.

Pensiamo così di passare in preghiera la notte dell’anniversario, tra giovedì 23 e venerdì 24 febbraio, nella chiesa del Buon Pastore, in viale Umberto I. Inizieremo con la celebrazione della santa Messa alle ore 18.30 e concluderemo con un’altra celebrazione eucaristica alle ore 8. Ciascuno sceglierà orario e durata della sua preghiera.
Unico sussidio, la Parola di Dio, in particolare Vangelo e Salmi.

Giuseppe Dossetti

Preghiamo per chi rischia la vita per il Vangelo

Tanti offrono la vita per il vangelo e sono perseguitati
È una delle intenzioni affidate alla rete mondiale di preghiera. Il Papa invita tutti a pregare perché i testimoni cristiani contagino la Chiesa con il proprio coraggio
Vatican News

Papa Francesco lo ha detto spesso: “Ci sono più martiri oggi che nei primi tempi della Chiesa. Tanti fratelli e sorelle nostre che offrono la loro testimonianza di Gesù e sono perseguitati”.

Oggi sono state pubblicate le intenzioni di preghiera del Papa affidate alla sua rete mondiale di preghiera per l’anno prossimo. Una intenzione è dedicata proprio ai martiri cristiani: “Preghiamo perché coloro che in varie parti del mondo rischiano la vita per il Vangelo contagino la Chiesa con il proprio coraggio e la propria spinta missionaria”.

Il Papa ha invitato più volte a pensare ai tanti cristiani che erano rinchiusi nelle prigioni dei nazisti e dei comunisti, “solo perché erano cristiani”, ma questo è ciò che accade “anche oggi”. C’è la persecuzione – afferma Francesco – “perché il mondo non tollera la divinità di Cristo, non tollera l’annuncio del Vangelo”. La risposta cristiana al male è l’amore. Francesco lo ha ribadito nel febbraio 2020 a Bari, in occasione dell’incontro sul “Mediterraneo frontiera di pace”:

“Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano. È la novità cristiana. È la differenza cristiana. Pregare e amare: ecco quello che dobbiamo fare; e non solo verso chi ci vuol bene, non solo verso gli amici, non solo verso il nostro popolo. Perché l’amore di Gesù non conosce confini e barriere. Il Signore ci chiede il coraggio di un amore senza calcoli. Perché la misura di Gesù è l’amore senza misura. Quante volte abbiamo trascurato le sue richieste, comportandoci come tutti! Eppure il comando dell’amore non è una semplice provocazione, sta al cuore del Vangelo. Sull’amore verso tutti non accettiamo scuse, non predichiamo comode prudenze. Il Signore non è stato prudente, non è sceso a compromessi, ci ha chiesto l’estremismo della carità. È l’unico estremismo cristiano lecito: l’estremismo dell’amore”.

Nelle intenzioni c’è anche una preghiera per i leader politici, perché “siano al servizio della propria gente, lavorando per lo sviluppo umano integrale e per il bene comune”, privilegiando in particolare i più poveri. Il potere non è oppressione o sfruttamento, afferma Francesco: il potere è servizio.

Terremoto. Turchia e Siria, si scava per salvare i sopravvissuti. La preghiera del Papa

Turchia e Siria, si scava per salvare i sopravvissuti. La preghiera del Papa

“Sono vicino con tutto il cuore alle persone colpite dal terremoto in #Turchia e #Siria. Continuo a pregare per quanti hanno perso la vita, per i feriti, i familiari, i soccorritori. L’aiuto concreto di tutti noi li possa sostenere in questa immane tragedia” ha twittato papa Francesco.
All’indomani del potente terremoto che ha colpito una vasta zona di confine fra la Turchia e la Siria, è salito a 5.261 il numero delle vittime accertate (3.549 in Turchia e 1.712 in Siria). E il tragico bilancio si aggrava di ora in ora.
L’agenzia per le emergenze e disastri turca Afad rende noto che i feriti sono 22.168, gli edifici distrutti 5.775. Manca una stima dei dispersi. Nelle dieci province del sud-est colpite, più di 8mila persone sono state tratte in salvo. E commuovono le storie delle vittime, man mano che vengono rese note: una donna e tre figli sono stati estratti dalle macerie a Gaziantep dopo 28 ore. A Hatay dopo 33 ore sono state estratte vive una madre e le sue due figlie: mentre venivano trasportate in ospedale, il cuore di una delle due ragazze ha cessato di battere, ma è stata rianimata. Una donna ha partorito sotto le macerie: la neonata si è salvata, lei è morta.
Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha informato che sono arrivate offerte di aiuto da 70 Paesi. Nei soccorsi sono impegnati 5.000 lavoratori del settore sanitario e sono state allestite 54mila tende con 102mila posti letto.
Per l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) i morti potrebbero essere 20mila. “I numeri non ci parlano della situazione di pericolo che ora affrontano molte famiglie, avendo perso tutto, costrette a dormire fuori in pieno inverno”, osserva il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus. “Continue scosse di assestamento, rigide condizioni invernali, danni a strade, alimentatori, comunicazioni e altre infrastrutture continuano a ostacolare l’accesso e altri sforzi di ricerca e soccorso”. “Siamo particolarmente preoccupati per le aree di cui non disponiamo ancora di informazioni. La mappatura dei danni è in corso, per capire dove dobbiamo focalizzare la nostra attenzione”.
“Le mappe generali dell’evento mostrano che potenzialmente 23 milioni di persone sono esposte, tra cui circa cinque milioni di persone vulnerabili”, dichiara Adelheid Marschang, responsabile delle emergenze dell’Oms, al comitato esecutivo dell’agenzia sanitaria delle Nazioni Unite.
«Inviano la posizione da sotto le macerie, non possiamo fare nulla»
Un giornalista turco, Ibrahim Haskologlu, ha raccontato a Bbc News Channel che le persone stanno inviando a lui e ad altri giornalisti video, note vocali e le loro posizioni in diretta da sotto le macerie. “Ci dicono dove sono e non possiamo fare nulla”, dice Haskologlu, originario di Malatya, un’area pesantemente colpita.
Arresti in Turchia dopo le critiche social sui soccorsi
Dalla provincia di Hatay arriva sui social la denuncia che i soccorsi non sono stati tempestivi. Un testimone riferisce che “non ci sono squadre di soccorso della gestione turca dei disastri e delle emergenze a Hatay. Le persone stanno cercando di estrarre i propri cari intrappolati sotto le macerie. Fa freddo, piove, manca l’elettricità”. Per i post “provocatori che miravano a creare paura e panico” la polizia ha arrestato quattro persone, mentre è in corso un’indagine più ampia sugli account dei social media. Negli ultimi anni le autorità turche hanno dato un giro di vite ai post sui social media, soprattutto a quelli considerati di supporto al “terrore” e questo ha portato ad accuse di limitazione della libertà di espressione.

Veglia di preghiera per la Giornata Mondiale contro la Tratta di Persone 8 Febbraio 2023

L’8 febbraio si svolegerà la Giornata Mondiale contro la Tratta di Persone, memoria di Santa Bakhita, simbolo universale della lotta contro la Tratta e lo Sfruttamento di esseri umani.

L’Ufficio pastorale Migrantes in associazione con Rabbunì, la Chiesa Ortodossa Rumena e Zoe Pentecostal Mission danno appuntamento a Reggio Emilia sabato 4 febbraio alla Veglia di Preghiera Itinerante con partenza alle ore 15 dal parcheggio dietro l’Unipol Rental in via Vico e arrivo alle ore 17 presso la parrocchia di Pieve Modolena.

Camminare per la dignità” è il tema che ispirerà il cammino lungo la via Emilia tra Cella e Pieve.

Sono previsti momenti di preghiera nei luoghi in cui si incontrano le persone vittime di Tratta.

lalaiberta.info