EUROVISION: VINCE L’OLANDA, ITALIA SECONDA CON MAHMOOD. BALLERINI DI MADONNA CON BANDIERE ISRAELE E PALESTINA

BAL Duncan Laurence con ‘Arcade’ in gara per l’Olanda ha vinto l’edizione 2019 dell’Eurovision Song Contest a Tel Aviv. Al secondo posto l’Italia con ‘Soldi’ di Mahmood che è stata battuta sul filo di lana del voto dopo essere stata per una buona parte della gara in testa. Fuori programma di Madonna: due ballerini della popstar si sono presentati sul palco le bandiera israeliana e palestinese e poi si sono abbracciati 

La mostra. Quando il geniale Gaudí prese come madre la Madonna

L'architetto Chiara Curti

L’architetto Chiara Curti

«Gaudí hijo de Maria». Che Antoni Gaudì si sentisse figlio della Vergine è quanto possono intuire ogni giorno turisti e pellegrini che visitano la Sagrada Familia di Barcellona, suo capolavoro assoluto. Ed è quello che Chiara Curti, architetto della chiesa espiatoria catalana, ha voluto far toccare con mano anche ai giovani che in questi giorni stanno vivendo la Gmg a Panama, attraverso una mostra allestita al Biomuseo.

L’esposizione si divide in due parti e sei capitoli, illustra la curatrice: «I primi tre raccontano la vita di Gaudì. Abbiamo cercato di spiegare come avesse avuto un’infanzia e una gioventù simili a quelle dei ragazzi di oggi, che devono scegliere cosa studiare e cercano di affermare la propria identità. Gaudì aveva chi lo guidava, per lui era la Vergine Maria, che sentiva vicina sin da quando, giovanissimo, perse la mamma. Ma anche quando anni dopo decise di abbandonare la realizzazione di opere civili per dedicarsi solo a quelle religiose».

Durante la costruzione di Casa Milà, «la Pedrera», i committenti non gli permisero di collocare sul tetto una monumentale statua della Vergine del Rosario che lui sognava vedere svettare nel cielo sopra Barcellona. Questo “incidente” e la singolarità dell’edificio suscitarono non poche polemiche e ironie. È in questo momento di crisi che l’architetto catalano decide di dedicare tutto se stesso alla realizzazione della Sagrada Familia. «Lanciando un messaggio attualissimo ai ragazzi che vengono in visita – spiega Curti – non si può fare qualcosa che non ci convinca o che non viviamo nel profondo».

Gaudí però va oltre: si spoglia di tutto, dona la ricca parcella della Pedrera e i suoi risparmi alla Casa della carità di Barcellona, il più grande orfanotrofio della città. Da qui inizia la seconda parte della mostra, connessa alla sua svolta religiosa e di vita. La richiesta che Gaudí – vera “archistar” dell’epoca – inoltra a chi si occupa dell’amministrazione della cattedrale è di ricevere solo un pugno di pesetas per cibo, trasporti e giornali, abbracciando di fatto una forma di vita monacale, sua vera vocazione.

Al termine dell’esposizione i ragazzi possono contribuire alla realizzazione di un grande mosaico che ha come tessere pezzi di ceramica rotti e che verrà donato alla diocesi di Panama. Raffigurerà un’ancora con le tre stelle diMaria, colei che «può trasformare la vita di ognuno – conclude Curti – in un’opera d’arte».

Avvenire

Ecco perché maggio è il mese di Maria. Maggio è tradizionalmente il mese dedicato alla Madonna

La Madonna della tenerezza nell'opera di un pittore cretese

Un Rosario di palloncini nel cielo egiziano (Ap)

Un Rosario di palloncini nel cielo egiziano (Ap)

Il mese di maggio è il periodo dell’anno che più di ogni altro abbiniamo alla Madonna. Un tempo in cui si moltiplicano i Rosari a casa e nei cortili, sono frequenti i pellegrinaggi ai santuari, si sente più forte il bisogno di preghiere speciali alla Vergine. Lo ricorda spesso il Papa che non a caso ha deciso di iniziare il suo maggio al santuario mariano del Divino Amore, pregando per la pace, soprattutto in Siria. Alla base della particolare attenzione alla Madonna di questi giorni, l’intreccio virtuoso tra la natura, che si colora e profuma di fiori, e la devozione popolare.

Un omaggio floreale alla Vergine del Rosario

Un omaggio floreale alla Vergine del Rosario

Il re saggio e la nascita del Rosario

In particolare la storia ci porta al Medio Evo, ai filosofi di Chartres nel 1100 e ancora di più al XIII secolo, quandoAlfonso X detto il saggio, re di Castiglia e Leon, in “Las Cantigas de Santa Maria” celebrava Maria come: «Rosa delle rose, fiore dei fiori, donna fra le donne, unica signora, luce dei santi e dei cieli via (…)». Di lì a poco il beato domenicano Enrico Suso di Costanza mistico tedesco vissuto tra il 1295 e il 1366 nel Libretto dell’eterna sapienza si rivolgeva così alla Madonna: «Sii benedetta tu aurora nascente, sopra tutte le creature, e benedetto sia il prato fiorito di rose rosse del tuo bei viso, ornato con il fiore rosso rubino dell’Eterna Sapienza!». Ma il Medio Evo vede anche la nascita del Rosario, il cui richiamo ai fiori è evidente sin dal nome. Siccome alla amata si offrono ghirlande di rose, alla Madonna si regalano ghirlande di Ave Maria.
Le prime pratiche devozionali, legate in qualche modo al mese di maggio risalgono però al XVI secolo. In particolare a Roma san Filippo Neri, insegnava ai suoi giovani a circondare di fiori l’immagine della Madre, a cantare le sue lodi, a offrire atti di mortificazione in suo onore.
Un altro balzo in avanti e siamo nel 1677, quando il noviziato di Fiesole, fondò una sorta di confraternita denominata “Comunella”. Riferisce la cronaca dell’archivio di San Domenico che «essendo giunte le feste di maggio e sentendo noi il giorno avanti molti secolari che incominiciava a cantar meggio e fare festa alle creature da loro amate, stabilimmo di volerlo cantare anche noi alla Santissima Vergine Maria….». Si cominciò con il Calendimaggio, cioè il primo giorno del mese, cui a breve si aggiunsero le domeniche e infine tutti gli altri giorni. Erano per lo più riti popolari semplici, nutriti di preghiera in cui si cantavano le litanie, e s’incoronavano di fiori le statue mariane. Parallelamente si moltiplicavano le pubblicazioni. Alla natura, regina pagana della primavera, iniziava a contrapporsi, per così dire, la regina del cielo. E come per un contagio virtuoso quella devozione cresceva in ogni angolo della penisola, da Mantova a Napoli.

La Madonna della tenerezza nell'opera di un pittore cretese

La Madonna della tenerezza nell’opera di un pittore cretese

L’indicazione del gesuita Dionisi

L’indicazione di maggio come mese di Maria lo dobbiamo però a un padre gesuita: Annibale Dionisi. Un religioso di estrazione nobile, nato a Verona nel 1679 e morto nel 1754 dopo una vita, a detta dei confratelli, contrassegnata dalla pazienza, dalla povertà, dalla dolcezza. Nel 1725 Dionisi pubblica a Parma con lo pseudonimo di Mariano Partenio “Il mese di Maria o sia il mese di maggio consacrato a Maria con l’esercizio di vari fiori di virtù proposti a’ veri devoti di lei”. Tra le novità del testo l’invito a vivere, a praticare la devozione mariana nei luoghi quotidiani, nell’ordinario, non necessariamente in chiesa «per santificare quel luogo e regolare le nostre azioni come fatte sotto gli occhi purissimi della Santissima Vergine». In ogni caso lo schema da seguire, possiamo definirlo così, è semplice: preghiera (preferibilmente il Rosario) davanti all’immagine della Vergine, considerazione vale a dire meditazione sui misteri eterni, fioretto o ossequio, giaculatoria. Negli stessi anni, per lo sviluppo della devozione mariana sono importanti anche le testimonianze dell’altro gesuita padre Alfonso Muzzarelli che nel 1785 pubblica “Il mese di Maria o sia di Maggio” e di don Giuseppe Peligni.

Un pellegrinaggio alla Madonna di Guadalupe

Un pellegrinaggio alla Madonna di Guadalupe

Da Grignion de Montfort all’enciclica di Paolo VI

Il resto è storia recente. La devozione mariana passa per la proclamazione del Dogma dell’Immacolata concezione (1854) cresce grazie all’amore smisurato per la Vergine di santi come don Bosco, si alimenta del sapiente magistero dei Papi. Nell’enciclica Mense Maio datata 29 aprile 1965, Paolo VI indica maggio come «il mese in cui, nei templi e fra le pareti domestiche, più fervido e più affettuoso dal cuore dei cristiani sale a Maria l’omaggio della loro preghiera e della loro venerazione. Ed è anche il mese nel quale più larghi e abbondanti dal suo trono affluiscono a noi i doni della divina misericordia». Nessun fraintendimento però sul ruolo giocato dalla Vergine nell’economia della salvezza, «giacché Maria – scrive ancora papa Montini – è pur sempre strada che conduce a Cristo. Ogni incontro con lei non può non risolversi in un incontro con Cristo stesso». Un ruolo, una presenza, sottolineato da tutti i santi, specie da quelli maggiormente devoti alla Madonna, senza che questo diminusca l’amore per la Madre, la sua venerazione. Nel “Trattato della vera devozione a Maria” san Luigi Maria Grignion de Montfort scrive: «Dio Padre riunì tutte le acque e le chiamò mària (mare); riunì tutte le grazie e le chiamò Maria»

Un Rosario di palloncini 'cattura' un aereo (Lapresse)

Un Rosario di palloncini “cattura” un aereo (Lapresse)

da Avvenire

Russia: Kirill avvia costruzione Chiesa con Icona Madonna di Kazan

da Radio Vaticana

Posa della prima pietra, oggi in Russia, della chiesa che ospiterà l’Icona della Madre di Dio di Kazan, a cui era molto devoto San Giovanni Paolo II. A presiedere le celebrazioni, davanti ad almeno 10 mila persone, il Patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Russia. Il servizio di Giada Aquilino

Kazan, Fatima, Città del Vaticano. Sono soltanto alcune delle tappe compiute dalla “venerata Icona della Madre di Dio di Kazan”, come amava definirla San Giovanni Paolo II, ad essa molto devoto. Giunta in Vaticano negli anni ’90, dopo varie vicissitudini e soste in diversi Paesi, fu Papa Wojtyla a volerne il ritorno “sul suolo della Russia”: egli stesso il 25 agosto 2004, dopo averla preziosamente custodita, affidò l’immagine al cardinale Walter Kasper – all’epoca presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani – per il “viaggio di ritorno” in Russia, per il Patriarca Alessio II. In quella terra, spiegò, l’Icona “è stata per lunghissimi anni oggetto di profonda venerazione da parte di intere generazioni di fedeli” e intorno ad essa “si è sviluppata la storia di quel grande popolo”. Quindi, confidò la propria speciale devozione:

“Quante volte ho invocato la Madre di Dio di Kazan…”

San Giovanni Paolo II, a pochi mesi dalla sua scomparsa, il 2 aprile 2005, raccontò dunque della propria preghiera alla Madonna di Kazan per “proteggere e guidare il popolo russo” e per “affrettare il momento in cui tutti i discepoli del suo Figlio, riconoscendosi fratelli, sapranno – disse – ricomporre in pienezza l’unità compromessa”. Oggi a Kazan nell’area del monastero che ospita l’Icona, il Patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Russia ha benedetto e posato la prima pietra della chiesa dedicata alla Madonna che, distrutta nel periodo comunista, sarà ricostruita nei prossimi tre anni. Ce ne parla padre Germano Marani, gesuita autore di un docufilm sull’Icona, che a Kazan sta seguendo le celebrazioni:

R. – Oggi il Patriarca Kirill, dopo la liturgia svoltasi nella Cattedrale dell’Annunciazione, nel Cremlino di Kazan, è venuto, con una grandissima folla in processione, al monastero della Madonna di Kazan, dove a pochi metri ci sono le rovine della chiesa abbattuta dai sovietici, la chiesa della Madonna di Kazan. Ora, in questa chiesa, è stata inserita dal Patriarca, con un rito breve ma bello e con dei canti, una capsula dorata, che contiene un documento che dice che oggi comincia una nuova ricostruzione della chiesa della Madonna di Kazan.

D. – Si può immaginare che l’icona della Madre di Dio di Kazan sia proprio quella inviata da Giovanni Paolo II nel 2004?

R. – Non solo immaginare, per me è una certezza. L’icona della Madonna di Kazan, che Giovanni Paolo II aveva mandato, ha ripreso il suo posto in mezzo al popolo di Dio. E’ un’icona veneratissima nella chiesa del Monastero e lo prova la presenza di persone che continuamente vanno a venerarla.

D. – Perché la Madonna di Kazan è così venerata in Russia e non solo?

R. – E’ venerata in tutto il mondo. In particolare in Russia perché è legata a dei fatti storici, come la presa di Kazan da parte di Ivan il Terribile contro i Tartari: Kazan si trova nella Repubblica del Tatarstan e quindi la maggioranza della popolazione è tartara, dunque musulmana; quindi la vittoria legata a Napoleone, almeno secondo la tradizione spirituale e le leggende; poi l’assedio di San Pietroburgo, dell’allora Leningrado, durante la presa tedesca.

D. – Lei, con il Centro Televisivo Vaticano, ha realizzato un docufilm sul ritorno dell’Icona, proiettato a Kazan proprio in questi giorni. Cosa ha potuto ricostruire? Perché Giovanni Paolo II era molto devoto all’Icona della Madre di Dio di Kazan?

R. – Le celebrazioni di questi giorni sono un evento fondamentalmente spirituale ed anche culturale. E questo vuol dire che, in qualche modo, riuniscono non soltanto gli ortodossi, ma anche i musulmani: oggi infatti erano qui presenti i capi musulmani. E quando Giovanni Paolo II, nella preghiera rivolta all’Icona prima della partenza per la Russia, disse “Madre dell’Europa”, disse molto bene: io direi anche Madre dei popoli che vivono qui. Sono infatti molti i popoli che vivono nel Tatarstan e, in genere, nella Federazione Russa.

D. – Dove la conservava San Giovanni Paolo II?

R. – Nella sua cappella personale. E negli ultimi giorni, prima della partenza dell’Icona per la Russia, essendo all’epoca il Papa a Castelgandolfo, la conservava nella cappella della casa di Castelgandolfo.

D. – Giovanni Paolo II affidò anche una preghiera speciale alla Madre di Dio di Kazan, quella dell’unità dei cristiani. Perché?

R. – Dopo essere stata ritrovata nel 1579 da una bambina, per caso, si arriva fino al 1917, anno della Rivoluzione di Ottobre, quando i sovietici distrussero la chiesa di Kazan. Certamente questa icona ha fatto un giro, che è abbastanza documentato, per le vie di tutto il mondo, viaggiando dalla Polonia agli Stati Uniti, a Los Angeles, per poi arrivare a Fatima e da lì, dopo anni, fu donata a Giovanni Paolo II, che era legato a Fatima per i motivi che conosciamo e cioè l’attentato del 13 maggio… La preghiera, dunque, era certamente legata all’unità dei cristiani, ma anche all’unità della famiglia umana.