Il fatto. Ad Assisi la festa del Perdono. Con san Francesco in paradiso

Domenica 1 agosto e lunedì 2 agosto la solennità voluta dal santo che permetterà di ottenere l’indulgenza plenaria in tutte le chiese parrocchiali e francescane del mondo
La chiesetta della Porziuncola nella Basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi negli anni prima del Covid

La chiesetta della Porziuncola nella Basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi negli anni prima del Covid – Avvenire

«Io vi voglio mandare tutti in Paradiso». Era il 2 agosto 1216 quando san Francesco esclamò questa frase che ancora oggi, alla vigilia della solennità del Perdono di Assisi, sembra riecheggiare nella chiesetta della Porziuncola “custodita” all’interno della Basilica di Santa Maria degli Angeli. Una solennità con tante liturgie e iniziative organizzate per vivere in pienezza questo tempo di grazia. Per l’occasione quest’anno la diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino ha deciso di ripristinare l’antica tradizione del “Perdono degli assisani” che prevede il pellegrinaggio a piedi dal centro della città fino a Santa Maria degli Angeli.

Per l’occasione l’arcivescovo Domenico Sorrentino ha scritto e distribuito una Lettera pastorale dal titolo Ripartire dalla Porziuncola, ripartire dal Vangelo. Verso il nuovo anno pastorale e l’VIII centenario della morte di Francesco. In uno dei passaggi della Lettera il presule spiega che «questo metterci anche fisicamente in cammino ci offrirà uno stimolo e un incoraggiamento, mentre viviamo, con tutta la società, un bisogno di “ripartenza” che ci viene spontaneo legare soprattutto alla dura esperienza della pandemia, ma che in realtà ci chiede di guardare oltre, per uscire da una crisi globale dalle molte dimensioni».

 

L'interno della chiesetta della Porziuncola

L’interno della chiesetta della Porziuncola – Avvenire

 

La festa del Perdono quest’anno coincide con l’VIII centenario del Capitolo della “Regola non bollata” «che – scrive ancora l’arcivescovo – vide gli assisani particolarmente attivi intorno a Francesco e ai suoi frati. Quel Capitolo segnava l’inizio dell’ultimo quinquennio della vita del santo. Ricordarlo, mentre stiamo per iniziare il nuovo anno pastorale, ci immette nel percorso di avvicinamento al centenario della sua morte (2026), verso il quale cammineremo con scansioni annuali condivise con altre diocesi e fraternità francescane. Prendendo il nostro posto in questo cammino testimoniamo tutta la grazia e la responsabilità di essere la città in cui otto secoli fa – per dirla con Dante – nacque un “sole”, il nostro Francesco, che fu, e continua ad essere, riflesso puro di Cristo».

Tra le celebrazioni della solennità del Perdono, vanno ricordate la Messa di domenica 1 agosto alle 7 che sarà presieduta da Sorrentino nella Basilica di Santa Maria degli Angeli. Alle 11 il neo-eletto ministro generale dell’Ordine dei frati minori, padre Massimo Fusarelli, presiederà la solenne celebrazione eucaristica che terminerà con la processione di “apertura del Perdono”: chiamato così perché da quel momento, cioè dalle 12 del 1° agosto, fino alle 24 del 2 agosto, l’indulgenza plenaria concessa alla Porziuncola quotidianamente si estende a tutte le chiese parrocchiali sparse nel mondo e anche a tutte le chiese francescane. Alle 19 i primi Vespri saranno presieduti sempre dall’arcivescovo Sorrentino. Seguirà l’offerta dell’incenso da parte del sindaco di Assisi, Stefania Proietti. La tradizionale veglia di preghiera serale alle 21.30 sarà guidata da padre Filippo Betzu, ministro provinciale dei frati minori cappuccini della Sardegna.

 

La festa del Perdono di Assisi in un'immagine d'archivio negli anni prima del Covid

La festa del Perdono di Assisi in un’immagine d’archivio negli anni prima del Covid – Avvenire

 

Lunedì 2 agosto sarà possibile partecipare alle numerose celebrazioni eucaristiche previste per le ore 7-8.30-10-11.30-16.30-18. Il penitenziere maggiore, il cardinale Mauro Piacenza, presiederà la solenne celebrazione delle 11.30. Il ministro provinciale dei frati minori di Umbria e Sardegna, padre Francesco Piloni, presiederà alle 19 i secondi Vespri della solennità del Perdono. Sempre domani, alle 14.30, ci sarà l’ingresso in Porziuncola dei giovani “Rahamim. Nel segno della misericordia” e alle 20, in diretta dalla Porziuncola, la veglia dei giovani.

Avvenire

Papa Francesco alla Porziuncola: il mondo ha bisogno di perdono, troppi covano odio

Da Assisi, il Papa lancia un forte invito a perdonare chi ci fa del male. Ieri pomeriggio Francesco si è recato in pellegrinaggio alla Porziuncola, nella Basilica papale di Santa Maria degli Angeli, in occasione dell’ottavo centenario del Perdono di Assisi che ricorre proprio in questo Anno Santo della Misericordia, offrendo una intensa meditazione su questo tema. Il Papa, arrivato in elicottero, è stato accolto con grande gioia da padre Michael Anthony Perry, ministro generale dell’Ordine Francescano dei Frati Minori, da padre Claudio Durighetto, ministro provinciale dei Frati dell’Umbria, e da padre Rosario Gugliotta, custode della Porziuncola. Il servizio di Debora Donnini da Radio Vaticana

Una catechesi sul perdono dalla Porziuncola: Papa Francesco l’ha offerta in questo breve ma intenso viaggio nel cuore pulsante del francescanesimo. Il Papa entra nella Basilica, saluta con il suo consueto calore i fedeli presenti e subito si reca a pregare nella Porziuncola, la piccola chiesa amata da san Francesco, “dove tutto parla di perdono”. Il Papa prega in silenzio, un silenzio intenso. Prega nel luogo dove Gesù nel 1216 donò a san Francesco il Perdono per chi, confessatosi e pentitosi, visitasse la Chiesa. L’Indulgenza venne concessa da Onorio III. “Voglio mandarvi tutti in paradiso!”. Nella Basilica il Papa riecheggia le parole di San Francesco. Sulle sue orme, ricorda  che “è difficile perdonare”, ma il perdono è “la strada maestra” per raggiungere il Paradiso:

“Che grande regalo ci ha fatto il Signore insegnandoci a perdonare  – o almeno avere la voglia di perdonare – per farci toccare con mano la misericordia del Padre!”.

Il discorso del Papa si concentra sul Vangelo ascoltato poco prima, nel quale Gesù dice a Pietro che bisogna perdonare fino a settanta volte sette. Il Papa invita a perdonare chi ci ha fatto del male, perché, dice, “noi per primi siamo stati perdonati” da Dio:

“E’ la carezza del perdono. Il cuore che perdona. Il cuore che perdona accarezza. Tanto lontano da quel gesto: me la pagherai! Il perdono è un’altra cosa”.

Come ricorda anche il Padre Nostro, è centrale questa dinamica dell’essere perdonato e del perdonare. Si ricorda, infatti, il servo della Parabola che chiede al Signore di avere pazienza per il suo debito. E Papa Francesco chiede di riflettere sulla pazienza che Dio ha con noi. “Dio non si stanca di offrire sempre il suo perdono ogni volta che lo chiediamo”. Si tratta di un perdono totale nonostante “possiamo ricadere negli stessi peccati”. “Dio si impietosisce”, prova un sentimento di pietà unito alla tenerezza: espressione che indica “la sua misericordia nei nostri confronti”:

“Il perdono di Dio non conosce limiti; va oltre ogni nostra immaginazione e raggiunge chiunque, nell’intimo del cuore, riconosce di avere sbagliato e vuole ritornare a Lui. Dio guarda al cuore che chiede di essere perdonato”.

Ma il servo della parabola non vuole, però, condonare il debito al suo fratello, nonostante a lui sia stato condonato. Il Papa sa, infatti, che il problema nasce quando ci si confronta con chi ci ha fatto un torto:

“In questa scena troviamo tutto il dramma dei nostri rapporti umani; tutto il dramma. Quando siamo noi in debito con gli altri, pretendiamo la misericordia; quando invece siamo in credito, invochiamo la giustizia!”.

Questo però non è lo stile di vita dei cristiani. Gesù infatti ci insegna a perdonare, propone l’amore del Padre, non la pretesa di giustizia. Quindi, il perdono di cui san Francesco si è fatto “canale” qui alla Porziuncola continua a “generare paradiso” ancora dopo otto secoli. La strada del perdono può, infatti, rinnovare la Chiesa e il mondo:

“Offrire la testimonianza della misericordia nel mondo di oggi è un compito a cui nessuno di noi può sottrarsi. Il mondo ha bisogno di perdono; troppe persone vivono rinchiuse nel rancore e covano odio, perché incapaci di perdono, rovinando la vita propria e altrui piuttosto che trovare la gioia della serenità e della pace”.

Quindi, il Papa esorta a chiedere a san Francesco di intercedere per noi, “perché mai rinunciamo ad essere umili segni di perdono e strumenti di misericordia”. Il Papa chiude il discorso facendo riferimento ad un’altra parabola. Il Figliol Prodigo non fa in tempo a chiedere perdono e il Padre, subito, gli tappa la bocca e lo abbraccia:

“Il Padre sempre guarda la strada, guarda, in attesa che torni il Figliol prodigo; e tutti noi lo siamo”.

E come spesso accade, le parole del Papa sul perdono si concretizzano nei suoi gesti. Al termine del discorso, infatti, il Papa, in un fuori programma, ha confessato 19 persone. Fra loro anche quattro giovani scout e una donna anziana in sedia a rotelle. A confessare, su invito di Francesco, anche i vescovi e i frati. Le confessioni sono durate quasi un’ora e al termine Francesco ha salutato i frati presenti, i vescovi locali e un imam di Perugia. Quindi, si è recato all’Infermeria del Convento dove sono ricoverati 12 frati. Presente anche il personale assistente. Fuori dalla Basilica è stata creata per Lui un’infiorata di 130 metri quadri. Qui, a conclusione della sua visita, il Papa ha rivolto un breve saluto alla folla chiedendo di perdonare sempre, con il cuore, perché tutti noi abbiamo bisogno di perdono. Quindi è ripartito in auto per il campo sportivo Migaghelli da dove in elicottero è rientrato in Vaticano.

Ad Assisi la Festa del Perdono in attesa di Papa Francesco

Ottocento anni fa, Francesco d’Assisi immerso in preghiera nella Porziuncola, chiese a Gesù di concedere il perdono completo di tutte le colpe a coloro che, confessati e pentiti, visitassero la chiesa. Quindi, Papa Onorio III gli concesse di celebrare la Festa del Perdono il 2 agosto. In occasione di queste ricorrenze – la Festa del perdono e l’Apertura dell’VIII Centenario dell’Indulgenza della Porziuncola – oggi ad Assisi si svolge la celebrazione presieduta dal ministro generale dei Frati minori, padre Michael A. Perry. Lo sguardo è rivolto a giovedì 4 agosto, quando il Papa stesso si recherà in pellegrinaggio alla Porziuncola. Quale l’attesa per questa visita? Debora Donnini lo ha chiesto a padre Enzo Fortunato, direttore della rivista “San Francesco” (da Radio Vaticana)

R. – Sono sentimenti di grande gioia, accompagnati da quello che sta accedendo nel mondo. Quindi, da una grande speranza che questa gioia possa tradursi in speranza attraverso nuovi atteggiamenti, ma soprattutto attraverso uno stile, che è quello che il Papa vuole sottolineare con la sua visita: quello dell’accoglienza e del perdono. Io direi che questi sono i binari su cui muoverci e far sì che Assisi diventi davvero uno grande megafono, che raggiunga il cuore di chi il perdono non vuole viverlo e non vuole donarlo. Pensiamo soprattutto a quello che sta accadendo oggi con i gravissimi attentati terroristici che, comunque, creano sconcerto e preoccupazione.

D. – Ad accompagnare questa ricorrenza anche due pellegrinaggi: la Marcia Francescana e quello della Diocesi e della Città di Assisi. Qual è il senso di questi pellegrinaggi, in relazione proprio alla Festa del Perdono?

R. – E’ quello di testimoniare la propria fede e far sì che questa fede non rimanga nelle sacrestie, ma percorra le strade del mondo. Queste strade hanno bisogno di persone che, con la loro vita, dicano che la pace è possibile, che la fraternità la si vive, che il perdono è davvero la marcia in più del cristiano.

D. – Quindi, il messaggio del Perdono di Assisi è ancora attuale per l’uomo di oggi?

R. – E’ attualissimo ed è talmente attuale che noi assistiamo a una delle coincidenze più belle a livello storico, a livello di evento spirituale: ci troviamo a vivere un Giubileo Francescano, gli 800 anni del Perdono di Assisi, con il Giubileo della Chiesa dedicato al perdono. Io credo che davvero non ci potesse essere coincidenza e sintonia migliore di date, una coincidenza di menti pensando anche ai due Francesco.

D. – C’è qualche iniziativa che avete messo in campo proprio in vista della visita del Papa, giovedì?

R. – Sì, abbiamo realizzato un numero speciale della Rivista San Francesco, tutto dedicato al perdono – pensieri, gesti e sguardi di misericordia – che si avvale delle più autorevoli firme del panorama intellettuale italiano e religioso. Sarà un numero che noi consegneremo personalmente al Papa, prima della partenza.

Perdono di Assisi (Indulgenza della Porziuncola) 2 agosto

La maestosa Basilica di Santa Maria degli Angeli in Porziuncola, costruita su interessamento di S. Pio V a partire dal 1569 e che sorge a circa 4 chilometri da Assisi, racchiude tra le sue mura l’antica cappella della Porziuncola, legata alla memoria di S. Francesco d’Assisi, essendo la stessa culla degli ordini francescani.
Oggi, essa sulla sua facciata ha un affresco raffigurante l’istituzione del Perdono di Assisi, opera di G. F. Overbek di Lubecca (1829-1830), il quale ha così voluto decorare quell’insigne luogo. Le volte annerite, le pareti sobrie con tracce di affreschi del XIV sec., all’interno, creano un ambiente suggestivo che invita alla preghiera. Dietro l’altare vi è uno splendido polittico, con fondo in oro del prete Ilario da Viterbo (1393), nel cui centro è raffigurata “L’Annunciazione” e nei riquadri circostanti episodi della vita di S. Francesco in relazione sempre alla concessione dell’indulgenza del Perdono.
Il santo pontefice Pio X ha elevato la Chiesa di S. Maria degli Angeli alla dignità di Basilica Patriarcale, con Cappella Papale e le ha confermato il titolo di “Capo e Madre di tutto l’Ordine dei Frati Minori”.
E non poteva essere diversamente, visto il grande affetto che Francesco nutriva per questo posto. Il Santo fissò “qui la sua dimora – dice S. Bonaventura nella “Legenda Major” – per la riverenza che aveva verso gli Angeli e per il grande amore alla Madre di Cristo”, cui la chiesina era dedicata (Leg Maj III, 1).
Lo stesso Poverello – racconta il suo biografo Tommaso da Celano – raccomandava ai suoi frati: “Guardatevi dal non abbandonare mai questo luogo. Se ne foste scacciati da una parte, rientratevi dall’altra, perché questo è luogo santo e abitazione di Dio. Qui, quando eravamo pochi, l’Altissimo ci ha moltiplicato; qui ha illuminato con la sua sapienza i cuori dei suoi poverelli; qui ha acceso il fuoco del suo amore nelle nostre volontà. Qui, chi pregherà con devozione, otterrà ciò che ha chiesto, e chi lo profanerà sarà maggiormente punito. Perciò, figli miei, stimate degno di ogni onore questo luogo, dimora di Dio, e con tutto il vostro cuore, con voce esultante, qui, inneggiate al Signore” (1 Cel. 106:503).
In questa umile chiesa, già appartenuta ai monaci benedettini di Subasio e restaurata dallo stesso Poverello, fu fondato l’Ordine dei Frati Minori (nel 1209). Qui, nella notte tra il 27 e 28 marzo 1211, Chiara di Favarone di Offreduccio ricevette dal Santo l’abito religioso, dando origine all’ordine della Clarisse. Nella Porziuncola, nell’anno 1221, si riunì il famoso “Capitolo delle stuoie”, al quale presero parte ben cinquemila frati, provenienti da ogni parte d’Europa, per pregare, ragionare della salute dell’anima e per discutere la nuova Regola francescana. Sempre qui Francesco piamente spirò, steso sulla nuda terra, al tramonto del 3 ottobre 1226.
Ancora in tale santo luogo, il Santo d’Assisi ebbe la divina ispirazione di chiedere al papa l’indulgenza che fu poi detta, appunto, della Porziuncola o Grande Perdono, la cui festa si celebra il 2 agosto.
È il Diploma di fr. Teobaldo, vescovo di Assisi, uno dei documenti più diffusi, a riferirlo.
S. Francesco, in una imprecisata notte del luglio 1216, mentre se ne stava in ginocchio innanzi al piccolo altare della Porziuncola, immerso in preghiera, vide all’improvviso uno sfolgorante chiarore rischiarare le pareti dell’umile chiesa.
Seduti in trono, circondati da uno stuolo di angeli, apparvero, in una luce sfavillante, Gesù e Maria. Il Redentore chiese al suo Servo quale grazia desiderasse per il bene degli uomini.
S. Francesco umilmente rispose: “Poiché è un misero peccatore che Ti parla, o Dio misericordioso, egli Ti domanda pietà per i suoi fratelli peccatori; e tutti coloro i quali, pentiti, varcheranno le soglie di questo luogo, abbiano da te o Signore, che vedi i loro tormenti, il perdono delle colpe commesse”.
“Quello che tu chiedi, o frate Francesco, è grande – gli disse il Signore -, ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio vicario in terra, da parte mia, questa indulgenza”.
Era l’Indulgenza del Perdono.
Alle prime luci dell’alba, quindi, il Santo d’Assisi, prendendo con sé solo frate Masseo di Marignano, si diresse verso Perugia, dove allora si trovava il Papa. Sedeva sul soglio di Pietro, dopo la morte del grande Innocenzo III, papa Onorio III, uomo anziano ma molto buono e pio, che aveva dato ciò che aveva ai poveri.
Il Pontefice, ascoltato il racconto della visione dalla bocca del Poverello di Assisi, chiese per quanti anni domandasse quest’indulgenza. Francesco rispose che egli chiedeva “non anni, ma anime” e che voleva “che chiunque verrà a questa chiesa confessato e contrito, sia assolto da tutti i suoi peccati, da colpa e da pena, in cielo e in terra, dal dì del battesimo infino al dì e all’ora ch’entrerà nella detta chiesa”.
Si trattava di una richiesta inusitata, visto che una tale indulgenza si era soliti concederla soltanto per coloro che prendevano la Croce per la liberazione del Santo Sepolcro, divenendo crociati.
Il papa, infatti, fece notare al Poverello che “Non è usanza della corte romana accordare un’indulgenza simile”. Francesco ribatté: “Quello che io domando, non è da parte mia, ma da parte di Colui che mi ha mandato, cioè il Signore nostro Gesù Cristo”.
Nonostante, quindi, l’opposizione della Curia, il pontefice gli accordò quanto richiedeva (“Piace a Noi che tu l’abbia”).
Sul punto di accomiatarsi, il pontefice chiese a Francesco – felice per la concessione ottenuta – dove andasse “senza un documento” che attestasse quanto ottenuto. “Santo Padre, – rispose il Santo – a me basta la vostra parola! Se questa indulgenza è opera di Dio, Egli penserà a manifestare l’opera sua; io non ho bisogno di alcun documento, questa carta deve essere la Santissima Vergine Maria, Cristo il notaio e gli Angeli i testimoni”.
L’indulgenza fu ottenuta, quindi, “vivae vocis oraculo”.
Il 2 agosto 1216, dinanzi una grande folla, S. Francesco, alla presenza dei vescovi dell’Umbria (Assisi, Perugina, Todi, Spoleto, Nocera, Gubbio e Foligno), con l’animo colmo di gioia, promulgò il Grande Perdono, per ogni anno, in quella data, per chi, pellegrino e pentito, avesse varcato le soglie del tempietto francescano.
Tale indulgenza è lucrabile, per sé o per le anime del Purgatorio, da tutti i fedeli quotidianamente, per una sola volta al giorno, per tutto l’anno in quel santo luogo e, per una volta sola, dal mezzogiorno del 1° agosto alla mezzanotte del giorno seguente, oppure, con il consenso dell’Ordinario del luogo, nella domenica precedente o successiva (a decorrere dal mezzogiorno del sabato sino alla mezzanotte della domenica), visitando una qualsiasi altra chiesa francescana o basilica minore o chiesa cattedrale o parrocchiale.
Nel 1279, il frate Pietro di Giovanni Olivi scriveva che “essa indulgenza è di grande utilità al popolo che è spinto così alla confessione, contrizione ed emendazione dei peccati, proprio nel luogo dove, attraverso san Francesco e Santa Chiara, fu rivelato lo stato di vita evangelica adatto a questi tempi”.
Nel 1303, Perugia, città che aveva avuto l’onore di ospitare in più occasioni la curia papale, ricevette dal pontefice Benedetto XI (1302-1304), ancora solo “vivae vocis oracolo”, un’indulgenza “ad instar Portiuncule”, cioè plenaria come quella della Porziuncola.
La diffusione del movimento francescano contribuì anche all’espansione dell’indulgenza legata al Perdono di Assisi, tanto che divenne una pratica consolidata in tutta la cristianità.
Paolo VI, nel riordinare le indulgenze, nella Costituzione Apostolica “Indulgentiarum doctrina” del 1° gennaio 1967, chiariva che “l’indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, la quale, come ministra della redenzione, autoritativamente dispensa ed applica il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei santi” (Norme n. 1). Prescriveva, ancora, che “l’indulgenza plenaria può essere acquistata una sola volta al giorno … Per acquistare l’indulgenza plenaria è necessario eseguire l’opera indulgenziata ed adempiere tre condizioni: confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del sommo pontefice (almeno un Padre nostro, un Ave ed un Gloria al Padre, ndr). Si richiede inoltre che sia escluso qualsiasi affetto al peccato anche veniale” (Norme nn. 6 e 7).
Ed, infine, stabiliva che “nelle chiese parrocchiali si può lucrare inoltre l’indulgenza plenaria due volte all’anno, cioè nella festa del santo titolare e il 2 agosto, in cui ricorre l’indulgenza della Porziuncola, oppure in altro giorno opportunamente stabilito dall’ordinario. Le predette indulgenze si possono acquistare o nei giorni sopra stabiliti, oppure, col consenso dell’ordinario, la domenica antecedente o successiva” (Norme n. 15) e che “l’opera prescritta per lucrare l’indulgenza plenaria annessa a una chiesa o a un oratorio consiste nella devota visita di questi luoghi sacri, recitando in essi un Pater e un Credo” (Norme n. 16).
La Sacra Penitenzieria Apostolica il 29 giugno 1968 pubblicava l’“Enchiridion indulgentiarum” o “Manuale delle indulgenze” il cui par. 65, intitolato “Visitatio ecclesiae paroecialis”, statuiva che l’indulgenza plenaria al fedele che piamente visita la chiesa parrocchiale nella festa del Titolare od il giorno 2 agosto, in cui ricorre l’indulgenza della “Porziuncola”, può essere acquistata “o nel giorno sopra indicato, oppure in un altro giorno da stabilirsi dall’Ordinario secondo l’utilità dei fedeli. La chiesa cattedrale e, eventualmente, la chiesa concattedrale, anche se non sono parrocchiali, ed inoltre le chiese quasi-parrocchiali, godono delle medesime indulgenze. Nella pia visita, in conformità alla Norma 16 della Costituzione Apostolica (Indulgentiarum doctrina, ndr), il fedele deve recitare un Padre Nostro e un Credo”.
Tale disposizione è stata sostanzialmente mantenuta inalterata anche nell’attuale edizione (la quarta) dell’“Enchiridion indulgentiarum – Normae et concessiones” pubblicato il 16 luglio 1999 dalla Paenitentiaria Apostolica (conc. 33, par. 1, nn. 2°, 3°, 5°).
Nel santuario della Porziuncola, ad Assisi, invece, grazie anche ad uno speciale decreto della Penitenzeria Apostolica datato 15 luglio 1988 (Portiuncolae sacrae aedes) si può lucrare, alle medesime condizioni, durante tutto l‚anno, una sola volta al giorno.

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Autore:
Francesco Patruno – santiebeati.it