Sparatoria Amburgo durante cerimonia testimoni Geova, 7 morti

 © ANSA

– Gli spari che hanno provocato stasera la morte di almeno sette persone e il ferimento di 8 ad Amburgo sono avvenuti durante una celebrazione dei testimoni di Geova, nel quartiere di Alsterdorf.

È quello che riporta la Bild.

Secondo il tabloid ad aver agito potrebbe essere stato uno o più aggressori, poi fuggiti. . Lo ha detto la portavoce della polizia alla Dpa.
La polizia di Amburgo è intervenuta in forze sul luogo in cui stasera intorno alle 21 sono state uccise sette persone in una chiesa. Le forze dell’ordine hanno diffuso l’allarme e hanno chiesto ai residenti di restare chiusi in casa perché il pericolo è ancora attuale. Lo ha confermato all’ANSA un portavoce della polizia. (ANSA).

Bätzing: risposte sul Cammino sinodale tedesco

di: Marcello Neri – Settimana News

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Prima la Conferenza episcopale polacca (SettimanaNewsqui), poi quella dei paesi nordici (SettimanaNewsqui), avevano espresso tramite delle lettere aperte profonde riserve rispetto al Cammino sinodale della Chiesa cattolica tedesca.

A entrambe ha ora risposto il presidente della Conferenza episcopale, mons. Bätzing. La lettera inviata ai vescovi polacchi è rimasta confidenziale, mentre quella ai vescovi dei paesi nordici è stata pubblicata sul sito della Conferenza episcopale tedesca. Della critica giunta dalla Polonia, più che i contenuti aveva irritato la forma: il testo di mons. Gadecki era diventato di dominio pubblico prima che i vescovi tedeschi, compreso mons. Bätzing a cui era indirizzato, potessero prenderne visione.

Questo potrebbe spiegare il motivo per cui la sua risposta a Gadecki non è stata resa pubblica. È probabile, poi, che nei toni della replica il presidente della Conferenza episcopale tedesca sia stato anche più duro rispetto a quello conciliatorio usato con i vescovi nordici.

Nella lettera inviata a questi ultimi, Bätzing spiega le ragioni per cui le loro preoccupazioni e riserve non hanno ragion d’essere – in primo luogo perché “non corrispondono a quando effettivamente discusso, ai reali processi di consultazione e a quanto si trova nei documenti approvati”.

In secondo luogo, “è chiaro che il Cammino sinodale si attesta a livello della ricerca sinodale di un potenziale vitale nella vita e nell’agire della Chiesa oggi a cui papa Francesco, come dice anche lei, chiama tutta la Chiesa”. In questo senso, sia all’Assemblea dei sinodali tedeschi sia ai cattolici del paese è ben chiaro ciò che è possibile attuare a livello locale e ciò che coinvolge l’intera Chiesa cattolica sul piano universale. Distinzione adeguatamente rispettata, sia nella mentalità dei partecipanti sia nei testi che sono stati votati.

L’esperienza sinodale tedesca, che nasce dal dato di fatto del “fallimento della Chiesa nell’impedire gli abusi” al suo interno, insegna però che un “semplice andare avanti come si è sempre fatto non fa altro che distruggere la Chiesa”. Proprio questa base di partenza era ciò che nella lettera di critica di mons. Gadecki non veniva tenuto in debita considerazione per inquadrare correttamente il senso del Cammino sinodale tedesco. E su questo Bätzing si augura uno scambio fruttuoso con i colleghi polacchi: “mi piacerebbe imparare da voi, come state gestendo le cause sistemiche delle migliaia di casi di abuso che vi sono da noi in Germania, da voi in Polonia, ma anche in tutto il resto della Chiesa”.

Davanti all’accusa proveniente dai vescovi nordici di una Chiesa tedesca che butta a mare il depositum fidei, Bätzing ricorda che esso non deve venire inteso in modo tale che “ogni prassi ecclesiale, ogni regola e forma sociale della Chiesa, che si sono sviluppate nel corso della storia a partire da congiunture storiche ben determinate, siano di per sé immediatamente parte di questo depositum immodificabile”.

E sembra essere proprio il modo teologico di leggere la storia quello che separa i vescovi polacchi e nordici dalla Chiesa cattolica tedesca. Bätzing rimanda al mittente l’accusa di avere ceduto allo spirito del tempo e quella di dare alle scienze umane un rango superiore a quello della Scrittura e della tradizione. Certo, non tutto quello che avviene nella storia è indice dell’agire operoso di Dio nelle vicende umane – per questo si rende necessario un discernimento ecclesiale fondato teologicamente e competente dal punto di vista storico. Ma non si può negare che “l’agire e l’essere di Dio si fanno riconoscere anche negli eventi della storia umana” – sulla scia di Gaudium et spes.

E qui raggiungiamo uno spartiacque che non riguarda solo il Cammino sinodale tedesco, ma anche il giudizio ecclesiale sul pontificato di Francesco: ossia, quello del rilievo teologico e della normatività per l’attuazione ecclesiale della storia comunemente umana. Su questo la Chiesa tedesca e la Chiesa cattolica secondo Francesco coincidono perfettamente l’una con l’altro – e non è cosa da poco.

Il Papa emerito torna in Vaticano con un volo in partenza da Monaco di Baviera nella mattinata di lunedì 22 giugno

Lo ha confermato il portavoce della diocesi di Ratisbona Clemens Neck all’agenzia di stampa cattolica tedesca KNA. Giovedì scorso, a proposito della visita al fratello Georg gravemente malato, il direttore della Sala Stampa della Santa Sede Matteo Bruni aveva dichiarato che Benedetto XVI si sarebbe trattenuto a Ratisbona “il tempo necessario”.

Oggi, nell’ultimo giorno che trascorrerà in Baviera, il Papa emerito ha in programma due visite al fratello, nella sua abitazione, mentre ieri c’è stata la possibilità di alcune soste nei luoghi di famiglia, non più visti dal 2006 durante l’ultima visita ufficiale in patria. La prima tappa è stata al cimitero di Ziegetsdorf, sulla tomba dove risposano i genitori e la sorella maggiore, un momento di preghiera concluso dall’aspersione con l’acqua benedetta.

La seconda sosta è avvenuta nella sua casa di Pentling, alla periferia di Regensburg. Tre quarti d’ora passati nell’abitazione che lo ospitò negli anni da docente di Dogmatica all’Università cittadina, dal ’69 al ’77, prima della nomina ad arcivescovo di Monaco e Frisinga. La casa è ora sede dell’Istituto Benedetto XVI, nel quale si conserva la sua eredità teologica. Tra gli incontri di ieri da segnalare quello con il nunzio in Germania, giunto da Berlino, l’arcivescovo Nikola Eterović, che negli anni del Pontificato del Papa emerito aveva svolto l’incarico di segretario generale del Sinodo dei Vescovi.

vaticanenws

Berlino. Mattarella sull’Olocausto: non accada mai più

Mattarella sull'Olocausto: non accada mai più

I giovani siano custodi della memoria, perché non accada mai più. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella inizia la sua visita in Germania proprio dal memoriale dell’Olocausto di Berlino, un luogo simbolo in cui il Capo dello Stato ha lasciato un messaggio: «Lo scorrere del tempo affida sempre più a questi luoghi il cruciale compito di custodire la memoria della barbarie, monito permanente affinché ciò che è accaduto non debba mai più ripetersi. Confido che le coscienze delle nuove generazioni possano trarre dalla visita a questomemoriale nuova e convinta ispirazione per un futuro migliore e libero da tali mostruose atrocità».

Poi Mattarella, prima di incontrare il suo omologo tedesco, Frank-Walter Steinmeier, la cancelliera Angela Merkel e il presidente del Parlamento Federale tedesco, Wolfgang Schäuble, vede la comunità italiana in Germania in ambasciata. Qui in capo dello Stato sottolinea che «l’amicizia tra Italia e Germania è molto grande» e che «il rapporto fra Germania e Italia è rassicurato in massima misura dalla vostra presenza in Germania». Gli italiani che vivono e lavorano in Germania infatti, ha ricordato, non svolgono soltanto un’attività personale, «ma un’attività di rappresentanza del nostro Paese, di avamposto del legame di amicizia che c’è fra Germania e Italia».

L’Italia «è un partner molto importante per la Germania», «i contatti con Giuseppe Conte sono molto stretti», e «le sfide attuali si possono affrontare soltanto insieme», ha detto il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert, rispondendo a una domanda sull’incontro di oggi fra Angela Merkel e Sergio Mattarella. Capo dello stato che nel frattempo ha visto il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, il quale al termine del colloquio ha sottolineato che «la coesione nelle rispettive società e a livello europeo deve tornare a essere una priorità, lo faremo presente perché sono più le cose che ci uniscono che quelle che ci dividono».

Mattarella, inoltre, rispondendo ad una domanda dei giornalisti è tornato sul senso dello stare insieme in Europa. «L’Unione Europea non è un comitato d’affari – ha sottolineato – ma una comunità di valori sulla quale si costruisce la convivenza dei popoli europei e la coesione sociale è importante nella vita comunitaria». Bisogna quindi dialogare con le persone che la pensano diversamente, ha aggiunto, «questa è la chiave dell’Unione Europea. Bisogna confrontarsi, dialogare e trovare insieme soluzioni condivise». Le parole del presidente Juncker hanno stimolato delle riflessione che è giusto fare. «Tutto questo richiama a una riflessione accurata», ha sottolineato infine il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al termine del colloquio con il presidente tedesco rispondendo a una domanda dei giornalisti sul mea culpa sull’austerità.

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Papa al Katholikentag: ciò che conta è l’attenzione all’altro

Si è aperta oggi a Lipsia, in Germania la 100.ma edizione del Katholikentag, ovvero la “Giornata dei cattolici tedeschi”. SI concluderà domenica 29. Ai partecipanti Papa Francesco ha inviato un messaggio in cui esprime apprezzamento per l’iniziativa: “Voi–scrive il Papa- avete buoni rapporti con i cristiani delle altre confessioni e date un’autentica testimonianza di Cristo con il vostro impegno concreto a favore dei più deboli e bisognosi”. Il servizio diAdriana Masotti (da Radio Vaticana)

Motto della Giornata organizzata dal Comitato centrale dei cattolici tedeschi a cadenza biennale, è quest’anno : “Ecco l’uomo”. Un motto che, scrive Francesco nel suo messaggio, mostra in modo molto bello ciò che conta:

“Non è il fare o il successo esteriore che conta, ma la capacità di fermarsi, di volgere lo sguardo, di essere attenti verso l’altro e di offrirgli quello che gli manca veramente”.

Ogni persona, continua il Papa, desidera la pace, ha bisogno di una convivenza pacifica, ma ciò può crescere solo quando cerchiamo anche la pace interiore nel nostro cuore. E osserva “molte persone vivono in fretta costante” travolgendo tutto ciò che li circonda. Occorre, al contrario, suggerisce, dedicare più tempo per recuperare l’armonia con il mondo e, attraverso la preghiera, “aggiungere sempre più familiarità” con il Creatore.

“E’ questa familiarità con Dio che anima pure la nostra misericordia. Come ama il Padre così amano i figli. Come è misericordioso Lui, così anche noi siamo chiamati ad essere misericordiosi gli uni verso gli altri” .

“Ecco l’uomo” ripete Francesco: tante volte incontriamo nella società l’uomo maltrattato e ne fa degli esempi:

“Vediamo come gli altri giudicano il valore della sua vita e lo sollecitano, nella vecchiaia e nella malattia, a morire presto. Vediamo come gli uomini vengano umiliati, sbattuti qua e là e privati della loro dignità, perché non hanno lavoro o sono profughi”.

L’auspicio di Francesco è che quanti sono radunati a Lipsia e tutti i fedeli in Germania “diano sempre più spazio nella vita alla voce dei poveri e degli oppressi” sostenendosi a vicenda e condividendo esperienze e idee. Imploriamo lo Spirito Santo, conclude, “affinché ci dia il coraggio e la forza di essere testimoni di quella speranza  che è Dio per l’umanità intera”.