Lavoro. Ingegneri elettrotecnici, infermieri, informatici: i laureati introvabili

Studio di Unioncamere: le aziende hanno bisogno di 768mila laureati, ma in un caso su due trovarli è difficile. E in certi ambiti i laureati sembrano proprio introvabili
Ingegneri elettrotecnici, infermieri, informatici: i laureati introvabili

Ingegneri, informatici, medici e altri professionisti della sanità. Ma anche insegnanti e farmacisti. La domanda di laureati in Italia è in forte aumento, rappresenta il 13,9% della richiesta di lavoro, ma i profili con competenze adeguate scarseggiano. Un fenomeno non nuovo, definito mismatch, che dopo la pandemia ha avuto un’accelerazione preoccupante.

Sono 768mila i laureati che le imprese hanno previsto di assumere nel 2023 (a fronte di 1,6 milioni di diplomati e 2 milioni di tecnici) ma in un caso su due le difficoltà sono state considerevoli. Appena quattro anni fa, nel 2019, era di difficile reperimento soltanto un terzo dei laureati. A rivelare questo disallineamento che rischia di rallentare l’economia del Paese è il Sistema informativo Excelsior, di Unioncamere e Anpal che ha analizzato il dato relativo alla domanda di lavoro programmata dalle imprese nello scorso anno. La motivazione prevalente, che da sola rappresenta il 62,9% dei casi, per cui le imprese hanno difficoltà ad assumere personale qualificato riguarda il “gap di offerta”: il profilo è molto richiesto, ma non ci sono abbastanza laureati disponibili sul mercato con specifiche competenze.

Tra i professionisti “introvabili” gli ingegneri elettrotecnici (90,6%) e dell’informazione (80,7%), infermieri e ostetriche (80,3%). Seguono poi cinque profili difficili da reperire in sette casi su dieci: i tecnici gestori di reti e di sistemi telematici, i farmacisti, gli specialisti in terapie mediche, i medici generici e i progettisti e amministratori di sistemi. Altre due figure superano la soglia del 60% in termini di irreperibilità, analisti e progettisti di software e tecnici programmatori, mentre per gli ingegneri energetici e meccanici la difficoltà di reperimento si attesta al 59,3%.

«Il 14% della domanda di lavoro delle imprese era destinato lo scorso anno ai laureati. Una quota elevata, che riflette l’upgrading tecnologico che stanno affrontando le aziende», sottolinea il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli commentando i dati. «Però, il nostro Paese, è nelle posizioni basse della classifica europea per la percentuale di giovani che hanno completato un percorso di istruzione terziaria. In Italia i laureati tra i 25 e i 34 anni sono il 29,2% mentre a livello europeo sono il 42%». Per questo secondo Tripoli vanno sostenute e valorizzate tutte le forme di istruzione terziaria, dagli Its Academy, alle Università non solo quelle tradizionali ma quelle telematiche, che possono agevolare gli studenti lavoratori e i giovani che abitano lontano dalle sedi universitarie.

Le lauree più richieste si confermano quelle in economia con quasi 223mila inserimenti (29% della domanda di laureati). Al secondo posto ingegneria con i suoi diversi indirizzi, con 162mila assunzioni previste (21,1%). Nelle posizioni alte della classifica si trova anche a sorpresa la laurea in Insegnamento e formazione (117mila inserimenti, il 15,2% della domanda totale). Sono piuttosto ricercati anche i laureati dell’indirizzo sanitario e paramedico (8,1%) e di quello scientifico, matematico, fisico e informatico (7,3%).

La distribuzione territoriale della richiesta di laureati vede prevalere le regioni più grandi: ai primi posti si trovano Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna, Campania, Veneto e Piemonte. Le competenze digitali (in particolare l’utilizzo di tecnologie internet e la capacità di gestire e produrre strumenti di comunicazione multimediale) stanno diventando requisiti essenziali. Le imprese richiedono digital skill al 69,4% dei laureati. Tra le altre competenze tecnologiche la capacità di utilizzare linguaggi matematici e informatici e di gestire soluzioni innovative applicando tecnologie “4.0” (cioè quelle legate all’automazione industriale) vengono considerate essenziali rispettivamente nel 44,2% e nel 29,5% dei casi. Ma sono sempre più numerose le aziende (42,3%) che cercano laureati con competenze specifiche sulla sostenibilità e il risparmio energetico.
avvenire.it

Cerchi lavoro? Ecco le aziende che assumono

imprese assumono maggio previsioni

AGI – Sono circa 467 mila i contratti di assunzione (di durata superiore ad un mese o a tempo indeterminato) programmati dalle imprese a maggio e oltre 1,5 milioni per il trimestre maggio-luglio, con un incremento di oltre 22 mila unità rispetto a maggio 2022 (+5,1%) e di 16 mila unità sul corrispondente trimestre (+1,1%). A delineare questo scenario è il Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal.

Dove la domanda di lavoro è più alta
L’industria nel suo complesso programma 132 mila entrate nel mese di maggio e oltre 400mila nel trimestre maggio-luglio, con una crescita rispettivamente del 33,1% (+33mila ingressi) e del 24,2% (+78mila) rispetto allo scorso anno. A maggio, Il manifatturiero è alla ricerca di 87 mila lavoratori che salgono a 268 mila nel trimestre. Ad offrire le maggiori opportunità lavorative sono la meccatronica (22 mila contratti da attivare nel mese e 66 mila nel trimestre), la metallurgia (18 mila nel mese e circa 53 mila nel trimestre), l’agroalimentare (11mila nel mese e circa 45mila nel trimestre) e la moda (circa 11 mila nel mese e 29 mila del trimestre). In crescita anche il comparto delle costruzioni che programma per il mese 45mila entrate (+35,9%) e circa 132mila nel trimestre maggio-luglio (+25,8%).

I servizi ricercano a maggio circa 335 mila lavoratori e oltre 1,1 milioni entro luglio, con una flessione rispettivamente del -3,0% (-10mila ingressi) e del -5,1% (-62mila ingressi) rispetto a un anno fa. Si mantiene molto elevata la domanda di lavoro delle imprese del turismo che programmano 107 mila contratti nel mese e 398 mila entro luglio. Molteplici anche le opportunità di lavoro offerte dal commercio con circa 58 mila ingressi previsti nel mese e circa 192mila nel trimestre. Seguono poi i servizi alle persone che, nonostante la flessione registrata rispetto a un anno fa (-27,2%), sono alla ricerca di circa 49 mila lavoratori a maggio che salgono a oltre 180 mila nel trimestre maggio-luglio.

I profili più difficili da trovare
Nel mese è difficile da reperire il 46,1% del personale ricercato dalle aziende (+7,8 p.p. rispetto a un anno fa), soprattutto a causa della mancanza di candidati. Tra le figure di più difficile reperimento il Borsino delle professioni del Sistema Informativo Excelsior segnala per le professioni tecniche e ad elevata specializzazione gli ingegneri e i tecnici in campo ingegneristico (rispettivamente 61,0% e 65,2%), i tecnici della salute (63,1%), i tecnici della gestione dei processi produttivi (63%) e i tecnici della distribuzione commerciale (58,7%); mentre tra le figure degli operai specializzati si distinguono gli operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (73,5%), i fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori di carpenteria metallica (72,2%), i meccanici artigianali, montatori, riparatori, manutentori macchine fisse/mobili (72,1%) e i fabbri ferrai costruttori di utensili (71,5%).

Si mantiene elevata la domanda di lavoratori immigrati con 91 mila ingressi programmati nel mese (+18 mila rispetto allo stesso periodo del 2022), pari al 19,5% del totale. A ricorrere maggiormente alla manodopera straniera sono i servizi operativi di supporto a imprese e persone (il 37,3% degli ingressi programmati sarà coperto da personale immigrato), i servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio (28,7%), le costruzioni (23,9%), la metallurgia (23,2%) e l’alimentare (20,3%).

In aumento sia la previsione per i contratti a tempo indeterminato (+11,9 %) sia quella per i contratti a termine e stagionali (+ 5,7%), mentre diminuiscono i contratti di collaborazione (-18,7%) o a partita IVA (-13,1%).

A livello territoriale si evidenzia, infine, come il flusso delle entrate previste a maggio nelle regioni del Nord risulti in crescita rispetto allo stesso mese del 2022 (+14 mila unità per il Nord Ovest e + 18 mila per il Nord est), a fronte di una tendenza negativa per il Centro (-2 mila) e per il Sud e Isole (-7 mila entrate).

SAN GIUSEPPE, IL FALEGNAME SIMBOLO DELLA DIGNITÀ DEL LAVORO

È il patrono dei papà ma anche di falegnami, ebanisti e carpentieri. Si festeggia il 19 marzo ma Pio XII nel 1955 volle ricordare il patrono di artigiani e operai nel giorno della festa dei lavoratori. Nel Vangelo Gesù è chiamato “il figlio del carpentiere” e ricordare il Santo in questo giorno significa per la Chiesa riconoscere la dignità del lavoro umano come dovere dell’uomo e prolungamento dell’opera del Creatore

famigliacristiana.it

Primo Maggio. Lavoro, crescono gli occupati. Ma mancano la qualità e l’inclusione

Lavoratori

Se si guardasse solo all’aspetto quantitativo, il mercato del lavoro, anche in Italia (nonostante sia fanalino di coda in Europa per quota di occupati), sembrerebbe godere di discreta salute. Ma se un tasso di occupazione “accettabile” non colma le disparità e le diseguaglianze – precariato, salari bassi, categorie come giovani e donne penalizzate –, allora è evidente che anche questo Primo Maggio sarà un’occasione per riflettere sulle troppe criticità che permangono in un mondo del lavoro lontano dall’essere ricco, equo e inclusivo.

Per l’Italia, anche se l’occupazione è a livelli record, con 23,3 milioni di occupati e un tasso di disoccupazione all’8% (di gran lunga inferiore rispetto al 13% del 2013), se si fa un confronto con gli altri Paesi dell’Ue c’è ancora un gap ampio da colmare. Le ultime stime fornite dall’Eurostat indicano che nel 2022, il 75% delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni dell’Ue era occupato. Si parla cioè di 193,5 milioni di persone. Tra i Paesi dell’Unione, undici hanno visto tassi di occupazione superiori al 78% (uno dei tre obiettivi fissati nel piano d’azione 2030 del Pilastro europeo dei diritti sociali), con i Paesi Bassi (83%), la Svezia e l’Estonia (entrambi 82%) ai massimi. I tassi più bassi sono stati registrati appunto in Italia (64,8%), Grecia (66%) e Romania (69%).

Negli ultimi anni di lenta uscita dal tunnel del Covid, il lavoro è progressivamente aumentato. Il tasso di occupazione nell’Ue era sceso al 72% nel 2020 a causa della pandemia, ma è rimbalzata al 73% nel 2021 e ulteriormente salita di 2 punti percentuali nel 2022. Il 75% dello scorso anno è la quota più alta registrata dall’inizio delle serie temporali nel 2009. Al di là del numero di occupati in aumento, non si può ignorare che il mercato in Italia è ancora segnato da troppa precarietà, salari esigui per tanti lavoratori e da divari territoriali e di genere che continuano ad allargarsi. Non a caso proprio uno di studio di Confommercio diffuso ieri sottolinea che al Sud lavora meno di una donna su tre, con un tasso di occupazione del 28,9% contro il 52% del Nord. Dall’indagine risulta che il tasso di occupazione delle donne in Italia sia pari al 43,6%, contro una media europea del 54,1%, «un gap molto più ampio di quello relativo all’occupazione maschile: 60,3% in Italia, 64,7% in Europa».

Tra le criticità principali c’è la qualità del lavoro, che in Italia viaggia su due binari differenti. Promosse le aziende e i lavoratori al Centro Nord, restano indietro il Mezzogiorno, i giovani e le donne. Conferme arrivano dall’ultima indagine sulla “Qualità del lavoro” dell’Inapp che colloca il nostro Paese in una sorta di “terra di mezzo” tra quelli dove la qualità del lavoro è più elevata, come i paesi scandinavi ma anche Germania, Austria, Svizzera e i paesi dell’Est Europa che sono in fondo alla classifica soprattutto per una scarsa protezione nel mercato del lavoro e dell’ambiente lavorativo (Ocse). In particolare, il 24% dei lavoratori percepisce a rischio la propria salute sul posto di lavoro, questo aspetto risulta più preoccupante nel Mezzogiorno (28%) e tra i dipendenti pubblici (30%). Inoltre, più di un terzo dei lavoratori (37%) dichiara di non avere alcuna flessibilità rispetto all’orario, percentuale che sale al 42% tra le donne.

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