Disabilità. Quei ricordi d’infanzia scritti con il mento
Lorenzo è nato a Buscemi, un paesino dell’altopiano ibleo in provincia di Siracusa. Costretto all’immobilità da quando aveva tre anni, il giovane, che adesso di anni ne ha 27, ha sempre vissuto la sua disabilità con grande dignità, circondato dall’affetto e dall’aiuto dei familiari e della sua comunità che hanno da sempre lottato contro qualsiasi barriera architettonica e mentale. “Il giovane vive oggi insieme al padre che è le sue braccia perché, purtroppo, la mamma è morta l’anno scorso per una grave malattia – racconta la docente -. Il ragazzo, dopo essersi diplomato nell’istituto agrario, aveva anche intenzione di iscriversi ad una facoltà universitaria on-line ma le sue condizioni di salute non glielo hanno permesso”. La scomparsa prematura della mamma non ha scoraggiato la sua vena artistica e la sua voglia di vivere.
“U latru di ficupali” è un racconto che contribuisce a salvaguardare una tradizione linguistica e un passato storico di vita agreste siciliana. Il libro è una quasi teatrale descrizione di situazioni: un susseguirsi di bozzetti in cui i personaggi e le loro azioni lasciano il posto alla bellezza di un dialetto che li descrive con una grande intensità. Questo piccolo centro ibleo diventa occasione di incontro di buscemesi provenienti da tutto il mondo, soprattutto in occasione della festa della “Madonna del Bosco”, elemento unificante e di identità, oggi come nel passato quando, come raccontano i più anziani, in tempo di guerra, capitava che soldati al fronte si riconoscessero dall’esclamazione “Maronna rò vuoscu, aiutatimi” (“Madonna del Bosco, aiutatemi”).
È questo il luogo in cui viene raccontata la storia di Turidu e Taneda che vivono la loro giovane vita fatta di rapporti familiari e di vicinato intricati, ma intrisa anche di spirito bucolico e piena di una struggente malinconia e amaro pessimismo quando, davanti all’impossibilità di cambiare un destino segnato, il giovane è costretto a lasciare il paese per andare in guerra.