Morbillo. Un altro morto a Catania. È un bimbo di 10 mesi

Un altro morto a Catania. È un bimbo di 10 mesi

Un bambino di 10 mesi è morto stamattina nell’ospedale Garibaldi di Catania per complicanze legate al morbillo. Era stato ricoverato ad Acireale trasferito da due giorni nel nosocomio del capoluogo etneo per l’aggravarsi delle condizioni respiratorie e cardiocircolatorie.

Il bambino è deceduto alle 10.15 nel reparto di Rianimazione: già sofferente per un difetto cardiaco, era stato ricoverato dal 3 al 16 marzo scorsi nel reparto dia pediatria dell’ospedale Garibaldi-Nesima per una broncopolmonite e bronchiolite in presenza di un virus respiratorio sinciziale e da dove era stato dimesso migliorato con programmato di un controllo a distanza di 10 giorni.

Il bimbo «era troppo piccolo per il vaccino – hanno sottolineano fonti ospedaliere – quindi è stato contagiato da chi non era vaccinato».

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A Catania appena settimana scorsa era deceduta un’altra giovane donna, mamma di una bimba di 2 anni. Aveva 25 anni. Dall’inizio dell’anno è la terza vittima in città, la quarta da settembre scorso: il 22 gennaio era toccato a un’altra donna, 27enne, mentre un quarto caso che riguardava un uomo di 27 anni con una polmonite emorragica– si era risolto positivamente sempre all’ospedale Garibaldi, centro di riferimento per questo tipo di malattia.

Solo pochi giorni fa l’Azienda ospedaliera di Catania aveva lanciato l’allarme: la copertura vaccinale è significativamente cresciuta, ma non abbastanza. «Così a Catania si assiste a una epidemia in atto» per Mario Cuccia, responsabile del servizio epidemiologico che ha trattato il caso di Maria Concetta Messina, la venticinquenne morta il 26 marzo. Sono circa 420 i casi di morbillo dal maggio 2017, un dato, avverte, da moltiplicare per sei perchè devono essere considerati quelli curati a casa dai medici di famiglia. In provincia le vaccinazioni tra i bimbi sono all’85%, dieci punti sotto rispetto alla “quota di sicurezza” per essere certi di tenere sotto controllo la malattia. La maggior parte dei casi trattati nelle strutture sanitarie etnee riguardano pazienti non vaccinati, tranne sei o sette casi sottoposti a una sola dose di vaccino.

Cuccia ha già riunito gli esperti del Policlinico di Catania ai quali è stato suggerito una campagna di informazione per le gestanti o per coloro che intendono procreare e che non sono state vaccinate. Almeno dieci le donne incinte ricoverate per morbillo, un bimbo è nato morto e ci sono stati diversi aborti causati dalla malattia.

Sono oltre 5mila i casi di morbillo registrati nel nostro Paese dall’inizio dell’epidemia, nel 2017.

avvenire

Allarme. Oms: in Europa +400% di casi di morbillo nel 2017

Ansa

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Nel 2017 il morbillo ha ucciso 35 persone in Europa. L’epidemia ha colpito complessivamente 21.315 persone, il 400% in più rispetto al 2016. L’Italia è il secondo Paese più colpito con 5.006 casi registrati nell’ultimo anno, meglio solo di Romania con 5.562 persone colpite ma peggio di Ucraina con 4.767 casi. Sono questi infatti i primi tre Paesi europei con la maggiore incidenza di persone colpite, secondo i dati diffusi dall’ufficio europeo dell’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità.

Dei 53 paesi della regione europea dell’Oms, 15 – cioè 1 su 4 – hanno avuto epidemie con più di 100 casi. I primi tre sono stati Romania (5562), Italia (5006) e Ucraina (4767). Qui, a facilitare la diffusione del morbillo c’è stata la somma di più fattori secondo l’Oms: il calo complessivo del tasso di copertura vaccinale, più consistente nelle fasce di popolazione più emarginate, l’interruzioni nelle forniture vaccinali e sistemi di sorveglianza delle malattie che non hanno funzionato a pieno regime.

Gli altri paesi con vaste epidemie, anche se molti dei quali in calo, sono stati Grecia (967), Germania (927),Serbia (702), Tagikistan (649), Francia (520), Russia (408), Belgio (369), Regno Unito (282), Bulgaria (167), Spagna (152), Repubblica Ceca (146) e Svizzera (105).

“Più di 20mila casi e 35 vite perse per il morbillo sono una tragedia che semplicemente non possiamo accettare”, ha commentato
Zsuzsanna Jakab, direttore dell’Oms Europa.

Avvenire