Pantano in Festa: Lettera del Vescovo, Mons. Caprioli

Lettera aperta a mons. Pietro Ganapini


Carissimo don Pietro,
mentre sono alla vigilia della mia partenza per il Madagascar, non posso lasciare passare inosservate due circostanze che ti vedono particolarmente coinvolto in questi giorni. Anzitutto, sabato 9 luglio nella parrocchia di Marore (Parma) l’ordinazione presbiterale del nipote Filippo dei Padri missionari di san Daniele Comboni, l’apostolo dell’Africa. E, domenica 17 luglio, a Pantano, con la prima Messa presieduta dal nipote, la festa per i tuoi 50 anni di vita missionaria, dal 1961 come prete “fidei donum” in Madagascar.

Secondo un detto popolare, l’amore tra le generazioni tende a scendere prima che a salire. Così è per il tuo amore per la missione, fino a trasmettersi da zio al nipote, seguendo lo sviluppo di un albero genealogico familiare particolarmente fecondo. L’aveva già prefigurato Gesù nel Vangelo di Luca con la missione dei settantadue discepoli, inviandoli a due a due (Lc 10,1).

Così la missione esce dalla stretta cerchia familiare e si allarga a tutti: giovani e meno giovani, preti religiosi e diocesani, istituti missionari e parrocchie missionarie, cittadini parmensi e montanari reggiani. Sì, la missione è come la città santa dell’Apocalisse: circondata da alte mura per custodirla dal rischio di mondanizzazione, ma dalle porte aperte verso i quattro lati.

Quando sarai in festa con la tua comunità di Pantano e Onfiano, accompagnato dallo sguardo compiaciuto del tuo parroco don Giuseppe Bottazzi, io sarà per la terza volta in Madagascar. Non potrò dimenticarti quando sarò ad Andohatapenaka, la tua prima parrocchia di designazione appena arrivato in Madagascar. Certo mi mancheranno le tue polifonie, le danze sull’aria di “piemontesina bella” come ad Ambanidia, la tua seconda parrocchia.

Sono sicuro che, pregando, tutti mi chiederanno: “Quando torna il nostro ray-amandreny? Lo chiederanno i bimbi del catecumenato al Battesimo, i ragazzi delle scuole da te avviate, i poveri che non mancano mai nelle parrocchie secondo la promessa di Gesù (Gv 12,8), gli ospiti e le suore della Casa della Carità di Tongarivo, i nostri volontari laici impegnati nei progetti sanitari e di sviluppo di RTM.

 “Mons. Vescovo — così avevi incominciato la telefonata prima di Natale di tre anni fa — io non so se glielo già detto… ma so che Lei è d’accordo!”. Era la richiesta di potere continuare a vita la tua missione in Madagascar. Commosso per questo tuo desiderio, non ho saputo dire di no, contento di vedere ancora una volta trasformare il tuo desiderio in volontà anche del Vescovo. Anche se ti consigliavo di far presente questo tuo desiderio ai familiari, perché non suonasse come un venir meno al loro affetto e cura per la tua salute. Cosa che stai facendo!

Non sappiamo l’ora e il giorno, ma amo pensare — e pregare insieme all’Ausiliare — che comunque il Vescovo e tutta la nostra Chiesa reggiano-guastallese possa esserti sempre vicina e cara come la madre che guarda ai suoi figli più lontani con più affetto, cura, riconoscenza e speranza che, come dice il Salmo: “Nella vecchiaia daranno ancora frutti; saranno verdi e rigogliosi” (Sal 92,15). VELOMA… MIFAMPIVAVAKA!

Reggio Emilia, 8 luglio 2011

                                                                                                                     
+ Adriano VESCOVO
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