Benedetto XVI ha nominato Mons. Adriano Caprioli Amministratore Apostolico

Comunicato del Vicario Generale
Benedetto XVI ha nominato Mons. Adriano Caprioli Amministratore Apostolico
Guiderà la Diocesi fino allla presa di possesso del suo successore, domenica 16 dicembre 2012
il Vescovo Adriano Caprioli, nella sua qualità di Amministratore Apostolico, tenendo conto che il Vescovo ausiliare conserva anche durante la sede vacante l’ufficio di Vicario Generale, mentre gli altri Vicari episcopali decadono dal loro ufficio, ha confermato in forma delegata le potestà e le facoltà di cui godevano in precedenza i Vicari episcopali, anche per delega o a seguito di mandato speciale. Sono pure confermati i sacerdoti incaricati per il conferimento del sacramento della Cresima.
diocesi.re.it

Dall'11 al 28 luglio mons. Caprioli è nell'isola africana. Sorrisi e progetti sull'Isola Rossa

Visita pastorale in Madagascar dall'11 al 28 luglio nel 50° della missione
Sorrisi e progetti sull'Isola Rossa
Gli incontri del Vescovo nella prima settimana di viaggio

Gli incontri della prima settimana di viaggio in Madagascar

 

Ambositra (Madagascar) – Ci vogliono solo 10 ore, stipati come sardine su un Boeing dell'Air France, per arrivare sull'Isola Rossa, il Madagascar: prima missione della diocesi di Reggio Emilia-Guastalla in terra d'Africa, missione che quest'anno celebra i 50 anni. Infatti il giovane don Pietro Ganapini fece lo stesso viaggio, più lungo e senz'altro pieno di incertezze e di grandi speranze, nel 1961, iniziando così quella che sarebbe diventata la nostra missione più significativa e il Vescovo Adriano, per sottolineare questo anniversario, ha voluto visitare per la terza volta la presenza reggiano-guastallese in terra malgascia.
 
L'arrivo ad Antananarivo, a notte fonda, ha riservato subito una sorpresa al nostro Vescovo: sui tanti bagagli del tapis ruolant la sua valigia non c'era. Mons. Caprioli non ha potuto fare a meno di ricordarci il passo del Vangelo che ci dice di partire senza bagagli, a lui gli smistamenti di Parigi gli hanno tolto pure i sandali rimasti chiusi nel suo bagaglio. Il sorriso è presto tornato con la calda accoglienza delle suore della Casa della Carità di Tongarivo e soprattutto durante la Messa della mattina celebrata nella cappella della Casa, ricolma del canto delle suore, degli ausiliari e degli ospiti. L'incontro con il personale italiano e malgascio negli uffici di Reggio Terzo Mondo di Tanà ha occupato l'intera mattina di martedì, dandoci modo di conoscere l'intenso lavoro che l'Onlus reggiana svolge da tanti anni nell'isola.
 
Gli occhi di Andrea Gorrini, 38 anni di Ravenna, da 6 in Madagascar, tre con RTM e tre con la Cooperativa Ravinala, si illuminano mentre ci accompagna per le strade di Antananarivo, la guardano come chi ama i suoi palazzi e le sue case, la sua gente che ha lucidato il pavée delle strade a forza di camminarci sopra a piedi e ama la sua storia: "Si chiama così perché tanto tempo fa il re Andriamponimerina ha conquistato la città (Tanana) e le sue dodici colline alla testa di mille (arivo) uomini".
 
Anche l'Italia fu unita da una persona alla testa di mille uomini 150 anni fa, una prima cosa che ci accomuna con il Madagascar, la seconda forse è il rosso della terra, anche se il colore nel nostro caso ha ben altro significato. Andiamo a piedi fino alla collina più alta, quella che domina tutta la città, girando in mezzo al traffico, ai banchetti con sopra le spezie e le verdure, i vestiti e i sandali, ai giovani che ci salutano ridendo e ai venditori di spaghetti cinesi cotti e mangiati sulla strada, arriviamo in cima davanti a quello che è il simbolo di tutta la storia malgascia: il palazzo della Regina, illuminato da un tramonto infuocato e dalla luce artificiale dei fari che lo rendono ancora più imponente.
 
L'incontro con le suore, gli ospiti e gli ausiliari alla Casa della Carità di Andohatapenaka, alla mattina del 13, ci regala altri sorrisi e abbracci in questa casa con molti bambini costruita a sbalzo sulla roccia alla periferia della capitale. Solo una breve sosta per il pranzo alla Casa di Preghiera di Itaosy, ci aspettano, a Ambohitramanantena alle scuole dei poveri di don Pietro Ganapini, gli amici del progetto AMGA. L'idea, partorita da quel vulcano sempre in eruzione che è don Pietro, è quella di costruire 60 scuole, di cui 32 già terminate, dove sono le stesse famiglie degli alunni che prestano la manodopera e forniscono parte del materiale che serve a fabbricarle, mentre la parte restante, circa il 30%, è a carico del Centro Missionario di Reggio e del Club Rotary di Parma. Il Vescovo Adriano ha visitato una di queste strutture appena terminata a cui mancano solo i banchi e le lavagne per accogliere gli studenti all'inizio del prossimo anno scolastico.
 
La mattina di giovedì 14 ci vede di buon ora sulla strada sterrata che ci porterà al villaggio di Marolaona, nella diocesi di Tsiroanomandidy, per una visita al progetto RTM per la distribuzione dell'acqua, al volante Goffredo Sacchetti, 53 anni di Forlì, sua moglie Elisa Villa, novarese di origine, ci segue con l'altra jeep . Le grida dei bambini ci accolgono nella piazza del villaggio e sono talmente tanti che ci fanno pensare ad un paese quasi fatto solo da loro. Goffredo ci indica una montagna all'orizzonte: "Vedete quella grande collina laggiù, è l'Ambohiby, alto circa 2000 metri. Quando ho proposto alla gente di questi villaggi di far venire l'acqua da lassù mi hanno guardato come se fossi matto, in effetti si trattava di scavare un canale lungo 70 chilometri. Io non mi sono perso d'animo e nei successivi incontri gli ho semplicemente spiegato che se il numero delle famiglie interessate all'acqua era di 300 unità, bastava che ogni famiglia scavasse 250 metri per arrivare fin lassù sulla montagna. Non ci crederete, ma in pochi giorni lo scavo era terminato. Il viso di Goffredo si apre in un sorriso compiaciuto, mentre stringe la mano di sua moglie Elisa. "In questo villaggio ci sono quattro fontane e al di là della evidente questione igienica, le donne, che prima passavano tanto tempo per andare a prendere l'acqua al fiume, adesso questo tempo lo dedicano ai lavori di casa, un bel guadagno per tutti."
 
La visita alla Casa della Carità di Ambanidia ed il viaggio verso Ambositra consumano in fretta la giornata di venerdì 15 luglio. La mattina di sabato il Veescovo Adriano ha celebrato la Messa nella cappella della casa di Ambositra accolto dal canto degli ospiti, delle suore e di tutti i volontari. Un momento straordinario l'abbiamo vissuto tutti quando mons. Caprioli ha regalato all'ospite Rakuto una fotografia di Giovanni Paolo II mentre il papa, ora beato, durante la Messa celebrata a Fianarantsoa nel 1989, davanti ad una Mamera (suor Margherita) particolarmente felice.
 
Dopo la Messa il Vescovo si è recato in visita al Foyer, eccellenza ortopedica di tutto il Madagascar e dove lavorano da qualche mese, con un progetto RTM riguardante le malattie mentali, gli sposi Andrea e Martina Gollini di Salvaterra. Al pomeriggio abbiamo vissuto un'altra esperienza indimenticabile, il pranzo dei poveri alla Caritas diocesana di Ambositra. Bambini, anziani con il bastone, donne, uomini e giovani in fila, ordinati e sorridenti per un piatto di riso distribuito dai volontari di père Maximien, l'instancabile direttore. Straordinario è stato quando la distribuzione è stata interrotta per l'incontro con il nostro Vescovo e nessuno non solo non si è lamentato, ma tutti sono stati felici di ascoltare le parole del Vescovo venuto dall'Italia.
 
Il momento più intenso di questa prima parte del viaggio missionario di mons. Caprioli è stato senz'altro la Messa celebrata al carcere di Ambositra, uno degli ambiti del servizio di don Giovanni Ruozi, domenica mattina. La sala era strapiena tanto che i detenuti si sono messi a sedere per terra fin sotto l'altare e raramente un'assemblea ha riempito così tanto il luogo della Celebrazione con il suo canto. Il resto era silenzio, il resto erano occhi che fissavano l'altare rassegnati sì, ma con una luce di speranza e dove, a guardare bene, c'era in fondo anche un sorriso.
 
Tradurre in parole ciò che gli occhi e il cuore hanno visto in questa settimana è veramente difficile, questo isola, che non appartiene né all'Africa, né all'Asia, ha in se qualcosa di peculiare, qualcosa che ti strega. Io credo siano le persone, sorridenti e felici nonostante tutto.
 
Giuseppe Maria Codazzi

dal web diocesi reggio emilia

75° di sacerdozio di Mons. Aguzzoli

75° di sacerdozio di Mons. Aguzzoli

Carissimo Monsignore, desidero farti i migliori auguri per il tuo 75° di Messa, essendo stato ordinato sacerdote il 12 luglio 1936 per l’imposizione delle mani del vescovo Mons. Eduardo Brettoni. Sei diventato prete, dunque, quando io ero nato da pochi mesi! Essendo arrivato anch’io al Salmo che recita: “Settanta sono gli anni della vita, ottanta per i più robusti” (cf. Sal 90,10), mi domando a quale Salmo “attaccarmi” per rivolgermi ad un centenario come te. Innanzitutto penso ai Salmi di ringraziamento e insieme con te rendo grazie al Signore dei lunghi anni di vita sacerdotale, una vita anche umanamente bella, che non conosce la noia e trova ogni giorno ragioni positive per cui pregare e servire. “Tutto è grazia”, diceva lo scrittore G. Bernanos, e questo è tanto più vero quando il dono della vita ricevuto dai genitori viene a sua volta donato ad altri. Anche tu sei stato chiamato per nome da papà e mamma, a ricordarci che nella vita terrena si entra per un dono. Cambiano le situazioni nella vita, ma la realtà fondamentale rimane questa: la vita è un dono di cui ringraziare il Signore e coloro che ci hanno voluto bene. Il nome è segno inoltre di una missione, di una chiamata del Signore ad un progetto che per te, Mons. Alberto, si è attuato nella vocazione sacerdotale e nel servizio, prima come vicario cooperatore a S. Martino in Rio, poi come parroco a Carniana dal 1945, nella nostra montagna. Montagna che sta vivendo una profonda trasformazione: lo spopolamento di alcune zone, l’invecchiamento della sua popolazione, il venire meno dei mestieri tradizionali come l’agricoltura e la pastorizia che davano lavoro a tante famiglie; l’esodo quotidiano dei ragazzi per la scuola, dei giovani per le superiori e l’università, di papà e mamma per raggiungere i posti di lavoro, su strade non sempre comode. Eppure anche la montagna è parte della Diocesi, con la sua storia, le sue tradizioni e cultura. Pensare alla montagna solo come a un patrimonio ambientale o risorsa per il turismo e il tempo libero sarebbe troppo riduttivo. I campanili, le chiese, le case sparse lungo le sue valli e i crinali custodiscono ben altri messaggi per chi li vuole ascoltare. Preti come te, caro Mons. Alberto, come Don Gino Castellini, Don Raimondo Zanelli, Don Battista Giansoldati, Don Adelmo Costanzi, Don Lealdo Antichi siete come querce secolari, che, più di ogni altra barriera, in caso di frane, “tengono su” la montagna come casa sulla roccia. Vorrei, caro Mons. Alberto, quale decano del clero, pregare per te, con la comunità di Carniana, il vicario foraneo Don Luigi e i confratelli vicini, un altro Salmo, il 92: “Nella vecchiaia daranno ancora frutti, saranno verdi e rigogliosi”. Per alberi come la quercia, la vita non è questione di età, ma di radici profonde nel terreno, di vitalità del tronco, di aria e di clima sereni e propizi. Sono questi i pensieri, i sentimenti e le preghiere che amo rivolgere al Signore, insieme all’Ausiliare Lorenzo e a quanti ti accompagneranno in questi giorni con molteplici segni di affetto, di amicizia e di preghiera per il tuo 75° di Ordinazione, nell’attesa che, per il fedele compimento del dovere, tutti si possa tenere fisso lo sguardo sul Signore Gesù, autore della nostra fede (cf. Eb 12,2).

Tuo + Adriano VESCOVO Reggio Emilia, 7 luglio 2011