Todos!. Il messaggio della Gmg di Lisbona: condividere e scegliere

Il senso di un’esperienza di fede, di relazione, di scoperta, d’incontro, compiuta da tantissimi giovani arrivati da tutto il mondo (65mila dall’Italia) per la Giornata mondiale della gioventù
Giovani alla Gmg di Lisbona salutano papa Francesco

Giovani alla Gmg di Lisbona salutano papa Francesco – Ansa

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Cos’hanno detto alla Chiesa i giovani della Gmg di Lisbona? E cosa si attendono ora? Di quali domande sono portatori? Cosa può fare la Chiesa per tenere viva la speranza che si è accesa in loro? E cosa devono fare genitori ed educatori? Apriamo oggi uno spazio di riflessione a più voci, che proseguirà nei prossimi giorni sulle pagine di Catholica, ispirato a quel «Todos, todos, todos!» di papa Francesco che ai giovani a Lisbona ha detto che «nella Chiesa c’è spazio per tutti. Nessuno è inutile, nessuno è supefluo, c’è spazio per tutti. Così come siamo. Tutti, tutti, tutti». I contributi saranno pubblicati anche su Avvenire.it/giovani. (F.O.)

Alla Giornata mondiale della gioventù di Lisbona i giovani erano davvero tanti, 65mila venivano dall’Italia. Non sono andati in vacanza. Sono stati mossi da alcune motivazioni che dobbiamo cercar di mettere a fuoco.

La prima è che hanno voluto fare un’esperienza. Non un’esperienza qualunque, ma un’esperienza di fede. In Occidente, certo, la fede cristiana è in crisi. Nei giovani di Lisbona la fede c’era, eccome. Non già una fede abitudinaria, espressa con linguaggi e riti che non si comprendono più, bensì la ricerca e l’espressione di modi più consoni alla realtà quotidiana di vivere le relazioni degli esseri umani fra loro, e fra gli esseri umani e il creato, alla luce della relazione con Dio. La scommessa della loro fede è di riuscire a inserire all’interno di tale relazione religiosa ciò che importa davvero della vita quotidiana.

La seconda motivazione è che i nostri ragazzi e le nostre ragazze hanno voluto fare un’esperienza a modo loro. Si è trattato di un’esperienza di relazione, di scoperta, d’incontro. Essa si è inserita naturalmente, nel contesto della Gmg, in parole, gesti, riti – come la confessione e la comunione – centrali nella tradizione cristiana. Tale tradizione è stata in molti casi trasformata in qualcosa di davvero personale.

La terza motivazione, connessa alle prime due, è legata al fatto che l’esperienza di Lisbona è stata il frutto di una scelta. I ragazzi e le ragazze hanno voluto andarci. Sono stati magari sollecitati dalle loro comunità di appartenenza o da qualche adulto di riferimento, ma alla fine sono stati loro a scegliere. Hanno così sperimentato che quando c’è una scelta – in particolare quando c’è una scelta che ha a che fare con la fede – tutto diventa più significativo.

La quarta motivazione, infine, si ricollega al fatto che i nostri ragazzi e le nostre ragazze vogliono fare le cose insieme. Hanno bisogno l’uno dell’altro, forse più che in passato. Le relazioni rafforzano. Le relazioni buone esaltano le esperienze buone. E dunque una fede vissuta comunitariamente permette di fare cose che da soli non si riesce a fare.

Qual è allora l’identikit della fede di questi ragazzi e ragazze? E quali sono i pericoli in cui essa può incorrere? È una fede che fornisce qualcosa di nuovo. È una fede da vivere insieme, che offre orientamento, accogliente, attrattiva se non viene percepita come qualcosa d’imposto. Tutto ciò comporta anche rischi, come accade sempre quando si abbandonano vie consolidate. Il principale sta nel considerare l’esperienza fatta come una semplice emozione, che colpisce e passa. Invece la fede richiede di essere costantemente alimentata e consolidata. Un altro rischio è di scivolare, per aprirsi alle relazioni con gli altri, in una falsa idea di tolleranza, per la quale va bene tutto. Ma i nostri ragazzi e le nostre ragazze non possono rinunciare a quello che sono, tanto più dopo averlo guadagnato con fatica. Un ultimo rischio sta nel modo in cui le relazioni sono vissute. L’esperienza di Lisbona è stata davvero un’esperienza in quanto è stata fatta in presenza, incontrando tante persone, condividendola e non già sostituendola (ecco il rischio), con le connessioni online.

I nostri ragazzi corrono in particolare questi rischi. Ma stanno trovando anche strade nuove. La loro esperienza di fede, ciò che esprimono e ciò che cercano, ci può dire molto. Non resta che stare ad ascoltarli.

di Adriano Fabris,  professore ordinario di Filosofia morale ed Etica della comunicazione – Università di Pisa

Le storie. Perché sei qui? I volti dei ragazzi alla Gmg di Lisbona

Ecco chi sono i giovani arrivati al Campo della grazia per partecipare alla grande Veglia con papa Francesco in riva al Tago
I giovani in marcia verso il Campo della grazia a Lisbona per la Gmg

I giovani in marcia verso il Campo della grazia a Lisbona per la Gmg – Jmj2023

Sono arrivati al Campo della grazia, il nome dato al Parco Tejo di Lisbona per la Gmg, affrontando un lungo cammino sotto un sole cocente e facendo pazientemente lunghe file per entrare. Hanno avuto qualche difficoltà a reperire il kit con i pasti, hanno dovuto adattarsi agli spazi e stringersi per permettere a tutti di stare lì. Ma sono felici di essere assieme ai loro coetanei all’evento più importante della Gmg: la grande Veglia con papa Francesco, la notte all’aperto e poi la Messa con il Pontefice di domenica mattina. Ogni pellegrino ha una storia da raccontare, attese, speranze, desideri e anche paure, preoccupazioni, sofferenze che l’amicizia, la condivisione e la preghiera assieme aiuteranno ad affrontare di certo.

A sinistra, Francesco Margini

A sinistra, Francesco Margini – Zanotti

Francesco Margini, 22 anni, della diocesi di Reggio Emilia, studente di Scienze motorie a Bologna, è alla sua prima Gmg: «È un’esperienza forte, resa tale anche dal fatto che siamo qui assieme a tantissimi altri giovani». «Non possiamo che dire grazie al Papa perché incoraggia la gioia, i sorrisi e la resilienza dei giovani», aggiunge Alessandro Delsante, anche lui di Reggio Emilia, 20 anni, studente di ingegneria gestionale all’Unimore. «Tanti di noi hanno bisogno di uscire, fare nuove esperienze e rialzarsi dopo la pandemia. Non dobbiamo subire questa situazione, ma siamo chiamati ad agire».

Alessandro Delsante

Alessandro Delsante – Zanotti

Luca Del Popolo ha 17 anni ed è alla sua prima Gmg, studente al Classico, viene dalla diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca. «Essere qui è di certo una grande emozione – dice -. La fatica non si sente. Conoscere costumi e tradizioni di altri popoli mi rende partecipe del mondo. Penso che un esperienza così sia un arricchimento per tutti».

Al centro, Eleonora

Al centro, Eleonora – Zanotti

Anche Eleonora, 30 anni, impiegata, è alla sua prima Gmg. Viene dalla diocesi Frascati assieme ad altri 44 ragazze e ragazze. «Essere qui è emozionante – afferma -. Poi bisognerà capire cosa lascia questa esperienza incredibile, ma penso che lo scopriremo solo a casa. Di sicuro è una cosa che se non si vive in prima persona non si può capire».

Alessandro Burello

Alessandro Burello – Zanotti

Alessandro Burello, della diocesi di Alba (Cuneo), è capo scout Agesci, ha 29 anni ed è medico. «Abbiamo sperimentato con mano che qui c’è stato un ottimo servizio di soccorso oggi. Anche per me è la prima Gmg – dice -. È bello, dopo due anni di pandemia, vedere tutti questi giovani assieme: dà una grande gioia. Dopo tutte le limitazioni essere tutti insieme ci fa capire che inizia un nuovo corso, che ci permetterà di avviare un mondo migliore».

A destra, Aurora Savin

A destra, Aurora Savin – Zanotti

Aurora Savin, 21 anni, è studentessa in giurisprudenza della diocesi di Padova: «Sono alla mia prima Gmg – racconta – e devo dire che mi ha sbalordito. Ero partita poco fiduciosa, torno a casa con un’idea ribaltata: è un’esperienza da fare, almeno una volta nella vita. Sentirsi tutti uniti è una sensazione che coinvolge ed entusiasma».

Il vescovo Beschi con i giovani della diocesi di Bergamo

Il vescovo Beschi con i giovani della diocesi di Bergamo – Zanotti

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Gmg in famiglia. Padre, madre e figli tutti pellegrini: ci si ritrova a Lisbona

Le storie di alcune famiglie italiane che stanno partecipando alla Gmg, ospitate dalle famiglie portoghesi che hanno offerta con generosità la loro casa per l’accoglienza dei pellegrini
La famiglia Pistolesi

La famiglia Pistolesi

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«Per me questa è la prima vera Giornata mondiale della gioventù», ripete Marco Pistolesi ai suoi amici. Mentendo. Perché il 25enne fiorentino, dopo le esperienze di Rio de Janeiro e Cracovia, è ormai un veterano delle Gmg. Ma oggi – spiega – si sente «più consapevole» e pronto ad affrontare il pellegrinaggio da novizio, «nello spirito dell’ascolto». Eppure, quella portoghese segnerà davvero una prima volta nella sua vita: la prima Gmg vissuta con (quasi) tutta la sua famiglia. Insieme a lui, con tragitti diversi, sono partiti alla volta di Lisbona le due sorelle e due dei tre fratelli minori. Per raggiungere, sommati ai genitori, il record di sette pellegrini sotto lo stesso tetto.

Tutto è nato quasi 30 anni fa. Quando il padre Lorenzo e la madre Francesca vissero le loro prime Giornate della gioventù a Loreto e, due anni dopo, a Parigi. Era il 1997, a un anno esatto dalla nascita del loro figlio maggiore. Poi, di figli ne sono nati altri cinque. Tutti ormai grandi, tranne il minore di 9 anni, e pronti a partire sulle orme dei genitori. Per loro, fede è sinonimo di casa come per pochi altri coetanei. Specialmente in Toscana, dove quasi una persona su due non è mai entrata in chiesa nell’ultimo anno. A chi chiede il loro segreto, i genitori rispondono con una formula semplice: «Vivere la fede come un dono – spiega Lorenzo – e, grazie ai momenti di preghiera comune, conoscere la misericordia di Gesù che non ci lascia mai soli nel cammino della vita».

Nel pellegrinaggio, i sette condivideranno solo i punti di partenza e di arrivo. Nel mezzo, li attendono esperienze e compagnie diverse. Davide, maggiorenne da poche settimane, si soffermerà qualche giorno in Spagna prima di raggiungere Lisbona. Nel suo caso, a convincerlo a partire sono state le testimonianze degli amici. «Ho mille aspettative e ho paura di vivere qualcosa di non programmato – confessa – ma sono fiducioso, perché i miei fratelli me ne hanno sempre parlato come di un’esperienza unica». Per il maggiore, invece, il pellegrinaggio inizierà da Parigi. Dove si è trasferito nell’ultimo anno per lavoro. «C’è paura anche di rimanere più isolati – racconta Marco -, ma non cambierà lo spirito con cui affronterò la Gmg».

Non per tutti i pellegrini di Lisbona, però, famiglia significa pregare sotto lo stesso tetto. Nella vita di Rebecca e Matilde Alfani, la separazione dei genitori ha segnato un punto di svolta. «Eravamo piccole e non avevamo scelta – spiega Rebecca, la maggiore -. In quel momento, i nostri genitori si sono allontanati dalla Chiesa». Ma per le due sorelle, con il fratellino ancora minorenne, abbandonare la fede non è mai stata un’opzione: «Da sempre abbiamo vissuto il nostro rapporto con Dio in comunità», spiegano. Prima negli scout, poi nel dopo-cresima della parrocchia di Santa Maria di Scandicci, in provincia di Firenze. Dove don Antonio, il parroco, le ha «aiutate a conoscere Dio, tendendo la mano nei momenti difficili della pandemia».

Oggi è il prete ad accompagnare tutti e tre a Lisbona assieme a un gruppo di 26 giovani. Che – ammettono – sono diventati una seconda famiglia. «Voglio divertirmi in questa Gmg – racconta la mezzana Matilde – ma anche conoscere meglio il gruppo con cui sono venuta e approfondire il mio rapporto con Dio». Senza dimenticare, naturalmente, le proprie radici. «Dopo i momenti di fede condivisi fra fratelli e sorelle agli scout e in parrocchia – conclude Matilde –, adesso ci mancava solo la Gmg».

Se le famiglie italiane partecipano alla Gmg, le famiglie portoghesi sono state pronte all’accoglienza. A Palais, piccola frazione portoghese a 50 chilometri da Lisbona, decine di case sono state costruite da un unico muratore in pensione: Lionel Zeferino. Sono villette bianche che, d’estate, riflettono l’alto sole portoghese. Con terrazzi che si affacciano sull’Oceano Atlantico, distante dieci minuti a piedi. Alcune hanno la piscina, altre l’orto. Tutte, o quasi, sfoggiano in questi giorni una bandiera italiana. Segno di ospitalità per i pellegrini diretti a Lisbona. È l’altro volto della Giornata mondiale della gioventù, quello portoghese, fatto di famiglie di periferia e volontari pronti, ogni giorno, a inscenare spettacoli tradizionali per le migliaia di fedeli in arrivo.
Joao Zeferino, il figlio minore di Lionel, parla un perfetto inglese. Ha 29 anni, è un ingegnere informatico e vive con la sorella maggiore, Katia, e i genitori. Ma in casa lo spazio non manca. Neppure per i quattro pellegrini italiani, che sono stati accolti lunedì a notte fonda. «Per noi è un privilegio – spiega Joao -. Non è la prima volta che apriamo casa a ragazzi cristiani. Io stesso sono stato ospite di altre famiglie a Cracovia nel 2016: per questo so di cosa avete bisogno».

Così, ai pellegrini non sono mancate lenzuola pulite, asciugamani e persino una cena calda consumata a mezzanotte. Fra una fetta di polpettone e un dolce alle carote, gli ospiti si sono conosciuti a tavola. «In famiglia ci prepariamo alla Gmg da due anni – confessa la madre Lena in un inglese stentato -. Katia accompagnerà il suo gruppo di scout a Lisbona, mentre Joao lo troverete al Campo della Grazia ad accogliere i fedeli. Noi vi aspetteremo a casa a braccia aperte».

 

Intanto, nella vicina Santo Isidoro, neppure le esigenze di un figlio appena nato ha fermato l’accoglienza delle famiglie portoghesi. In casa della madre Celia, 35 anni, le attenzioni sono tutte sul piccolo Tomas. Ma l’arrivo dei pellegrini ha cambiato le carte in tavola. Così, è stato il padre Pedro a preparare la camera e i pasti per le tre giovani, arrivate lunedì da Firenze. Tutto, per una richiesta del fratello. «Noi non siamo cristiani – spiega – ma, quando mio fratello mi ha parlato della Gmg, abbiamo subito aperto casa».

Gmg. Il Papa confessa tre ragazzi. Ai centri di carità: gli scartati prediletti di Dio

La confessione

Il Papa ha aperto la sua terza giornata di viaggio a Lisbona, dove è in corso la 37.ma Gmg, confessando tre giovani a Praça do Imperio, nel parco “Vasco da Gama” sulle rive del Tago a Belém, dove sono stati allestiti 150 confessionali preparati dai detenuti del carcere di Paços de Ferreira. I tre giovani sono l’italiano Samuel di 19 anni, la guatemalteca Yesvi di 33 anni e lo spagnolo Francisco di 21 anni. I tre, molto emozionati, sono stati messi a loro agio dal Pontefice, che come è noto, sempre raccomanda ai confessori di essere molto misericordiosi e di non trasformare il sacramento della riconciliazione in un interrogatorio.

Anche per questo Francesco non ha usato il confessionale dove era stata sistemata la poltrona bianca a lui riservata, ma un’altra “tenda” più discreta e meno esposta agli sguardi dei presenti, vari gruppetti di giovani e i giornalisti al seguito, tenuti a distanza dietro le transenne. I giovani scandiscono lo slogan affettuoso: “Esa es la juventud del Papa” (questa è la gioventù del Papa). Il primo a confessarsi è stato lo spagnolo, quindi la giovane del Guatemala e infine Samuel. Poco più di cinque minuti per ognuno. Ma sicuramente per i tre ragazzi un ricordo che rimarrà per tutta la vita.

Samuel, che è di Belluno, alla fine confida: “È stata una bellissima esperienza. Il Papa mi ha accolto con affetto e delicatezza. All’inizio mi ha fatto delle domande, poi mi ha lasciato parlare. Conservo nel mio cuore le sue parole. E dico agli altri ragazzi: la confessione è importante. Confessiamoci, anche se non è il Papa a farlo.

In precedenza, prima di lasciare la Nunziatura, Papa Francesco ha incontrato brevemente una signora di 106 anni, Maria da Conceição Brito Mendonça, nata il giorno delle apparizioni di Fatima, il 13 maggio 1917, e la giovane Edna Pina Lopes Rodrigues, che soffre di una grave malattia e alla quale il Papa aveva inviato un messaggio di affetto e di preghiera nel giugno scorso.

La visita ai centri di assistenza e carità

Dopo aver lasciato il luogo delle confessioni, Francesco si è recato all’incontro con i rappresentanti di alcuni centri di assistenza e carità nel Centro parrocchiale di Serafina. Prima di entrare il Pontefice ha saluto un piccolo disabile su una sedia a rotelle. Ha scambiato con lui qualche parola e poi lo ha salutato battendo il cinque con la mano. Poi una volta all’interno, non ha pronunciato tutto il discorso scritto. “Non funzionano i riflettori e non posso leggere bene”, si è giustificato. Il Pontefice ha quindi consegnato il testo preparato per l’occasione e ha pronunciato alcune parole a braccio, chiedendo sostanzialmente quale deve essere l’impegno di un cristiano nei confronti della povertà: “Mi fa schifo la povertà degli altri? Cerco la vita distillata che non esiste? Quante vite distillate inutili”, “tante vite che non lasciano traccia” e invece “questa è una realtà che lascia traccia perché vi sporcate le mani”

Nel discorso scritto invece il Pontefice sottolinea: “Tutti siamo fragili e bisognosi, ma lo sguardo di compassione del Vangelo ci porta a vedere le necessità di chi ha più bisogno. E a servire i poveri, i prediletti di Dio che si è fatto povero per noi: gli esclusi, gli emarginati, gli scartati, i piccoli, gli indifesi. Sono loro il tesoro della Chiesa, sono i preferiti di Dio”. E ancora: “Ricordiamoci di non fare differenze. Per un cristiano non ci sono preferenze di fronte a chi bussa bisognoso alla porta: connazionali o stranieri, appartenenti a un gruppo o a un altro, giovani o anziani, simpatici o antipatici…”. Poi il Papa ricorda nel testo la storia di un giovane portoghese, Giovanni Ciudad. Per la Chiesa è San Giovanni di Dio che fondò i Fratelli Ospedalieri. Dal suo motto – “Fate del bene fratelli” – l’ospedale romano “Fatebenefratelli”. “Che bel nome, che insegnamento importante!”, commenta il Papa.
La chiesa e il Centro Social Paroquial São Vicente de Paulo, visitati questa mattina dal Papa, si trovano nel cuore del quartiere periferico e problematico di Serafina, a Lisbona. Il Centro, sorto dove prima c’erano baracche e persone che viveno sostanzialmente abbandonate, impiega circa 170 persone che, nelle più diverse funzioni, si occupano, tra le altre cose, di un asilo nido, di una scuola per l’infanzia, delle attività per il tempo libero dei bambini e dei ragazzi, di una casa di riposo per anziani, di un centro diurno per anziani e disabili e del sostegno domiciliare. La parrocchia è stata istituita il 25 marzo 1959 dal cardinale patriarca Dom Manuel Gonçalves Cerejeira e affidata ai Padri Missionari della Consolata insieme a quelli di Santo António de Campolide.

​Il prosieguo della giornata

Alle 13 il pranzo con i giovani in nunziatura, con il patriarca di Lisbona, card. Manuel Clemente, e 10 giovani di varie nazionalità: tre portoghesi, uno rispettivamente dal Perù, dalla Colombia, dal Brasile, dalle Filippine, dagli Stati uniti, dalla Palestina e dalla Guinea Equatoriale. Alle 18 (19) uno dei momenti più attesi di ogni Gmg: la Via Crucis con i giovani nel Parque Eduardo VII, stesso luogo della cerimonia di accoglienza di ieri, alla quale hanno partecipato 500 mila giovani. Alle 19.30 (20.30) il ritorno nella nunziatura apostolica, per la cena in privato.

Al rientro in Nunziatura, al termine della mattinata, papa Francesco ha ricevuto la visita di una delegazione del centro internazionale di dialogo KAICIID, accompagnata dal Card. Ayuso. Nel salutarla, ha espresso la sua gratitudine per la visita e rivolto ai presenti alcune parole sul valore della fraternità e del dialogo e il pericolo del monologo e del proselitismo.

Successivamente papa Francesco si è intrattenuto in conversazione con Rahim Aga Khan, figlio della guida della comunità ismaelita, che ha il suo centro a Lisbona. Infine, il Papa ha ricevuto un gruppo di religiosi e persone di diverse fedi e confessioni cristiane coinvolte nell’impegno ecumenico ed interreligioso della Chiesa portoghese. Papa Francesco ha ringraziato i presenti per la fraternità vissuta, per gli sforzi di dialogo, raccomandando loro di prendersi cura dei giovani, che “sono allegri, ma non superficiali”, e rischiano di essere “anestetizzati” dal mondo che li circonda. Prima del pranzo con i giovani, inoltre, papa Francesco ha incontrato brevemente il giornalista israeliano Henrique Cymerman.

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Gmg. Il Papa a Lisbona: che succede mercoledì 2 agosto e come seguire su Tv2000

Giovani pellegrini per le vie di Lisbona

Ecco cosa succede mercoledì 2 agosto alla Gmg di Lisbona (orari italiani)

10-21 al Parco del perdono, la Fiera vocazionale

10.30-13.30 nelle chiese e in altri spazi delle tre diocesi ospitanti (Lisbona, Santarém e Setùbal) le catechesi Rise up (anche il 3 e 4 agosto)

11 Papa Francesco arriva alla Base Aerea di Figo Maduro a Lisbona, accoglienza ufficiale

11.45 Cerimonia di benvenuto all’ingresso principale del “Palácio Nacional de Belém”

12.15 Visita di cortesia al presidente della Repubblica nel “Palácio Nacional de Belém”

13.15 Incontro con le autorità, con la società civile e con il Corpo diplomatico nel Centro culturale di Belém

17.45 Incontro con il primo ministro nella nunziatura apostolica

18.30 Vespri con i vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i consacrati, le consacrate, i seminaristi e gli operatori pastorali nel “Mosteiro dos Jerónimos”

21 la festa degli italiani

Come seguire la Gmg con Tv2000 (Canale 28 – Sky 157 – Tivusat 18) – mercoledì 2 agosto

Ore 10.30 – Speciale Gmg 2023 Tema: arrivo Papa. Cultura, società e politica del Portogallo – Ospiti: il rettore della Pontificia Università Lateranense Vincenzo Buonomo; il Professore ordinario Letteratura Portoghese e Brasiliana Alma Mater Studiorum Università di Bologna Roberto Vecchi. Con la testimonianza di Fatima Pereira Afonso, chef Portoghese che vive a Roma da più di 30 anni.

Dalle 10.30 in avanti Arrivo di PAPA FRANCESCO IN PORTOGALLO e le dirette su Tv2000

Ore 17 – Speciale Gmg 2023 Tema: incontro con il presidente dell’Assemblea della Repubblica e Vespri Papa. Ospiti: il presidente del Comitato di Scienze storiche monsignor Carlos Alberto de Pinho Moreira Azevedo; i giornalisti Marco Tarquinio e Carlo Giacobbe; il missionario scalabriniano Padre Carlos Caetano.

Ore 17.30 Diretta incontro con il presidente dell’Assemblea della Repubblica nella Nunziatura apostolica

Ore 18.30 Vespri con i vescovi, sacerdoti e diaconi nel “Mosteiro dos Jerónimos”

Ore 19.30 – Speciale Gmg 2023

Ore 21 – in diretta serata evento “Protagonisti, la festa dei giovani italiani a Lisbona”

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