Tota pulchra es Maria, il canto gregoriano risuona nelle assemblee liturgiche all’avvicinarsi dell’8 dicembre. Le parole riportano alla memoria il testo biblico del Cantico dei Cantici: “Tutta bella tu sei, amica mia, in te nessuna macchia” che, nel testo liturgico cristiano, suona: “Tutta bella sei, Maria, e il peccato originale non è in te”.

La cantillazione ebraica trapassò nelle prime liturgie cristiane e già dal IV secolo rimbalza, in ondate oranti, fino al nostro secolo.

Giovanni Paolo II, nel 150 anniversario del dogma dell’Immacolata Concezione, scrisse che “…ci introduce nel cuore del mistero della Creazione e della Redenzione. Dio ha voluto donare all’umana creatura la vita in abbondanza, condizionando, tuttavia, questa sua iniziativa ad una risposta libera e amorevole”.

Questo mistero contiene una potenzialità che scaturirà nello scorrere degli anni e ci donerà la chiave per la sua comprensione: “L’Immacolata Concezione prelude all’intreccio armonioso tra il “sì” di Dio e il “sì” che Maria pronuncerà con totale abbandono […].Questo suo “sì”, a nome dell’umanità, riapre al mondo le porte del Paradiso, grazie all’incarnazione del Verbo di Dio nel suo seno ad opera dello Spirito Santo.L’originario progetto della creazione viene così restaurato e potenziato in Cristo, e in tale progetto trova posto anche lei, la Vergine Madre”.

Tocchiamo il più profondo abisso o, se si preferisce, il vertice assoluto: “Sta qui la chiave di volta della storia: con l’Immacolata Concezione di Maria ha avuto inizio la grande opera della Redenzione, che si è attuata nel sangue prezioso di Cristo. In Lui ogni persona è chiamata a realizzarsi in pienezza fino alla perfezione della santità. L’Immacolata Concezione è, pertanto, l’alba promettente del giorno radioso di Cristo, il quale con la sua morte e risurrezione ristabilirà la piena armonia fra Dio e l’umanità”.

La Vergine Immacolata è fondata sull’alleanza che l’Altissimo ha tagliato con il popolo d’Israele e viene lanciata nella storia in cui il Suo progetto, l’Immanuel, El con noi, Dio con noi, prende carne umana.

Il dono supremo, la novità che si inserisce nella nostra umanità ci fa comprendere anche la novità dell’Immacolata.

L’Altissimo desiderava togliere ogni peccato, ogni macchia da tutto il popolo e da tutti i suoi membri, scelse quindi di donarci la Sposa tutta bella, quella Cantico dei Cantici e Maria di Nazareth si ritrovò ad essere l’arca dell’alleanza, la Figlia di Sion che portava nel grembo il Figlio dell’Altissimo.

Quel “mistero taciuto per secoli eterni” è stato rivelato in Cristo Gesù (Rom 16,25-26).

Fra le festività solenni della Chiesa nei primi secoli si festeggiavano Gioacchino e Anna quando ricevettero il dono della immacolata Madre di Dio e poi la nascita della Figlia.

Charles Péguy oggi ci presta la sua voce:

Vi sono giorni in cui santi e patroni non bastano più…
Bisogna prendere allora il coraggio a due mani
e volgersi direttamente a Colei che è al di sopra di tutto. Essere arditi…
Sempre qualcosa manca alle creature,
e non soltanto di non essere Creatore.
Alle carnali, sappiamo, manca d’esser pure; alle pure, dobbiamo saperlo, d’esser carnali.
Una sola è pura pur essendo carnale; una sola è carnale pur essendo pura.
Ecco perché la Vergine non è solo
la più grande benedizione discesa su tutto il creato;
non solamente la prima fra tutte le donne
“benedetta fra tutte le donne”;
non solamente la prima fra tutte le creature;
ma l’unica, l’infinitamente unica
infinitamente rara creatura.

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