Libri: oltre la barriera

Illustrazione da «Il muro in mezzo al libro» di Jon Agee (Il Castoro)

Quello proposto da Rosario Esposito La Rossa, primo libraio di Scampia, è un viaggio nel dolore e nella violenza del mondo vista con gli occhi dei più piccoli. Arricchito dalle illustrazioni di Giancarlo Ascari e Pia Vantinis, Dietro il muro (Trieste, Einaudi Ragazzi, 2020, pagine 128, euro 12,90) racconta infatti nove grandi barriere costruite tra i popoli per impedire le migrazioni o separare comunità in lotta. Muri di ieri e di oggi, in continua espansione, dai costi incalcolabili non solo per i tanti soldi che servono per erigerli, ma per quel che significano in termini di vite umane perse per cercare di valicarli, e per la potenza distruttrice che producono sull’immaginario di chi cresce alla loro ombra.

Il muro tra Messico e Usa, tra Botswana e Zimbabwe, tra Yemen e Arabia Saudita, tra le due Coree, le enclaves di Cleuta e Melilla, le Peace Lines in Irlanda del Nord, il Muro del Sahara occidentale, la Linea verde a Cipro tra separa greci e turchi e la Linea che divide le aree del Kashmir controllate da India e Pakistan. Violenze di ogni tipo, odi, sopraffazioni, separazioni sono narrate da La Rossa attraverso la voce dei piccoli protagonisti. Sono racconti di grande dolore specie perché fili spinati e fortificazioni incarnano la sofferenza più assoluta per l’orizzonte di un bambino: l’impossibilità di intravedere un futuro migliore.

Dietro il muro si chiude, però, con una decima storia: quella del ponte di Mostar, costruito/distrutto/ricostruito, simbolo universale di una riconciliazione difficile ma possibile («Volevano dividerci abbattendo un ponte e noi ne abbiamo fatto un simbolo di riconciliazione […]. Non esiste costruzione umana più bella di un ponte, l’unica capace di unire. Oggi siamo tutti “pontefici”: costruttori di ponti») .Ed è sempre un muro al centro dello splendido libro di Jon Agee che, con la traduzione di Giusy Scarfone, propone ai bambini italiani. Rivolto a un pubblico più piccino, Il muro in mezzo al libro (Milano, Il Castoro, 2019, pagine 48, euro 13,50) sbriciola, attraverso la curiosità, i pregiudizi e la paura verso ciò che non si conosce.

Il piccolo cavaliere è contento che ci sia un muro in mezzo al libro perché il muro protegge il suo lato dall’orco cattivissimo e dagli animali feroci che popolano l’altro lato. Il piccolo cavaliere però non si accorge che qualcosa sta accadendo proprio dietro di lui: chi correrà in suo soccorso? Di qua e di là, parte giusta e parte sbagliata, lato sicuro e lato minaccioso: davvero le cose sono come sembrano? «Il muro protegge questo lato del libro… dall’altro lato. Questo lato del libro è sicuro. L’altro no». È bellissima questa capacità di Agee di giocare con il confine della pagina; è una capacità che comunica con immediatezza e semplicità al piccolo lettore come la serena certezza del piccolo cavaliere non regga agli eventi. Infatti mentre egli si arrampica su una scala per riparare una crepa nel muro, non possiamo non notare la strana onda che inizia a lambirlo. È una marea che cresce pagina dopo pagina. Tutto precipita anche se «questo non dovrebbe succedere da questo lato del muro!».

Invece non solo succede, ma succede addirittura che sia l’orco ad allungare una mano al di là del muro per agguantare il piccolo cavaliere portandolo in salvo dalla parte sbagliata. «Oh no! Adesso sono dall’altro lato del libro!». E adesso? Adesso non solo il piccolo cavaliere è al sicuro, ma addirittura è felice: «Questo lato del libro è fantastico!». Non sempre i muri delle paure e dei pregiudizi si possono abbattere. Più spesso di quel che pensiamo, però, si possono almeno scavalcare e aggirare, scavalcando e aggirando così la storia interrotta, la speranza tradita, la ferita non rimarginata che c’è al limitare di ogni muro. Perché se dietro a ognuno c’è un bambino che cresce con gli occhi fissi su quella barriera, possiamo almeno cercare di sgretolare le piccole difese che innalziamo dentro di noi. Perché dai piccoli muri dei piccoli cavalieri nascono gli enormi muri che tagliano storie e comunità. Spalancandosi come voragini sul genere umano.

di Silvia Gusmano

Betlemme, l’Alta Corte di Israele ferma il muro del Cremisan

Betlemme, stop al muro del Cremisan

BETLEMME, STOP AL MURO DEL CREMISAN

Stop al progetto che avrebbe privato dei loro terreni 58 famiglie cristiane di Beit Jala e diviso il convento delle Salesiane. La gioia dei cristiani di Terra Santa

GIORGIO BERNARDELLI
ROMA – vaticaninsider

Vittoria in tribunale per i cristiani della Terra Santa, con un verdetto arrivato proprio all’inizio del Triduo pasquale. L’Alta Corte di giustizia israeliana ha infatti decretato stamattina lo stop alla costruzione del muro nella valle del Cremisan, il progetto contestato da anni dai cristiani della Terra Santa per le ricadute pesantissime che avrebbe avuto sulla comunità. La Corte suprema a Gerusalemme ha imposto all’esercito di studiare un percorso alternativo rispetto a quello attualmente proposto, che avrebbe reso per 58 famiglie cristiane palestinesi di Beit Jala inaccessibili i terreni su cui coltivano vigne e ulivi e diviso in due lo stesso complesso delle Suore salesiane, separando di fatto la scuola dal frequentata da 450 ragazzi palestinesi dal monastero.

La sentenza sul Cremisan giunge al termine di una battaglia giuridica lunghissima che durava ormai dal 2006. Al centro del contendere l’ormai famoso muro di separazione tra Israele e i Territori palestinesi nel suo tratto tra la località palestinese di Beit Jala e l’insediamento israeliano di Gilo. L’esercito israeliano sosteneva che per «ragioni di sicurezza» il muro dovesse passare proprio dalla valle del Cremisan, con la conseguenza surreale di andare a toccare persino il complesso delle Salesiane: tra le proposte presentate dalle autorità militari alla Corte di giustizia c’era addirittura quella di una porta nel muro di cemento che mettesse in comunicazione solo le due parti della proprietà religiosa. L’accusa rivolta da parte palestinese era quella di voler cogliere l’occasione per togliere altra terra a Beit Jala e darla all’insediamento di Gilo.

Accanto alle famiglie palestinesi e alle Suore nel ricorso si era schierata la Società di St. Yves, storico sodalizio cattolico per la difesa dei diritti umani in Terra Santa. Ma tra rinvii e pressioni la battaglia giuridica si è trascinata per nove anni fino alla sentenza di oggi. Sentenza in cui l’Alta Corte non ha accolto il tracciato alternativo presentato dalle famiglie palestinesi – che ricalcava sostanzialmente quello della «Linea Verde», la linea armistiziale del 1967 – ma ha comunque chiesto all’esercito di proporne uno che sia meno dannoso per la popolazione e per le Suore.

I cristiani della Terra Santa hanno accolto con grande gioia questa sentenza: la vicenda del Cremisan era infatti diventata una battaglia simbolo. Il patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal l’ha citata più volte in questi anni come una fonte di grande preoccupazione. Inoltre per iniziativa del sacerdote fidei donum a Beit Jala, l’italiano Mario Cornioli, ogni venerdì tra gli ulivi contesi accanto alla parte già costruita del muro da tempo si prega il rosario e si celebrata una Messa per invocare la salvaguardia di questo luogo e più in generale per il superamento del muro. «Oggi per noi è già Pasqua – ha commentato a caldo su Facebook don Cornioli – Il Signore ha ascoltato il grido dei poveri e degli oppressi ed ha convertito i cuori dei ricchi e dei potenti. Con la consapevolezza sempre più chiara che la nostra preghiera è l’arma più forte che abbiamo e che può abbattere tutti i muri…».