Musica Sacra. Un tempo di festa con il sacro di Britten

Con il disco dedicato ad alcune delle più celebri opere sacre di Benjamin Britten (1913-1976), Graham Ross e il Coro del Clare College di Cambridge hanno realizzato una colonna sonora ideale che copre praticamente l’intero arco delle feste natalizie. Il baricentro espressivo, artistico e spirituale del progetto è senz’altro rappresentato dal brano che intitola l’album, A Ceremony of Carols. C’è infatti un’idea vincente dietro la composizione di questo ciclo che il maestro inglese ha scritto nel 1942, nel bel mezzo della Seconda guerra mondiale: la concezione di una musica estremamente semplice e di assoluta immediatezza comunicativa, in grado di rendere manifesta una raffinata impronta creativa accesa da un’intima ispirazione religiosa. Con questo preciso intento Britten ha dato vita a una poetica e affascinante rielaborazione in chiave moderna di dodici canti natalizi “a cappella” – che prevedono il solo accompagnamento dell’arpa – su testi ricavati dalla tradizione britannica medievale e rinascimentale: a partire dalla gioiosa Wolcum Yole! per arrivare alla più riflessiva There is no Rose, passando per la virtuosistica scrittura a canone di This Little Babe, l’autore è riuscito a rendere vivo e originale un patrimonio radicato in secoli ormai lontani, ma che a tutt’oggi – e ancor più in questi tempi così particolarmente difficili e incerti – rivela una sorprendente attualità e l’urgenza del suo autentico messaggio di pace e di serenità. Musiche che fanno sicuramente parte del patrimonio genetico interpretativo della blasonata compagine corale di Cambridge, così spavalda, sicura e a tratti fin troppo energica nell’affrontare un repertorio che viene esteso anche ad altre pagine “a tema”, destinate a prolungare la gioiosa atmosfera di questa antologia; lavori come il giovanile Te Deum (1934), il Jubilate Deo o l’affascinante New Year Carol, che rappresenta l’augurio migliore – come recita il testo – per «lasciare entrare il nuovo anno» sotto la protezione del Signore.

Benjamin Britten
A Ceremony of Carols
Choir of Clare College Cambridge, Graham Ross
Harmonia Mundi. Euro 19,00

Charpentier, il denso viaggio in Italia e la sua eterna “Messe”

Prosegue il viaggio dell’Ensemble Correspondances e del direttore Sébastien Daucé alla scoperta del repertorio sacro di Marc-Antoine Charpentier (1643-1704); un lungo e affascinante percorso che questa volta ha come meta finale l’Italia, per soffermarsi sugli esiti artistici che il maestro francese ha conseguito in seguito al suo decisivo soggiorno nel Bel Paese. Correva infatti l’anno 1665 quando il compositore lasciava Parigi alla volta della nostra penisola e Daucé sfoglia idealmente le pagine di un diario musicale che ripercorre le tappe di questa sorta di viaggio di iniziazione facendo sosta in alcune città-chiave e attingendo alla produzione di altri autori italiani contemporanei: a Bologna incontriamo il mottetto Salve caput sacrosanctum di Maurizio Cazzati (1616-1678) e a Cremona il Credidi propter quod di Tarquinio Merula (ca.1594-1665), passando per Venezia con il Magnificat di Francesco Cavalli (1602-1676) prima di arrivare finalmente a Roma con il “Crucifixus” a otto voci di Orazio Benevoli (1605-1672) e la Missa “Mirabiles elationes maris” a sedici parti di Francesco Beretta (ca.1640-1694). Ma il baricentro di questo splendido disco è senz’altro rappresentato dalla Messe à quatre choeurs di Charpentier, che nella Città Eterna ha vissuto per ben tre anni (entrando in contatto anche con Giacomo Carissimi, l’“inventore” del genere oratorio); è qui che ha forgiato e perfezionato un linguaggio e uno stile destinati a fare scuola, oltralpe e non solo. E in questa pagina, scritta a ridosso del suo ritorno dall’Italia, l’artista parigino fa sfoggio della lezione assimilata, attraverso un’impronta personale che si declina in una sequela di assoli, duetti e trii a cui si contrappongono scambi in alternanza tra i diversi cori e passaggi fra tutte le sedici voci in organico. Un grandioso mosaico sonoro che Daucé, i suoi cantanti e i suoi musicisti sanno ricostruire tessera dopo tessera, mantenendo sempre chiare e intellegibili le complesse trame della partitura.

Marc-Antoine Charpentier
Messe à quatre choeurs
Ensemble Correspondances
Sébastien Daucé
Harmonia Mundi / Self. Euro 20,00

Dischi Musica Sacra / Rivive potente l’“Estro Poetico-Armonico” di Benedetto Marcello

Dei fratelli Marcello, Benedetto è il più anziano e sicuramente la figura artistica più enigmatica e originale. Nato a Venezia nel 1686 in una famiglia patrizia, fu avvocato, magistrato e personalità di spicco nella vita pubblica della Serenissima, ma anche poeta, scrittore e autore del celebre libello satirico (peraltro dato alle stampe in forma anonima) Teatro alla moda, in cui passò in rassegna con pungente ironia i vezzi e il malcostume che caratterizzavano la ribalta del melodramma settecentesco.
Morì nel 1739 a Brescia, dove ricopriva la carica di Camerlengo della Camera dogale, nel giorno del suo 53° compleanno, ma la sua fama immortale è dovuta soprattutto all’attività di compositore ed è legata in modo particolare alla pubblicazione degli otto tomi dell’Estro poetico-armonico, che raccolgono le intonazioni dei primi cinquanta Salmi del Salterio su testi tradotti dalla Vulgata ed elaborati in forma poetica e in lingua italiana dal letterato veneziano Girolamo Ascanio Giustiniani.
Si tratta di un’opera straordinaria per ispirazione e concezione, così come del tutto convincente appare la lettura offerta dall’ensemble L’Amoroso diretto da Guido Balestracci, con la partecipazione delle voci soliste del soprano Caroline Pelon e del contralto Mélodie Ruvio. Una selezione di quattro Salmi (14, 21, 27, 38) che lascia riaffiorare la ricchezza del mondo espressivo e spirituale di Benedetto Marcello, portando appunto in primo piano l’estro poetico e la forza drammatica di pagine come il Salmo “Volgi, mio Dio, deh volgi un de’ tuoi guardi”, in cui lo sconsolato lamento del re Davide (“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”) pare quasi trasformarsi idealmente in una breve Passione condensata in quindici brani tra arie, recitativi e intonazioni di preghiere ebraiche, con numeri di grande suggestione come l’episodio “Forar le mani mie, foraro i piedi”, in cui il lento pizzicato dei bassi sembra evocare la crocifissione di Gesù: e qui l’arte di Marcello raggiunge vertici assoluti.

Benedetto Marcello
Estro Poetico-Armonico
L’Amoroso, Guido Balestracci
Arcana / Self-Tàlea. Euro 20,00

Avvenire

Musica Sacra / La Messa del maestoso Pergolesi “celebrata” dall’Orchestra Ghislieri

Giovanni Battista Pergolesi (1710-1736) rappresenta una delle pietre angolari che sostengono l’intero repertorio sacro del Settecento italiano, e non solo. Visionario e anticipatore, ma anche profondamente radicato nel suo tempo, nella sua breve esistenza il compositore di Jesi ha saputo imprimere il sigillo indelebile della sua grandezza grazie a un magistero riversato principalmente su una manciata di opere per il teatro e sull’irraggiungibile Stabat Mater.
Una statura artistica che ritorna ancora oggi a dimostrare tutta la sua attualità grazie al nuovo disco-capolavoro firmato dal Coro e dall’Orchestra Ghislieri diretti da Giulio Prandi, che hanno impaginato un programma incentrato su due opere sacre in prima registrazione mondiale, destinate a rivelare una cifra maggiormente solenne e maestosa, quasi monumentale, dello stile compositivo pergolesiano.
Da un lato troviamo infatti il gioioso e festoso “mottettone” Dignas laudes resonemus, pagina imponente che prevede in organico doppio coro a cinque voci, doppia orchestra d’archi (con oboi e trombe) e voci soliste (nella registrazione quelle pregevoli del soprano Marlis Petersen e del contralto Marta Fumagalli), attori principali coinvolti nel difficile equilibrio tra i continui contrasti di quella spettacolare “religiosità teatrale” così in voga nella Napoli dell’epoca. La straordinaria capacità di Prandi e compagni di sbalzare in rilievo i diversi piani prospettici di sezioni con caratteristiche formali, espressive e stilistiche differenti si evidenzia in modo particolare tra i pannelli policromi della Messa in re maggiore, la cui struttura prevede la sola intonazione di Kyrie e Gloria, ma che viene articolata nell’alternanza di una serie di episodi affidati a coro e solisti: nel drammaturgico Kyrie iniziale, tra le dinamiche interne ai gruppi vocali nel Gloria in excelsis come nella grandiosa doppia fuga del Cum Sancto Spiritu finale, arduo banco di una prova superata “magna cum laude” dalle validi compagini del Ghislieri.

Pergolesi
Messa in re maggiore, Dignas laudes resonemus
Orchestra & Coro Ghislieri,
Giulio Prandi
Arcana / Self-Tàlea. Euro 20,00