Sky Doc: giù le mani da Madre Teresa

Sky Documentaries ha proposto in tre episodi, tutti nella serata di venerdì, la docu-serie britannica Madre Teresa – La storia mai raccontata. Per capirla partiamo dalla fine, ovvero dalla didascalia che appare in chiusura dei primi due episodi. Alla richiesta degli autori di un commento da parte delle Missionarie della Carità, le suore hanno risposto con questa dichiarazione: «Le Missionarie della Carità non distoglieranno l’attenzione dal servizio ai più poveri tra i poveri per contrastare un programma televisivo che scredita Madre Teresa e la sua vita di fedele servizio». In effetti, la docu-serie, che parte con elogi della santa («La persona più altruista del mondo», «La donna più celebrata del ventesimo secolo»…) finisce per fornire quella che viene definita «l’immagine di lei che pochi conoscono». E qui partono testimonianze che la etichettano come ciarlatana, scaltra, disonesta, che non prestava le cure adeguate ai malati, che raccoglieva un sacco di soldi da girare al Vaticano, fino all’accusa di essere implicata in scandali di preti pedofili. Le Missionarie della Carità, nella loro dichiarazione, aggiungono che «il pubblico conosce Madre Teresa e non verrà influenzato». Ma in questo sbagliano. Di fronte a prodotti televisivi costruiti in un certo modo il pubblico abbocca. A gettare ombre su Madre Teresa, a parte i critici ideologici a cui si devono le affermazioni citate, sono ad esempio alcuni testimoni, come un’ex Missionaria della Carità, che sono attendibili perché partono dall’ammirazione, addirittura come dicono loro dall’amore per Madre Teresa, per poi arrivare a critiche più o meno velate che messe insieme a quelle più esplicite inducono nel telespettatore il tarlo del dubbio, che è la cosa peggiore. Per di più, quella dichiarazione finale delle suore, come in genere i titoli di coda, riceve sicuramente scarsa attenzione. avvenire.it © riproduzione riservata

India: Calcutta celebra domani 25 anni morte Madre Teresa

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Saranno inaugurate domani, a Calcutta, lungo la centralissima Park Street, le attività di un nuovo centro per i bambini di strada delle Missionarie della Carità, l’ordine fondato da Madre Teresa.

L’apertura coinciderà con le celebrazioni per ricordare i 25 anni dalla morte della suora di origine macedone, proclamata beata da Giovanni Paolo II nel 2003 e santa da papa Francesco nel 2016.

“Continuiamo a portare avanti l’eredità della Madre, offrendo gratuitamente tutto il bene che possiamo”, dice suor Mary Joseph, superiora generale dell’ordine dai primi mesi di quest’anno. Sempre domani, poco dopo l’alba, la casa madre dell’ordine aprirà le porte per permettere ai fedeli di partecipare alla messa, nella saletta che ospita la tomba della Santa.
“Le comunità dei cattolici terranno messe e momenti di preghiera in tutta l’India per ricordare la figura e l’esempio della madre”, confermano all’Ansa dalla Nunziatura apostolica di Delhi. (ANSA)

Nicaragua / La diplomazia, la geopolitica, la geo-strategia e i colpi mediatici non sono le strade della fede

Daniel Ortega e madre Teresa di Calcutta

Il dittatore nicaraguense Daniel Ortega ordina la chiusura di tutte le attività di beneficienza delle sorelle missionarie di Madre Teresa di Calcutta. Migliaia di poveri, bambini, anziani e malati lasciati senza un minimo di assistenza. Un crimine silenzioso contro l’umanità
(L.B., R. C. – a cura Redazione “Il sismografo”) L’ultima ‘uscita a sorpresa’ della coppia dittatoriale, Daniel Ortega – Rosario Murillo, marito e moglie, rispettivamente Presidente e Vicepresidente del Nicaragua, è la chiusura di centinaia di Ong e associazioni territoriali di base nonché la chiusura delle opere di beneficienza delle sorelle di Madre s. Teresa di Calcutta, dopo oltre 40 anni di servizio alla carità, religiose immensamente amate dal popolo nicaraguense. Buona parte di loro saranno costrette a lasciare gradualmente il Paese costringendo all’abbandono tanti bambini, anziani e malati. Un vero crimine da parte di Ortega.
In precedenza ci sono state decine di altre azioni repressive, assassini, espulsioni, arresti illegali, torture e campagne di odio e morte,  calunnie e menzogne, poiché la logica insensata della coppia governante, che usurpò il nome del più importante leader della nazione, Augusto Cesar Sandino (1895-1934), è una sola: terra bruciata attorno a tutti quelli che non accettano di sottomettersi al governo di Ortega e ai suoi paramilitari. Insomma, un rovescio drammatico della storia: il “sandinismo” nato per mettere fine alle dittature della dinastia dei Somoza che dopo alcuni decenni diventa esso stesso una dittatura peggiore di quelle dei Somoza. La sintesi storica e umana di questa tragedia è lo stesso Daniel Ortega che da diversi anni perseguita la Chiesa cattolica, i vescovi, i sacerdoti, i catechisti e ora anche le religiose, vantando – con menzogne – rapporti diretti privilegiati con il Papa, anche se nel marzo scorso fece espellere in poche ore, senza nessun motivo, il Nunzio di Francesco a Managua.
Ciò che più sorprende in questa storia, che abbiamo seguito e documentato dall’inizio della crisi nel 2018, è la passività e debolezza con cui la Santa Sede, in particolare il Pontefice, si è comportata quasi per non irritare o infastidire un dittatore feroce e spietato. In questi anni dal Vaticano sono arrivati molti appelli al dialogo, alla ricerca di soluzioni consensuali, alla liberazione dei prigionieri politici e via dicendo … Ma Ortega non ha mai dato ascolto a nulla e ha sempre mentito come sanno molto bene negli uffici della Segreteria di Stato. Tra la Sede Apostolica e i vescovi del Nicaragua da diversi anni esiste, seppure nascosto e discreto, un conflitto, uno scontro causato dalla politica vaticana del cosiddetto metodo del basso profilo, del silenzio strategico, dell’amicizia che addomestica.
In Nicaragua – ma anche in altri luoghi – questo modo di agire non solo è stato un fallimento, è costato molto al prestigio e autorevolezza della diplomazia vaticana. Si è perso anche credibilità come nel caso del vescovo ausiliare di Managua, mons. Silvio Báez, oggi di fatto in esilio a Miami seppure è stato trasferito per volere del Papa dal Nicaragua a Roma dove non ha mai ricevuto un incarico. Una rocambolesca operazione ecclesiale-diplomatica in cui, alla fine, ha vinto solo Ortega. La chiesa locale uscì inoltre indebolita al massimo dopo che l’accordo per una convivenza pacifica era stato negoziato tra Ortega e il Vaticano (sollevando il vescovo Báez come voleva il dittatore).
La Sede Apostolica ha dato l’impressione di ritenere necessario tacere o addirittura cedere. Cosa simile si era già vista – per restare solo in America Latina – nel caso delle persecuzioni di Nicolás Maduro contro la chiesa in Venezuela.
Questo silenzio del Santo Padre, inspiegabile e ingiustificabile, ha causato e sta causando gravi dolori alla comunità cattolica del Nicaragua e dell’America Latina. La Santa Sede deve correggere alcuni errori pesanti anche per evitare che altri governi della regione si sentano incoraggiati a far tacere la voce di centinaia di vescovi fedeli al magistero, al Concilio e ad Aparecida.
Occorre reagire, affidarsi alla parresia, allo slancio profetico del Vangelo, alla verità al di sopra di ogni cosa.
La diplomazia, la geopolitica, la geo-strategia e i colpi mediatici non sono le strade della fede.

Il giorno di Natale India congela conti bancari Madre Teresa

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Il governo indiano ha congelato tutti i conti bancari delle Missionarie della Carità, l’ordine fondato da Madre Teresa.

Lo fa sapere la governatrice del Bengala Occidentale, in un tweet, in cui definisce la decisione “scioccante”.

“Il ministro ha preso la decisione il giorno di Natale”, dice la Banerjee.
“I 22.000 pazienti degli ospedali dell’ordine e gli impiegati sono stati lasciati senza cibo e medicine. Il rispetto della legge è fondamentale, ma l’impegno umanitario non deve essere compromesso”, ha aggiunto.
Non è noto per quali motivazioni i conti siano stati congelati, mentre il governo di Delhi non ha commentato la decisione.
Lo scorso 14 dicembre una casa famiglia delle missionarie in Gujarat era stata incriminata di “conversioni forzate” delle ragazze ospiti. (ANSA).