Cinema. Tutti i film “stranieri” che possono ambire all’Oscar. Ma Garrone ha già vinto

Nella notte di domenica 10 marzo sapremo se l’Academy di Los Angeles premierà “Io capitano”. Tra i favoriti c’è “La zona d’interesse” del britannico Glazer ma anche da “Perfect days” di Wenders
Una scena di "Io capitano" di Matteo Garrone

Una scena di “Io capitano” di Matteo Garrone – Ansa

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«Essere approdati alla cinquina dei migliori film internazionali dell’anno – tra l’altro tutti diretti da autori europei – è già una grande vittoria». Continua a ripeterlo Matteo Garrone, che prosegue oltreoceano il suo lungo e avventuroso viaggio iniziato in Senegal e approdato prima a Venezia, poi in tutta Europa, in Africa, dove tutto è cominciato, e ora negli Usa. Cinemovel, una speciale forma di distribuzione, lo porterà in aprile nei villaggi vicini a Dakar e nelle città di Thiès, Mboro, Kolda, Sédhiou e Ziguinchor, con l’dea di organizzare anche proiezioni per le scuole. Ma il film è già stato distribuito in Marocco, Tunisia, Benin, Burkina Faso, Camerun, Repubblica Democratica del Congo, Gibuti, Gabon, Costa d’avorio, Madagascar, Guinea, Mali e Togo.

Coprodotto da Rai Cinema, vincitore del Leone d’argento per la miglior regia alla 80ª edizione della Mostra del Cinema di Venezia, Io capitano era uscito nelle nostre sale con 01 Distribution il 7 settembre raggiungendo un incasso di quasi 5 milioni di euro. È vero, quello raggiunto da Io Capitano, interpretato da Seydou Sarr e Moustapha Fall, è un traguardo straordinario, e domenica notte in Italia, durante la cerimonia presentata ancora una volta da Jimmy Kimmel al Dolby Theatre di Los Angeles, saremo tutti con il fiato sospeso nella speranza di vedere l’Oscar nelle mani del regista, che già nel 2008 aveva tentato la scalata ai prestigiosi premi hollywoodiana con Gomorra, senza però ottenere una nomination. Per l’Italia è la 30ª candidatura in quella che una volta era la categoria chiamata “miglior film straniero”. L’ultima volta che l’Italia è salita sul palco degli Oscar è stato con La grande bellezza di Paolo Sorrentino. Prima ancora con La vita è bella di Roberto Benigni, Mediterraneo di Gabriele Salvatores, Nuovo cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore, per risalire fino a Vittorio De Sica, Elio Petri, Federico Fellini.

Staremo a vedere. Anche perché la concorrenza è molto agguerrita. Il favorito è infatti La zona d’interesse dell’inglese Jonathan Glazer (ma il film è parlato in tedesco, polacco e yiddish), che affronta da un punto di vista inedito il tema dell’Olocausto e dei carnefici di Auschwitz, mettendo a fuoco la banalità del male attraverso la vita quotidiana di una famiglia la cui casa confina con il campo di concentramento. Tema a dir poco scottante in questi mesi in cui ogni film e ogni dichiarazione rilasciata dagli artisti finisce per diventare un atto politico da sostenere o condannare, senza mezze misure. Definito dal regista messicano Alfonso Cuaron «il miglior film del XXI secolo» e fortemente sostenuto dallo stesso Steven Spielberg, La zona d’interesse, premiato al Festival di Cannes con il Grand Prix della Giuria e uscito in Italia il 22 febbraio con I Wonder Pictures, ha raccolto ben cinque nomination, piazzandosi anche nelle categorie miglior film, regia, sceneggiatura non originale, sonoro.

Per molti sarà lui il vincitore, anche perché il numero dei britannici che votano agli Oscar è assai cospicuo. Ed evidentemente il contingente dei membri dell’Academy in ogni singolo paese ha il suo peso nella “guerra degli Oscar”. Il tedesco Wim Wenders, già candidato tre volte in precedenza per il miglior documentario, corre invece per il Giappone con il suo Perfect Days, grande successo anche ai botteghini italiani (il film distribuito da Lucky Red è arrivato nelle nostre sale lo scorso 4 gennaio), sulla semplice e placida vita quotidiana di un uomo che pulisce le toilette pubbliche di Tokyo e vive per assaporare ogni singolo momento della sua giornata. Qualcuno sostiene che i giapponesi, seccati dal fatto che a rappresentare il Paese del Sol Levante non sia uno di loro, non lo sosterranno. D’altra parte lo stesso Wenders si era meravigliato per la candidatura, dovuta probabilmente al fatto che il protagonista del film, K ji Yakusho, è uno dei più celebri e amati attori giapponesi.

La Germania invece, che l’anno scorso ha vinto con Niente di nuovo sul fronte occidentale, spera in La sala professori di lker Çatak, presentato al Festival di Berlino e distribuito da Lucky Red, che analizza le zone d’ombra della società e delle istituzioni attraverso lo sguardo di una giovane insegnante idealista. Indagando su alcuni furti avvenuti nella scuola dove lavora, la donna scoprirà i limiti di un rigido sistema di regole che non permette di arrivare alla verità. Ha forse meno chance di vittoria invece La società della neve, di Juan Antonio Bayona, maestro del neo horror spagnolo, che nel film presentato in chiusura della Mostra del Cinema di Venezia e disponibile su Netflix rievoca il tragico e celebre disastro aereo avvenuto sulle Ande nell’ottobre del 1972, quando il volo 571 dell’aeronautica militare uruguayana si scontrò contro le montagne a 3570 metri. Della squadra di rugby che volava verso il Cile sopravvissero in 27, ma erano solo quando tornarono a casa a Natale.

Ida: adesso che ha vinto l’Oscar andremo a vedere la sua storia?

C’è una variante di questa rubrica che mi accingo a sperimentare, ed è narrare di ciò che, con una qualche sorpresa, non ho incontrato, nelle mie ultime passeggiate tra le discussioni ecclesiali digitali. Stavolta si tratta di una giovane suora, di nome Anna. O meglio, Ida: questo il titolo del film polacco che ha vinto, l’altra notte, il premio Oscar 2014 come miglior film straniero. È la storia di una vocazione alla vita religiosa nella Polonia comunista degli anni Sessanta: quella in cui tra i vescovi più giovani c’era, tanto per intenderci, monsignor Wojtyla.

Viste queste premesse, non appena la notizia ha cominciato a circolare, lunedì mattina (ad esempio, da quando “Avvenire” ha rilanciato, sul sito e su Facebook, la recensione redatta a suo tempo da Alessandra De Luca:http://tinyurl.com/l93bjad), mi sarei aspettato che un tamtam di felicitazioni e commenti mobilitasse l’intera blogosfera che frequento. Doveva bastare il primo piano, bianco e nero, della protagonista, a ricordare a tutti noi l’intensa vicenda di una ragazza che, cresciuta in convento, sceglie il suo futuro solo dopo «un involontario viaggio di formazione» con una lontana parente «cinica e autodistruttiva», comunista militante, «che la accusa di volersi rovinare la vita» e le rivela le sue origini ebraiche. Un film che non potevamo non avere visto… ), mi sarei aspettato che un tamtam di felicitazioni e commenti mobilitasse l’intera blogosfera che frequento.

E invece niente, o quasi. Non sarà che non l’abbiamo visto? I dati della distribuzione dicono che in Italia è arrivato il 13 marzo 2014 e se n’è andato il 18 aprile: un mese di proiezioni, solo 561,749 euro di incassi, quasi subito in dvd. E infatti, sempre sulla pagina Facebook di “Avvenire”, vedo che la notizia ha quasi 500 “mi piace”, quasi 200 condivisioni e 1 (uno) commento, di Emanuela Baraldi: «Ho già avuto la fortuna di vederlo grazie alla bella programmazione di qualità e alla disponibilità di volontari al Cinema parrocchiale Palladium! Ne vale la pena!».

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E’ la notte degli Oscar, già 4 premi per Vita di Pi

Prosegue la 83/a edizione degli Academy Awards al Dolby Theather di Hollywood per gli Oscar 2013. Conduce Seth MacFarlane, il creatore de I Griffin.

Il premio Oscar per il miglior film e’ andato ad Argo di Ben Affleck. Michelle Obama in diretta dalla Casa Bianca ha aperto la busta che ha visto vincitore Argo. ”Grazie ai miei amici in Iran che vivono in condizioni non facili e a mia moglie, che ha lavorato al nostro matrimonio per dieci natali. Grazie all’Academy. Non importa quanto certe cose ti possano buttare giu’. Nella vita alla fine bisogna sempre risollevarsi”: cosi’ un emozionato Affleck. William Goldenberg per Argo ha vinto l’Oscar come miglior montaggio. Chris Terrio per Argo ha vinto l’Oscar come miglior sceneggiatura non originale.

Il premio Oscar per la miglior regia e’ andato ad Ang Lee per Vita di Pi. ”Grazie dio del cinema”, ha detto Lee. Il cineasta taiwanese ha anche ringraziato, oltre a cast e troupe, la moglie ”con cui festeggio quest’anno il 30/o anniversario di matrimonio e i miei figli”. Ha quindi concluso con il ringraziamento indu’: ‘Namaste’. Claudio Miranda per Vita di Pi ha vinto l’Oscar come migliore fotografia. Bill Westenhofer, Guillaume Rocheron, Erik-Jan De Boer e Donald R. Elliott per Vita di Pi hanno vinto l’Oscar come migliori effetti speciali. Mychael Danna per Vita di Pi ha vinto l’Oscar come miglior colonna sonora.

Il premio Oscar per la miglior attrice non protagonista e’ andato ad Anne Hathaway per Les Miserables.  ”Il momento piu’ bello della mia vita e’ quello in cui ci sei entrato tu”. Cosi’ la Hathawayrivolgendosi al marito Adam Schulman. E ha aggiunto: ”Spero in un momento non troppo lontano la storia di Fantine (il suo personaggio, costretto dalla miseria a prostituirsi) sara’ solo nei film e non piu’ nella vita vera”. Andy Nelson, Mark Paterson e Simon Hayes per Les Miserables hanno vinto l’Oscar come miglior sonoro. Lisa Westcott e Julie Dartnell per Les Miserables hanno vinto l’Oscar come miglior trucco e acconciatura.

Il premio Oscar per il miglior attore protagonista e’ andato a Daniel Day-Lewis per Lincoln. ”Devo tutto allo sceneggiatore Tony Kushner, al nostro skipper, Steven Spielberg, e alla bellissima anima e corpo di Lincoln… questo premio e’ per mia madre”: così Day-Lewis. L’attore britannico, al suo terzo Oscar, ha aggiunto: ”non so davvero come sia successo, ma so che ho ricevuto molto di piu’ di quello che meritavo nella mia vita, grazie Academy”. Ed oltre a ringraziare la moglie, ha scherzato con Meryl Streep che le ha consegnato la statuetta: ”E’ strano perche’ tre anni dovevo fare il ruolo per Margaret Thatcher, mi avevano chiamato per quello e Meryl era la prima scelta di Steven per Lincoln. Mi piacerebbe vedere questa versione”. Sarah Greenwood (production design), Katie Spencer (Set Decoration) per Lincoln hanno vinto l’Oscar come miglior scenografia.

Il premio Oscar per la miglior attrice protagonista e’ andato a Jennifer Lawrence per Il lato positivo.

Il premio Oscar per il miglior attore non protagonista e’ andato a Christoph Waltz per Django Unchained. Quentin Tarantino per Django Unchained ha vinto l’Oscar come migliore sceneggiatura originale.  ”Volevo ringraziare attrici e attori. Non e semplice da dire, ma le persone che vedranno i miei film tra trenta anni si ricorderanno solo dei personaggi e io devo trovare le persone giuste per far vivere questi personaggi – ha detto un entusiasta  Tarantino. ”E io ce l’ho fatta – ha continuato -. Un anno migliore per vincere questa competizione perche’ piena di buoni avversari. Grazie a Leo Di Caprio anche se non e’ qui”.

Paul N.J. Ottosson per Zero Dark Thirty e Per Hallberg e Karen Baker Landers per Skyfall hanno vinto ex aequo l’Oscar come miglior montaggio sonoro. E’ la sesta volta nella storia che un premio Oscar viene assegnato a due pellicole nella stessa categoria. Era accaduto nel ’31, per la categoria migliore attore, nel ’49, con i documentari brevi, nel ’68 per la migliore attrice (Barbra Streisand e Katharine Hepburn), nell’86, per il migliore documentario e nel ’94 nella categoria riservata al migliore ‘corto’. Skyfall di Adele Adkins e Paul Epworth, da Skyfall, ha vinto l’Oscar come miglior canzone originale.

Amour (Austria) di Michael Haneke ha vinto l’Oscar come miglior film straniero.

Dario Marianelli, già premio Oscar per Espiazione e unico italiano in corsa per la statuetta, non c’e’ l’ha fatta a fare il bis con colonna sonora originale di ‘Anna Karenina’, film diretto da Joe Wright e interpretato da Keira Knightley e Jude Law.

Un lungo applauso e una standing ovation sono stati tributati dal pubblico ai tre Oscar alla carriera, il documentarista D. A. Pennebaker, lo stuntman e regista Hal Needham, e il regista e fondatore dell’American Film Institute George Stevens Jr., e Jeffrey Katzenberg cui e’ andato il premio Jean Hersholt, assegnato per contributi eccezionali a cause umanitarie.

Sulla musica de La mia Africa, anche gli italiani Carlo Rambaldi e Tonino Guerra sono stati fra i protagonisti dell’omaggio ‘In memoriam’, tributato dall’Academy ai personaggi del cinema scomparsi nel 2012. Fra gli altri artisti ricordati: Erland Josephson, Ulu Grosbard, Ernest Borgnine, Charles Durning, Nora Ephron, Tony Scott, Chris Marker, Ray Bradbury, Richard Zanuck, Marvin Hamlisch, Jack Klugman, Celeste Holm e Adam Yauch. A fine ricordo, Barbra Streisand ha cantato The way we were, arrangiata Hamlish, amico di una vita.

Brave di Mark Andrews and Brenda Chapman ha vinto l’Oscar come miglior film d’animazione.

Paperman di John Kahrs ha vinto l’Oscar come miglior corto d’animazione.

Jacqueline Durran per Anna Karenina ha vinto l’Oscar come migliori costumi.

Curfew di Shawn Christensen ha vinto l’Oscar come miglior corto.

Inocente di Sean Fine e Andrea Nix Fine ha vinto l’Oscar come miglior corto documentario.

Searching for Sugar Man di Malik Bendjelloul e Simon Chinn ha vinto l’Oscar come miglior documentario.

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