Liturgia. Non solo il «Padre Nostro». Ecco tutto ciò che cambia con il nuovo Messale

Molte le novità del libro. Nel Confesso arriva la formula «fratelli e sorelle». E il prete dirà: «Scambiatevi il dono della pace». Un nuovo saluto finale: «Andate e annunciate il Vangelo del Signore»
Il volume del nuovo Messale Romano la cui tradizione è stata curata dalla Cei

Il volume del nuovo Messale Romano la cui tradizione è stata curata dalla Cei – Avvenire

Non solo il Padre Nostro. Sarebbe limitante ridurre la ricchezza di novità che contiene la terza edizione italiana del Messale di Paolo VI a un’unica preghiera. Che è senz’altro quella di maggior impatto sul “popolo delle parrocchie” ma che non esaurisce la portata della rinnovata traduzione del volume per celebrare l’Eucaristia. La “gentile” rivoluzione che inciderà sulla vita delle comunità è di fatto cominciata. Con l’arrivo del testo sull’altare delle chiese d’Italia, le “nuove parole” della Messa entrano nel quotidiano. Perché il libro liturgico può già essere utilizzato, anche se diventerà obbligatorio a partire dalla prossima Pasqua, ossia dal 4 aprile 2021, quando verrà abbandonata la precedente edizione che ha scandito la liturgia per quasi quarant’anni, dal 1983. Molte le diocesi o le regioni ecclesiastiche che hanno deciso di adottare la nuova traduzione dalla prima domenica d’Avvento, il 29 novembre. La revisione italiana del Messale scaturito dal Concilio arriva a diciotto anni dalla terza edizione tipica latina varata dalla Santa Sede nel 2002 che contiene non pochi cambiamenti. La complessa operazione coordinata dalla Cei ha visto numerosi esperti collaborare con la Commissione episcopale per la liturgia fino a giungere nel novembre 2018 all’approvazione del testo definitivo da parte dell’Assemblea generale dei vescovi italiani. Poi, dopo il “via libera” di papa Francesco, il cardinale presidente Gualtiero Bassetti ha promulgato il libro l’8 settembre 2019. E lo scorso 29 agosto la prima copia è stata donata al Pontefice.

La maggior parte delle variazioni riguarda le formule proprie del sacerdote. I ritocchi che dovranno essere imparati dall’intera assemblea sono pochi: così ha voluto il gruppo di lavoro che ha curato la traduzione per evitare “scossoni” destinati a creare eccessive difficoltà. Sarà comunque necessario fare l’orecchio alle modifiche. Già nei riti di introduzione dovremmo abituarci a un verbo al plurale: «siano». Non sentiremo più «La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi», ma «La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi». È stato rivisto anche l’atto penitenziale con un’aggiunta “inclusiva”: accanto al vocabolo «fratelli» ci sarà «sorelle». Ecco che diremo: «Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli e sorelle…». Poi: «E supplico la beata sempre Vergine Maria, gli angeli, i santi e voi, fratelli e sorelle…». Inoltre il nuovo Messale privilegerà le invocazioni in greco «Kýrie, eléison» e «Christe, eléison» sull’italiano «Signore, pietà» e «Cristo, pietà». Si arriva al Gloria che avrà la nuova formulazione «pace in terra agli uomini, amati dal Signore». Una revisione che sostituisce gli «uomini di buona volontà» e che vuole essere più fedele all’originale greco del Vangelo.


CONFESSO

Fratelli e sorelle parole inclusive
L’atto penitenziale ha un’aggiunta “inclusiva”. Così diremo: «Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli e sorelle…».

SIGNORE, PIETÀ
Così prevale il «Kýrie»

Sono privilegiate le invocazioni in greco «Kýrie, eléison» e «Christe, eléison» sull’italiano «Signore, pietà» e «Cristo, pietà».

GLORIA
Gli «amati dal Signore»

Il Gloria avrà la nuova formulazione «pace in terra agli uomini, amati dal Signore» che sostituisce gli «uomini di buona volontà».

CONSACRAZIONE 1
La «rugiada» dello Spirito

Dopo il Santo, il prete dirà: «Veramente santo sei tu, o Padre…». E proseguirà: «Santifica questi doni con la rugiada del tuo Spirito».

CONSACRAZIONE 2
«Presbiteri e diaconi»

Nella consacrazione si ha «Consegnandosi volontariamente alla passione ». E nell’intercessione per la Chiesa l’unione con «tutto l’ordine sacerdotale» diventa con «i presbiteri e i diaconi».

AGNELLO DI DIO
La «cena dell’Agnello»

Il prete dirà: «Ecco l’Agnello di Dio…. Beati gli invitati alla cena dell’Agnello ».

LA CONCLUSIONE
Più sobrio il congedo

Al termine ci sarà la formula: «Andate e annunciate il Vangelo del Signore ».


​La liturgia eucaristica vede fin dall’inizio alcuni ritocchi. Dopo l’orazione sulle offerte, il sacerdote, mentre si lava le mani, non sussurrerà più sottovoce «Lavami, Signore, da ogni colpa, purificami da ogni peccato» ma «Lavami, o Signore, dalla mia colpa, dal mio peccato rendimi puro». Poi inviterà a pregare dicendo (anche in questo caso con piccole revisioni): «Pregate, fratelli e sorelle, perché questa nostra famiglia, radunata dallo Spirito Santo nel nome di Cristo, possa offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente».

Un discorso a parte meritano le Preghiere eucaristiche e i prefazi. Sono ben sei i nuovi prefazi: uno per i martiri, due per i santi pastori, due per i santi dottori (che possono essere utilizzati anche in riferimento alle donne dottore delle Chiesa per le quali finora mancavano testi specifici), uno per la festa di Maria Maddalena. Inoltre, conformandosi all’edizione latina, finiscono in appendice all’Ordo Missae le Preghiere eucaristiche della Riconciliazione insieme alle quattro versioni della Preghiera delle Messe “per varie necessità” già presente nell’edizione del 1983 con il titolo Preghiera eucaristica V: la loro traduzione è stata rivista recependo le varianti presenti nel testo latino. La Preghiera eucaristica II, quella fra le più utilizzate, non manca di cambiamenti. Dopo il Santo, il sacerdote dirà allargando le braccia: «Veramente santo sei tu, o Padre, fonte di ogni santità». E proseguirà: «Ti preghiamo: santifica questi doni con la rugiada del tuo Spirito». Tutto ciò sostituisce la precedente formulazione: «Padre veramente santo, fonte di ogni santità, santifica questi doni con l’effusione del tuo Spirito». L’inizio del racconto sull’istituzione dell’Eucaristia si trasforma da «Offrendosi liberamente alla sua passione» a «Consegnandosi volontariamente alla passione». E nell’intercessione per la Chiesa l’unione con «tutto l’ordine sacerdotale» diventa con «i presbiteri e i diaconi». Varia anche la Preghiera eucaristica della Riconciliazione I dove si leggeva «Prese il calice del vino e di nuovo rese grazie» e ora troviamo «Prese il calice colmo del frutto della vite».

I riti di Comunione si aprono con il Padre Nostro. Nella preghiera insegnata da Cristo è previsto l’inserimento di un «anche» («Come anche noi li rimettiamo»). Quindi il cambiamento caro a papa Francesco: non ci sarà più «E non ci indurre in tentazione», ma «Non abbandonarci alla tentazione». In questo modo il testo contenuto nella versione italiana Cei della Bibbia, datata 2008, e già inserito nella rinnovata edizione italiana del Lezionario, entra nell’ordinamento della Messa. È uno dei criteri che ha ispirato la revisione del Messale: recepire la più recente traduzione della Sacra Scrittura nelle antifone e nei testi di ispirazione biblica presenti nel libro liturgico.

Il rito della pace conterrà la nuova enunciazione «Scambiatevi il dono della pace» che subentra a «Scambiatevi un segno di pace». E, quando il sacerdote mostrerà il pane e il vino consacrati, dirà: «Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo. Beati gli invitati alla cena dell’Agnello». Una rimodulazione perché nel nuovo Messale «Beati gli invitati» non apre ma chiude la formula e si parla di «cena dell’Agnello», non più di «cena del Signore». Per la conclusione della Messa è prevista la nuova formula: «Andate e annunciate il Vangelo del Signore». Ma i vescovi danno la possibilità di congedare la gente anche con le tradizionali parole latine: Ite, missa est.

 

Il volume del nuovo Messale Romano

Il volume del nuovo Messale Romano – Avvenire

 

Altre novità sono legate al formato del libro, alla veste grafica e all’apparato iconografico: infatti la pubblicazione è arricchita dagli “schizzi” d’arte nel segno della semplicità realizzati dal maestro campano Mimmo Paladino. Il volume intende coniugare fedeltà all’edizione latina e comprensibilità per rendere il rito più accessibile possibile. Come evidenzia la presentazione Cei, il nuovo Messale deve diventare un’opportunità per tornare a riscoprire la bellezza della liturgia, i suoi gesti, i suoi linguaggi ed è necessario che si trasformi in «occasione di formazione del popolo a una piena e attiva partecipazione». Ecco la principale sfida per le parrocchie.

I “ritocchi” del Messale Romano entrano anche nel rito ambrosiano: in vigore dal 29 novembre

Anche nel rito ambrosiano entrano alcune delle novità presenti nel Messale Romano “numero 3”. Saranno il “nuovo” Gloria e il “nuovo” Padre Nostro. Poi la riformulazione «Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo. Beati gli invitati alla cena dell’Agnello». E anche le variazioni delle Preghiere eucaristiche: ad esempio «Veramente santo sei tu, o Padre, fonte di ogni santità. Ti preghiamo: santifica questi doni con la rugiada del tuo Spirito». «Queste parti che cambiano nel Messale promosso dalla Cei verranno recepite anche nelle celebrazioni dell’arcidiocesi di Milano, mentre i prefazi e le orazioni proprie del rito ambrosiano resteranno tali e quali», spiega monsignor Fausto Gilardi, responsabile del Servizio per la pastorale liturgica a Milano. E annuncia: «L’arcivescovo Mario Delpini ha stabilito che cominceremo a usare le nuove formule con la terza domenica dell’Avvento ambrosiano, ossia dal 29 novembre, che coincide con la prima domenica d’Avvento nel rito romano». Comunque nelle chiese dell’arcidiocesi di Milano non arriverà un nuovo volume. «Non ristamperemo l’intero Messale. Ripubblicheremo solo la parte comune della Messa – afferma Gilardi –. Si tratta di novità significative che intendono adeguare la parola pregata al linguaggio attuale». Di fronte alla nuova traduzione italiana del testo per celebrare l’Eucaristia, il liturgista chiarisce: «Anche noi stiamo verificando alcuni passaggi del Messale ambrosiano, ma non saremo certo pronti a una revisione per il prossimo 4 aprile. Perciò le nostre celebrazioni continueranno con l’attuale Messale».

Lo spartito del Padre Nostro “aggiornato”

La modifica che più coinvolgerà il “popolo delle parrocchie” è quella del Padre Nostro. Nel nuovo Messale la preghiera insegnata da Cristo prevede l’inserimento di un «anche» («Come anche noi li rimettiamo»). Poi non ci sarà più «E non ci indurre in tentazione», ma «Non abbandonarci alla tentazione». La nuova traduzione del Padre Nostro ha richiesto anche una revisione della musica che accompagna la preghiera. Per la prima volta nel Messale entrano le partiture accanto ai testi della liturgia. Per il Padre Nostro la Cei ha passato al vaglio diversi adattamenti della melodia. I tre prescelti sono stati testati in parrocchie, case di spiritualità o Seminari. La versione confluita nel Messale è quella risultata più “naturale” alle assemblee. Qui lo spartito inserito nel nuovo libro liturgico.

 

Lo spartito del Padre Nostro tratto dal nuovo Messale Romano

Lo spartito del Padre Nostro tratto dal nuovo Messale Romano – Avvenire

Liturgia. Si canterà di più a Messa con il nuovo Messale più “musicale”

Parla suor Elena Massimi che ha curato la sezione musicale. Dal saluto iniziale al segno della pace, le melodie entrano nel libro con le partiture. Il “Padre Nostro” cantato testato nelle parrocchie
Suor Elena Massimi che ha curato la sezione musicale del nuovo Messale in italiano

Suor Elena Massimi che ha curato la sezione musicale del nuovo Messale in italiano – Sito delle Figlie di Maria Ausiliatrice www.cgfmanet.org

Avvenire

Qualcuno potrà stupirsi quando, aprendo la nuova edizione in italiano del Messale Romano, si troverà davanti il pentagramma che accompagna le parole pronunciate dal sacerdote o dai fedeli. Non in tutte le parti del rinnovato libro liturgico lo si incontra, ma in più punti sì. Ad esempio nel saluto iniziale. Uno spartito indica la melodia che il celebrante può intonare allargando le braccia: «La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi»; e un’altra battuta segnala come l’assemblea possa rispondere cantando: «E con il tuo spirito». È ben più “musicale” il nuovo Messale che sta per arrivare nelle parrocchie della Penisola. Perché, come si legge nella Presentazione della Cei, «il canto non è un mero elemento ornamentale ma parte necessaria e integrante della liturgia solenne». Per la prima volta le partiture entrano a pieno titolo nel corpo del testo e non finiscono in appendice come era accaduto nel Messale ancora in uso, quello datato 1983. Non solo. Aumentano i brani proposti. E si torna a privilegiare le formule ispirate al gregoriano evitando che il libro dell’Eucaristia diventi un luogo di sperimentazione. «Il canto apre al mistero e contribuisce alla manifestazione del Signore. Per questo è stato particolarmente valorizzato in questa nuova edizione», spiega suor Elena Massimi, che ha coordinato e curato il lavoro relativo alle melodie del Messale.

Una pagina tratta dal nuovo Messale Romano in italiano

Una pagina tratta dal nuovo Messale Romano in italiano – Avvenire

Figlia di Maria Ausiliatrice, un passato da musicista, collaboratrice dell’Ufficio liturgico nazionale, è docente di teologia sacramentaria alla Pontificia Facoltà di scienze dell’educazione “Auxilium” di Roma. C’era anche lei lo scorso 28 agosto all’udienza in Vaticano durante la quale la prima copia del Messale è stata consegnata a papa Francesco da una delegazione della Cei guidata dal cardinale Gualtiero Bassetti. Per due anni la religiosa è stata alle prese con gli spartiti che poi sono entrati nel volume. Affiancata da un’équipe di dieci esperti: sacerdoti e laici, monaci e consacrate, studiosi e compositori.

Nel nuovo Messale sono state inserite le melodie per il segno della croce, per il saluto, per i primi prefazi dei diversi Tempi e solennità (Avvento, Natale, Epifania, Quaresima, Pasqua, Ascensione e domeniche del Tempo ordinario). Ancora. Troviamo musicati i testi dell’anamnesi (“Annunziamo la tua morte Signore…”), della dossologia finale della Preghiera eucaristica (“Per Cristo, con Cristo, in Cristo…”), del Padre Nostro, dell’acclamazione “Tuo è il regno…”, della pace (“Scambiatevi il dono della pace”), del saluto finale, della benedizione e del congedo (“Andate in pace”; “Rendiamo grazie a Dio”). «Così viene evidenziata l’importanza del canto, a cominciare da quello del sacerdote che negli anni è stato trascurato – afferma la liturgista –. Intendiamo ridare ad alcune sezioni della Messa la dignità che è loro più propria, ossia quella di essere cantate. Pensiamo ai prefazi: è un testo lirico, poetico; se non viene cantato si attenua la sua forza».

Una pagina tratta dal nuovo Messale Romano in italiano

Una pagina tratta dal nuovo Messale Romano in italiano – Avvenire

Le melodie presenti fra le pagine del volume sono quelle dal «tono semplice d’ispirazione gregoriana: il tono di Do per i riti d’introduzione e di conclusione; il tono di Re per la liturgia eucaristica», chiarisce la docente. E aggiunge: «Erano già presenti nel Messale del 1983 ma venivano proposte come seconda opzione, mentre la prima era quella di nuova composizione». Quest’ultime, però, non hanno attecchito. Come ha mostrato l’analisi della prassi liturgica che è stata utilizzata per scegliere quali musiche privilegiare, quali salvare e quali accantonare. «Negli ultimi quarant’anni la Chiesa italiana ha recepito soprattutto le melodie di stampo gregoriano che sono ormai entrate nella mente e nell’orecchio di presbiteri e fedeli e che vengono intonate senza difficoltà durante i riti», riferisce la docente. Partiture che sono state, quindi, riprese e riadattate ai nuovi testi. Com’è il caso del Padre Nostro che cambia con l’aggiunta di un “anche” («come anche noi li rimettiamo») e con la nuova espressione «non abbandonarci alla tentazione». Racconta suor Massimi: «Fra le mani abbiamo avuto diversi adattamenti della melodia alla preghiera rivista. Alla fine ne abbiamo scelti tre e li abbiamo testati in alcune parrocchie, case di spiritualità, Seminari del Nord, del Centro e del Sud Italia. La versione confluita nel Messale è quella risultata più “naturale” alle assemblee».

Una pagina tratta dal nuovo Messale Romano in italiano

Una pagina tratta dal nuovo Messale Romano in italiano – Avvenire

Il pentagramma va a braccetto anche con alcuni testi del Triduo pasquale o di altre celebrazioni di particolare significato, come la Messa del Crisma o la Pentecoste. La musica accompagna, ad esempio, il prefazio del Giovedì Santo oppure il prefazio e il congedo della Veglia e della Domenica di Pasqua. «Tutto ciò per ribadire la centralità del Triduo all’interno dell’Anno liturgico», dice suor Elena. Il Messale si conclude con un’appendice musicale più ampia rispetto all’edizione precedente dove sono state spostate le nuove composizioni del 1983 che sono convalidate dall’esperienza di questi decenni e dove, fra l’altro, sono state inserite anche le melodie in tono solenne per alcune parti della Messa.

Però, all’appello mancano altri “elementi” della celebrazione che la musica ha sempre scandito ma di cui il nuovo Messale non prevede melodie ad hoc: il Kyrie; il Gloria; il Santo. «È stata una scelta deliberata – nota la docente –. Nella Penisola le parrocchie conoscono una rilevante diversificazione musicale fra Nord e Sud. Pertanto non abbiamo inteso indicare melodie standard ma desideriamo lasciare le comunità libere di trarle dal repertorio locale». E per i canti d’ingresso, d’offertorio e di comunione? «Vale il Repertorio nazionale varato dalla Cei nel 2007», suggerisce la religiosa.

L'immagine di Mimmo Paladino per l'appendice musicale del nuovo Messale

L’immagine di Mimmo Paladino per l’appendice musicale del nuovo Messale – Avvenire

Certo, lo stesso Messale ricorda che i brani devono essere «adatti al momento e al carattere del giorno o del Tempo», che devono essere adeguati «alle capacità dell’assemblea», che va privilegiato l’organo a canne anche se il vescovo può consentire l’impiego di altri strumenti adeguati «all’uso sacro». Insomma si sentirà più canto a Messa? «Il Messale – conclude suor Massimi – offre una vasta gamma di possibilità. Faccio fatica a immaginare un’intera liturgia feriale cantata. Tuttavia, sarebbe bene che nelle Messe festive venisse cantato almeno il “Mistero della fede” o la dossologia. E a Natale il prefazio, anche per sottolineare lo specifico rilievo della celebrazione»

 

Messale: la montagna e il topolino

di: Giuseppe Lorizio

messale

Il famoso detto si può ben applicare alla nuova edizione del messale per la liturgia del rito latino in lingua italiana, presentata non senza una certa enfasi solo su qualche media.

A parte l’operazione economica che costringerà parrocchie e comunità all’acquisto, visto che non si può utilizzare l’edizione digitale, a meno che non si decida di regalarne copia a tutte le assemblee celebranti, mi preme sottolineare due equivoci messi in campo per supportarne la vendita.

Il primo riguarda la metafora dello “spartito”, che non sarebbe da ignorare o escludere. Infatti si tratta proprio di uno spartito che rende plausibile l’interpretazione affidata a chi presiede, il quale svolge solo il ruolo ministeriale di un direttore d’orchestra, chiamato ad avere un occhio sulla Parola di Dio l’altro sulla comunità. E ciò non solo nella predicazione, per la quale sarà sempre bene avere in una mano la Bibbia e nell’altra il giornale onde non esibire stucchevoli racconti di esperienze autoreferenziali, ma in tutta la celebrazione.

In secondo luogo c’è chi ritiene che si tratti di un’“attualizzazione” del linguaggio liturgico, rispetto soprattutto alle celebrazioni per le diverse occasioni o necessità del popolo di Dio. Non so fra quanto tempo avremo un altro nuovo messale, ma in un contesto in cui la realtà soggiace a cambiamenti anche epocali rapidissimi, avremmo bisogno di maggior sobrietà prima di esporci al ridicolo. Chissà chi, tranne qualche funzionario condiscendente, sarebbe del parere che dire “rugiada dello Spirito” piuttosto che “effusone” è attualizzante o non piuttosto un malinconico ricordo di epoche in cui la natura era ancora incorrotta.

Volendo riproporre la filosofia del culto di Pavel Florenskij possiamo concludere dicendo che la frattura fra culto e cultura rimane e si acuisce sempre più grazie a queste operazioni da tavolino ecclesiastico. E poiché non è il culto operazione  culturale o accademica – come insegna il Leonardo russo -, ma lavoro dello Spirito e, in quanto tale, fonte generante di cultura, dobbiamo arrenderci e usare anche questo prodotto senza enfatizzarne il senso.

settimananews

Liturgia. «Il nuovo Messale? Non del prete, ma scuola per la comunità»

Il teologo don Asti: «Aiutiamo la gente a conoscere la bellezza semplice del nuovo libro liturgico. Non c’è bisogno di stravolgere i riti. Le nuove formule? Così la vita è portata sull’altare»

Papa Francesco mentre sfoglia il nuovo Messale Romano in italiano

Papa Francesco mentre sfoglia il nuovo Messale Romano in italiano – Ansa

da avvenire

Non un libro solo «nelle mani del sacerdote» ma uno «strumento per la crescita di tutta la comunità». Il nuovo Messale Romano in italiano arriverà nelle parrocchie entro la fine di settembre e per certi versi sarà una «rivoluzione liturgica che è di per se stessa gentile», spiega don Francesco Asti, decano della sezione “San Tommaso d’Aquino” a Napoli della Pontificia Facoltà teologica dell’Italia meridionale. Parroco del Santissimo Redentore nel cuore del capoluogo campano, è uno degli autori del libro In attesa del “nuovo” Messale (Elledici; pagine 152; euro 9,90), curato con Salvatore Esposito, Carmine Matarazzo, Carmine Autorino e frutto degli incontri promossi nell’arcidiocesi di Napoli per presentare le novità del libro liturgico. Un testo che, secondo la definizione più corretta, è la terza edizione in italiano del Messale di Paolo VI, figlio del Concilio e della sua riforma liturgica, ed è la traduzione nella nostra lingua della terza edizione tipica latina “varata” dalla Santa Sede nel 2002 che contiene non pochi cambiamenti. Ci sono voluti quasi diciotto anni di impegno da parte della Cei per arrivare alla “trasposizione” italiana, la cui stesura finale è stata approvata dall’Assemblea generale dei vescovi nel novembre 2018. La prima copia del nuovo volume è stata donata a papa Francesco il 28 agosto da parte del cardinale presidente Gualtiero Bassetti e di una delegazione della Cei. «Adesso la sfida è quella della formazione al nuovo Messale. Formazione che è fondamentale nella vita di una diocesi e di una parrocchia», afferma il sacerdote docente di teologia.

Il teologo don Francesco Asti, decano della sezione “San Tommaso d’Aquino” a Napoli della Pontificia Facoltà teologica dell’Italia meridionale

Il teologo don Francesco Asti, decano della sezione “San Tommaso d’Aquino” a Napoli della Pontificia Facoltà teologica dell’Italia meridionale – Facoltà teologica di Napoli

Don Asti, come prepararsi ad accogliere il Messale “numero 3”?

La terza edizione in italiano del Messale Romano di san Paolo VI è un’opportunità unica per aiutare il popolo di Dio a entrare sempre più nel mistero d’amore della Trinità. La forma mentis da acquisire è quella di accostarsi a questo libro come risorsa per la vita spirituale e missionaria della comunità cristiana. Il volume liturgico presenta la ricca tradizione della Chiesa che prega e fa pregare. È insieme preghiera e modello di preghiera. Come sarebbe proficuo spiritualmente se il nuovo Messale diventasse per le sue collette, per le sue anafore fonte di ispirazione per gli incontri di preghiera in comunità. Altrettanto interessante sarebbe che le diverse parti fossero spiegate e meditate dal popolo di Dio, perché in esso e per esso la liturgia ha senso e significato. A Napoli, ad esempio, è stato lanciato un progetto, sostenuto dal cardinale arcivescovo Crescenzio Sepe che firma la prefazione al nostro volume, che intende portare nelle zone della città la riflessione teologico-spirituale perché la gente possa conoscere e arricchirsi delle novità presenti nel Messale.

Che cosa attenderci dal volume rinnovato? Ci si sofferma solo sui ritocchi del Padre nostro.

Se pensiamo al Messale come a una semplice partitura da eseguire, non comprenderemo la ricchezza che in esso splende. Prendendo a prestito le parole di papa Francesco, «la liturgia è vita e non un’idea da capire». È vita, per cui il fondo del problema resta la partecipazione attiva delle persone. Serve l’impegno di ogni membro della comunità cristiana a riportare la liturgia al centro della formazione cristiana. Non bastano un centro liturgico o i collaboratori parrocchiali che si dedicano alla liturgia con passione e impegno. Occorre aiutare tutti ad assaporare la bellezza semplice dell’azione liturgica.

Che cosa cambierà?

I nuovi formulari che riguardano le orazioni per le varie necessità e le collette per le ferie del Tempo ordinario sono un esempio di come la vita di ogni giorno è portata sull’altare perché sia trasformata dall’amore di Dio e perché in quegli eventi quotidiani brilli sempre la sua presenza provvidenziale. Si celebra la vita, quale incontro tra il Dio della salvezza e ciascun credente. In quest’ottica va letta la principale modifica al Padre Nostro: da “non ci indurre in tentazione” a “non abbandonarci alla tentazione”. Infatti il Padre non ci lascia soli nell’affrontare le avversità, ma ci dona la grazia apportatrice di salvezza, ci offre mezzi per resistere nel momento del pericolo.

Quanto il linguaggio non verbale è parte del Messale?

La celebrazione non è fatta solo di parole, ma di gesti che armoniosamente riconducono all’incontro tra Dio e la creatura. Il linguaggio non verbale non è un qualcosa di secondario nella celebrazione e la fruttuosa partecipazione implica un coinvolgimento di tutti i sensi. Attraverso i gesti liturgici entriamo nella sfera affettiva del singolo credente. La proclamazione della Parola, il canto, il silenzio, le vesti e la suppellettile rimandano all’abbraccio con il Signore. Quando non vi è una comprensione armoniosa di gesti e parole, le celebrazioni scadono nel minimalismo liturgico o nell’eccesso di rubricismo. Dovremmo interrogarci sulla qualità delle nostre celebrazioni e non tanto sui numeri dei partecipanti. Dovremmo fare un esame di coscienza su come il sacerdote aiuti il popolo a partecipare. Dovremmo chiederci se i gesti liturgici sono semplici o complicati o troppo fantasiosi per cui distraiamo i fedeli dal percepire l’unione con Cristo. Non c’è bisogno di stravolgere i riti per giungere al cuore del popolo. La via della semplicità è sempre quella vincente anche al tempo del Covid o nell’era del digitale.

Come il Messale è scuola per la comunità?

L’Eucaristia è una vera e propria scuola di vita e come tale ha un metodo, un programma e dei partecipanti. Questi ultimi sono la nostra gente, quella che frequenta la parrocchia, i movimenti, le comunità dei consacrati. Sono i giovani che vivono la maggior parte del tempo sui social; sono i piccoli e gli adolescenti che partecipano al catechismo; sono gli anziani che trovano nella parrocchia un luogo familiare. Tutti devono interiorizzare la Parola ed essere aiutati a comprendere le azioni liturgiche. Pensiamo alla gestualità liturgica che non è sempre compresa dalla maggioranza delle persone. Pensiamo alle omelie che spesso sono poco aderenti al Vangelo e alla realtà in cui viviamo. Il Messale diventa il libro per la formazione del popolo di Dio, perché ha un metodo: partecipazione, interiorizzazione e testimonianza.

Come la pietà popolare si lega al Messale?

La nostra gente conserva ancora l’integrità del Vangelo. E custodisce il senso profondo della vita di fede, anche quando vi sono forze che vorrebbero danneggiare la fede dei più semplici. Cito la pesante mano della malavita sulle processioni religiose. È proprio dall’interazione della pietà popolare con la ricchezza del Messale che si può superare il divario sorto tra la liturgia e la pietà popolare.

Il nuovo Messale arriva dopo la sospensione delle celebrazioni pubbliche a causa della pandemia.

Durante il blocco totale per il coronavirus, abbiamo sperimentato che la liturgia forma a fare Chiesa. Lo abbiamo notato quando, celebrando in streaming, abbiamo avvertito la mancanza epidermica del popolo di Dio. Video o audio non possono trasmettere l’emozione di stare insieme a pregare per essere in Cristo. Alla scuola del Messale impariamo la comunione e l’essere comunità in cammino.

Quattro cambiamenti nel nuovo Messale

Le prime copie del nuovo Messale Romano in italiano voluto dalla Cei arriveranno nelle parrocchie della Penisola dalla seconda metà di settembre. Il rinnovato libro liturgico per celebrare la Messa potrà essere usato fin da subito ma diventerà obbligatorio dal giorno di Pasqua, ossia dal 4 aprile 2021. Ecco quattro esempio di che cosa cambierà:

1. Nella preghiera del Padre Nostro non diremo più «e non ci indurre in tentazione», ma «non abbandonarci alla tentazione».

2. Inoltre, sempre nella stessa preghiera del Padre Nostro, è previsto l’inserimento di un «anche» («come anche noi li rimettiamo»).

3. Altra modifica riguarda il Gloria dove il classico «pace in terra agli uomini di buona volontà» è sostituito con il nuovo «pace in terra agli uomini, amati dal Signore».

4. Nella Preghiera eucaristica II entra la «rugiada» dello Spirito che prende il posto dell’«effusione» dello Spirito. Così il sacerdote dirà: «Padre veramente santo, fonte di ogni santità, santifica questi doni con la rugiada del tuo Spirito perché diventino per noi il corpo e il sangue di Gesù Cristo nostro Signore». Non più «con l’effusione del tuo Spirito».

Il nuovo volume è edito dalla Fondazione di Religione Santi Francesco d’Assisi e Caterina da Siena in un unico formato e viene distribuito dalla Libreria Editrice Vaticana che lo farà arrivare nelle librerie e nelle parrocchie. Il costo è di 110 euro. Le diocesi si stanno preparando ad accogliere e presentare il nuovo Messale promuovendo iniziative e incontri. A Napoli la sezione “San Tommaso d’Aquino” della Pontificia Facoltà teologica dell’Italia meridionale ha coinvolti docenti e studenti organizzando una serie di approfondimenti. Gli appuntamenti sono nati da un’idea del docente di liturgia, monsignor Salvatore Esposito, coadiuvato dal suo assistente don Carmine Autorino e dal direttore dell’Istituto di pastorale Carmine Matarazzo. Il progetto, sostenuto dal cardinale Crescenzio Sepe, intende portare nelle zone della città la riflessione teologico-spirituale sul volume. Dai primi incontri è scaturito il libro In attesa del “nuovo” Messale edito da Elledici.