Settemila morti dall'inizio dell'anno. La guerra dei narcos messicani

Città del Messico, 17. La violenza dei narcotrafficanti messicani assume sempre più l’aspetto di una vera e propria guerra. Secondo quanto riferito ieri alla stampa dal procuratore generale della Repubblica, Arturo Chávez, sono già più di settemila dall’inizio dell’anno le persone uccise nelle violenze legate al narcotraffico. Nel 2009 c’erano stati novemila morti. L’uso dell’esercito contro i narcotrafficanti, deciso dal presidente Felipe Calderón, non ha dunque portato per ora a risultati apprezzabili e anzi c’è un progressivo aumento delle violenze. Secondo i dati riferiti da Chávez, infatti, da quando Calderón si è insediato al potere, nel dicembre del 2006, i morti causati dalla criminalità organizzata sono stati quasi 25.000. "Il Messico vive un problema che per decenni è stato in incubazione, e anche la soluzione richiederà molto tempo", ha detto Chávez. A conferma di un’escalation delle violenze ieri per la prima volta i narcotrafficanti hanno fatto ricorso all’uso di un’autobomba, fatta esplodere a Ciudad Juárez, la città dove si registrano il maggior numero di uccisioni al mondo escludendo le zone teatro di guerre dichiarate. Obiettivo dell’attentato erano le forze dell’ordine, fatte accorrere da una telefonata anonima che segnalava un’emergenza sul luogo dove era posteggiata l’autobomba. Nell’esplosione, provocata con un comando a distanza, sono morti due agenti di polizia e due passanti e altre undici persone sono rimaste ferite. Secondo gli inquirenti, l’attentato sarebbe una rappresaglia per l’arresto nei giorni scorsi oltre confine, a El Paso, in Texas, di uno dei maggiori esponenti del narcotraffico. Jesus Armando Acosta Guerrero, conosciuto come El 35, uno dei capi di La Linea, la struttura armata del cartello criminale che controlla il narcotraffico a Ciudad Juárez. Guerrero è accusato di coordinare il traffico della droga nel centro della città e di essere responsabile di diversi omicidi di sicari dei gruppi criminali rivali, in particolare gli uomini di un’organizzazione chiamata Artistas Asesinos, dipendente a sua volta dal cartello narcotrafficante di Sinaloa. Poche ore dopo la strage a Ciudad Juárez, dodici persone sono state uccise e altre 21, compresi tre ragazzi, sono state ferite in scontri tra l’esercito e narcotrafficanti a Nuevo Laredo, al confine con il Texas. Il ministero dell’Interno messicano ha specificato che sono morti nove narcotrafficanti, un militare e due civili. La sparatoria ha provocato il panico tra la popolazione, bloccata nella zona dal fatto che le bande criminali avevano sbarrato numerose strade con autobus e camion.

(©L’Osservatore Romano – 18 luglio 2010)