Musica Sacra / La Messa del maestoso Pergolesi “celebrata” dall’Orchestra Ghislieri

Giovanni Battista Pergolesi (1710-1736) rappresenta una delle pietre angolari che sostengono l’intero repertorio sacro del Settecento italiano, e non solo. Visionario e anticipatore, ma anche profondamente radicato nel suo tempo, nella sua breve esistenza il compositore di Jesi ha saputo imprimere il sigillo indelebile della sua grandezza grazie a un magistero riversato principalmente su una manciata di opere per il teatro e sull’irraggiungibile Stabat Mater.
Una statura artistica che ritorna ancora oggi a dimostrare tutta la sua attualità grazie al nuovo disco-capolavoro firmato dal Coro e dall’Orchestra Ghislieri diretti da Giulio Prandi, che hanno impaginato un programma incentrato su due opere sacre in prima registrazione mondiale, destinate a rivelare una cifra maggiormente solenne e maestosa, quasi monumentale, dello stile compositivo pergolesiano.
Da un lato troviamo infatti il gioioso e festoso “mottettone” Dignas laudes resonemus, pagina imponente che prevede in organico doppio coro a cinque voci, doppia orchestra d’archi (con oboi e trombe) e voci soliste (nella registrazione quelle pregevoli del soprano Marlis Petersen e del contralto Marta Fumagalli), attori principali coinvolti nel difficile equilibrio tra i continui contrasti di quella spettacolare “religiosità teatrale” così in voga nella Napoli dell’epoca. La straordinaria capacità di Prandi e compagni di sbalzare in rilievo i diversi piani prospettici di sezioni con caratteristiche formali, espressive e stilistiche differenti si evidenzia in modo particolare tra i pannelli policromi della Messa in re maggiore, la cui struttura prevede la sola intonazione di Kyrie e Gloria, ma che viene articolata nell’alternanza di una serie di episodi affidati a coro e solisti: nel drammaturgico Kyrie iniziale, tra le dinamiche interne ai gruppi vocali nel Gloria in excelsis come nella grandiosa doppia fuga del Cum Sancto Spiritu finale, arduo banco di una prova superata “magna cum laude” dalle validi compagini del Ghislieri.

Pergolesi
Messa in re maggiore, Dignas laudes resonemus
Orchestra & Coro Ghislieri,
Giulio Prandi
Arcana / Self-Tàlea. Euro 20,00

Le «Sette Parole» ritrovate di Pergolesi

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Al di là del giallo musicologico che riguarda l’attribuzione a Giovanni Battista Pergolesi dell’oratorio Septem verba a Christo in cruce moriente proloata, c’è comunque una verità inconfutabile; le questioni legate alla paternità della composizione vanno disgiunte da quelle relative alla qualità (elevata) della sua musica.
Scritte con ogni probabilità tra il 1730 e il 1736 (anno di morte del maestro di Iesi), le Sette ultime Parole di Cristo sono tornate alla luce dopo il ritrovamento di alcuni manoscritti settecenteschi archiviati come opera del «Sig. Pergolese»; a bruciare tutti sul tempo e a firmare la prima esecuzione in tempi moderni della partitura è arrivato René Jacobs, che a capo dell’Akademie für Alte Musik di Berlino e di un valente quartetto di cantanti solisti ne ha realizzato anche la prima registrazione assoluta.
Non ci aspetti comunque di ritrovare l’impronta stilistica o la sublime intensità espressiva che marchia a fuoco lo Stabat Mater, il capolavoro con cui Pergolesi si era già presentato al cospetto della Croce del Redentore. Grazie anche all’aura austera conferita dall’intonazione gregoriana delle Parole evangeliche, il clima artistico e spirituale di questo ciclo di sette cantate è infatti maggiormente severo e meditativo, regolato da una grammatica del dolore meno incline alle leggi della retorica drammatica e più vicina a una dimensione morale e apologetica.

Akademie für Alte Musik / R. Jacobs
PERGOLESI
Septem Verba a Christo
Harmonia Mundi / Ducale