Cronaca di queste ore in Rete: la dolente preghiera per Parigi

#PrayforParis. Se non avessi passato le ultime 18 ore, più o meno, a seguire, attraverso gli strumenti (non li chiamerò robot, oggi: non ho voglia di scherzare) con i quali abitualmente preparo queste righe, gli attentati terroristici di Parigi, probabilmente avrei raccontato – guarda un po’ – di come, in assenza di eventi ecclesiali in primo piano, il tema “violenza e religione” recuperi in genere i primissimi posti nelle attenzioni dell’informazione ecclesiale. Magari sottolineando, ancora una volta, come, in quel binomio, “religione” non si riferisca a una sola religione: né quando in nome di Dio la violenza è esercitata, né quando a causa di Dio è subita.
O forse no. Se non avessi passato le ultime 18 ore a controllare, su Facebook, che nessuno che mi sia caro o comunque non estraneo fosse stato toccato personalmente dalla guerriglia islamista, probabilmente avrei preferito parlare d’altro: che so, di come, di benaltrismo in benaltrismo, un commentatore sul blog “Vino Nuovo” finisca per rimproverare a chi esercita misericordia verso lo straniero una presunta sclerocardia verso i familiari. Perché in genere, qui, ho anche voglia di leggerezza, e invece sulla violenza non si scherza, ancor più se esercitata in nome di Dio.
Oppure, se non avessi passato le ultime 18 ore a costatare che, a caldo, sui blog e sui social network, tanti stiamo dicendo e scrivendo sul sangue appena versato a Parigi esattamente ciò che ci si poteva aspettare che avremmo detto e scritto – coerenti, ma rigidi – magari mi sarei infilato anch’io nella discussione che qualcuno ha sollevato sull’ermeneutica dei racconti di Guareschi: lettura storico-critica o basata sulla tradizione? fondamentalista o contestuale?
Invece, insieme a tanti altri, ho passato le ultime 18 ore, più o meno, come le ho passate. E allora ora non ho altre parole che quelle di uno dei primi hashtag che hanno preso piede l’altra notte, e che sono ancora parole di fede. PrayforParis. Anche nelle sue declinazioni francese (#prierpourparis) e italiana (#preghiamoperparigi), lanciata da Avvenire.

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