Martirio e persecuzione: le storie raccontate dal cinema

Le storie di martirio e persecuzione anticristiana hanno spesso catturato l’attenzione del Cinema, nonostante siano soggetti complessi e dalle diverse sfaccettature. L’ultima grande pellicola su questo tema, che uscirà nelle sale italiane il 12 gennaio prossimo, è “Silence” di Martin Scorsese sui martiri giapponesi del XVII secolo. Per approfondire il rapporto fra il Cinema e i temi del martirio e della persecuzione, il servizio di Debora Donnini con gli interventi diSergio Perugini, esperto di cinema, che lavora presso la Commissione Nazionale Valutazione Film e l’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale italiana

Parlare del martirio cristiano è parlare di una storia di amore, non di eroismo, un amore così forte per cui si è disposti anche a dare la propria vita. Uno dei film sulla persecuzione, che recentemente ha colpito molto anche il mondo laico, è stato “Uomini di Dio” del 2010. E’ la storia dei monaci trappisti di Tibhirine, in Algeria: una vita vissuta in una profonda armonia con la popolazione musulmana locale, deturpata però dall’insorgere del fondamentalismo. Un film dunque di straordinaria attualità, ci conferma Sergio Perugini:

“’Uomini di Dio’ è un film importante, che racconta l’uccisone di questi monaci in Algeria, figure straordinarie che hanno costruito un ponte di dialogo con l’Islam, una religione che conoscevano profondamente. Il film è soprattutto un atto d’amore e di pace perché, come ricorda Papa Francesco, non c’è violenza nella religione: è l’uomo che a volte sporca il senso della religione”.

Ci sono anche film dove centrale è la storia personale del martire, come quello sulla vita di Santa Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein. “La settima stanza”, pellicola del 1994, racconta la sua vicenda: filosofa, allieva di Husserl, ebrea, si converte al cristianesimo. Si fa poi carmelitana e alla fine viene uccisa nelle camere a gas di Auschwitz. La sua storia è ripercorsa attraverso il suo pensiero e la vita spirituale: le sette stanze che l’anima attraversa per arrivare all’unione d’amore con Dio, tratte da Santa Teresa d’Avila. Quindi una visione cinematografica quasi mistica, che ha sullo sfondo un dramma che ha segnato la storia recente dell’Europa. Qual è la forza di questo film nel parlare del martirio?

“Il film ‘La Settima stanza’, del 1994, di Márta Mészáros, è un importante documento che racconta la storia di Edith Stein ma al tempo stesso è un film che offre il ritratto di una vita spesa per l’altro, di un cristiano che si è abbandonato all’abbraccio del Padre attraverso questo cammino sofferto. Nel percorso delle sette stanze, è molto interessante il ruolo della soglia: ogni volta che Edith fa un passo, un cambiamento nella propria vita – l’uscita da casa, l’allontanamento dall’Università, il portone del Carmelo, il vagone che la conduce ad Aushwitz – sono tutte porte che si chiudono alle spalle di Edith per sottolineare questo percorso di passaggio, fino all’ultimo momento in cui si lascia andare verso la camera a gas, a questa luce abbagliante. Ad un certo punto dice: ‘Ho paura, mamma’. Invoca la mamma, quella figura a lei molto cara con la quale si era creato inizialmente uno strappo per la rinuncia alla religione ebraica. Si tratta quindi dell’abbraccio di riconciliazione. È un film molto luminoso che, come ricorda mons. Dario Edoardo Viganò, ha anche un richiamo di tipo parabolico, un film che richiama anche la figura di Cristo”.

Da non dimenticare anche il film di Zanussi su San Massimiliano Kolbe, anche lui martire:

“Vita per la vita. Maximilian Kolbe” è una delle opere che tra l’altro verranno programmate nel 2017 da Tv2000, l’emittente della Conferenza episcopale italiana. La direzione di Paolo Ruffini ha voluto imprimere una crescita all’emittente potenziando la programmazione di film e di fiction, che affrontassero i temi sociale, ma anche le figure della Chiesa, che si sono spese per il Vangelo. Quindi penso a ‘Uomini di Dio’, a ‘Un Dios prohibido’, che sarà un’importante anteprima di Tv2000 con l’anno nuovo, ‘Maria Goretti’, fino anche a ‘Cristiada’ o ‘Per amore del mio popolo’ sulla vita di don Peppe Diana …”.

Ci sono poi film che mettono in rilievo l’impegno sociale: l’amore per Dio e le istanze di libertà si intrecciano inscindibilmente nella difesa dei più deboli che siano gli operai di Solidarnosc, nella vita del prete polacco, il martire, Jerzy Popielusko, o i bambini di Brancaccio da sottrarre alle grinfie della mafia, con il Beato don Pino Puglisi, fino ai poveri contadini oppressi dalla dittatura militare in Salvador e difesi dal Beato mons. Oscar Romero. Anche in queste storie di stampo più sociale si evidenzia la centralità dell’amore di Dio come fonte delle opere da loro compiute:

“Indubbiamente. Le opere citate sono racconti sociali dove spicca forte e luminosa la figura di un sacerdote che offre la propria vita, la propria carne per i poveri, per gli ultimi, per gli emarginati. È stato citato Popieluszko, sacerdote che scese in campo insieme ai lavoratori, agli emarginati, al movimento Solidarnosc. Lui stesso nei suoi scritti più volte ha detto: ‘Sto combattendo il male, non le vittime del male’, perché comunque non dimentica le parole di Gesù, e cioè l’invito a pregare sempre per i propri nemici. Penso anche a don Pino Puglisi, con il film di Roberto Faenza, ‘Alla Luce del sole’ del 2004, interpretato da Luca Zingaretti, che racconta la parabola di questo sacerdote che scende nelle vie di Brancaccio per sottrarre i bambini alla mafia e dare loro speranza. Ultimo ritratto è quello del vescovo Oscar Romero”.

Ci sono poi film in cui si narrano le persecuzioni di forte stampo anticlericale nel XX secolo, come “Un Dios prohibido” sui 51 clarettiani martiri, che furono uccisi durante la guerra civile spagnola. Forte, poi, l’interesse del Cinema anche per figure come Santa Giovanna d’Arco. Basti pensare che la Pulzella d’Orleans è stata protagonista di almeno 6 lungometraggi. Ma a conquistare il grande pubblico sono stati anche film del passato, che raccontano le prime persecuzioni della Roma imperiale, anche se con una sensibilità diversa, come il kolossal Quo Vadis, del 1951. E ancora si contano, tra gli altri, documentari come quello su Charles de Foucault e i Piccoli Fratelli di Liliana Cavani o il più recente Nassarah di Riccardo Bicicchi sul massacro dei cristiani in Medio Oriente. La settima arte non ha quindi snobbato soggetti a volte anche scomodi, anzi continua a interrogarsi sul sangue innocente versato nel martirio dove, come dice Papa Francesco, “la violenza è vinta dall’amore, la morte dalla vita”.

radio vaticana

Beati 40 martiri albanesi. L’annuncio alla presentazione del libro “Don Ernest Simoni, dai lavori forzati all’incontro con Francesco”

Papa Francesco proclamerà presto beati 40 martiri albanesi, due dei quali uccisi nei primi del ‘900 e 38 (tra cui due vescovi) nella seconda metà del secolo scorso, sotto il dittatore comunista Enver Hoxa. Lo ha annunciato monsignor Marcello Semeraro, segretario del Consiglio dei 9 cardinali e membro della Congregazione delle Cause dei Santi, intervenuto alla presentazione del libro-intervista “Don Ernest Simoni, dai lavori forzati all’incontro con Francesco”, che racconta, con l’aiuto del vaticanista di Avvenire Mimmo Muolo, la vicenda dei tanti preti e religiosi sottoposti a terribili persecuzioni nel Paese delle Aquile. “Documenti storici – ha detto il presule – dimostrano con certezza che per tutti la morte avvenne per ‘odium fidei’, 20 furono fucilati e i loro corpi lasciati alle intemperie senza sepoltura e 18 in conseguenza delle torture e persecuzioni. Non manco’ nulla di quanto di diabolico puo’ concepire la mente umana. La madre di un prete imploro’ i carnefici: ‘uccidetemelo, vi pago i proiettili, ma non fatelo soffrire ancorà. Tutti i martiri dimostrarono una eccezionale fermezza d’animo, in questa Via Crucis lunga e straziante, fatta di indicibili tormenti: la corrente elettrica, il sale nella bocca, la testa nell’acqua gelata per giorni. E infatti nessuno di loro accetto’ di staccarsi dalla Santa Sede per mettere fine a quei tormenti, come gli veniva suggerito dagli aguzzini”.
Monsignor Semeraro ha raccontato di “aver potuto seguire dopo la liberazione del 1991 i primi passi della Chiesa di Scutari per ricostruire la vicenda dei martiri dell’Albania”. “Come vescovo di Oria – ha spiegato il presule – avevo avviato rapporti di fraternita’ e aiuto inviando sacerdoti anche per impiantare e condurre a termine quella ricerca, materiale preparato per processo canonizzazione. E il racconto che ne e’ scaturito, la ‘positio’ della causa sulla base della quale il Papa prendera’ presto la sua decisione, lascia senza fiato: tra le grandi persecuzioni anticristiane del secolo passato, quella di Albania e’ stata la piu’ dura e atroce. Abbiamo gia’ figure martiriali che fanno riferimento alle persecuzioni dei nazisti, e a quelle spagnola e messicana. Ma fino a quando non si e’ concluso questo processo non avevamo un’idea precis di quel che e’ accaduto in Albania dove si e’ superata l’effaretezza del nazismo e dello stalinismo. E’ stata una mente diabolica a partorire tutto questo”. Monsignor Semeraro ha voluto infine rendere omaggio a don Simoni, unico sopravvissuto dei sacerdoti martiri, ricordando che accanto al martirio riconosciuto di chi ha subito la morte per odio contro la fede. “Nella Chiesa antica – ha ricordato – anche chi per particolari ragioni e’ sopravvissuto alle torture e agli strazi a cui e’ stato sottoposto. A tutti costoro veniva riconosciuto uno statuto particolare di intercessione, qualcosa che in questo Anno della Misericordia e’ molto importante e va tenuto in grande conto”.
Alla presentazione e’ intervenuto anche don Marco Gnavi, parroco di Santa Maria in Trastevere e responsabile dell’Ufficio per il dialogo ecumenico e interreligioso del Vicariato di Roma il quale ha voluto attualizzare il tema ricordando i martiri di oggi per mano dell’Isis e i cristiani in fuga da Siria e Iraq. E ha sottolineato che “negli anni ’90, quando l’Albania ha ritrovato la liberta’ in Italia si grido’ all’invasione, ma oggi i 20 mila albanesi che vivono in Italia sono stimati e non creano alcun problema”.
“Questa mattina – ha riferito il vaticanista Muolo – Papa Francesco ha riconosciuto don Ernest Simoni all’Udienza Generale e ha voluto baciargli le mani, sottraendosi lui allo stesso gesto che l’anziano sacerdote voleva compiere per rendere omaggio al Pontefice”. Un gesto quello di Bergoglio  che, secondo il giornalista di Avvenire, “certifica quanto affermato da monsignor Semeraro, cioè che sono martiri anche i sopravvissuti alle persecuzioni di ieri e di oggi”. “È con un bacio sulle mani – conferma l’Osservatore Romano – che Francesco ha accolto stamani don Ernest Simoni, il sacerdote albanese che ha passato ventotto anni in prigione: il Papa, commosso, lo aveva già abbracciato il 21 settembre 2014 a Tirana, dopo aver ascoltato la storia della sua persecuzione durata undicimila giorni, durante i quali don Ernest è stato sottoposto a torture e lavori forzati”.

Un Calvario iniziato nella notte di Natale del 1963 quando, per il semplice fatto di essere prete, il sacerdote era stato arrestato e messo in cella di isolamento, torturato e condannato a morte. Al suo compagno di cella ordinarono di registrare “la prevedibile rabbia” del peigioniero contro il regime: ma don Ernest ebbe solo parole di perdono e di preghiera per i suoi aguzzini. E così la pena venne commutata in venticinque anni di lavori forzati, nelle miniere e nelle fogne di Scutari, durante i quali ha celebrato la messa a memoria in latino e ha anche distribuito la comunione. Finalmente il 5 settembre 1990 è arrivata la libertà e don Ernest ha ricominciato la sua attività pastorale che, confida, in realtà non aveva mai interrotto, “ma solo vissuto in un contesto speciale”. E il suo primo atto è stato quello di confermare il perdono ai suoi aguzzini.

farodiroma.it

Papa Francesco: crudeli o “educate”, persecuzioni sono il pane della Chiesa

“La persecuzione è il pane quotidiano della Chiesa”. Lo ha ribadito Papa Francesco all’omelia della Messa del mattino celebrata a Casa S. Marta. Come accaduto a Stefano, il primo martire, o ai “piccoli martiri” uccisi da Erode, anche oggi – ha affermato il Papa – tanti cristiani sono uccisi per la loro fede in Cristo e altri ancora sono perseguitati “educatamente” perché vogliono manifestare il valore dell’essere “figli di Dio”. Il servizio diAlessandro De Carolis da Radio Vaticana

Esistono persecuzioni sanguinarie, come essere sbranati da belve per la gioia del pubblico sugli spalti o saltare in aria per una bomba all’uscita da Messa. E persecuzioni in guanti bianchi, ammantate “di cultura”, quelle che ti confinano in un angolo della società, che arrivano a toglierti il lavoro se non ti adegui a leggi che “vanno contro Dio Creatore”.

Martiri di tutti i giorni
Il racconto del martirio di Stefano, descritto nel brano degli Atti degli Apostoli proposto dalla liturgia, spinge il Papa a considerazioni note e nuove su una realtà che da duemila anni è una storia dentro la storia della fede cristiana, la persecuzione:

“La persecuzione, io direi, è il pane quotidiano della Chiesa. Gesù lo ha detto. Noi, quando facciamo un po’ di turismo per Roma e andiamo al Colosseo, pensiamo che i martiri erano quelli uccisi con i leoni. Ma i martiri non sono stati solo quelli lì o quegli altri. Sono uomini e donne di tutti i giorni: oggi, il giorno di Pasqua, appena tre settimane fa… Quei cristiani che festeggiavano la Pasqua nel Pakistan sono stati martirizzati proprio perché festeggiavano il Cristo Risorto. E così la storia della Chiesa va avanti con i suoi martiri”.

“Educate” persecuzioni
Il martirio di Stefano innescò una crudele persecuzione anticristiana a Gerusalemme analoga a quelle subite da chi non è libero oggi di professare la sua fede in Gesù. “Ma – osserva Francesco – c’è un’altra persecuzione della quale non si parla tanto”, una persecuzione “travestita di cultura, travestita di modernità, travestita di progresso”:

“È una persecuzione – io direi un po’ ironicamente – ‘educata’. E’ quando viene perseguitato l’uomo non per confessare il nome di Cristo, ma per voler avere e manifestare i valori di Figlio di Dio. E’ una persecuzione contro Dio Creatore nella persona dei suoi figli! E così vediamo tutti i giorni che le potenze fanno leggi che obbligano ad andare su questa strada e una nazione che non segue queste leggi moderne, colte, o almeno che non vuole averle nella sua legislazione, viene accusata, viene perseguitata educatamente. E’ la persecuzione che toglie all’uomo la libertà, anche della obiezione di coscienza!”.

La grande apostasia
“Questa è la persecuzione del mondo” che “toglie la libertà”, mentre “Dio – afferma il Papa – ci ha fatti liberi” di dare testimonianza “del Padre che ci ha creato e di Cristo che ci ha salvato”. E questa persecuzione, soggiunge, “ha anche un capo”:

“Il capo della persecuzione ‘educata’, Gesù lo ha nominato: il principe di questo mondo. E quando le potenze vogliono imporre atteggiamenti, leggi contro la dignità del Figlio di Dio, perseguitano questi e vanno contro il Dio Creatore. E’ la grande apostasia. Così la vita dei cristiani va avanti con queste due persecuzioni. Anche il Signore ci ha promesso di non allontanarsi da noi. “State attenti, state attenti! Non cadere nello spirito del mondo. State attenti! Ma andate avanti, Io sarò con voi”.